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La sinagoga di San Nicandro: Uno sguardo storico-antropologico sull'Ebraismo di questa cittadina del Gargano
La sinagoga di San Nicandro: Uno sguardo storico-antropologico sull'Ebraismo di questa cittadina del Gargano
La sinagoga di San Nicandro: Uno sguardo storico-antropologico sull'Ebraismo di questa cittadina del Gargano
E-book432 pagine2 ore

La sinagoga di San Nicandro: Uno sguardo storico-antropologico sull'Ebraismo di questa cittadina del Gargano

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Info su questo ebook

In questo libro ho ricostruito, per sommi capi, la strana, controversa e unica vicenda degli ebrei di San Nicandro Garganico. I fatti si svolgono in questo comune della provincia di Foggia e hanno avuto origine grazie a Donato Manduzio il quale, nel 1929, ricevette la sua prima Bibbia. Proprio dalla lettura del testo sacro, Manduzio apprese dell’esistenza di un lontano popolo “eletto” e decise di volerne far parte convertendosi alla fede ebraica. E qui sta l’unicità della vicenda!
LinguaItaliano
Data di uscita21 mar 2022
ISBN9791221315943
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    Anteprima del libro

    La sinagoga di San Nicandro - Elia Manduzio

    Elia Manduzio

    La sinagoga di San Nicandro

    Uno sguardo storico-antropologico sull'Ebraismo di questa cittadina del Gargano

    UUID: 3d96bc75-a972-4b15-b471-9dd5eaca74a4

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    LA SINAGOGA DI SAN NICANDRO

    Indice

    Ringraziamenti e Dediche

    Introduzione

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Conclusione

    Appendice

    Bibliografia

    Note

    LA SINAGOGA DI SAN NICANDRO

    Uno sguardo storico-antropologico sull'Ebraismo di questa cittadina del Gargano

    Elia Manduzio

    Indice

    Ringraziamenti e Dediche

    Introduzione

    1 Capitolo: Il Contesto

    " Mosè in Puglia"

    La Puglia

    Il promontorio del Gargano

    San Nicandro Garganico

    2 Capitolo: Ebrei ed Ebraismo

    Cosa significa essere un Ebreo

    L’ ebreo Donato Manduzio

    Il Sionismo approda a San Nicandro Garganico

    Alfonso Pacifici

    Raffaele Cantoni

    Enzo Sereni

    3 Capitolo: La realtà ebraica di San Nicandro Garganico

    Le diverse case di preghiera e l’emigrazione

    in Eretz Israel

    L’ufficializzazione della sinagoga

    Ebraicità al femminile

    Lucia Giordano

    L’ipotesi mimetica applicata a questa realtà

    Conclusione

    Appendice

    Bibliografia

    Ringraziamenti e Dediche

    Questo scritto non avrebbe potuto vedere la luce senza i preziosi racconti dei miei genitori, Matteo Manduzio e Concetta Marino, i quali hanno vissuto in prima persona la eco della vicenda Sannicandrese che qui mi accingo a presentare. Mio padre afferma che, pur portando lo stesso cognome del personaggio principale al quale si deve la nascita della sinagoga di San Nicandro Garganico (FG), tra noi e lui non vi è un legame diretto di parentela, salvo poi aggiungere che il ceppo Manduzio è, in qualche modo, lo stesso. Mia madre ha partecipato da bambina, ad alcune riunioni nella casa della preghiera della comunità ebraica di San Nicandro Garganico verso la fine degli anni Sessanta, allorquando Emanuela Vocino (vedova di Donato Manduzio) era ancora in vita. Si recava lì insieme a sua zia Giordano Lucia (della quale parlerò più diffusamente nel terzo capitolo). Grazie cari babbo e mamma! Grazie per il vostro costante incoraggiamento in merito alla stesura di questo lavoro di ricerca. Tuttavia desidero manifestare la mia gratitudine nei vostri confronti soprattutto per qualcosa di molto più importante: la vostra presenza e il costante incoraggiamento nel cammino della mia vita, quello che ogni genitore dovrebbe donare ai propri figli. Voi avete svolto il vostro compito di genitori ed educatori in maniera egregia, e di questo non riuscirò mai a ringraziarvi abbastanza. La mia speranza è di fare altrettanto con i miei figli.

