De Sancto Nazario: mille anni di una famiglia tra arte, libertá e territorio
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Info su questo ebook
In realtà, in mille anni i Sannazzaro hanno avuto rapporti importanti con almeno quattro imperatori del Sacro Romano Impero (Federico I "il Barbarossa", Federico II, Enrico VII e Venceslao di Boemia) da cui hanno ottenuto importanti concessioni tra il 1163 e il 1395, svolgendo poi ruoli amministrativi, politici, diplomatici e militari di rilievo all'interno del marchesato di Monferrato sotto i Paleologo, nel ducato di Milano con i Visconti e gli Sforza; con i Gonzaga nel ducato di Mantova e Monferrato, e nel regno di Sardegna e Piemonte sotto i Savoia.
I Sannazzaro hanno sostenuto le belle arti dal Quattrocento in avanti, proteggendo artisti di valore tra cui Guglielmo Caccia detto "il Moncalvo", Pier Francesco Guala, i fratelli Paolo Emilio e Rodolfo Morgari; musicisti, attori e interpreti teatrali nel Sette e Ottocento. Non manca un breve ma intenso capitolo dedicato ai Sannazzaro di Napoli e alla figura del grande poeta e umanista Jacopo Sannazzaro.
Il volume raccoglie anche informazioni interessanti, in prevalenza tratte dall'importante archivio di famiglia, sulla vita economica nel Sette e Ottocento in Piemonte, sulle idee filosofiche e politiche – a volte conservatrici ma a volte anche molto liberali – e sulle innovazioni tecniche e ingegneristiche applicate all'agricoltura alla fine dell'Ottocento. Non mancano dettagli ugualmente curiosi e frizzanti sulla vita di corte e sui riti mondani della nobiltà che possono incuriosire e affascinare anche i lettori meno esperti di storia.
Insomma, una famiglia "normale".
Chi fosse interessato alla storia locale e nazionale troverà in questo libro molti elementi inediti sia nella parte dedicata al Medioevo sia in quella dedicata all'Evo Moderno, che contribuiscono alla conoscenza di quella che era la classe dirigente italiana fino al secolo scorso.
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Anteprima del libro
De Sancto Nazario - Giuseppe Sannazzaro Natta di Giarole
Colophon
Tutti i diritti riservati
Copyright ©2015 Gammarò edizioni
http://www.gammaro.eu
ISBN 9788896647219
Titolo originale dell’opera:
De Sancto Nazario
di Giuseppe Sannazzaro natta di Giarole
Collana * Famiglie storiche d'Italia *
diretta da
Vincenzo Gueglio
Prima edizione ottobre 2015
L'autore
Giuseppe Sannazzaro Natta di Giarole
Nato a Genova nel 1962, ha studiato in Gran Bretagna e si è laureato in Economia Monetaria all’Università Bocconi di Milano. Ha lavorato nel mondo della finanza sviluppando importanti progetti industriali e infrastrutturali, viaggiando molto in tutto il mondo, conseguendo risultati di rilievo in Medio Oriente, Cina, Sud-Est Asiatico, Messico, Argentina e Brasile, seguendo anche progetti di startup innovative e nel settore dell’energia rinnovabile.
Pur continuando a perseguire la sua attività professionale, da qualche anno si è trasferito nel castello di famiglia a Giarole, che ha aperto al pubblico e dove segue anche l’attività agricola e turistica. Da qualche anno fa pure parte dell’amministrazione comunale di Giarole.
È sempre stato appassionato di storia, con un particolare interesse per il Medioevo e per l’antichità romana e mediorientale.
