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Divo Sole: La teurgia solare dell'alchimia
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E-book372 pagine3 ore

Divo Sole: La teurgia solare dell'alchimia

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Il Sole non è un’idea né il semplice oggetto di una credenza, ma una realtà dai molteplici aspetti, soprattutto nei suoi effetti. Nei suoi raggi luminosi vi è la fonte di ogni azione fisica e chimica e di tutti i fenomeni cosmici e spirituali: la luce vitalizza e scompiglia, dà la vita e provoca la morte. Il Sole, “fuoco intelligente”, nel mondo grecoromano viene considerato un principio cosmico, un’idea. Per Platone, ad esempio, è l’immagine del Bene, quale si manifesta nella sfera delle cose visibili, per gli Orfici è l’intelligenza del mondo. Ed è, inoltre, fondamentale nel processo alchemico. L’essenza dell’alchimia consiste, infatti, nell’attrarre e condensare dai raggi solari, tramite un corpo materiale accuratamente preparato, che funge da magnete, un fluido proteiforme, conosciuto dai più come Spirito Universale, e nel corporificarlo, cioè nel renderlo visibile e afferrabile. Questo, una volta catturato, viene definito mercurio filosofico; sottoposto a una cottura graduale, conduce alla Pietra filosofale, la quale apre le porte di un insieme di sconosciute scienze che convergono tutte verso l’Assoluto. Il saggio di Alessandro Boella e Antonella Galli ripercorre e analizza la tradizione solare, che è la tradizione primordiale dell’umanità, servendosi di un insieme di fonti referenziate – orali e manoscritte, sempre e comunque sottoposte al vaglio dell’esperienza – e di archivi, con l’obiettivo di aiutare il lettore ad accedere a una visione d’insieme di dottrine e di prassi per lo più sconosciute e di difficile comprensione, o delle quali sono state fornite interpretazioni interessanti ma soggettive.
LinguaItaliano
Data di uscita21 gen 2014
ISBN9788827223888
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    Divo Sole - Edizioni Mediterranee

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    DIVO SOLE

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    La teurgia solare dell’alchimia

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    A cura di

    Alessandro Boella e Antonella Galli

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    Copyright

    DIVO SOLE - La teurgia solare dell’alchimia

    A cura di Alessandro Boella e Antonella Galli

    ISBN 978-88-272-2427-4

    Prima edizione digitale 2014

    © Copyright 2014 by Edizioni Mediterranee

    Via Flaminia, 109 - 00196 Roma

    www.edizionimediterranee.net

    Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma

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    «Liquefacendo l’etere divino, che prima era immobile, mostrò agli dei Oro, bellissimo a vedersi, che ora chiamano Fanes e Dioniso».

    (Macrobio, Saturnali, I, 18, 12)

    «Humboldt, saggio maestro, lo aveva detto tanto tempo fa: la gente prima nega una cosa, poi la svilisce, poi decide che la si sapeva già da tempo».

    (Giorgio de Santillana, prefazione a Il mulino di Amleto, Adelphi, Milano, 1983, p. 20)

    Introduzione. Se più non raggia il Sol...

    ¹

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    «Se qualcuno mi chiedesse se è nella mia natura venerare il Sole, risponderei: assolutamente sì! Il Sole infatti è la rivelazione dell’Altissimo, forse la più potente che sia concesso percepire ai figli della Terra. In lui adoro la luce e la potenza creatrice di Dio, in virtù della quale noi, e con noi tutte le piante e gli animali, viviamo, ci muoviamo e siamo».

    Johann Wolfgang von Goethe ²

    Quest’opera è semplicemente l’esposizione di una Tradizione, supportata da un insieme di fonti referenziate, come si addice all’epoca in cui viviamo, tanto assetata di informazioni e dimostrazioni.

    Non facciamo quindi che adempiere a un mandato, con i mezzi che abbiamo a nostra disposizione: questa è la ragione per la quale non ci riteniamo a pieno titolo autori di quest’opera, ma semplici curatori, nel senso di coloro che curano con amore e immensa riconoscenza il dono ricevuto, e cercano di aiutare altri ad accedervi.