    Desidero ringraziare sentitamente Incoronata Marino, sorella maggiore di mia madre, la quale mi ha fornito la maggior parte delle informazioni specifiche, quelle che fanno parte della microstoria (fatta di emozioni e aspetti profondi che è difficile mettere per iscritto) che a sua volta è contenuta nella macrostoria (costituita da fatti e avvenimenti narrabili che bisogna mettere per iscritto) e che io ho tentato di ordinare e narrare in questo lavoro storico-antropologico. Si tratta di indicazioni precise e puntuali che mi hanno permesso di formare un quadro ampio e allo stesso tempo dettagliato della storia che è nata e che ancora persiste a San Nicandro Garganico. Grazie cara zia Tina! Non posso qui non manifestare il mio sentito grazie nei tuoi confronti! Le nostre lunghe conversazioni telefoniche sono state così preziose e profonde! Era in programma che mi recassi a San Nicandro Garganico per fare ricerca sul campo; il mio grande desiderio tuttavia era quello di vederti per trascorrere del tempo pregiato insieme e per sentirti e raccogliere dal vivo le tue preziose informazioni… ma la tristemente nota pandemia del 2020 me lo ha impedito! Infatti il lockdown non mi ha permesso di uscire dalla mia regione di residenza (il Piemonte) per compiere le mie ricerche nel mio paese d’origine.

    Un ringraziamento del tutto speciale va a Rocco Quaglia, amico di famiglia di lunga data, accademico insigne, scrittore prolifico che non necessita certo parole di presentazione da parte mia! Si tratta di un tipo di riconoscenza del tutto particolare per il motivo che ora desidero raccontare. Qualche giorno dopo la discussione della mia tesi per la laurea in Antropologia (nella quale ho dissertato il presente lavoro di ricerca), ho ricevuto una graditissima telefonata da parte sua. Forte di questa fresca e così affettuosa comunione, ho preso il coraggio di inviargli via email il manoscritto. Quello che ho ricevuto in risposta è stato un incoraggiamento a pubblicare il mio lavoro! Ricevere da Rocco Quaglia una parola di apprezzamento per questo mio lavoro di ricerca significa veramente tanto per me.

    Profondo conoscitore delle vicende che qui mi accingo a narrare, non solo perché nato a San Nicandro Garganico, il professor Quaglia ha anche una vasta e approfondita conoscenza di questi temi, che spaziano dalla profondità dell’animo umano alla immanenza della storia, passando attraverso la conoscenza delle Sacre Scritture. È solo grazie a te, caro Rocco, che oggi questo scritto viene presentato sotto forma di libro. Grazie per il tuo incoraggiamento in tal senso!

    Un grande grazie lo rivolgo anche alla dottoressa Grazia Gualano la quale mi ha dedicato parte del suo tempo prezioso per aggiungere tasselli importanti al puzzle di tutta la vicenda.

    Inoltre desidero ringraziare mia moglie Julia che ha seguito il progetto fin dall’inizio, anzi prima ancora che iniziasse, quand’era ancora in embrione! Con te, cara Julietta riesco a parlare sempre di tutto e i tuoi preziosi consigli mi sono continuamente di grande aiuto e, soprattutto, di conforto! Sei veramente il mio aiuto convenevole [1] .

    Ed ora qualche parola di dedica.

