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Sulle ali di un gabbiano
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Sulle ali di un gabbiano
E-book77 pagine27 minuti

Sulle ali di un gabbiano

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Info su questo ebook

La riflessione intimistica è la cifra distintiva di Alfredo Schirru, che avvolge le sue parole di note complesse, quelle di un pensiero ragionato, a volte malinconico, incurvato dal peso di eventi e sensazioni difficili da comprendere, ancor più da accettare, ma non ignorabili. Eppure, nonostante questi complessi momenti di riflessione, i suoi versi arrivano al lettore sempre struggenti, ma dolcemente armonici: capiamo allora come la comprensione dell’animo passi proprio attraverso step articolati, elaborati mai scontati e spesso dolorosi.

Alfredo Schirru è docente di Scienze Motorie in pensione. Nato a Vallo della Lucania in provincia di Salerno il 2 settembre 1956, vive a Montoro in provincia di Avellino. Coniugato con Fortunata Di Concilio, terapista della riabilitazione, ha avuto due figli, Giovanni, laureato in Archeologia e Silvia, laureata in Scienze dell’Educazione. La carriera di insegnante, iniziata nel 1978, si è conclusa nel 2019, dopo oltre quarant’anni di servizio fra Basilicata e Campania. Fin da ragazzo ha manifestato la passione per lo sport, ma ha anche ereditato dal papà, morto precocemente a soli 45 anni, la passione per la fotografia. Inoltre, ha iniziato a comporre poesie già da giovane, così per gioco, per il gusto di trovare le rime baciate. Dalla fotografia è stata una conseguenza cimentarsi con la cinematografia e quindi appassionarsi anche di cinema. Il periodo dell’insegnamento è stato accompagnato dalla realizzazione di video e foto per immortalare i fatti salienti del suo lavoro, come la partecipazione ai Giochi Studenteschi, ma ha anche collaborato alla realizzazione di progetti e video didattici con le sue scolaresche fino a vincere un premio nel 2014 sull’integrazione scolastica tramite lo sport, progetto organizzato in collaborazione con Coca-Cola nell’ambito della manifestazione “Coca-Cola Cup”.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2023
ISBN9788830681095
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    Anteprima del libro

    Sulle ali di un gabbiano - Alfredo Schirru

    Introduzione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: «Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere».

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi, ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei Santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i quattro volumi di Guerra e pace, e mi disse: «Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov».

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta

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