    Non ci interessa formulare un nostro sistema personale: desideriamo semplicemente stabilire una continuità con la rivelazione perenne ed eterna. Il contesto storico di una rivelazione ha sempre un valore limitato, poiché il momento storico non è che una veste atta a presentare, nel linguaggio appropriato all’epoca e al luogo, un messaggio senza tempo.

    Nel corso delle nostre più che trentennali ricerche su ciò che resta della Tradizione ermetica occidentale, abbiamo più volte avuto l’onore e l’onere di ricevere insegnamenti dottrinali e operativi da fonti accreditate, da noi sempre e comunque sottoposti al vaglio dell’esperienza, e riservati archivi ci hanno aperto le loro porte. Queste fonti orali e manoscritte sono state le ispiratrici del nostro lavoro.

    Pur non avendo ricevuto dai nostri referenti un vero e proprio incoraggiamento alla pubblicazione di alcuni risultati delle nostre ricerche, ma obbedendo soprattutto a un forte e provato impulso interiore, e coscienti delle condizioni attuali, mettiamo a disposizione tali risultati.

    Ci è stato consigliato di scrivere liberamente di ogni cosa di cui avessimo potuto trovare riferimenti scritti. Così abbiamo fatto, operando necessariamente una scelta tra le fonti disponibili. Insomma, nessun inutile sfoggio di erudizione, ma dei supporti che possano, ci auguriamo efficacemente, aiutare il lettore ad accedere a una visione d’insieme di dottrine e di prassi per lo più sconosciute e di difficile comprensione, o delle quali sono state fornite interpretazioni interessanti ma soggettive.

    Non facciamo quindi che conformarci alla consuetudine tradizionale di riportare passi dei nostri illustri predecessori nell’aurea catena ermetica, seguendo intenzionalmente un ordine non lineare.

    Le informazioni necessarie a una conoscenza esauriente dell’alchimia solare³ sono state da noi fornite in questo libro, ma alcune di esse sono disseminate in più capitoli, non per aumentare le difficoltà del lettore, ma per necessità, poiché alcuni soggetti sono trattati in più capitoli.

    Abbiamo inoltre dato un ordine legato ai contenuti dottrinali piuttosto che un ordine cronologico. Inoltre, non intendendo dare all’opera una struttura rigida che avrebbe ucciso la vitalità dei contenuti, abbiamo optato per un metodo circolare che segua analogicamente la forma dell’ouroboros, il serpente alchimico che si morde la coda.

    Esiste una relazione fra Dio, l’uomo e l’universo, relazione che non è impossibile né difficile indagare o realizzare. Se sorgono delle difficoltà, queste provengono sempre e solo dal dubbio, dalla mancanza di fede, dall’orgoglio.

    Scopo dell’uomo durante la sua vita mortale è intensificare l’irraggiamento dell’elemento divino in lui. Dal successo dei suoi sforzi dipenderà la sua condizione in un’altra esistenza.

    L’ermetista Karl von Eckartshausen (1752-1803) si chiedeva se il mondo attuale, con tutte le sue imperfezioni, non sia il risultato del predominio della sostanza Terra sulla sostanza Sole; se così fosse, si potrebbe ristabilire la perfezione ritornando a un rapporto proporzionale fra i due elementi⁴.

    Già Marsilio Ficino (1433-1499), nel libro III del De triplici vita, dichiarava, in consonanza con gli astrologi arabi, che la specie umana è di natura solare.

    È necessario affermare che il Sole non è un’idea né il semplice oggetto di una credenza, ma una realtà dai molteplici aspetti, soprattutto nei suoi effetti. Nei suoi raggi luminosi vi è la fonte di ogni azione fisica e chimica e di tutti i fenomeni cosmici e spirituali: la luce vitalizza e scompiglia, dà la vita e provoca la morte.

