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Padre Lorenzo Palladino: Un missionario gesuita fra gli indiani del Far West
Padre Lorenzo Palladino: Un missionario gesuita fra gli indiani del Far West
Padre Lorenzo Palladino: Un missionario gesuita fra gli indiani del Far West
E-book255 pagine3 ore

Padre Lorenzo Palladino: Un missionario gesuita fra gli indiani del Far West

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Info su questo ebook

Alla ricerca di personaggi liguri resisi famosi nel Far West, ma sconosciuti in patria, l’autore fa la scoperta del gesuita Lorenzo Palladino, autore di "Indian and White in the North West or a History of Catholicity in Montana". In questo libro viene raccontato come ai primi anni del 1800 gli indiani Flathead desiderassero avere dei preti cattolici fra loro. Raggiunti nel 1840 dal gesuita padre De Smet, si dà inizio alla fondazione di varie missioni fra gli indiani del Nord Ovest. Nel descriverci la dura vita dei primi educatori in quelle terre selvagge, padre Palladino ci racconta anche vita, usi e costumi di diverse tribù delle Montagne Rocciose e le loro difficoltà con l’arrivo dei primi europei, delle armi, dei soldi e dell'alcool. Lo stesso padre Palladino, verso la fine del suo libro, dirà: "Le meravigliose avventure di questi audaci figli dei boschi sono finite e presto tutto ciò sarà solo un piacevole ricordo".
LinguaItaliano
Data di uscita14 nov 2016
ISBN9788893690188
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    Anteprima del libro

    Padre Lorenzo Palladino - Umberto Torretta

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    Collana Orme

    Padre Lorenzo Palladino

    Un missionario gesuita fra gli indiani del Far West

    di Umberto Torretta

    Proprietà letteraria riservata

    ©2016 Edizioni DrawUp

    Latina, Italia

    Progetto editoriale: Edizioni DrawUp

    Direttore editoriale: Alessandro Vizzino

    Grafica di copertina: AGV per Edizioni DrawUp

    I diritti di riproduzione e traduzione sono riservati.

    Nessuna parte di questo eBook può essere utilizzata, riprodotta o diffusa, con qualsiasi mezzo, senza alcuna autorizzazione scritta.

    I nomi delle persone e le vicende narrate non hanno alcun riferimento con la realtà.

    ISBN 978-88-9369-018-8

    PRESENTAZIONE

    di P. Diego Brunello S.I.

    La figura e l’opera del P. Lorenzo Palladino, riscoperte e felicemente proposte da Umberto Torretta, suo compaesano, esigono giustamente una minima ambientazione storica.

    Siamo nell’800 e proprio nel 1814 viene ricostituita dal Papa la Compagnia di Gesù nella Chiesa, che riprende con slancio le sue attività, soprattutto educative.

    Sono anche note le varie soppressioni ed espulsioni degli Istituti e Ordini Religiosi, in particolare dei Gesuiti, fatte dai Governi Italiani.

    Il fratello di Camillo Cavour, Gustavo, scriveva a un suo amico nel 1854: Io non approvo la politica dei Gesuiti, anzi ritengo che essi non capiscano affatto le tendenze e i bisogni degli animi generosi che nutrono aspirazioni di alto e generoso liberalismo. Li trovo anche fuori strada relativamente ai principi della filosofia che si confà ai bisogni dell’età nostra (parla un amico e discepolo del Rosmini!). Ma malgrado ciò stimo moltissimo ed apprezzo molto quel sodalizio religioso di condotta religiosa esemplarissima. Di più essendo stato ai giorni nostri indegnamente calunniato ed infimamente perseguitato da uomini che con questo loro procedere si mostrarono indegni del nome di liberali che s’arrogavano, non prenderò certamente parte veruna a lotte e polemiche contro quella Compagnia che ha la gloria di essere odiata da tutti i nemici del cristianesimo e che essendosi spesso ingannata in cose secondarie, ha sempre combattuto con vigore per la causa cristiana. (P.

    Giacomo Martina, Storia della Compagnia di Gesù in Italia, 1814-1983, Morcelliana 2003).

    In particolare, dopo le espulsioni del 1848 molti gesuiti erano disponibili a lavorare altrove, per cui il P. Generale ne inviò non pochi ad aiutare le missioni nel sud America e anche nel Nord, California, Montagne Rocciose, Alaska.

    Scrive il P. Martina: I gesuiti italiani alla metà dell’Ottocento non si limitarono a protestare in un modo o in un altro contro i soprusi del laicismo liberale e ribadire i valori da questo discussi o attaccati. Si volgevano verso nuovi campi di apostolato, oltre l’Oceano, in Brasile, in California, nella Montagne Rocciose (pag.

    121). È il caso del P. Lorenzo Palladino. E nota ancora il P.

