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e-mood - numero 7
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E-book442 pagine4 ore

e-mood - numero 7

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Info su questo ebook

e-mood è un magazine bimestrale in ebook nato dalla collaborazione tra l’agenzia letteraria Thèsis Contents e l’editore digitale goWare. Offre ai lettori digitali narrazioni dal e del mondo contemporaneo, approfondimenti critico-letterari con un occhio attento all’attualità, al costume, alla politica ed all’economia al tempo dell’andata al digitale.

In questo numero 7:

Sentieri profumati di Antonella Ossorio

Foyles c’è e si rinnova di Giuseppe Di Pirro

Tre funerali e un matrimonio di Laura Schiavini

A proposito di matrimoni di Matilde Serao & Andrea Corridori

Carità di Patrizia Rinaldi

Piccoli, ma con la coda lunga a cura di Mario Mancini

La coda perduta di Marcello Vena

A ricordo e monito di Valentina Sonzogni

Nero di Stefano Bonazzi

Lì, dove tutto è cominciato. Baustelle a Montepulciano a cura di Riot Van con un articolo di Marco Beccani

Così non fan tutte di Linn Settimi

Costanza di Simone Laudiero

Metafore dell’assenza di Gruppo Stimmung (Paolo Dell’Elce, Armando Di Antonio, Attilio Gavini) e Mario Giacomelli a cura di Rita Ciprelli

Pensieri e pasticci di Simona Milani

La prova del 9 a cura di di Mario Mancini

Tracce di Maurizio Lanteri e Lilli Luini

Sul comodino di Hillary di Giacomo Fontani

I vestiti di Narendra di Lisa Badocco

Piccoli equivoci di Pierluigi Porazzi

La fattoria della pace di Leonardo Caffo

Il silenzio di Nunziatina di Laura Pace

Vivisezionare la sperimentazione animale di Leonardo Caffo e Massimo Tettamanti

Ombrinali di Claudia Sonzogni

Intrecci d’acqua, terra e cielo di Floriana Porta e Alessandra Piasecka

L’occhio discreto di Melonhead di Jacopo Caneva

MoodCookies di Sara Del Moro

Gli autori di Thèsis in libreria
LinguaItaliano
EditoregoWare
Data di uscita14 nov 2014
ISBN9788867972579
e-mood - numero 7

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    Anteprima del libro

    e-mood - numero 7 - AA.VV.

    © goWare 2014

    ISBN 978-88-6797-257-9

    ISSN 2283-9739

    Copertina: Lorenzo Puliti e Francesco Guerri

    Sviluppo ePub: Elisa Baglioni

    Redazione: Serena Di Battista e Mariarosa Brizzi

    e-mood è un progetto condiviso da goWare, startup fiorentina specializzata in ebook e applicazioni per mobile, e l’agenzia letteraria Thèsis Contents

    Fateci avere i vostri commenti ed eventualmente i vostri manoscritti a: info@goware-apps.it oppure a thesis@thesis.it

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    blog

    In questo numero

    Antonella Ossorio - Giuseppe Di Pirro - Laura Schiavini - Matilde Serao & Andrea Corridori - Patrizia Rinaldi - Chris Anderson - Marcello Vena - Valentina Sonzogni - Stefano Bonazzi - Riot Van - Linn Settimi - Simone Laudiero - Gruppo Stimmung - Simona Milani - Mario Mancini - Maurizio Lanteri e Lilli Luini - Giacomo Fontani - Lisa Badocco - Pierluigi Porazzi - Leonardo Caffo - Laura Pace - Leonardo Caffo e Massimo Tettamanti - Claudia Sonzogni - Floriana Porta e Alessandra Piasecka - Jacopo Caneva - Sara Del Moro