    Alcune volte ho affermato a voce, parlando con la mia famiglia, di voler dedicare i miei titoli (gli studi leggiadri e le sudate carte [2] , il che si coniuga contemporaneamente e in maniera ubiquitaria per me) alle persone a me care. Ho deciso di fissare tale idea mettendola per iscritto qui. Non si tratta certo di uno sterile e puerile vanto da parte mia, ma del semplice desiderio di assicurare alla fermezza delle parole scritte il ricordo di uno spaccato della mia vita.

    I miei studi in teologia [3] li ho dedicati a Dio il Signore, il Creatore del tempo e dello spazio che si è rivelato a noi nella persona benedetta di Gesù [4] .

    La laurea in scienze dell’educazione [5] è dedicata ai miei genitori che mi hanno dato la vita e mi hanno educato. La laurea magistrale in scienze pedagogiche [6] è dedicata ai miei quattro figli: Naomi J. (2005), Diletta S. (2006), Giosuè E. (2008), Beniamino D. (2013).

    Ma il presente scritto, tratto dalla mia tesi per la laurea magistrale in antropologia culturale ed etnologia [7] , lo dedico con tutto il cuore alla mia amata moglie Julia.

    Introduzione

    In questo lavoro di ricerca ho ricostruito, per sommi capi, la strana, controversa e unica vicenda degli ebrei di San Nicandro Garganico.

    I fatti si svolgono in questo comune della provincia di Foggia e hanno avuto origine grazie a Donato Manduzio il quale, nel 1929, ricevette la sua prima Bibbia. Proprio dalla lettura del testo sacro, Manduzio apprese dell’esistenza di un lontano popolo eletto e decise di volerne far parte convertendosi alla fede ebraica. E qui sta l’unicità della vicenda. Egli infatti era persuaso che il popolo dei figli di Israele fosse completamente scomparso dalla faccia della terra. La sua fu un’adesione completa alle credenze cultuali e culturali, scaturita dalla sua personale comprensione della lettura dell’Antico Testamento. Questa storia ha destato fin da subito l’attenzione di alcuni scrittori e studiosi. L’attivista Jacques Faitlovitch (1881-1951) per esempio, si recò personalmente a Sannicandro per conoscere da vicino questo movimento spontaneo di conversione all’ebraismo. Faitlovitch era un ebreo polacco che, dopo aver studiato a Parigi, aveva trascorso lunghi periodi in Italia per poi stabilirsi in Palestina dopo la Grande Guerra. Il suo lavoro si rivolgeva soprattutto a favore dei Falashà etiopi che molti credevano essere una delle tribù perdute d’Israele [8] . Egli, a Gerusalemme, aveva sentito parlare di Manduzio da Alfonso Pacifici (1889-1983), il quale gli aveva proposto di visitare questa comunità garganica nel suo prossimo viaggio in Italia. Jacques Faitlovitch si recò a casa di Donato Manduzio il 28 gennaio 1935. Lo storico John Davis riporta che in quella occasione Faitlovitch, dopo aver ascoltato da Manduzio la narrazione della loro conversione, «esclamò: Veramente la vostra storia è un miracolo del Creatore perché in un luogo così tenebroso, è una luce simile al nostro padre Abramo che lasciò padre e madre per seguire il volere del Santo Benedetto» [9] . Egli in questo modo confermava che questa comunità di proseliti ebrei, sorta spontaneamente, quasi dal nulla, fosse una vera congregazione di Israeliti e, come tale, andasse incoraggiata e spronata alla crescita numerica. Il suo obiettivo, infatti, era promuovere attivamente il proselitismo, con lo scopo di riunire nella «Terra d’Israele gli ebrei da tutto il mondo e di ogni origine» [10] .