    Mircea Eliade⁵ ha esposto magistralmente quale sia stato il processo degenerativo della trasformazione del mito solare in idea: «Soltanto in Egitto, in Asia e nell’Europa arcaica, quello che si chiama culto del Sole ha goduto di un favore tale da divenire in certe occasioni, per esempio in Egitto, vera preponderanza. Se consideriamo che, oltre Atlantico, il culto del Sole si è sviluppato unicamente nel Per´u e nel Messico, cioè fra i soli popoli americani [...] che abbiano raggiunto un’autentica organizzazione politica, non si può non riconoscere una certa concordanza fra la supremazia delle ierofanie⁶ solari e i destini storici. Si direbbe che il Sole predomina dove, grazie ai re, agli eroi, agli imperi, la storia è in cammino».

    Bisogna tuttavia tener presente che, «diversamente dalle altre ierofanie cosmiche, come la Luna o le Acque, la sacralità espressa dalle ierofanie solari non sempre è trasparente per lo spirito occidentale moderno. O più esattamente, quel che rimane trasparente, e quindi facilmente accessibile allo spirito moderno nella ierofania solare, è di solito soltanto il residuo di un lungo processo di erosione razionalistica, residuo giunto fino a noi, a nostra insaputa, per il tramite del linguaggio, del costume e della cultura.

    Il Sole ha finito col diventare uno dei luoghi comuni dell’esperienza religiosa indistinta, appunto nella misura in cui il simbolismo solare si è ridotto a strumento banale di automatismi e di frasi fatte. [...] Ci basti rilevare un fatto: l’orientamento dell’attività mentale, da Aristotele in poi, ha contribuito in gran parte a smussare la nostra ricettività rispetto alla totalità delle ierofanie solari».

    Resta il fatto che sovente il simbolismo solare è il risultato di deduzioni razionali. «Questo non significa – precisa Eliade – che qualsiasi elemento razionale delle ierofanie solari debba essere tardo o artificiale. Abbiamo avuto occasione di vedere che la ragione non mancava nelle ierofanie più arcaiche, che l’esperienza religiosa non è incompatibile a priori con l’intelligibilità. Quel che è tardo e artificiale, è il primato esclusivo della ragione.

    [...] Le ierofanie arcaiche del Sole offrono, da questo punto di vista, un ottimo esempio. Come vedremo, rivelano una certa intelligenza globale del reale, senza mancar di rivelare, contemporaneamente, una struttura coerente e intelligibile del sacro. Ma questa intelligibilità non può ridursi a una serie di verità razionali evidenti, e a un’esperienza non ierofanica».

    Eliade infine insiste «sull’affinità della teologia solare con le classi elevate, siano sovrani, eroi, iniziati o filosofi. Diversamente dalle altre ierofanie cosmiche, le ierofanie solari tendono a diventare privilegio di ambienti chiusi, di una minoranza di eletti; e questo incoraggia e affretta il loro processo di razionalizzazione. Assimilato al fuoco intelligente, il Sole diventa alla lunga, nel mondo greco-romano, un principio cosmico; da ierofania si trasforma in idea, con un processo analogo, del resto, a quello subito da parecchi dei iranici. [...] Eraclito già sapeva che il Sole è nuovo ogni giorno. Per Platone, è l’immagine del Bene, quale si manifesta nella sfera delle cose visibili⁷; per gli Orfici è l’intelligenza del mondo. La razionalizzazione progredisce a pari col sincretismo. Macrobio⁸ riconduce al culto solare tutta la teologia⁹, e identifica nel Sole: Apollo¹⁰, Liber-Dionysos, Marte, Mercurio¹¹, Esculapio, Ercole¹², Serapide, Osiride, Horus, Adone, Nemesi, Pan, Saturno, Adad e perfino Jupiter. L’imperatore Giuliano, nel suo trattato Intorno al Sole Re, Proclo, nel suo Inno al Sole, danno una valorizzazione sincretista-razionalista dell’astro.