    Sentieri profumati

    di Antonella Ossorio

    Racconto

    Tempo di lettura: 6 minuti

    Antonella Ossorio è autrice di testi per ragazzi, pubblicati da Einaudi, Rizzoli, Giunti e altri. Ha curato la raccolta Rime per tutto il giorno (Einaudi Ragazzi) e tradotto alcuni libri di Bayard Editions. Il romanzo Se entri nel cerchio sei libero (Rizzoli), scritto con Adama Zoungrana, nel 2010 è stato inserito nel White Ravens, catalogo stilato dalla Internationale Jugendbibliothek di Monaco di Baviera che ogni anno seleziona i migliori 250 libri per ragazzi pubblicati nel mondo. Ha realizzato testi di campagne pubblicitarie e gli enigmi in versi nel fumetto Dylan Dog.

    Ha pubblicato racconti per adulti in antologie e quotidiani, la raccolta Passaggi di stagione (Besa), L’unicorno sulle scale (romanzo, Falzea). Insieme ad altri autori, ha scritto il lavoro teatrale LUI – il figlio, portato in scena di recente dal regista Mario Gelardi. La mammana, il suo ultimo romanzo, è uscito per Einaudi quest’anno.

    Sentieri profumati: trooooooppo bello! Sì, ma profumati di che? Profumati di... di... di... di zagare! Mmmh... in Irlanda? Ma quando mai, le zagare al massimo me le potrei giocare con qualcosa del tipo Passione sotto il vulcano; che in realtà non è affatto malaccio. Ecco, mò me l’appunto, può sempre tornare buono per la prossima volta. Vediamo, vediamo... sentieri profumati di... di... di erica! Sìsìsì, da quelle parti l’erica ci cresce a quintalate, questo è poco ma sicuro... mmmh... però, all’animaccia sua, mi sa che non profuma. E allora diciamo che questi benedetti sentieri sono profumati di, di... ginestra! Yesssss! In Irlanda le ginestre te le tirano appresso e, quanto a questo, profumano da fare schifo. Benissimo, è deciso. Così ora le certezze sono due e, considerato che una è il titolo, direi che non è poco: si sa, quando hai trovato un titolo a effetto tutto il resto viene da sé. Dopotutto, a scrivere un libro di successo che ce vo’? Uhhhhhhhhh, sento già arrivare l’ispirazione! Non ancora... ci siamo quasi... ecco, la sento, mi pervade per ogni dove! Il mio bestseller da un milione di copie potrebbe incominciare così:

    Seguita da Winter, il suo fedele bracco, Katleen aveva vagato a lungo nella brughiera, poi s’era spinta fino alle rocce che sovrastavano il mare in burrasca. Anche il suo cuore era in tempesta, agitato da un turbinio di sensazioni. Un’inquietudine mista a struggimento certe mattine la tirava di peso fuori dal letto, via dai suoi sogni, costringendola a uscire in cerca di un qualcosa a cui non riusciva a dare nome né sostanza. Qualcosa che lei attendeva da sempre.

    In piedi sull’orlo del precipizio, i lunghi capelli fulvi mossi dal vento, si strinse nello scialle e rimase a guardare le onde che si frangevano sulla scogliera. Winter, accucciato ai suoi piedi, pareva dormire. Ma a un tratto si tirò su: le orecchie dritte e un’espressione vigile nello sguardo, prese ad abbaiare furiosamente.

    «Ma cos’hai?» gli chiese Katleen. Dopodiché si voltò e lo vide: alto, spalle larghe, capelli neri. E due occhi di ghiaccio che andarono a trafiggere i suoi, facendola sentire fragile come mai prima di allora. Un brivido le attraversò la schiena.

    Dopo un istante che parve durare un’eternità, finalmente l’uomo parlò: «Spero di non averla spaventata, milady. Il mio nome è Damian O’ Condor, Conte di...»

