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Dune: L'uomo delle sabbie
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Dune: L'uomo delle sabbie
E-book127 pagine1 ora

Dune: L'uomo delle sabbie

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Info su questo ebook

L’irrefrenabile bisogno che ha spinto l’uomo alla ricerca del significato della propria esistenza e felicità è ciò che fondamentalmente caratterizza l’opera.
Principale protagonista è il Tempo che accompagna gli eventi come elemento fisso e costante, e l’Anima che “colora” le situazioni e le rende vive e fugaci.

Questi elementi s’intersecano in una serie di racconti dove la ciclicità della vita è predominante <<…tutto è ciclico, proprio nel momento in cui finisce lì ricomincia; in un ciclo eterno e ripetitivo (…) un arco di tempo misurato sull’eternità >> e poi ancora l’onnipresente dubbio sulla certezza della vita: ogni situazione viene esplicata in una forma metafisica e surreale che permette al lettore di cogliere la drammaticità del contesto e di “calarsi” nei panni dei protagonisti.
Storie insieme drammatiche e comuni sottolineano la disperazione dell’uomo, la paura di avere perduto tanto nello scorrere del Tempo e di non avere vissuto fino in fondo la propria esistenza, che sembra una realtà sfuggente o un sogno evanescente; tutto ciò bilanciato dalla riflessione e dalla coscienza di essersi però arricchito nell’Anima attraverso quelle che sono le misteriose strade del destino.

Barbieri Michele: Ferrara 29 agosto 1968.
Artista e creativo poliedrico, si occupa di pittura e fotografia. Collabora inoltre con riviste pubblicando racconti brevi e poesie. Nel 2001 la prima pubblicazione di: “A quale punto della notte è già mattino.” Alla quale ne seguirà una seconda riedizione nel 2015 e una terza nel 2021. Seguono altre quattro pubblicazioni: due raccolte di poesie ”Sputi nello specchio” e “I Ragazzi non tornano a cena.” E due di narrativa: “Dune l’Uomo delle Sabbie” e “Original Message” 2022 seconda edizione.
LinguaItaliano
Data di uscita21 set 2022
ISBN9791222002897
Dune: L'uomo delle sabbie

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    Anteprima del libro

    Dune - Michele Barbieri

    INIZIO:

    C’è sempre un inizio.

    Perciò c’è sempre anche una fine, o un fine. Tutto ciò che va, comunque, da un punto all’altro, da un’origine ad una conclusione lo si chiama percorso, rettilineo… no, meglio, circolare. Sì, perché tutto è ciclico, così proprio nel momento in cui inizia è lì che stabilisce la sua fine, e proprio nel momento che finisce lì ricomincia; in un ciclo eterno e ripetitivo.

    Ma quello che viviamo è solo un percorso: nello spazio e nel tempo. Un percorso. Due punti ben prestabiliti, un segmento. Questo è tutto quello che riusciamo a misurare con un metro che definiamo trascorrere del tempo?

    Ma chi ci assicura che tutto ciò sia la verità e non solo una porzione di quello che riusciamo a vedere, capire, o solo ad intuire, immaginare?

    Un arco di tempo, misurato sull’eternità?

    Senti il vento dell’Africa

    Che accarezza, caldo, la fronte

    Sfiorandoti il collo, ti bacia sugli occhi.

    Un sussurro, un sospiro.

    Un giro di ballo con tenere foglie,

    ti porta con se verso un nuovo orizzonte.

    Ricordi che arrivano.

    Dolori che tornano.

    E ti lasciano lì, a danzare nel vento.

    (The wind dance)

    SCENA:

    Il nulla.

    VOCE FUORICAMPO:

    Una voce forte, sicura, quasi un po’ severa.

    Chiii?

    No! Non lui.

    Una voce. Suadente, rassicurante… una voce: fuori campo. Ve la state immaginando così?

    Fuori campo.