    [...] Questi ultimi omaggi al Sole, nel crepuscolo dell’Antichità, non sono del tutto privi di significato; palinsesti che permettono ancora di decifrare, sotto la nuova scrittura, le vestigia delle ierofanie autentiche, arcaiche. [...] Ma in generale vi troviamo ormai soltanto una pallida immagine di quanto significavano un tempo le ierofanie solari; pallida immagine che ci giunge sempre più scolorata dal razionalismo. Gli ultimi arrivati fra gli eletti, i filosofi, sono così riusciti a desacralizzare una delle più potenti ierofanie cosmiche» ¹³.

    L’epoca moderna fu inaugurata dalla grande riforma solare di Niccolò Copernico (1473-1543)¹⁴, che non toccò soltanto l’ambito astronomico o religioso, ma anche quello medico. Quale novello Asclepio, Copernico ridusse la medicina al problema di Archimede, al quale si riferisce il celeberrimo detto: «Datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo»¹⁵.

    Per Copernico, il punto di appoggio per muovere la Terra, sul quale si fonda anche la sua medicina, è il Sole. Data la natura refrattaria e indocile del male, il rimedio che deve muovere questa materia refrattaria consiste in una solarizzazione della personalità, o, in altri termini, nel centrare la personalità sul Sole interiore, il che ottiene straordinari effetti sulla salute fisica e psichica.

    La fonte di queste dottrine si trova negli scritti di Marsilio Ficino, soprattutto nei trattati De triplici vita (e in particolare nel De vita cœlitus comparanda), De sole, De lumine, la cui origine è negli scritti ermetici come il Pimandro e l’Asclepio¹⁶.

    La dottrina eliocentrica, abbozzata da Pitagora e Filolao e avversata per tutto il Medioevo, è riscoperta da Nicolò Copernico, che si riferisce apertamente a Ermete Trismegisto¹⁷. Giordano Bruno (1548-1600) considererà la teoria copernicana come un chiaro segno del ritorno alla magia ermetica solare, quale era stata espressa da Ficino.

    Fatto sconosciuto ai più, Niccolò Copernico fu anche il protettore di Alexander von Suchten (1520 ca.-1590 ca.), alchimista tedesco discepolo di Paracelso (1493-1541) i cui scritti sono alla base di tutto il corpus alchimico europeo ulteriore¹⁸. Egli applicò il principio solare alla cura delle malattie nello stesso senso ermetico in cui lo intendeva Copernico, come vedremo in seguito.

    Anche il nostro Giovanbattista Vico (1668-1744) specificò che «le stelle non raggiano a sufficienza quella virtù che permette di regolare e di dominare i sensi; in questo sta la decadenza del mondo». Le stelle sono viste dal Vico come «sostentatrici della vita intera del cosmo e non del solo pensiero».

    «Il puro pensiero non basta – continua Vico – è necessaria una modificazione della condizione cosmica, l’intensificazione della luce diretta anzi che di quella riflessa, sì che essa con l’accrescersi dello spirito vitale possa riportare a quella pace colla natura» che contiene in sé «la più profonda e vera conoscenza, nonostante la apparente ignoranza degli uomini. Non vi sarà salvezza per l’uomo se non da una modificazione della sua situazione strutturale, e cioè da una migliore e più diretta comunicazione stellare, che porti a una modificazione dello stesso presentarsi della vita, capace di saldare l’intelligenza entro gli spiriti vitali»¹⁹.

    L’irraggiamento stellare deve essere quindi intensificato per ristabilire l’equilibrio fra l’elemento Sole, catalizzatore e filtro di tutti gli influssi stellari, e l’elemento Terra, restituendo così all’uomo la sua giusta posizione nell’universo. Questo darebbe l’opportunità a ogni individuo motivato di poter assorbire la luce vitale secondo le proprie capacità, e grazie a ciò, di conquistare l’accesso alla vita eterna, intesa quale continuità di coscienza²⁰.