    Eh, sì, il condor pasa! Il tale che si è preso la briga di inventare il correttore automatico deve passare un guaio nero. Anzi, uno solo è poco: quello si merita sfortuna e disgrazie che manco le piaghe d’Egitto, fino alla settima generazione! Mmmh... per quanto, a ben pensarci, Damian O’Connor fa schifo, dà l’idea di una marca di whisky: barman, servimi un bicchiere di Damian O’Connor. Doppio e con ghiaccio... basta così, la rogna del nome magari la risolviamo dopo, ora andiamo avanti... mmmh... comunque quest’avvio non mi convince. Si sa, quando hai trovato un incipit a effetto tutto il resto viene da sé: alla fine, che ce vo’? Direi che è molto, molto meglio incominciare così:

    Damian O’Connor, quindicesimo Conte di Tralee, montò a cavallo e si lanciò al galoppo verso la brughiera. Via via che si lasciava alle spalle la mole maestosa del castello avito, sentiva farsi più leggero il peso del tormento che da tempo, gli gravava sul cuore. Una cupa malinconia, certi giorni, lo tirava di peso fuori dal letto, via dai suoi sogni, costringendolo a uscire in cerca di un qualcosa a cui non riusciva a dare nome né sostanza. Qualcosa che lui attendeva da sempre.

    Oltrepassata la brughiera, si spinse fino al costone roccioso che sovrastava il mare in burrasca. Fu allora che la vide. Era voltata di spalle, ma...

    Cacchio, gli zoccoli del cavallo! Ma è sorda, ’sta Katleen, che manco si volta? Di quel fesso del bracco, poi, non ne parliamo proprio. Ah, santa pazienza! Allora, diciamo piuttosto che...

    Oltrepassata la brughiera, scese da cavallo. Legata la bestia a un tronco d’albero, raggiunse a piedi il costone roccioso che sovrastava il mare in burrasca. Fu allora che la vide. Era voltata di spalle e lui non poteva scorgerne il volto, ma quelle chiome fulve agitate dal vento gli si impressero nel cuore come un marchio a fuoco. Poi lei si voltò e per Damian nulla fu più come prima. Senza conoscerne nemmeno il nome comprese che, da sempre e per sempre, quella donna era sua. Pertanto, con voce apparentemente tranquilla, le disse: «Buongiorno...»

    Eh, buonanotte! Ma si può essere più idioti? Hai appena incontrato il grande amore della tua vita, e che fai, le dici buongiorno come se ti fossi presentato per fare la lettura del gas? Bleah, che grandissima ciofeca! In ogni caso, buongiorno o buonanotte, nemmeno quest’incipit mi convince. Mi sa che è preferibile incominciare così:

    Quel giorno, nel vento di maestrale che spazzava la scogliera, Winter fiutò l’odore di qualcosa di diverso. Le sue narici sensibili di bracco si dilatarono per coglierne pienamente la natura: era un profumo di eventi ineluttabili, di quelli che stravolgono una vita. Tuttavia, poco dopo, accucciato ai piedi della sua amata padrona Katleen, di quella sensazione non conservava che un vago ricordo. Pensava, invece, all’osso succulento che lo attendeva, al suo ritorno nella casa ai margini della brughiera, alla scodella di latte tiepido...

    Sì, e ai bocconcini Gnam-gnam in offerta speciale tre per due! Deficiente di un cane, intanto che fiuti gli eventi ineluttabili in pizzo alla scogliera, già che ti trovi fammi la cortesia di buttarti a mare! Ah, così non va, non va e non va! E me so’ pure scurdata d’ ’e ginestre, mannaggia ’a morte! Sapete che vi dico? Affanculo l’Irlanda del Nord e del Sud isolotti compresi, e affanculo pure Katleen e il quindicesimo Conte di Tralee con tutti gli stramorti suoi! Ma il titolo, quello no: Sentieri profumati è troppo d’effetto per rinunciarci. Ci vuole un’altra idea... un’idea... un’idea... uhhhhhhh, sento di nuovo arrivare l’ispirazione! Ecco, ce l’ho: ogni fibra del mio essere ne è impregnata, sono tutta un palpito. Il mio romanzo tradotto in ottantasei lingue, compreso il mandarino, il kazako e lo swahili, incomincerà così:

    I Grandi Magazzini, in quella gelida serata che precedeva di poco il Natale, erano gremiti di gente. Di donne, soprattutto, che con sguardo acceso di bramosia percorrevano i sentieri profumati del reparto cosmetici. Sentendosi estranea a quanto la circondava, Pamela confezionò l’ennesimo pacchetto. Il suo cuore custodiva un fosco segreto...