    Martina: È un peccato che non si sia mai data alle lettere dei gesuiti torinesi missionari in California, Montagne Rocciose, Alaska, scritte in uno stile da romanzi di avventure, ma obiettive, una veste scientifica con un chiaro contesto storico, e una sintesi efficace, e ci si sia limitati alla breve e insufficiente sintesi del Monti (nella sua storia della Provincia Torinese) (pag.123).

    Dobbiamo ora essere grati a quanto stanno studiando e pubblicando Paolo Poponessi di Forlì e il dott. Edward Stibili dagli USA sul P. Pietro Bandini, e soprattutto a Umberto Torretta per il P. L. Palladino.

    Egli, dopo aver pubblicato le Memorie autobiografiche giovanili del P. Lorenzo, si è impegnato coraggiosamente nella traduzione del suo libro, inedito in italiano, Indian and White in the Northwest. Certamente ha dovuto destreggiarsi tra il desiderio di concentrarsi sulla figura del missionario o la sua opera che parla ben poco di lui, bensì della storia delle missioni tra gli indiani. Auguriamo che l’opera abbia tra noi la stessa fortuna che ha avuto negli Stati Uniti.

    INTRODUZIONE

    di Umberto Torretta

    È con vivo piacere che mi accingo a scrivere la storia di Padre Lorenzo Palladino, Gesuita nato a Badia di Tiglieto (Genova) nel 1837, missionario fra gli indiani del Montana e autore del libro Indian and White in the Northwest, or a History of Catholicity in Montana, ma totalmente sconosciuto in patria.

    Il piacere non è tanto quello di averlo scoperto, ma quello di poter rendere omaggio a un personaggio resosi celebre negli Stati Uniti ma dimenticato al suo paese d’origine. È dunque strano che mentre da noi se n’è persa la memoria, nel paese d’adozione il suo ricordo sia sempre vivo e la sua opera tenuta ancora in considerazione. In effetti il voluminoso lavoro di Padre Palladino risulta tutt’oggi importante per la storia delle missioni cattoliche negli Stati Uniti, per lo studio antropologico ed etnografico di alcune tribù di nativi americani e per la descrizione della corsa ad ovest dei bianchi responsabili del definitivo decadimento della cultura degli indiani d’America.

    Le cause per cui Padre Palladino è totalmente sconosciuto in Liguria e in Italia sono misteriose, ma la sua storia è simile a quella di tanti altri emigranti resisi utili con opere importanti, ma spesso dimenticati e caduti nell’oblio.

    Nel caso specifico del nostro personaggio, le cause si possono forse identificare nel fatto che una volta partito per gli Stati Uniti non fece più ritorno ed essendo l’ultimo di cinque figli, è probabile che al momento della sua morte i suoi fratelli fossero già deceduti.

    A dire il vero, anni dopo aver scritto questa introduzione, ho trovato che a pochi chilometri da casa mia abitavano alcuni pronipoti di Padre Palladino che erano a conoscenza del loro famoso antenato.

    Ritornando ai suoi scritti, nelle sue memorie egli scrive: ...«queste pagine furono scritte soprattutto per evitare l’ozio, quando mi ritirai dalla vita attiva e non ebbi altri impegni, mi trovai in gran parte e con molto dispiacere, un uomo con molto tempo libero. In questa situazione e mentre mi dibattevo come far passare le mie ore libere, occorreva che potessi fare qualcosa...»

    Essendo per natura curioso ed attratto da molti interessi, anch’io feci come Padre Palladino, per cui la scoperta di questo personaggio non è stata casuale, ma in un certo senso voluta.

    Devo dire che i racconti di mio nonno emigrato in California nel 1904, mi avevano stimolato a fare delle ricerche per approfondire fatti e cose sull’emigrazione italiana negli Stati Uniti. In seguito, alcuni anni fa, la lettura del libro Suor Blandina Segale - Una suora italiana nel Far West, storia di una ragazza della Val Fontanabuona (Genova) emigrata negli Stati Uniti, fattasi suora e spintasi all’Ovest per divulgare la parola di Dio, mi dette lo stimolo per cercare altri personaggi liguri rimasti sconosciuti in patria. In secondo luogo e all'origine di tutto questo, vi era un interesse sempre coltivato sulla storia e la cultura degli indiani d’America.