Indice generale
Copertina
Premessa
«Per tanti secoli illustre»
Una famiglia, un castello, un archivio
di Giorgio Federico Siboni
Leggende
San Nazario
L'estrema Spagna
I Burgundi e i Franchi
Conti o visconti di Tortona
I Natta e Numa Pompilio
I primi documenti
Il diploma del Barbarossa e il periodo d'oro
Sannazzaro della Ripa tra Pavia, Milano e l'Oltrepò
Sannazzaro di Spagna
Sannazzaro di Napoli
Jacopo
Sannazzaro di Monferrato o di Casale
Dal 1200 al 1500
Sannazzaro in Monferrato ed oltre dal 1500 al 2000
Conti di Giarole e baroni di Ozzano
Conti di Giarole, Signori di Lazzarone e Signori di Valmacca
Dall'Ottocento alla metà del Novecento
Giarole
Chiesa di San Giacomo
Le ultime generazioni
Araldica e titoli nobiliari
Bibliografia
Premessa
A Ranieri, Uberta e Flavia,
che forse si sarebbero annoiati a leggere queste pagine
Ho iniziato a scrivere questa storia un po' per divertimento e un po' per cercare di non dimenticare tante cose che disordinatamente ho letto nel corso degli anni, nel tentativo di darvi una sistemazione logica. Non avevo nessuna pretesa di pubblicazione, mentre ho sempre cercato di capire se i fatti esaminati fossero veri o verificabili. In realtà il motivo principale per iniziare questo lavoro è stato ed è tutt'ora il mio grande amore per la storia, a cui da ragazzo avrei voluto dedicare la mia vita. Purtroppo o per fortuna, i miei genitori insistettero perché io seguissi un corso di laurea completamente diverso, che non ho amato tanto quanto la storia ma che mi ha permesso di viaggiare in quasi tutto il mondo e di conoscere tante storie
, che ho cercato di comprendere e di analizzare e in qualche modo hanno rialimentato il mio vero amore.
Occuparmi della storia di una famiglia, la mia famiglia, è stato un modo per avvicinarmi in punta di piedi alla grande storia, quella che ha fatto il mondo come è oggi. Della storia mi hanno da sempre affascinato i suoi meccanismi e le sue casualità ma anche le sue immagini, i costumi, le espressioni artistiche, gli aspetti economici e le abitudini che cambiano con il tempo, le sue evoluzioni che hanno portato alla nascita delle idee e dei suoi movimenti.
Quando mi è stato proposto di pubblicare questo lavoro non pensavo di trovare tante difficoltà per cercare di rendere comprensibile quello che ormai io avevo imparato a conoscere dall'interno. È stato un lavoro lungo e meticoloso, cercando di verificare dove possibile, tutte le fonti citate. Per questo mi sento di dire senza incertezze che l'amore della verità ha accompagnato la stesura di questo documento nella maniera più rigorosa, utilizzando quando possibile, solo documenti originari o documenti moderni la cui autenticità e serietà fosse verificabile. Pur avendo ricorso in larga parte a documenti di prima mano, soprattutto provenienti dall'archivio di famiglia a Giarole, molte informazioni sono tuttavia tratte da libri, trattati e altri documenti, elencati in appendice alla sezione bibliografia. Alcune di queste fonti sono poco chiare sull'origine dei fatti riportati e alcuni probabilmente di fantasia o, più sovente, erroneamente dedotti. Ho cercato di mettere in evidenza quando queste fonti mi sono sembrate poco attendibili ma ho deciso di eliminare soltanto quei riferimenti evidentemente impossibili o chiaramente sbagliati. Negli altri casi ho preferito lasciarli, specificando la fonte e il loro grado di attendibilità.. Per mia scelta ho preferito non mettere note al testo ma piuttosto di specificare nel testo la loro provenienza e natura. Molti dei documenti citati e utilizzati sono inediti e sconosciuti e questo penso sia il principale punto di interesse del lavoro svolto. È una scelta che ritengo rigorosa sapendo di non avere mai mentito a me stesso e quindi ai lettori. Anzi utilizzando un pizzico di understatement in relazione agli eventi citati.
Il lavoro più grande è stato quello di dare al testo una leggibilità sufficientemente scorrevole cercando di non trasformarla in un lungo elenco di nomi.
Devo ringraziare prima di tutto Giorgio Federico Siboni dell'Università di Milano per il suo appoggio, incoraggiamento e interesse a quanto scritto. Devo poi ringraziare il prof. Emerito Pier Felice Tagliacarne, Università Cattolica di Eichstätt, di Monaco di Baviera ma sannazzarese di origine per avermi aiutato moltissimo sia nell'identificazione di documenti medioevali già pubblicati, sia nella traduzione ed interpretazione di alcuni documenti di archivio. Senza di lui molte informazioni sarebbero state inaccessibili o incomprensibili.