    Geniale! Già me la vedo, Pameluccia nostra: eternamente a dieta, depressa e gattamorta quanto basta. Ma tutto cambia quando incontra lui: alto, capelli neri, occhi di ghiaccio. Capitano d’industria e ovviamente sfondato di soldi. Ma – siccome nella vita non si può avere tutto – è un mammone senza speranza, completamente succube della genitrice bastarda e infamona che ostacola il nascente amore. Chi se ne frega, tanto alla fine la faccio morire tra atroci tormenti, quella vecchia zoccola. Yesssssss, wooooooonderful! Me lo sento, le major di Hollywood si contenderanno i diritti del mio romanzo a suon di dollaroni. Tutto sta a scriverlo, ma questo è solo un trascurabile dettaglio: alla fine, che ce vo’?

    Foyles c’è

    e si rinnova

    La più famosa libreria del mondo chiude...

    e riapre a 100 metri

    di Giuseppe Di Pirro

    Articolo

    Tempo di lettura: 10 minuti

    Giuseppe Di Pirro vive a Gaeta, studia e si laurea in Storia medievale presso l’Università di Firenze. Si divide tra varie passioni: la storia su tutto, ma anche ciò che riguarda l’essere e la contemporaneità, in primo luogo, economia e sociologia. Dopo molteplici e variegate esperienze, attualmente collabora con il blog ebookextra dove copre le tendenze nei media e nel giornalismo ai tempi del web2 e del mobile.

    De profundis libreria?

    Ovunque il mercato dei libri è in crisi. Calo di vendite, crollo di introiti, crisi d’identità. Le librerie chiudono, i librai svaniscono. Chiudono soprattutto (ma non solo) le piccole librerie, quelle indipendenti, quelle con le spalle meno larghe, con minori mezzi per resistere alla crisi. Peraltro anche le grandi librerie e le catene non se la passano poi troppo bene. Su tutti aleggia lo spettro di Amazon, per molti l’avvento dell’ebook potrebbe rivelarsi fatale. Già, perché la rivoluzione digitale (dell’editoria e del commercio elettronico) potrebbe persino cancellare le librerie. Prima ancora di dover decretare il libro fisico, tangibile, materiale, una sorta di specie protetta a rischio di estinzione, potrebbero essere le librerie a scomparire.

    Qualora gli editori ritenessero superflui dei luoghi concreti (ed economicamente gravosi) in cui vendere libri, in favore dell’immateriale (ed economicamente vantaggioso) universo del web, le librerie, in qualità di luoghi reali, dove si vendono libri ma si condividono anche cultura e informazioni, opinioni e gusti, potrebbero rappresentare un retaggio del mondo di ieri. Ridursi magari a luoghi ameni, frequentati da individui bizzarri ed eccentrici, reliquie di un’era ormai superata.

    Ma prima ancora degli editori, il vero killer delle librerie potrebbe ben essere Amazon. La sua politica di prezzi bassi, concorrenziali, con margini ridotti all’osso se non addirittura in perdita (perlomeno sino a quando non avrà creato il deserto intorno a sé, al fine di imporre quindi il proprio prezzo, senza tema di concorrenza o contrasto alcuno), sta strozzando le piccole come le grandi librerie, le catene come gli stessi editori. Si è giunti al paradosso, ormai, per cui si entra in libreria per curiosare, scegliere qualche libro, per poi acquistarlo su Amazon, talvolta persino all’interno della libreria stessa, mediante smartphone, tablet o altri dispositivi connessi ad Internet.