    Effettivamente, nella Tradizione ermetico-alchimica, colui che beve l’Elisir (cioè etere condensato) partecipa del re celeste [il Sole], ne è impregnato, trasformato, la sua natura spirituale prende il sopravvento, ed egli riceve l’ispirazione divina e tutti i poteri.

    Secondo questi insegnamenti, lo spazio è pieno di una sostanza estremamente sottile, l’etere, composto da una combinazione di quegli atomi-cellule più rarefatti e impalpabili contenuti nella Luce primordiale. Tuttavia l’etere è una sostanza più densa e grossolana della luce. Esso agisce come veicolo di luce, calore, colore e suono, in uno stato incessante di radiazione e vibrazione. Quando la luce del Sole cade sulle onde eteriche ne altera la forma, come un raggio di luce che cade su di un prisma. I raggi che passano per lo spazio pieno di etere dell’universo sono rallentati, e il loro calore è reso meno potente. Ognuno di essi svolge un suo specifico lavoro nel proprio corso di evoluzione, compiuto il quale ritorna alla Sorgente Centrale o monade perfetta.

    I raggi del Sole sono il Sole stesso in radiazione inseparabile. Ognuno di essi contiene gli stessi elementi generati dal Sole: ma oltre ai gas e agli elementi chimici esistono altre componenti trasmesse alla nostra atmosfera dalle correnti eteriche, come la vitalità, la fertilità e altre innumerevoli potenzialità che l’umanità attuale non ha ancora imparato a distinguere.

    Ogni molecola del nostro essere (spirituale, psichico, mentale e fisico) è il prodotto di un raggio luminoso del Sole che, con il concorso di altri raggi che hanno formato molte diverse combinazioni, costituisce il complesso organismo umano. Nelle profondità dell’essere umano alberga un raggio di luce che è Dio in diffusione, proprio come un raggio di luce fisica è il Sole in radiazione. Quel raggio di luce è il suo spirito, l’essere divino destinato a ritornare a Dio, centro dell’Essere.

    L’uomo attuale è come un diamante che racchiude in sé un raggio solare. Un raggio luminoso, dal momento in cui è emanato dal Sole fino al punto più lontano del suo viaggio lungo l’universo, è inseparabile dal Sole, non fa parte di un solo piano, ma di tutti i piani della coscienza e dell’essere, e contiene in sé tutte le proprietà del Sole, proprietà non solo fisiche, ma anche psichiche, mentali e spirituali.

    Nel XIX secolo, diversi ermetisti europei seguirono con estremo interesse gli esperimenti sulla luce solare condotti dallo scienziato e filosofo americano John William Draper (1811-1882), il quale dichiarava apertamente che i raggi solari posseggono realmente molti dei poteri leggendariamente attribuiti un tempo alla polvere di proiezione e alla Pietra dei Filosofi²¹. Questi esperimenti segnalavano un’importante presa di coscienza da parte del mondo scientifico, che in seguito deviò verso altre direzioni.

    Nel 1901 vi fu addirittura una parziale rivelazione di queste conoscenze, in forma semplificata, senza riferimenti diretti alla Tradizione alchimica, con la pubblicazione a New York di un romanzo dal titolo Liquido dai raggi solari, la cui seconda edizione, nel 1906, aveva un titolo più esplicativo: Don Miguel Lehumada scopritore del liquido estratto dai raggi solari. Un romanzo occulto ambientato in Messico e negli Stati Uniti²².

    L’autrice, Sue Greenleaf, dichiara di averlo scritto nel 1899 a Saltillo, Messico. La storia è ambientata nel futuro, e precisamente nel 2050 a Chihuahua, ove Miguel Lehumada, scienziato e governatore dello Stato omonimo, e il suo amico don Guillermo Gonzales, scoprono un modo per estrarre, tramite un certo strumento, l’umidità dai raggi solari e poi condensarla in un liquido.

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    Frontespizio del romanzo di Sue Greenleaf Don Miguel Lehumada, New York, 1906.

