Melodia Op. 1 - Storia di un musicista e di una donna imperfetti
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Andreina Di Girolamo ricostruisce due vite che si incontrano e intrecciano: quella del compositore, basandosi su documenti reali, e quella di Maria Amabile, che a cinquant’anni fa un bilancio esistenziale e, attraverso la sua passione – quella della musica, da studiare e vivere appieno –, riemerge dalla sensazione di fragilità e inadeguatezza che sente come madre e come moglie.
Andreina Di Girolamo, concertista, ricercatrice, già docente di clavicembalo al Conservatorio di Benevento e di Campobasso, è stata definita “agitatore culturale di energia infinita”. Ha proposto progetti di promozione della musica per Enti, Istituzioni e Associazioni culturali. È stata responsabile dal 2016 al 2019 della direzione artistica dell’Associazione Amici della Musica Walter De Angelis di Campobasso.
Ha scritto della vita e delle opere dei compositori Corradino D’Agnillo e Franco Paolantonio e ne ha curato l’edizione critica dei manoscritti assieme a Bernadette Tripodi.
Questo, dedicato a Franco Paolantonio, è il suo primo romanzo, oggi in II edizione (I edizione Albatros 2018).
Il suo secondo romanzo Una bolla di tempo perfetto (Edizioni Il bene Comune, 2022) è dedicato alla pittrice e pianista Elena Ciamarra.
Con Silvia Rambaldi ha curato l’edizione critica del volume Domenico Scarlatti - Le Sonate con basso continuo rielaborate a due clavicembali (Edizioni ETS 2021) e inciso i CD Wolfgang Amadeus Mozart, Sonate per clavicembalo a quattro mani (Baryton) e Domenico Scarlatti, Sonate a due clavicembali (Tactus).
L’8 marzo 2019 l’Associazione “Promozione Donna” le ha conferito il premio “Donna dell’Anno 2019 – Sezione Cultura”.
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Anteprima del libro
Melodia Op. 1 - Storia di un musicista e di una donna imperfetti - Andreina Di Girolamo
Andreina Di Girolamo
Melodia Op. 1
Storia di un musicista e di una donna imperfetti
© 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-6292-6
II edizione agosto 2022
Finito di stampare nel mese di agosto 2022
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
Melodia Op. 1
A mia madre
Ad Anna e Laura
Uno
Il sorriso le si spegne sulle labbra.
Gli occhi diventano due laghi.
Le lacrime rotolano giù, allargandosi sulla camicetta celeste.
Il curatore dell’Archivio Storico del Conservatorio, Lorenzo Boccia, la teneva d’occhio dalla scrivania nella stanza di fronte, incuriosito da quel suo modo di leggere i documenti con avidità e passione.
Le si avvicina.
«La vedo turbata. Cosa succede?», le chiede a bassa voce chinandosi su di lei.
Maria Amabile gli mostra la pagina. In bella grafia è scritto: avrebbe dovuto dare gli esami di diploma (composizione) nella sessione di riparazione di ottobre 1900, ma si è suicidato il 18 settembre 1900.
Parole asettiche, senza umanità, senza amore per quell’allievo di talento del Conservatorio di Napoli.
«Le mie ricerche finiscono qui. Si è ucciso. Aveva solo 22 anni», risponde lei con voce triste, mentre richiude il grande registro. Guarda Lorenzo con i suoi occhi d’inchiostro. Gli è grata per la sua premura, per il suo rispetto, vedendola così addolorata.
«Mi spiace molto. Mi ero abituato ad averla qui. Per tanti giorni l’ho osservata, concentrata ad annotare tutto, sorridente, a fotografare le pagine interessanti. Ogni tanto la vedevo riflettere, chiusa in chissà quali pensieri. Mi racconti un po’...»
«È iniziato tutto per caso...»
«Ciao, cara, come stai?»
«Ada! Che sorpresa. Tutto bene. Qual buon vento?»
«Sei l’unica persona a cui posso chiederlo. Sono anni che conservo le carte da musica della mia bisnonna Adelina, molte manoscritte. Ti andrebbe di visionarle? È un peccato che siano qui, chiuse in un armadio. Magari nascondono cose interessanti».
«Ma certo! Ne sono onorata... Adelina è stata la maestra di pianoforte di mia mamma. Sai che, ultimamente, me la nomina spesso? Mi racconta della sua eleganza nel vestire, del suo parlare autorevole, della sua infinita pazienza durante le lezioni Luisa, in questo passaggio faresti bene a utilizzare una diteggiatura diversa; magari mettiamo un quarto dito invece del terzo?
; ma, non so perché, sottolinea ripetutamente il fatto che, quando usciva, indossasse sempre i guanti, anche d’estate! Ne aveva tante paia?»