    << Sabbia.

    Un mare, ma un mare prosciugato. Già, come se Dio avesse tolto il tappo dal mare, via l’acqua, e fosse rimasta sul fondo la sabbia. Piccole increspature a zigrinare dune. Via il tappo.

    E così per i quattro punti cardinali, sempre solo così. Su di uno spazio che sembra essere la materia palpabile del tempo: l’eternità.

    Veli di sabbia, leggeri, sollevati da un vento caldo, cipria sparsa nel calore dell’aria, nell’azzurro uniforme di cielo. Pennacchi, controluce, che impolverano il sole. Granelli minuscoli in un volo evanescente, sabbia: polvere di dune.

    Venti a spazzare distese infinite. Monsone, Ghibli, Kaskazi, Libeccio, Kusi, Mistral, Grecale, Meltelmi…

    Forza selvaggia, il soffio degli dei, a spolverare le polveri del tempo. In un luogo dove non esistono confini. E così per i quattro punti cardinali, sempre solo così. Su di uno spazio che sembra essere la materia palpabile del tempo: l’eternità.

    Nessun confine, in questi spazi, che fermi lo sguardo: sabbia e dune, dune di sabbia… polvere di dune, come pennacchi.

    …Dio ha dato il deserto agli uomini poiché ci trovino la loro anima. 1 >>

    LA VOCE FUORI CAMPO GRIDA:

    Un grido imperioso.

    << Anima! >>

    SCENA:

    Albeggia.

    Deserto, dune a perdita d’occhio.

    Da una di esse, dalla sabbia, Anima emerge, si alza lentamente come a svegliarsi da un lungo sonno. Si stira. Si guarda intorno.

    << E’ un nuovo giorno? >>

    Bella, Anima, di un bello indescrivibile. Non lo si può spiegare, Lui non creò le parole per dipingere l’Anima. Eterea, come polvere di dune.

    Allora immaginatela così… bella, ma di una bellezza dell’anima.

    << Che anno è? Che secolo? Quanto… ho dormito? >>

    SCENA:

    Improvvisamente buio.

    Luce abbagliante.

    Luce normale.

    Appare un uomo.

    Indossa tunica e turbante candidi. Seduto un po’ in disparte. Fuma un Narghilè. In un avvallamento all’ombra di una duna.

    << Chi sei? >>

    << Il Tempo. >>

    << il Tempo? >>

    << Già, il Tempo! >>

    << Che fai? >>

    << Passo. >>

    L’uomo fuma voluttuosamente, tira una lunga boccata di fumo, che poi lascia uscire emettendo una candida nuvoletta. Fragrante, il profumo.

    Si volta. Guarda Anima. E’ la prima volta che la guarda. Bella, pensa, di un bello che non si può descrivere. La fissa.

    Scuri quegli occhi, profondi, di un abisso senza fine. Gli occhi del Tempo. Lei lo fissa. Belli quegli occhi, pensa, di un bello che non si può descrivere. Lo fissa.

    << Tu, piuttosto, chi sei? >> Domanda Lui. Lei non parla, il suo sguardo, viola, affonda in quegli occhi… neri, come l’abisso del tempo.

    << Perché sei qui? Perché fra le mie dune? >>

    Alito di vento caldo, corre sfiorando, lieve, dune increspate, gobbe sinuose, armoniose, infinitamente distese in uno spazio infinitamente grande. Fa un giro e torna, il vento. Gioca, con il vestito di lei. Si strofina, la avvolge, gioca… il vento. Caldo, secco… Monsone, Ghibli.

    << Io sono l’Anima persa dagli uomini. >>

    << Persa? >> Occhi, viola, dentro occhi, neri. << Credevo che gli uomini perdessero solo il Tempo. >>

    << E’ per questo che stai qui? >> Chiede lei.

    << No. Questa è casa mia >>.

    Anima si guarda intorno, l’ Erg il deserto di sabbia.