    Durante le mie ricerche, mi trovai un giorno a consultare Gli emigranti vittoriosi, di Andrew F. Rolle, dove viene raccontata la storia di centinaia di italiani partiti per gli Stati Uniti dal 1700 al 1920, che in qualche maniera riuscirono a mettersi in luce per la loro operosità. Fra gli altri, un intero capitolo era dedicato a quei gesuiti italiani che dal 1840 in poi si recarono nel Far West per l’evangelizzazione degli indiani. Fra questi, mi destò particolare interesse la citazione su Padre Lorenzo Palladino S. J. ...« genovese e autore di un’importante opera sulla storia e sulla cultura del West. Il suo già più volte citato libro Indian and White in the Northwest; or a History of Catholicity in Montana

    Incuriosito da questo personaggio e più che mai deciso di scoprire se Padre Palladino fosse veramente genovese, mi misi in contatto con i Gesuiti di Genova e dopo un giro di telefonate, ebbi la conferma che egli era nato a Badia di Tiglieto, una quarantina di chilometri a nord di Genova. A questo punto, quasi per magia, mi accorsi che la fortuna o la casualità, mi stavano dando una mano eccezionale, poiché si dà il caso che io abiti a non oltre venti chilometri da Badia di Tiglieto ed essendo un appassionato di escursionismo e di storia locale, conoscevo bene il paese natale di Padre Palladino e la zona circostante. In questo caso si trattava di toccare con mano cose e fatti a me familiari.

    Giunto a questo punto, il passo successivo per ricostruire la vita di Padre Palladino era quello di fare ricerche in loco (con mio massimo gaudio) e quello di procurarmi il suo famoso libro.

    Devo dire che anche in questo caso trovai un valido aiuto presso i Gesuiti, i quali mi misero in contatto con Padre Diego Brunello, responsabile dell’archivio di Gallarate, che molto gentilmente, nel giro di pochi giorni, mi disse che potevo andare a ritirare il libro in questione.

    Una gelida mattina di febbraio 2006 preso il treno per Milano, mi recai nell’ufficio di Padre Brunello, che oltre al libro mi consegnò anche le memorie dattiloscritte di Padre Palladino. In quel momento, mi resi subito conto di avere fra le mani un documento di eccezionale importanza e che anche in questo caso ero stato assistito dalla fortuna, poiché, sebbene conoscessi Badia di Tiglieto e le zone circostanti, da questo documento potevo rivivere uno spaccato della vita che vi si svolgeva a metà ottocento. In effetti, in quelle pagine, Padre Palladino descriveva con minuzia di particolari il suo paese, la sua gioventù, la gente, gli studi, i viaggi e tanti episodi di quel periodo.

    Tornato a casa, mi gettai a capofitto nella traduzione del materiale a mia disposizione e confesso che il lavoro mi coinvolse serbandomi piacevoli sorprese. Inoltre, essendo uno studioso dei nativi del Nord America, immaginatevi la gioia nello scoprire e nell’apprendere cose nuove o nel trovare coincidenze con fatti già conosciuti.

    Oltre a Indian and White in the Northwest: A History of Catholicity in Montana, 1831-1891 (1894-1922), Padre Palladino pubblicò le seguenti opere.

    Letter of Rev. F.L. Palladin, in charge of Saint Ignatius Mission (1872)

    The Catholic Church in Montana (1880) 

    Indian education: An impending calamity to the Catholic Indians of Montana (1892)

    May blossoms, or Spiritual flowerets in honor of the Blessed Mother of God (1898)

    How the Flatheads were christianized (1905) 

    Spiritual Flowerettes (1908)

    Mary our mother (1911)

    Founders of the Flathead Mission and some of their successors (1919)

    Historical notes on the Flathead (1919) 

    The Coeur d'Alene Reservation and our friends, the Coeur d’Aleine Indians (1967)

    Anthony Ravalli, S.J: Forty years a missionary in the Rocky Mountains: memoir by Lawrence Benedict Palladino

    RINGRAZIAMENTI

    Desidero ringraziare mia moglie e i miei figli per avermi incoraggiato a questa ricerca. Padre Diego Brunello, S. I., responsabile dell’Archivio della Compagnia di Gesù di Gallarate, +Padre Boschi S. I., +Padre Casassa S. I., Padre Guerello S. I., David Kingma della Jesuit Oregon Province Archives, USA, il prof. Giovanni Meriana, la scrittrice Camilla Salvago Raggi, l’ex sindaco di Tiglieto Michelangelo Pesce, il dott. Francesco Calcagno, lo scrittore Vincenzo Guerrazzi, i sigg. Vittorio e Aldo Laura, la sig.ra Maddalena Principe Canessa pronipote di padre L. Palladino, la sig.ra Norma Statello, l’amico Vincenzo Patrone e il personale della Biblioteca R. Benzi di Voltri.

    AVVERTENZE

    1) La sigla S. J. è sinonimo di Societas Jesus o Compagnia di Gesù.

    2) Si avverte il lettore che i nomi delle tribù indiane che a suo tempo Padre Palladino aveva citato come Flat Heads, Nez Percès, Crows, Flat Bows, Gros Ventres, ecc., e nomi di località come Bitter root, sono stati scritti nella forma che attualmente viene usata negli Stati Uniti: FlatheadNez PercéCrowFlatbowGros Ventre e Bitterroot.