    Inoltre, desidero citare il breve compendio che di questa storia ne dà lo storico Attilio Milano [¹¹] . Egli nel 1963, nella sua voluminosa opera intitolata: Storia degli Ebrei in Italia, riassumeva così le vicende di questa conversione all’ebraismo di alcuni abitanti della cittadina di San Nicandro:

    In mezzo a tante comunità che si sono andate eliminando, per breve tempo gli ebrei ne hanno contato una nuovissima, e di una origine tutta particolare. Nel 1930 un tale Donato Manduzio, autodidatta di Sannicandro – un paesello della Puglia sito fra le rocce del Gargano – si sentì improvvisamente attratto verso la religione del Vecchio Testamento, guadagnò alle sue nuove convinzioni religiose familiari e compaesani, tutti di umile stato, si mise a contatto con le autorità rabbiniche per essere maggiormente istruito, ed infine richiese di essere formalmente ammesso, con i nuovi proseliti, nel patto di Abramo. Da parte ebraica, per qualche anno si ebbe una certa riluttanza a incontrare questo fervente mistico che avrebbe potuto concludersi pericolosamente per un gruppo di gente che era isolata e circondata da sentimenti ostili; dopo, si volle evitare di coinvolgerla nelle leggi razziali. Nel 1944 però, a seguito delle insistenze di Manduzio, la conversione è accettata: una settantina di persone. Ed essa si è dimostrata così convinta, che la quasi totalità dei neofiti si è voluta poi trasferire in Israele, dove si è mischiata con il resto della popolazione. È mancato fra di loro il cosiddetto «profeta di Sannicandro», il vecchio Manduzio, venuto a morte nel 1948 nel suo paese Natale [12] .

    Per di più, lo stesso Milano, nella nota a questo paragrafo aggiunge: «Su questo episodio, più patetico che importante, si è scritto molto, ma con una certa ampollosità» [13] .

    Alberto Cavaglion, nella sua Prefazione al libro di Elena Cassin, San Nicandro, Un Paese del Gargano si converte all’Ebraismo, afferma:

    La Cassin ricostruisce la biografia di Manduzio con un approccio si direbbe fenomenologico, sartriano, più che storico o antropologico. L’assenza, nelle note e nel testo, del nome di Ernesto De Martino, e della citazione dei libri suoi o della sua scuola, si può spiegare così: con una formazione culturale francese estranea al demartiniano «mondo magico» o alla «terra del rimorso», cui invece Manduzio è immerso fino al collo (ma viene spontaneo chiedersi: perché la fitta e solerte schiera dei demartiniani della seconda e della terza generazione, ha ignorato il problema e dimostrato così poco interesse per Sannicandro? Anche su questo fronte della riflessione e della ricerca Manduzio fu dimenticato) [14] .

    Il mio intento è stato quello di ricostruire i fatti e a questi dare un taglio storico-antropologico. Ho raccolto dunque la domanda formulata da Alberto Cavaglion e presento ora il mio lavoro di ricerca.

    Nel primo capitolo, per sommi capi, colloco la vicenda nel suo contesto. Risulterebbe impossibile infatti, narrare questa vicenda prescindendo dal territorio in cui essa è avvenuta. D’altronde è come se si trattasse di una storia prodotta dal contesto stesso che l’ha generata. Come vedremo, si tratta di un contesto costituito da una cultura attaccata alla terra e alle tradizioni; che questo sostrato culturale abbia influenzato a tal punto la popolazione locale in modo da preparare la nascita e lo sviluppo di questo fenomeno religioso rappresenta una ipotesi di partenza che intendo indagare in questo libro.

    Nel secondo capitolo ho tracciato una panoramica sull’ebraismo e sulla figura di Donato Manduzio. Il tipo di credo con cui egli entrò in contatto fu una religione ancorata ai principi ebraici secondo la comprensione che egli riusciva ad avere dalla lettura del testo sacro nella versione del Diodati [15] . Questi principi, secondo la concezione di Manduzio, erano validi perché ritenuti quelli più antichi. Inoltre, per convalidare la veridicità delle proprie credenze, egli fece ripetutamente appello alle proprie visioni. Queste infatti costituivano una sorta di sigillo di autenticità della propria fede.

    Nel terzo ed ultimo capitolo ho tratteggiato alcuni aspetti di questa realtà ebraica sannicandrese.

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