    << Casa? >>

    << Qui il tempo non ha senso. Questo è il deserto, nulla, qui, ha il senso che ha. Nulla è ciò che sembra, tutto è ciò che immaginiamo. >>

    << E questa è casa tua? >>

    << Sì. >>

    << Tu sei il padrone? >>

    << Sono il padrone del nulla. Io amo gli spazi aperti. >>

    << Qui non c’è nulla! >>

    << Più di quanto sembri. >>

    << Cioè? >>

    << C’è spazio per l’immaginazione. >>

    << E tu che ti immagini? >>

    << Io sono eterno… la mia fantasia si chiama storia. >>

    << E gli uomini? >>

    << Essi mi temono, più della morte. Anch’essa si china al mio cospetto. >>

    << Non sono tue fantasie? >>

    << Cosa? >>

    << Gli uomini. >>

    << Gli uomini sono le lacrime di Dio. >>

    << Dio piange?! >>

    << Davanti al mondo. Lo creò, il suo sogno, e lo vide così bello e pianse. Le lacrime caddero su di esso e da quelle lacrime nacquero gli uomini. >>

    << Dio regalò agli uomini un’anima, >> disse lei perdendo lo sguardo nell’orizzonte.

    << Perché potessero piangere, >> replicò lui.

    << Forse è così. >>

    << Ma perché sei qui, Anima? >>

    << Perché gli uomini mi possano trovare, in questo deserto. >>

    << Ogni uomo ha un proprio deserto… >>

    << E’ quando perdono l’anima. >>

    << Certe volte la vendono. >>

    << L’ ho sentito dire. >>

    <>

    Emergono ombre dalle dune, traboccano dalle sabbie, dilagano. Si propagano, rubando spazi alla luce. Scende dietro all’orizzonte, a naufragare nel mare di sabbia, il sole. Ci sono tutti i colori del mondo in quel tramonto, ci sono tutti… i colori del mondo.

    Cala il manto della notte, a coprire forme e spazi. Così crea il deserto nel deserto, il buio cieco come una solitudine… e non ci sono più spazi, orizzonti, distanze.

    La magia.

    Si accendono a migliaia: stelle.

    Danzano sul mantello della notte, creando costellazioni, ricami lucenti in quel drappo… strappato da spicchio di luna che affonda le unghie sulla schiena del tempo.

    Rivivono, forme, spazi e distanze, attenuate penombre indefinite. Sembrano più silenziose le cose, sembra più silenzioso il mondo, avvolto nella notte… forse qualcuno dorme. Il Tempo mai.

    Anima guarda le stelle, le sfiora con gli occhi, le accarezza. Belli quegli occhi, ed in essi si specchiano lucenti astri, a milioni. E sembrano contente di riflettersi, così come bambine giocano e gioiscono di quegli occhi, poiché essi sono lo specchio dell’Anima. Viola… quegli occhi.

    << E’ lì che vanno le anime perse. >>

    << Nelle stelle? >>

    << Sì. Ad alimentarne la luce. >>

    Tempo guarda Anima, indugia sul suo volto. Bella, di un bello che non si può descrivere. Guarda le stelle, adagia lo sguardo su di esse. Nero, quello sguardo, di un nero come l’abisso del tempo. << Sì, è così. >>

    Anima sorride. Affascinante, ma di un fascino che…

    SCENA:

    Tempo e Anima siedono intorno ad un falò.

    Dal circolo di pietre emergono lingue di fuoco. Spandono tepore, alone rosso. Creano giochi di ombre e luci che danzano al ritmo del fuoco. Circolo di luce nella notte, isola di luce nell’oscurità. Tutto l’infinito a circondare: oasi nel buio.

    Tempo fissa il fuoco, il fuoco è nei suoi occhi. Nella notte spariscono immagini e tutto ciò che ci confonde. La notte spaventa, il buio spaventa poiché

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