    Questo fluido, che essi chiamano fluido della memoria, ha molte stupefacenti virtù: elimina il male e la malattia, rende perfetta la memoria, perfino quella di precedenti incarnazioni, distrugge le componenti maligne nella personalità, conserva i cadaveri, può essere usato per illuminare e per riscaldare; se inalato, induce uno stato catalettico, alla fine del quale si ricordano strane e meravigliose esperienze vissute nel passato, ecc.

    Inutile dire quanto questo liquido ricordi lo Spirito Universale corporificato degli alchimisti.

    Avere un concetto errato dell’alchimia è cosa comune e molto facile, dovuta generalmente, come specifica a ragione il moderno alchimista Bernard Husson, alla considerazione esclusiva di una delle applicazioni conosciute della Pietra filosofale, a scapito delle altre²³.

    Troppo spesso la vastità della Tradizione alchimica e delle sue applicazioni è stata confinata nei limiti angusti che le sono stati assegnati da menti limitate che non possono ritrovare in ciò che studiano che quello che già conoscono; ma l’alchimia «è la scienza complessiva delle trasmutazioni fisiche, biologiche, psichiche e spirituali, e comprende tutti i regni dell’unica sostanza»²⁴.

    L’essenza dell’alchimia consiste, infatti, nell’attrarre e condensare dai raggi solari, tramite un corpo materiale accuratamente preparato, che funge da magnete²⁵, un fluido proteiforme, conosciuto dai più come Spirito Universale, e nel corporificarlo, cioè nel renderlo visibile e afferrabile. Questo, una volta catturato, viene definito mercurio filosofico²⁶; sottoposto a una cottura graduale, conduce alla Pietra filosofale²⁷, la quale apre le porte di un insieme di sconosciute scienze che convergono tutte verso l’Assoluto.

    Nel processo alchimico «i mutamenti subiti dal soggetto messo all’opera sono attribuiti a interventi di energie esterne, astrali e cosmiche, di natura sottile cioè impercettibile ai sensi, nel loro stato libero, eventualmente gerarchizzate e riducibili infine alla loro sommità a un agente unico definito – appunto – Spirito Universale», la cui corporificazione ed esaltazione lo rendono atto all’uso scelto dall’Adepto: terapeutico, metallico, magico, sapienziale ²⁸.

    La pratica alchimica consiste nell’impiego dell’influsso astrale e celeste o Spirito Universale, che secondo la terminologia scientifica moderna corrisponde all’irraggiamento cosmico²⁹, effettuato «manipolando certe sostanze minerali, metalliche e saline, che servono da veicolo, da magnete e da accumulatore a questo spirito, senza tuttavia fargli perdere il suo carattere indeterminato»³⁰.

    Scrive Fulcanelli: «[...] L’energia dello Spirito Universale ha la propria segnatura nella spada, e la spada corrisponde al Sole, in quanto animatore e modificatore perpetuo di tutte le sostanze corporali. Esso è l’unico agente delle metamorfosi successive della materia originaria, soggetto e fondamento del Magistero. Grazie a esso il mercurio si trasforma in zolfo, lo zolfo in Elisir, l’Elisir in Medicina, che riceve il nome di Corona del saggio» ³¹.

    La ricerca dei mezzi atti a permettere il raggiungimento di questo nobile scopo è febbrile, ma «si cerca dappertutto, tranne nell’insegnamento del passato, ove si può trovare la chiave, o almeno l’indicazione che possa condurre verso la chiave della Tradizione per guidare il pensiero nuovo»³². L’avvalersi del passato per migliorare il presente, invece, è la realizzazione di tutte le possibilità.

    Ma è necessario tenere presente che «ogni evoluzione è una trasmutazione; e affinché una forma qualunque sia trasmutata, è assolutamente necessario che vi sia dapprima la distruzione di questa forma; poi un lavoro effettuato all’interno del caos prodotto, che separi il puro spirituale dall’impuro materiale; e infine la formazione di una cosa nuova, aggregazione del puro separato che manifesterà la natura dell’essere in questione a una potenza di perfezione superiore alla precedente; cioè trasmutazione della vecchia forma in una nuova. Un ciclo evolutivo si sarà compiuto. [...] L’umanità presenta attualmente la realizzazione di un tale ciclo; avete visto la distruzione generale della forma attuale di questa umanità alla quale apparteniamo [...] non inganniamoci, è la soluzione salina che dovrà presto cristallizzarsi nuovamente, che dovrà assumere una nuova forma [...] forse il puro si fisserà e assumerà la nuova forma in ciò che meno sospettate»³³.