Vorrei ringraziare il mio carissimo amico Giuliano Catanzariti, il cavaliere di Vidini, per aver letto e per aver discusso con me molti dettagli e punti salienti soprattutto del periodo che va dal Settecento al Novecento e per avere contribuito a chiarire ed includere in questo lavoro tanti aspetti artistici non solo di Giarole. Devo soprattutto ringraziare mia moglie Letizia che mi ha spinto ad andare avanti e che ha riletto, commentato e corretto varie versioni del lavoro, esponendo, chiaramente come sempre, il punto di vista di un non addetto
ai lavori. Devo ringraziare mia madre che sicuramente non avrà la forza di leggere questo libro ma che so per certo, sarà felice di saperlo terminato avendo assistito in silenzio a tanti pomeriggi a Genova mentre io scrivevo e correggevo.
La più grande soddisfazione è quella che alcuni dei personaggi, anche solo abbozzati come il magnifico cavaliere Giovanni Antonio di Sannazzaro di Giarole, vissuto a cavallo tra il Quattro e il Cinquecento, Dominus
Corradino forse il vero fondatore del castello di Giarole, il conte Giovanni Battista, diventato per me un piccolo eroe liberale ante litteram, sono oggi dei personaggi reali con cui parlo e discuto, soprattutto su Giarole e sui suoi problemi di tutti i giorni.
Giarole, aprile 2015
Giuseppe Sannazzaro Natta
«Per tanti secoli illustre»¹
Una famiglia, un castello, un archivio
di Giorgio Federico Siboni
A Francesca, qui miscuit utile dulci .
Premessa. «… quelli da santo Nazzaro»²
L'esposizione delle vicende, che sono stato dall'Autore generosamente invitato a prefare, costituisce al presente la più completa e più coerente illustrazione di un passato famigliare complessivo lungo dieci secoli. L'Autore – Giuseppe Sannazzaro Natta di Giarole – legge la storia del suo casato con sensibilità, rispetto e una equilibrata dose di understatement; cosa oggigiorno niente affatto scontata e (ad avviso di chi scrive) assai encomiabile. Non sempre si tratta di un libro di storia
, nel senso più ristretto del termine. Ma un libro di storie. Storie di persone, innanzitutto: uomini e donne. Storie di luoghi e storie del territorio. Storie di carte e di famiglie.
A lungo la comunità degli storici si è vivacemente confrontata con i rappresentati delle scienze sociali, opponendo gli uni agli altri indagini empiriche a modelli generali. Il risultato di questi confronti ha dato origine a conflitti gnoseologici ma anche a contaminazioni interpretative di indubbia utilità. Spicca allora sopra ogni cosa una evidenza: pochi o pochissimi temi hanno esercitato ed esercitano una attenzione tanto foriera di riflessioni – anche non specialistiche – quanto gli studi (e le storie) di famiglia.
Emergono dunque e certamente, in queste pagine, rapporti e strutture del potere. Poiché sarebbe erroneo tralasciare comunque la comprensione della rilevanza assoluta della famiglia come centro propulsore dell'attività locale – fosse essa istituzionale o economica e finanziaria – fra xii e xix secolo. Né va soprattutto dimenticato che, prima di riconoscersi in una identità intimamente personale, l'individuo è stato (nel bene o nel male) espressione di un nucleo famigliare, a tutti i livelli della gerarchia, della natura e dei ruoli sociali. Spiccano tuttavia in queste memorie di famiglia, soprattutto a partire dalla fine dell'Età moderna, i protagonisti di scelte ed esistenze precipue, anche ciò a evidenziare come il singolo, piuttosto che il gruppo-famiglia, divenga passo dopo passo il soggetto – anche per sé stesso – delle strategie organizzative del casato.
Guidati con discrezione dalla mano gentile dell'Autore (e da un tocco di autentico wit), si giunge alla contemporaneità dei Sannazzaro Natta di Giarole con la confortante impressione di avere osservato non una galleria di ritratti nella loro rigida ufficialità, quanto piuttosto un lignaggio emblematico, nella sua natura, dei mutamenti epocali e delle inossidabili persistenze che liberano e legano i componenti di una stessa parentela.
I. L'esultante di castella e vigne suol d'Aleramo
³
Se almeno in senso geografico, la regione fisica del Monferrato, si può grosso modo riconoscere nell'altopiano collinoso che avanza dall'Appennino ligure verso la valle del fiume Po, spingendosi fra la pianura cuneese e quella alessandrina; dal punto di vista storico riesce difficile fissarne i confini, forse perché nel volgere dal Medioevo all'Età moderna, essi subirono forti variazioni. Non pare quindi fuori luogo – trattando di una famiglia i cui rami scesero (e poi tornarono) nell'ambito territoriale del Basso Monferrato – ripercorrere, almeno per sommi capi, le vicende generali di queste terre, feraci di buoni vini
, costituite in prevalenza dal panoramico alternarsi di dorsali diramate, pianure, piccoli contrafforti e poggi⁴.
