i santi del messalino. Santa Monica.: La vita. Il messaggio
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Il libro – dal formato piccolo e pratico, con un prezzo contenuto – sulla base della fonte autorevole delle Confessioni di sant’Agostino (figlio di santa Monica), presenta un agile profilo biografico di Monica, che permette di conoscerla come sposa e come madre per poi trarre da questo ritratto il messaggio che con la sua vita ha dato e scoprirla innanzitutto e soprattutto come donna di preghiera. La preghiera infatti è la costante della sua vita ed è quello che ancora oggi le permette di parlare a tutti: questa donna ha intessuto i suoi giorni in un dialogo ininterrotto con Dio, è questo il suo “segreto”, la fonte inesauribile della sua forza.
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Anteprima del libro
i santi del messalino. Santa Monica. - padre Remo Piccolomini
PRIMA PARTE
La VIta
Dipinto. Primo piano di santa Monica, a sinistra e sant’Agostino in abiti episcopali e con una lunga barba bianca a destra.Le fonti
Lo studio delle fonti è di assoluta importanza: senza di esse, le sorgenti, non avremmo l’acqua per la vita. La biografia di un personaggio è essenzialmente legata alle fonti, cioè alle notizie su di lui. La prima cosa da fare, per chi vuole scrivere una biografia, è trovare notizie certe sulla vita della persona della quale si vuole scrivere. Per quanto riguarda Monica non dobbiamo cercare molto, perché quello che possiamo sapere di lei ce lo racconta il figlio Agostino: la prima fonte la troviamo nelle Confessioni, pubblicate verso l’anno 400, quando Agostino era vescovo già da cinque anni; altre notizie le ricaviamo dai Dialoghi. Qualche altra informazione, ma si tratta di molto poco, la troviamo in altre opere.
Il libro delle Confessioni è la più nota delle tante opere scritte da Agostino; nella prima parte di questo scritto, egli parla della propria vita dalla nascita alla conversione, fino alla morte di Monica. In conclusione, poi, sente il dovere di erigere un vero e proprio monumento alla madre per le future generazioni: perché a lei egli deve tutto ciò che è.
Le Confessioni sono un’autobiografia particolare perché l’autore non narra tutto della propria vita, ma solo quel che serve allo scopo per cui l’ha scritta: lodare Dio per le grandi opere compiute in lui e, nello stesso tempo, invitare i suoi lettori a unire la loro voce alla sua per irrobustire il canto di lode a Dio. Tuttavia, ciò che Agostino non vuole proprio escludere sono le notizie su sua madre Monica: «Tralascio molti avvenimenti per la molta fretta che mi pervade. […] Ma non tralascio i molti pensieri che partorisce la mia anima al ricordo di quella Tua serva, che mi partorì con la carne a questa vita temporale e col cuore alla vita eterna» (Confessioni IX, 8, 17).
Altre notizie su Monica ci vengono date nei Dialoghi, libri che Agostino scrisse a Cassiciaco, in Brianza, dove si recò, insieme a una comitiva di amici, per prepararsi al Battesimo. Altri documenti al di fuori di quelli di Agostino non esistono.
L’ambiente
La Numidia Proconsolare, al tempo di Monica, era costituita dall’attuale Tunisia e da parte dell’Algeria; nella fascia costiera si affacciava sul Mediterraneo e si estendeva, nell’immediato entroterra, fino al Sahara. In Africa, quindi, si trovano le città che ci interessano per ricostruire la vita di Monica e di Agostino, cioè Utica, Ippo Regia, Calama, Cartagine e, verso l’interno, Tagaste e Madaura.
Si dice che ogni uomo è figlio del proprio tempo e della propria terra: Monica e Agostino, africani di sangue, romani di cultura, legati alla loro patria, terminato il loro compito in Italia, si affrettano a tornare in Africa, a Tagaste, cittadina dell’Africa settentrionale, nella Numidia orientale, situata là dove sorge Souk-Aharas. Quando nell’anno 331 nasce Monica, Tagaste esisteva da circa trecento anni.
La famiglia e l’educazione
La famiglia di Monica apparteneva, diremmo oggi, alla classe borghese; non si poteva permettere lussi, però in famiglia non mancava nulla; aveva beni immobili (terreni, vigne) e servi in casa.
Sotto l’aspetto religioso era una casa di credenti
, tutti «membri vivi della Chiesa», come li definisce Agostino. Quindi una famiglia che viveva in seno alla comunità cristiana, partecipava con assiduità al sacrificio della Messa domenicale, all’Eucaristia e all’ascolto della Parola di Dio, impegnata nell’esercizio della carità verso i poveri. Del resto, non si può essere membro vivo della Chiesa
, se non c’è a testimonianza una vita al servizio dei poveri di Dio.
Monica apparteneva dunque a una famiglia cristiana, nella quale si respirava l’amore con tutti, anche con i servi: lei porterà questo amore come dote anche nella casa del marito Patrizio. Il suo comportamento, paziente e virtuoso, le farà meritare rispetto e ammirazione.
Monica aveva sicuramente delle sorelle, ma di loro non sappiamo nulla, tranne l’espressione di Agostino che le chiama figliole dei padroni, cioè dei genitori (Confessioni IX, 9, 17). Non è noto, però, se avesse anche fratelli.
Alla scuola della famiglia, con l’aiuto delle premure e l’affetto, seppur servile, di un’anziana domestica, il carattere di Monica si modella, si sviluppa e si consolida. L’efficacia di questa educazione risulta dal fatto che la severità, se si vogliono ottenere risultati apprezzabili, deve essere temperata dall’amore. L’anziana serva era in casa da tanti anni, aveva tenuto in braccio perfino il padre di Monica, ed era diventata una di famiglia, amata e stimata da tutti senza eccezioni. La serietà, la diligenza, l’amore per lo svolgimento dei propri compiti le aveva guadagnato non poco rispetto da parte dei padroni di quella casa; le viene quindi affidata l’educazione delle figliuole dei padroni, cui attende con rigore nel punire e piena di buon senso