    CAPITOLO I

    P. LORENZO PALLADINO, LA BADIA DI TIGLIETO E I SUOI STUDI

    Padre Lorenzo Palladino nacque a Badia di Tiglieto (GE) il 15

    agosto 1837, ultimo di cinque fratelli, di cui uno sacerdote a Camogli e due sorelle suore. Dopo un’infanzia scapestrata trascorsa nella libertà dei suoi boschi, all’età di quindici anni decise di entrare nel Seminario di Genova. Per motivi di salute, l’anno successivo dovette trasferirsi nel Seminario di Stazzano a pochi chilometri da Serravalle Scrivia, dove prese la decisione di entrare nell’ordine dei Gesuiti e successivamente di aderire alle missioni. Negli anni seguenti, per via dell’espulsione dell’Ordine dei Gesuiti dal Regno di Sardegna, egli dovette proseguire gli studi a Massa, Modena, Verona, Feldkirch (Austria) e Fourvière (Francia). Eletto al sacerdozio il 30 maggio 1863 nella città di Nizza, poco dopo partiva per la Missione di S. Clara vicino a S. Francisco. Dopo aver svolto varie mansioni, il 15 agosto 1867 fu assegnato alla Missione di St.

    Ignatius nel Montana. Da quel giorno, Padre Palladino trascorse cinquant’anni della sua vita nelle Montagne Rocciose senza più fare ritorno in patria e dopo aver ricoperto diversi incarichi, lasciò questo mondo il 19 agosto 1927 al St. Patrick Hospital di Missoula.

    Quando capì che stava morendo, chiese di essere vestito con la sua tonaca, la Veste Nera e di essere steso sul pavimento. Fu sepolto nella Chiesa di S. Francesco Saverio, dove la vecchia campana dedicata in suo onore a S. Lorenzo, annunciò la sua morte e la triste fine di un’era .

    É doveroso sottolineare che Padre Palladino dedicò tutta la vita alla sua primaria vocazione, ma oltre ai meriti di missionario, educatore ed insegnante, va quello di essere stato con molto intuito e intelligenza, il primo a pensare a un libro sulle Missioni Cattoliche nel Far West. Egli, con acume e grande spirito di osservazione, raccolse tutte le testimonianze e i documenti riguardanti le Missioni, condensandole nel libro Indian and White in the Northwest or a History of Catholicity in Montana, dato alle stampe nel 1894.

    Questo corposo volume oltre ad essere un’importante documento sulle missioni cattoliche, è stato ed è ancora un valido testo sullo studio etnoantropologico di varie tribù indiane e testimone dell’arrivo dei primi coloni e cercatori d’oro nel Montana.

    Badia di Tiglieto, il paesino dell’Appennino Ligure dove nacque Padre Palladino, dista circa quaranta chilometri da Genova e una ventina da Ovada; come lo stesso Palladino racconta, il paese è adagiato in una vasta conca circondata da montagne ricoperte di fitti boschi e non facile da raggiungere. La valle è solcata da sud a nord dal fiume Orba o Olba, che nei pressi di Alessandria confluisce poi nel Bormida.

    Già abitata nella preistoria, probabilmente per la ricchezza dei boschi e l’abbondante selvaggina, la località viene citata nell’opera di Paolo Diacono Historia Longobardorum, dove si dice che nel secolo VIII i principi longobardi vi facevano delle battute di caccia in silva quam urbem appellant, cioè nei boschi di Urbe o del fiume Orba come si chiama oggi. Da notare che ancora oggi in dialetto, la zona viene chiamata Urbe.

    Col passare degli anni la vallata venne a far parte di un importante asse viario per i commerci fra il genovesato e la Val Padana, tanto che nel 1120 un gruppo di frati Cistercensi provenienti dalla Borgogna, scelse la piana di Badia per fondare il primo monastero Cistercense in Italia. Non è storicamente accertato, ma pare che fra quei primi monaci vi fosse anche S. Bernardo, fondatore nel 1135, dell’Abbazia di Chiaravalle presso Milano 1.

    Per tutto il medioevo, l’Abbazia crebbe d’importanza, con possedimenti che si estendevano fino ad Albisola e Varazze e avendo come filiazioni, l’Abbazia di Staffarda e di Casanova Torinese.

    Purtroppo, verso la fine del medioevo, l’Abbazia riscontrò un declino, tanto che nel 1442 Papa Eugenio IV la convertì in commenda, situazione che si protrasse fino al 1648. In quell’anno Papa Innocenzo X nominò come commendatario il Cardinale Lorenzo Raggi, che ottenne in seguito il permesso di cederla in enfiteusi perpetua alla propria famiglia che a tutt’oggi ne è proprietaria. Negli ultimi anni, l’ultima erede, la marchesa Camilla Salvago Raggi, d’accordo con

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