    Questo processo di rivelazione continua ininterrotto, secondo vari gradi, ed è segno di un’evoluzione che può apparirci incomprensibile; e se «alla primitiva verità dell’interpretazione panteistica dell’essere, della materia, del cosmo, della vita, andò subentrando una concezione apparentemente più ristretta, artificiosa e convenzionale, tanto da farci ritenere che la stessa scienza materialistica dei secoli XVIII e XIX fosse una involuzione vera e propria, ciò potrebbe essere dovuto invece al crearsi di uno stato psichico necessario per il formarsi, l’arricchirsi e il perfezionarsi di quegli strumenti della conoscenza» costituenti «gli indispensabili mezzi e strumenti fautori di ulteriori più perfette fasi della vita dello spirito (collettivo) umano». Perciò «anche i periodici ritorni all’interpretazione materialistica della vita hanno una loro, a noi ignota, utilità, come nella vita vegetale, per esempio, hanno le alternanze annuali della vita entro il terreno (semi, radici) con quella che si svolge esternamente al terreno stesso (pianta adulta)³⁴.

    La pressante domanda energetica attuale è la nuova forma di necessità dell’umanità, una necessità non solo materiale, ma più complessa e profonda, e di cui essa prende dolorosamente coscienza ogni giorno di più.

    Questa fa sì che l’essere umano rialzi nuovamente gli occhi verso il Sole, riconsiderando il valore del sublime astro nei suoi molteplici aspetti e i preziosi e infiniti doni che può elargire all’umanità.

    Questo nuovo e inatteso punto di partenza, le cui basi sono proprio nelle aspettative legate a una necessità dell’umanità nel suo insieme, al di là di ogni differenza, diventa fattore di unione, poiché non si basa su ideologie, ma su necessità comuni e reali.

    Le società tradizionali rendevano omaggio al Sole in quanto unica fonte di energia che nutre e unisce ogni forma di vita. Ancora oggi molti popoli intendono l’energia solare nella continuità delle loro tradizioni culturali. Il suo uso, perfettamente comprensibile e applicabile, almeno parzialmente, da ogni essere umano, implica necessariamente un’interazione positiva e armoniosa con l’ambiente che ci circonda. Nelle sue diverse applicazioni, a diversi livelli, l’energia solare e i benefici che essa porta ai popoli del mondo si ritrovano nei miti, nell’arte, nella religione, nella storia.

    In ambito culturale constatiamo attualmente una diffusa percezione dell’importanza del Sole e delle differenti energie emanate da esso, ma la questione viene spesso affrontata con mezzi interpretativi non idonei e inefficaci³⁵. Questi sforzi sono indubbiamente benemeriti, ma inevitabilmente limitati, poiché gli autori sono generalmente privi delle conoscenze iniziatiche e degli stati d’essere necessari alla comprensione dei testi studiati.

    Ci si trova da una parte di fronte a studi storico-sociologici che non sono che un susseguirsi di dati più o meno oggettivi, ma privi di anima, e dall’altra in presenza di una ricerca scientifica superspecializzata, che opera dal mero punto di vista utilitaristico dello sfruttamento dell’energia solare. Crediamo che la prospettiva debba essere più ampia e generosa.

    Fanno parzialmente eccezione Il mistero solare (The solar mystery) dell’astrofisico e filosofo Jeremi Wasiutynski³⁶, e The Alchemy of Light di Urszula Szulakowska³⁷.

