Il fruscio
Di Edda Tosco
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Anteprima del libro
Il fruscio - Edda Tosco
Luglio 1969 Ada e Angelo
I due ragazzi affrontano il loro primo viaggio insieme. Sono giovani, sorridenti e curiosi. Ada, ventidue anni compiuti da poco, è sopraffatta dall’emozione; ha desiderato viaggiare in luoghi esotici da sempre e questa è la sua prima volta. Anche Angelo sembra molto felice, con quel suo modo concreto di esprimere i sentimenti. Ada e Angelo stanno insieme da qualche mese ma il loro rapporto è già molto intimo e solido, si sono trovati e non paiono disposti a perdersi.
Sono arrivati da poche ore a Tetuan e l’atmosfera araba sembra averli già travolti ed avere eliminato dalle loro menti la razionalità, vera o presunta, del mondo occidentale; alloggiano in una stanzetta un po’ claustrofobica situata all’interno della medina, la città vecchia. Adorano camminare nelle stradine strette e tortuose che incontrano appena usciti dal loro piccolo riparo, nel quale si amano con passione e generosità. Sono vitali, liberi e spensierati; non hanno timori né preoccupazioni, sono sazi di ciò che la vita offre loro in quei giorni strani.
Ada ha una particolarità che si porta appresso fin dalla più tenera età; non ne ha mai fatto parola con nessuno, nemmeno con Angelo, non perché se ne vergogni ma perché le sembra un piccolo aspetto insignificante della sua personalità, nulla a cui prestare troppa attenzione. Ma ora, immersa in quelle giornate caldissime, frastornata da profumi e colori intensi, quello che lei chiama, tra sé e sé, il fruscio
occupa spesso uno spazio di sottofondo tra i suoi pensieri.
Agosto 1950 Ada
Tutto è iniziato quando Ada era una bimbetta di tre anni.
In una splendida giornata di sole gioca sulla spiaggia accanto ai suoi genitori che chiacchierano rilassati, godendosi l’aria di mare. Come tutti i bambini, Ada si diverte a scavare buche nella sabbia, a costruire castelli e fortificazioni e ad inventare storie rocambolesche. Un’onda più violenta delle altre ad un certo punto le ruba la palettina e gliela trascina in mare; la bimba, tanto volitiva quanto inconsapevole del pericolo, si precipita verso la battigia e viene travolta dalle onde che la fanno rotolare e la trascinano al largo e sul fondo. Ada si trova con parecchi metri di acqua sulla testa, seduta su un fondale abitato da pesci variopinti e alghe fluttuanti. Non solo non si spaventa ma neanche sente l’affanno del non respirare; ciò che prova è un senso di pace profonda e di benessere, accompagnati da una sensazione di assenza di tempo. Ad un certo punto si ritrova a galla e con l’aiuto di due svedesi giovani e biondissimi raggiunge la spiaggia, senza che i suoi genitori si siano accorti di nulla. Non ha mai saputo quanto si sia protratta quell’esperienza.
«Mamma, sai... poco fa sono finita in fondo al mare e ho guardato per tanto tempo i pesciolini che mi salutavano... poi quei due ragazzi laggiù», li saluta con la manina e loro contraccambiano con un gran sorriso, «mi hanno raccolto la paletta e riportata al castello di sabbia».
La mamma, sorridendo fra sé, posiziona il racconto della sua bambina creativa tra le sue numerose fantasie e se ne dimentica completamente.
Luglio 1969 Ada e Angelo
Ada e Angelo proseguono il loro viaggio in un Marocco ancora suggestivo, sebbene già un po’ troppo turistico, ma loro sono capaci di guardare oltre gli aspetti commerciali che inevitabilmente stanno trasformando il luogo. Sanno vedere gli occhi della gente, soprattutto osservano le persone anziane. Sono entrambi sensibili ma in modo diverso. Ada viene colpita da un’ondata di emozioni ogni volta che bambini storpi le si avvicinano, manovrando a gran velocità le cassette della frutta con ruote aggiunte che fungono loro da carrozzina; ascolta storie di povertà e degrado che parlano di bimbi nati sani e trasformati in disabili, fonte di guadagno per la famiglia. Angelo ha una naturale attenzione sociale e non può non notare donne velate operose come formiche e capannelli di uomini che, sdraiati sulle stuoie davanti a casa, giocano a carte, lasciando scorrere le giornate. I due ragazzi sono arrivati nel cuore del Marocco, a Marrakech; alloggiano in quello che un tempo doveva essere stato un magnifico hotel, ma che l’incuria ha trasformato in una struttura un po’ demodé, dove le voci degli ospiti risuonano liberamente non incontrando alcuna barriera acustica. Nella camera accanto alla loro alloggiano due giovani uomini arabi dall’aria quieta e gentile, molto belli; paiono essere immersi in uno stato di grazia perenne. Qualcosa in loro colpisce Ada che, insieme ad Angelo, li ha incontrati alcune volte in corridoio. Quasi senza accorgersene la ragazza inizia a trascorrere molto tempo sdraiata sul letto, cullata dalla loro lingua, una miscela dolcissima di arabo e qualcos’altro. Inspiegabilmente quella parlata la riporta indietro nel tempo e le apre una strana voragine dentro.
«Scusami Angelo se in questi giorni mi vedi pensierosa ma qualcosa della mia infanzia sta tornando a galla e non riesco ad identificare bene i ricordi... Ho solo bisogno di guardarmi dentro... e non fare quella faccia tragica, tu non c’entri niente!».
Gennaio 1951 Ada
Ada vede finalmente realizzato il suo desiderio più grande: come regalo di compleanno riceve dai suoi genitori un cucciolo di cane, una irresistibile labrador marrone di tre mesi. La vita della bambina si illumina di una gioia