«È possibile!» dice Ada ridendo.
«Allora, domani pomeriggio andrebbe bene?»
«Benissimo!»
Maria Amabile esce dall’ascensore e Ada è già ad attenderla sulla porta.
Era da tempo che non si vedevano. È stato bello ritrovarsi.
Sorseggiano del tè, comodamente sedute in ampie e avvolgenti poltrone del salotto; chiacchierano un po’ delle loro vite, del lavoro, dei propri figli; da un bel quadro a olio, Adelina le osserva incuriosita.
Finalmente Ada prende le carte.
«Quante!» esclama Maria Amabile eccitata.
Ben quattro faldoni di spartiti di autori sconosciuti, alcuni editi, molti manoscritti. Al centro della stanza, il pianoforte di Adelina. A lei sono dedicate tante di queste musiche. Il pianoforte, con i tasti d’avorio consumati (deve essere stato usato molto) è scordato, ma per leggere un po’ di musica va benissimo. E così Maria Amabile si siede sul vecchio seggiolino e per tutto il pomeriggio fa rivivere quelle note, mute da tanto tempo, mentre Ada le siede accanto e le passa i vari spartiti, ammirata e divertita: brani per solo pianoforte, per canto e pianoforte. Le due amiche si immergono nel mondo musicale del salotto borghese, quando la condivisione della musica tra professionisti e dilettanti era fonte di piacere per l’intelletto e per il cuore.
«Un gran lavoro da fare, Ada! Ma la cosa mi entusiasma. E la musica mi sembra interessante. Porto con me tutte le cartelle, con la promessa di riportarle al più presto dopo aver fotocopiato il materiale».
***
Maria Amabile, il giorno dopo, di buon’ora, inizia le ricerche. È incuriosita, vuole avvicinarsi al mondo di Adelina, nobilissima allieva
del Conservatorio San Pietro a Majella, che, da sposata, lascia Napoli per una piccola cittadina dell’Alto Molise, dove continua a studiare, a tenere addirittura salotti musicali; dove conosce musicisti di quella terra che diventano suoi amici.
Maria Amabile si aspetta delle sorprese.
Si concentra sull’autore che, per istinto, dopo la prima lettura di alcuni brani a casa di Ada, le è sembrato il più interessante: Franco Paolantonio. I brani manoscritti sono alquanto difficili da decifrare. Trova bellissima la sua grafia su quei fogli di musica talmente grandi che non stanno dritti sul leggio del pianoforte. La scrittura non è chiara, è quasi tormentata, spigolosa, come se componendo avesse fretta di fissare le idee. Ma trova la sua musica affascinante, intrigante.
Cerca su internet. Di Franco Paolantonio esiste una sola traccia: la direzione dell’Aida il 27 dicembre del 1908 a Messina, la sera prima del terribile terremoto. Compare la locandina con l’intero cast e il suo nome come direttore d’orchestra.
Prende contatti con la direttrice dell’Archivio dello Stato Civile di Agnone, dove Paolantonio di sicuro è nato; non si trova però il documento di nascita. Tanti altri nomi, ma non quello di Franco. Non demorde: è certa che, se ha studiato a Napoli, qualche cosa spunterà fuori. E così chiama il bibliotecario del Conservatorio, che, dopo breve ricerca, la informa della presenza di ben tre manoscritti per orchestra a firma di Franco Paolantonio; le consiglia anche di contattare Lorenzo Boccia, che sta lavorando alla riorganizzazione dell’archivio storico del Conservatorio partenopeo, per poter visionare i registri con le annotazioni di tutti gli allievi, anno per anno.
Invia subito una e-mail. Riceve a breve la risposta, in cui Boccia le dice di aver trovato un documento scolastico di un allievo iscritto dal 1893 con il nome di Francescoantonio Paolantonio. La notizia la riempie di gioia.
Qualche giorno dopo si reca a Napoli, presso l’archivio storico: due stanze, nel sottotetto, all’ultimo piano dell’antico convento che ospita il Conservatorio.
Lorenzo Boccia l’accoglie cordialmente.
È un bell’uomo, gentile e disponibile, dal sorriso dolce.
Le mostra il documento e lo leggono insieme.
Poi, le consegna il registro degli allievi del 1893; Maria Amabile si siede al piccolo tavolo al centro di una delle due stanze dell’archivio e trascorre tutto il pomeriggio immersa nello studio, in un silenzio e in un’atmosfera caldi e rari, mentre sul lucernario rimbalzano gocce di cinquecento temporali. I temporali napoletani sono un’esperienza da non perdere, sono diversi dai temporali di altri posti; sono intensi, veloci e carichi di tanta di quella energia che alla fine ti mettono di buon umore. Almeno a Maria Amabile fanno questo effetto. E la città è meravigliosamente lucida