I miracoli! Esistono
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Anteprima del libro
I miracoli! Esistono - Giancarlo Altemani
Fotografia effettuata nel 1947 nella colonia estiva di Belfiore Mantova
Sono certo che chiunque sia vissuto nel periodo della Seconda Guerra Mondiale avrà subito situazioni tragiche come è capitato a me e alla mia famiglia. Credetemi che non esagero se dico di essere un miracolato, non una sola volta, ma è successo in diverse occasioni, una fra le tante :
Mi sembra fosse Marzo del 1944, mio padre, ormai senza speranza di poter sopravvivere, era ricoverato all’ospedale di Mantova, mia madre, dato che i miei nonni ,materni erano molto anziani, e non potevano badare a uno scavezzacollo, quale ero io, decise di parcheggiarmi a pagamento presso dei lontani parenti in un paesino vicino a Mantova (San Silvestro) la cosa mi piacque molto dato che lo zio gestiva una falegnameria e io mi divertivo a guardare, giocare con i ritagli di legno, e cercare di aiutare, per quel che potevo, mentre lui costruiva e riparava attrezzi agricoli.
Mia madre lavorava come cuoca presso il comando tedesco che si trovava in una fattoria a tre chilometri dal paese .(bisognava pur mangiare.) Quando poteva, veniva in bicicletta, a trovarmi per rendersi conto di come stavo, se mi comportavo bene, se mangiavo abbastanza, e le solite raccomandazioni del caso.
Malgrado la guerra la vita proseguiva abbastanza tranquilla,. Quasi tutti i giorni attraversavo la campagna vicina per andare a trovare i bambini handicappati che si trovavano nella Casa del sole
,che era una costruzione che ospitava bambini e bambine e handicappati.
Ben presto mi resi conto che erano più handicappati coloro che li custodivano. Mi feci un paio di amici con i quali si cercava di giocare a carte, o con le figurine o alle biglie, logicamente attraverso una rete. Non ebbi modo di vedere bambine, dato che loro erano dall’altra parte del campo divise con rete e monache sorveglianti.
Di quei giorni mi piace ricordare anche che quando faceva sera, i fili della corrente elettrica si riempivano di rondini che facevano un cinguettio incredibile, poi a un certo momento sI alzavano tutte assieme in volo per poi volteggiare verso terra dove trovavano moscerini, e lì, ne trovavano a volontà.
Come ogni sera dopo una frugale cena a base di pane e latte (come erano buoni quel pane e quel latte) andai a dormire non prima di essermi accertato che la nonna (del luogo )fosse già a letto, per risparmiarmi la visione di reperti archeologici. Mi addormentai come un sasso malgrado la sega elettrica accompagnata dal fischio della nonna.
Verso mattina a causa del vocìare che proveniva dal cortile mi svegliai, c’era gente che gridava di andare ad aiutare i bambini della Casa del Sole, dato che il bombardamento della notte l’aveva mezza distrutta. (Se ricordo bene, quel bombardamento causò la morte di due bambini e diversi feriti.
Apri la finestra
mi ordinò la nonna !! C’è una voragine davanti alla porta, nonna
risposi, la nonna cominciò a recitare Pater, Ave, e Gloria . Un buco grande così, non so come faremo ad uscire
Una delle bombe sganciate sulla Casa del Sole, era sprofondata davanti alla porta di casa nostra, facendo un cratere enorme, fortunatamente non era esplosa, altrimenti non sarei qui a raccontarvelo.
Passata l’emozione del momento, raccolsi i miei straccetti, salutai e ringraziai tutti, nonna compresa, e mi incamminai verso la fattoria dove lavorava mia madre. Lo zio mi aveva raccomandato di fare attenzione, specialmente se sentivo arrivare delle automobili o dei camion; di buttarmi subito nel fosso fin che si fossero allontanati
. Intanto, la fame, la stanchezza, e sopra tutto l’emozione di dover percorrere tutto quella strada, cominciavano a farsi sentire,.
Neanche farlo apposta mi dovetti gettare nel fosso 2 volte, fortunatamente senza sgradevoli conseguenze. Mi dissero poi che probabilmente erano in perlustrazione, ero stato fortunato a non essere visto.
Finalmente, stanco e impolverato, arrivai al cancello della fattoria, due guardie mi fermarono, e abbastanza gentilmente mi chiesero cosa facevo la, con un po di gesti e qualche parola riuscii a farmi capire che volevo andare da mia madre che lavorava in cucina, Frau Bianca, brafa, siggnora cuoca, gutt, vai
.
Non ho parole per descrivervi la sorpresa che le feci, non smetteva di sbaciucchiarmi, naturalmente sapeva della bomba che fortunatamente non era esplosa. Mi preparo’ qualcosa da mangiare, poi io mi misi in un angolo della cucina mi stesi su dei sacchi e mi addormentai. Non potei dormire a lungo, dato che era suonato l’allarme, molti soldati si precipitavano nel giardino che era proprio dietro la cucina, attraverso i grandi finestroni potevo osservare tutte le manovre che facevano, mia madre si precipitò per abbracciarmi per farmi coraggio, ma credo di essere stato io a dare coraggio a lei, intanto, non so se due o tre caccia cominciarono a mitragliare, per fortuna sparavano soltanto alla postazione, che a sua volta rispondeva al fuoco con altrettante mitragliate.
Nessuno fu ferito, i caccia se ne andarono, quello che trovai strano fu, che non sganciarono altri regali
. Sembrava quasi che quella incursione fosse solo un avvertimento.
Fu così che con quello che era successo a S.Silvestro i miei decisero di andare