    Dobbiamo dunque rassegnarci? Accettare di assistere impotenti al trionfo delle logiche commerciali più estreme e più bieche, abdicare allo strapotere dei grandi assets economico-finanziari, al più grande che divora, facendone scempio, il più piccolo? Qualcosa, in qualità di acquirenti e fruitori di libri possiamo farlo, anche se potrebbe non bastare.

    Ebbene, ci apprestiamo quindi a recitare il requiem per librai e librerie? Andremo al loro funerale? Saremo testimoni della loro scomparsa?

    È improbabile che ciò accada. Qualora le librerie venissero meno sarebbe una sconfitta per tutti, rappresenterebbe un impoverimento per la società, un depauperamento del tessuto culturale. Di certo però, le librerie subiranno un profondo cambiamento, un ridimensionamento forse, uno stravolgimento, chissà.

    Meno librerie, meno libertà

    Altra cosa certa è che stiamo perdendo la pluralità. Pluralità di voci, di opinioni, di indirizzi, di opportunità, di pratiche. Si tende verso il monopolio o quantomeno si va nella direzione di un meschino, triste, tirannico oligopolio. La chiusura delle piccole librerie indipendenti (cessazione tout-court o inglobamento all’interno di una qualche catena), la diffusione del modello del franchising, la prepotenza commerciale delle grandi catene, il già citato strapotere ubiquo e totalitario di Amazon, non fanno che ridurre gli spazi di libertà e di possibilità, tacitare le voci altre e dissonanti, imporre un pensiero unico ed uniforme. Lo impongono scelte commerciali, prim’ancora che editoriali. Ciò è vero tanto nel caso delle librerie quanto degli editori, come pure per il nuovo universo digitale degli ebook (Amazon porta avanti con assoluta risolutezza, attraverso il suo e-reader, il Kindle, una politica di formato proprietario, che va nella stessa identica direzione di un monopolio privatistico, dispotico e liberticida).

    Vi sono, invero, dei segnali in controtendenza, che tuttavia vanno letti nel contesto del cambiamento in atto ed interpretati, magari, alla luce dei futuri esiti. C’è anche chi in tempo di crisi e di fatturati in calo (o in perdita), riprende ad investire nelle librerie.

    In generale, tuttavia, lo si fa secondo i dettami del modello e delle logiche commerciali vigenti. Lo si fa diversificando gli assets, o investendo su quello che si definisce solitamente valore aggiunto, anche se questo può essere poi declinato ed interpretato in vari modi e con sfumature talvolta affatto differenti.

    Investimenti anticiclici, lungimiranza, volontà di occupare nuove nicchie di mercato e presidiare il territorio laddove i concorrenti hanno dovuto cedere il passo, scelte manageriali fallaci o dettate da incompetenza? Il tempo ce lo dirà.

    Nel caso di Foyles, la celebre libreria di Charity Cross Road, il tempio dei libri londinese, come la definisce "The Guardian", che ha riaperto i battenti a pochi passi dalla sua storica sede, si tratta, a detta di Christopher Foyle, di un atto di fede e di speranza:

    «Foyle, che ha trasformato l’attività in una remunerativa mini-catena con l’apertura di sette negozi più piccoli, ammette che l’investimento della famiglia in un nuovo sciccoso negozio principale è un atto di fede nel momento in cui la parola stampata è sotto attacco da parte delle alternative digitali e le librerie lottano contro il dominio di Amazon».

    Un atto di fede che, a fronte di stime che prevedono che nel 2018 le vendite di romanzi in formato ebook supereranno la controparte cartacea, e che infine ai libri materiali resterà un misero 5% del mercato complessivo, confida e scommette nella sopravvivenza dei libri e del loro appeal:

    Foyles ci crede

    «Non ho intenzione di discutere tali argomenti, ma nessuno di noi conosce [il futuro]. Ho una sensazione che non finirà in questo modo. Ai giovani e ai bambini piace maneggiare dei libri materiali», afferma Foyle e aggiunge: «Anche se vi è una graduale persistente migrazione dal libro fisico verso l’ebook e dalle librerie a Internet ci sarà ancora un mercato importante per i libri materiali dei negozi reali e la nostra aspirazione è quella di ottenere una quota più rilevante di quello che potrebbe divenire un mercato più piccolo».