    La Tradizione solare è la Tradizione primordiale dell’umanità. Essa è sempre stata estranea alle sottigliezze metafisiche ed è pre-logica. In Occidente essa si è rifugiata da secoli sotto il mantello protettore della vastissima letteratura ermetico-alchimica.

    La parola araba al-kımiya, dalla quale deriva il termine alchimia, è «sinonimo d’al-¯ıksir, che ha conservato un antico nome greco del Sole: seir. Infine, osserviamo che anche il turco chems significa Sole, e che, in questa lingua, chami designa effettivamente ciò che è di origine siriana. Possiamo così restituire al termine alchimia il suo primo significato probabile. Gli antichi saggi greci, siriani e arabi hanno dato questo nome a un sapere sacro, a un insieme di conoscenze esoteriche e iniziatiche, all’antica arte sacerdotale³⁸ il cui insegnamento era fondato sui misteri del Sole, fonte di luce, di calore e di vita»³⁹.

    Ora, «in certe condizioni, sotto l’influsso di un’energia di ordine qualitativo, l’aggregato umano e l’aggregato minerale possono liberarsi da un determinismo fenomenale rigoroso. La spiegazione di queste condizioni, lo studio di questo influsso, la captazione e l’uso di questa energia costituivano gli oggetti di insegnamento dei collegi sacerdotali dell’alta Antichità, e l’alchimia ereditò in parte quei principi e quelle pratiche segrete»⁴⁰.

    Secondo la classificazione rivelata da René Alleau, l’alchimia occidentale può dividersi in tre rami:

    1.Il primo, aristotelico, ha sviluppato le applicazioni dell’antica teoria dei quattro elementi alla trasmutazione metallica.

    2.Il secondo, che concepisce il mondo come un vasto organismo animato, ricerca le relazioni fra la vita dei metalli e l’anima universale, accomunando le manifestazioni inorganiche e i fenomeni biologici. Esso costituisce la via tradizionale più importante e più seguita dai maestri dell’alchimia occidentale.

    3.Il terzo, quasi sconosciuto, non solo dagli storici, ma anche dalla maggior parte degli stessi alchimisti, non ha lasciato tracce scritte, ma è stato trasmesso sempre oralmente⁴¹. Non è pre-chimico, né filosofico, né mistico. Potremmo chiamarlo magico, a condizione di ammettere l’esistenza di una magia naturale⁴² che non ha nulla a che vedere con la stregoneria. In questa via la Pietra filosofale è il punto di partenza e la materia prima di questa alta scienza, le cui molteplici applicazioni si estendono all’insieme del sapere umano⁴³. La fonte araba più vicina a questa tradizione segreta è il trattato di al-Kindi Liber de radiis stellicis (Libro dei raggi stellari)⁴⁴, nel quale il movimento degli astri e la collisione dei loro raggi producono una varietà infinita di combinazioni. Anche il fuoco, il colore e il suono emettono delle radiazioni⁴⁵.

    A proposito del fondamento di questo terzo ramo alchimico scrive Cornelio Agrippa (1486-1535) nella Filosofia occulta: «V’ha una cosa creata da Dio che è il soggetto d’ogni ammirazione, che si trova nella Terra e nei cieli, che è animale vegetale e minerale a un tempo, che si trova ovunque, che non è conosciuta, che nessuno chiama col suo nome ma che è nascosta sotto numeri figure ed enigmi, senza la quale né l’alchimia né la magia naturale possono avere i loro successi.»⁴⁶

    Questi tre rami fondamentali corrispondono d’altronde a tecniche diverse:

    1. Il primo, che ha come scopo principale la trasmutazione metallica, e che si potrebbe chiamare, come suggerisce Alleau, chimica medievale, fa uso di forni comuni, di fonderia, a carbone, ecc., e benché presenti un innegabile interesse scientifico e tecnico, non ha relazione con la vera teoria e la vera pratica della Grande Opera⁴⁷.

    2. Il secondo orientamento, soprattutto filosofico e mistico, ha come scopo l’elaborazione della Pietra filosofale e le sue operazioni corrispondono a una trasmutazione

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