Il marchesato si costituì fra la fine del x secolo e il principio del secolo xi, in seguito allo smembramento della marca di Aleramo, epico capostipite della dinastia che da lui prese il nome, sorta di Abramo della discendenza monferrina⁵.
Gli Aleramici riuscirono a conservare il piccolo Stato agricolo-feudale, malgrado le continue dispute con Asti, Alessandria e Vercelli. Dal 1305 il potere passò alla dinastia dei Paleologhi, che lo tennero sino al 1533. In tale periodo di tempo, caratterizzato dalle lotte contro i Savoia e i Visconti – ambedue in ripetuti contrasti poiché in continua, aperta espansione verso il territorio piemontese – il marchesato si salvò destreggiandosi fra i due rivali: nel 1345 si estese ad Acqui, nel 1369 ad Alba, nel 1404 a Casale. Invaso quindi da Amedeo viii di Savoia nel 1431-'35, riuscì a mantenersi in essere grazie alla protezione dell'Impero e della Francia.
La vita autonoma del marchesato cessò con l'estinzione della dinastia dei Paleologhi. Se ne disputarono il possesso Federico ii di Mantova e Carlo ii di Savoia. Come noto la controversia si risolse con l'arbitrato imperiale a favore del primo dei due pretendenti. Di fatto i Gonzaga presero possesso del marchesato solo nel 1559, dopo cioè che l'annoso confronto tra Francia e Spagna si consumasse anche fra le pieghe del Monferrato. La signoria gonzaghesca segnò tuttavia anche il principio del crepuscolo politico – se non necessariamente di quello economico e artistico – per il territorio di recente acquisizione, seppure Guglielmo Gonzaga riuscisse a ottenere l'erezione del marchesato in ducato a partire dal 1575⁶.
Né si esaurirono le pressioni dei Savoia, fra il 1612 e il 1627, con l'attribuzione a Carlo Emanuele i di vari territori (tra questi Alba e Trino, agli opposti del ducato) per effetto degli accordi di chiusura delle ostilità. Gli ambigui equilibri di alleanze, sostenuti dalla dinastia dei Gonzaga-Nevers – subentrati non senza una guerra di successione alla dinastia principale – comportarono nel 1681 la vendita della cittadella di Casale a Luigi XIV e la custodia francese del ducato. Con la condanna per fellonia di Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers, Mantova tornava per devoluzione diretta all'Impero e il Monferrato veniva infine assegnato a Vittorio Amedeo ii nel 1708, a coronamento di una politica espansionista da tempo fortemente diretta dai Savoia verso occidente. Da allora in seguito il Monferrato seguì le sorti del Piemonte-Sardegna⁷.
II. Una famiglia
Quanto più antica si presuppone una famiglia, tanto più difficile è trovar il suo principio. […] Seneca in un luogo dice, che tutti i servi nascono da Re, et tutti i Re vengono da servi, et che la fortuna, et longhezza de tempi hanno mescolato, et messo sottosopra ogni cosa. Io ho avuto molta difficoltà a trovar nel mondo famiglie illustri, che potessero verificar la discendenza loro per trecento anni, et ne ho trovate pochissime che giungessero a seicento⁸.
Come si è detto, nel caso dei Sannazzaro Natta, mille anni sono storicamente e genealogicamente riempiti, se non con integrale totalità, indubbiamente in modo sostanziale ed esauriente e sono altrettanto sovente dieci secoli fuor d'ogni dubbio illustri
⁹.
Non è questo il luogo, né dello scrivente è il compito, per ripercorrere l'intera discendenza del casato. L'Autore in questo senso ha fornito a chi leggerà più che una mappa parentale di grande suggestione. Vi sono tuttavia alcuni elementi che desidero richiamare già in via preliminare all'attenzione del lettore, servendomi nell'esattezza del volume di cui questo breve saggio costituisce solo una introduzione.
Trattone i particolari leggendari, così come le ragionevoli ipotesi di provenienza, è pacifico per lo storico porre il terminus a quo dell'intera vicenda famigliare dei Sannazzaro con il documento del 1163, dato a Pavia dall'imperatore Federico Barbarossa¹⁰. Se la lettura documentarista del diploma sembrerebbe individuare