    Il new deal della gestione di Christopher Foyle, nipote della mitica Christina Foyle che ha tenuto le redini dell’attività sin dagli anni trenta fino a poco prima della sua morte nel 1999, sembra puntare molto oltre che sull’innovazione (in controtendenza rispetto alla tradizione della storica libreria), anche sul valore aggiunto derivante dell’esperienza che i clienti possono vivere all’interno della sua libreria. Un’esperienza che nessun online store o sito Internet del web, asettico ed etereo, può essere in grado di proporre ed eguagliare. Come sa bene lo stesso Christopher Foyle:

    «Il suo obiettivo questa volta è quello di dare al negozio una maggiore forza di attrattiva con dei servizi che non possono essere emulati online. Le persone non verrebbero qui a fare un giro se non pensassero che ne valga la pena. Perché la gente va da Harrods, Fortnum & Mason o Hamleys, piuttosto che su Internet? Perché ritengono che sarà un’esperienza. Foyles ha un negozio online, ma rappresenta meno del 5% delle vendite ed il rivenditore riconosce che i suoi punti di forza sono fornire una reale alternativa all’efficienza impersonale di Amazon».

    Foyles è sempre stata all’avanguardia da questo punto di vista, un pioniere per quanto riguarda il valore aggiunto. Sin dagli anni Venti la libreria, gestita dal nonno di Foyle, ospitava letture pubbliche, club del libro, pranzi ed eventi letterari ed ogni tipo di intrattenimento, anche i più stravaganti ed esotici (compresi animali vivi e vegeti).

    «La nostra aspirazione è di avere qui quante più esperienze ed eventi ed attività possibili», afferma Foyle e nel rimarcare come quanto sta portando avanti avrebbe riscosso l’approvazione di suo nonno, avvezzo a forme di intrattenimento ben più bizzarre, ricorda: «Qualcuno è stato anche morso da un serpente, una volta, dice, anche se suggerisce che è più probabile che facciano la propria comparsa dimostratori di cucina e autori che tengono letture o firmano libri piuttosto che rettili striscianti».

    Dunque, come si intende attirare e coinvolgere il pubblico all’interno del nuovo superstore, che nasce sulle ceneri di una vecchia scuola d’arte in cui hanno studiato fior di artisti e stilisti?

    Il nuovo negozio

    «A prescindere da oltre un milione di libri, ed una sezione dedicata alla musica Ray’s jazz, il nuovo negozio avrà un ampio caffè e due gallerie. Un nuovo servizio smartphone, previsto per l’autunno, aiuterà i clienti a localizzare i libri nel negozio di quattro piani. L’originaria pista da ballo e il palco degli anni Trenta, dove una volta suonavano i Sex Pistols e i Pulp e artisti – da Gilbert & George ad Antony Gormley – un tempo esibivano il proprio lavoro, rimarranno, ma sono stati trasformati nella sezione un po’ meno rock’n’roll dei libri per bambini e della gastronomia».

    Nondimeno il focus principale deve risiedere nei libri e sui libri deve rimanere puntato:

    «Nel frattempo, ai corrispettivi delle rockstar del mondo letterario viene dato maggiore spazio per brillare. Circa duecento persone possono accomodarsi in uno spazio dedicato agli eventi e la sola settimana di apertura ospiterà artisti del calibro di Hilary Mantel, PD James, Sarah Waters e una storica, la professoressa Mary Beard -– con ogni reparto inaugurato da un autore pertinente».

    La sfida è lanciata e in gioco c’è la sopravvivenza di Foyles, così come delle librerie in genere. Foyle è deciso a resistere e non si lascia prendere dallo sconforto.

    «Foyle – che vive a Monaco e lascia gran parte della gestione delle attività al suo luogotenente, Sam Husain, mentre si concentra sulla scrittura di libri esoterici - dice che non ha intenzione di vendere l’azienda e deve ancora decidere se la consegnerà ai suoi figli. Un giorno prenderò una decisione, a meno che non muoia in sella, dice. All’apertura del nuovo negozio, c’è una nuova speranza: che Foyle non lascerà ai suoi figli la stessa situazione caotica che ha ereditato».

    Se Foyle avrà ragione o meno ce lo dirà il futuro o forse, più prosaicamente, i prossimi fatturati. Per sfuggire, invero, alle aride e spietate logiche commerciali e superare le mode passeggere, Foyles dovrà presumibilmente cercare non di vendere una qualche generica esperienza o una banale emozione al suo pubblico, bensì proporgliela, prendendolo per mano e accompagnandolo nel suo itinere in un percorso che sia di arricchimento e di crescita. Superare la suggestione di un momento, l’effimero afflato della novità e delle mode, nonché la truce e sterile materialità di quanto viene trattato e considerato come merce, emancipando la propria esperienza dalla mera operazione commerciale. Potrebbe essere questa la chiave per garantire alle librerie e a Foyles la sopravvivenza alla temperie del digitale.

    La sfida consiste nel trasformare una libreria in un luogo che non sia un contenitore e un’esposizione di libri, bensì un’occasione di incontro, conoscenza, arricchimento, scambio, confronto, crescita, in una parola, in qualcosa di intrinsecamente e profondamente culturale. Qualora questo dovesse realizzarsi, allora, forse, Foyles avrà vinto. Forse in tal modo si riuscirà a incuriosire, interessare, avvicinare ai libri e alla cultura in genere, anche chi diversamente ne sarebbero rimasto ben lontano. Perlomeno, in un tale percorso, ci verrebbe proposta un’alternativa al commercially correct imperante e offerta la possibilità di scegliere. Una scelta, poi, che ognuno potrà agire liberamente, ma con consapevolezza.

    È questa, tuttavia la strada che intende intraprendere e perseguire Foyles? Lo sapremo a breve.

    In Italia c’è il progetto RED?

    In Italia una scelta (in parte) simile l’ha compiuta Feltrinelli. Nel quadro della diversificazione degli assets, che prevedono anche una televisione e altre attività, si è deciso di puntare sulla ristorazione (esperimento già tentato e fallito in passato) con Feltrinelli RED (Read, Eat, Dream).

    Come ha spiegato il presidente e AD del gruppo Carlo Feltrinelli, in occasione dell’apertura del nuovo store Feltrinelli RED a Firenze: «Per noi è un passaggio molto significativo che avviene in un momento particolarmente duro per i consumi e per l’editoria. Significa per noi andare al contrattacco. Red Firenze è anche il segno della nuova direttrice di Feltrinelli, rivolta all’innovazione e alla diversificazione, un modello su cui intendiamo lavorare molto nel futuro».

    L’acronimo RED oltre a evocare il colore rosso, storicamente associato alle librerie Feltrinelli, parrebbe permetterci da subito di inquadrare il progetto di Feltrinelli nell’alveo di quelle iniziative commerciali che puntano a far leva sull’esperienza, che tende a essere unica (o perlomeno a essere percepita e venduta come tale), sull’emozione che si suscita o che si vorrebbe evocare. Ecco come la stessa Feltrinelli nello sciogliere l’acronimo, ci presenta la sua iniziativa:

    Read. Perché il libro resta il centro anche di questi nuovi negozi, il motore primo, il cuore identitario, culturale ed economico dell’impresa.

    Eat. Perché il cibo è cultura, un precipitato di memoria e sapienza, invenzione

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