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L’arcobaleno di sale
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L’arcobaleno di sale
E-book203 pagine2 ore

L’arcobaleno di sale

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Info su questo ebook

Intorno agli anni Sessanta e in una Sicilia arcaica dove dominano preconcetti ingiustificati e rigidi costumi, la giovane Stella si trova ad affrontare un atroce avvenire. È cresciuta con un padre premuroso, vinicoltore e proprietario di una salina che, uno sventurato giorno, viene adocchiata da due malavitosi intenzionati ad accaparrarsela, Don Sebastiano e suo figlio Renato. Soltanto la concessione della mano di Stella al ragazzo potrebbe porre fine ai loro ricatti, così Stella sceglie di sacrificarsi per evitare guai al genitore, ma gli eventi precipitano. In una realtà dove la violenza carnale non è ancora considerata un reato contro la persona abusata, Stella si ritrova da sola, in fuga, a sostenere un’imprevista gravidanza. 
Luna, invece, ha raggiunto da poco la maggiore età. Ha sempre vissuto in collegio, amata da tutte le religiose e in particolare da suor Angela che l’ha cresciuta come fosse sua madre biologica. 
Proprio quando la giovane incontra Leonardo, un ragazzo speciale, fratello di una cara amica, il passato segreto e tumultuoso di Luna riaffiora, mettendo in discussione anche il suo futuro. Gioie e dolori, amori o timori, rivelazioni e imprevisti sorreggono l’appassionante storia che Gabriella Marzano narra attraverso uno stile fluido e coinvolgente.

Gabriella Marzano nasce a Torino cinquantasette anni fa. Sposata, ha un figlio e vive da sempre in un paese della cintura di Torino.
La sua formazione non è letteraria, ma tecnica; il diploma e tanta voglia di imparare le hanno permesso di svolgere un lavoro che ama ormai da molti anni. Crede nella gentilezza e nell’onestà, pilastri indispensabili per poter vivere con dignità e correttezza nei confronti degli altri.
 
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2022
ISBN9788830674141
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    L’arcobaleno di sale - Gabriella Marzano

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    Gabriella Marzano

    L’arcobaleno di sale

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6668-9

    I edizione settembre 2022

    Finito di stampare nel mese di settembre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    L’arcobaleno di sale

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana , una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Dedicato a...

    Tutti coloro che si sentono in TRAPPOLA

    NOTE DELL’AUTRICE

    Questo libro è un’opera di fantasia dell’Autrice.

    I nomi, le persone, le società, le organizzazioni, i fatti e gli avvenimenti citati dall’Autrice sono utilizzati in maniera fittizia al solo scopo di sostenere la narrazione. Qualsiasi analogia con eventi, luoghi e persone realmente esistiti o esistenti è da considerarsi puramente casuale.

    PREMESSA

    Romeo calpesta la tastiera del PC e il suono desta la sua padrona dal suo lavoro. Il suo gatto oramai anziano, con qualche baffo bianco che risalta sul suo manto nero, folto e lungo, le sta sempre vicino, quasi fosse la sua ombra.

    Osservandoli è difficile non percepire l’empatia che unisce la dolce padrona e il micio sornione, tanto da sembrare che intuisca le sue emozioni e agisca di conseguenza.

    Lo schermo illuminato, ora, proietta la foto di un luogo mozzafiato, quasi fiabesco, che rammenta felici ricordi: la salina.

    Quell’immagine racconta un frammento importante della sua infanzia e della storia della sua famiglia. Il cielo terso e il mare lievemente increspato si baciano all’orizzonte; il sole sulla destra, dall’alto, scalda il panorama; il profumo d’estate avvolge la rigogliosa natura alle spalle, tanto da trasmettere la sensazione che quella fragranza sia veramente nell’aria. Il grande mulino, nelle retrovie, domina il paesaggio con imponenza, abbracciando l’intero panorama, maestoso.

    Quando era bambina, spesso le serate si concludevano con i racconti della mamma, sul terrazzo di casa, mentre ammiravano il tramonto dalle mille sfumature di rosso all’orizzonte.

    Letture dolci di una vita ormai passata che l’accompagnavano nei sogni sereni della notte. Un caldo abbraccio e un bacio sulla fronte, un posto sicuro dove rifugiarsi per sentirsi protetta e amata.

    Romeo, ora, si è allontanato. Ha capito che la sua padrona deve continuare con la narrazione della sua storia.

    I CAPITOLO

    Nel giardino del collegio, platani giganti ombreggiano le panchine verdi disposte lungo il viale centrale, mentre, vicino alle radici che affiorano dal terreno, le dolci fanciulle in divisa, sedute, civettano quasi di nascosto tra di loro, vigili all’arrivo della direttrice.

    L’eccessivo sorridere non è considerato una buona etichetta per una giovane signorina in procinto di debuttare in società; la sobrietà e la compostezza dovrebbero dominare il portamento e l’agire di una ragazza per bene, di buona famiglia, e non dovrebbero mai sfociare in modi considerati (per l’epoca) sfrontati.

    Luna, a differenza delle altre ragazze però, non ha una famiglia che l’attende a casa.

    Lei è a casa.

    Da sempre vive nel collegio, le suore sono le sue sorelle acquisite e la madre superiora è la sua madre adottiva. Sebbene sia orfana, non considera quella verità come una condizione di disagio, studia insieme alle altre ragazze, il collegio è la sua casa, le suore che lo gestiscono sono la sua famiglia.

    Le hanno raccontato che, una notte d’estate di molti anni prima, una donna bussò alla porta del collegio chiedendo ospitalità per lei ma soprattutto per la sua bambina appena nata, Luna. Raccontò di aver partorito in un casolare poco distante qualche ora prima e di aver bisogno di un luogo pulito e caldo per la piccolina.

    Il vagito della bimba dagli occhi grandi fu talmente toccante che non se la sentirono di mandarla via.

    Purtroppo nei giorni successivi, forse per una infezione, le condizioni della giovane donna si aggravarono e in poco tempo morì lasciando la fanciulla orfana e sola.

    Le suore decisero di richiedere la custodia della neonata e la bimba crebbe in un ambiente sano e amorevole.

    Una triste storia frutto dell’ignoranza e della cattiveria, azioni giustificate dalle tradizioni, dal costume, buon senso e amore sacrificati a discapito di una nuova vita. Violenze dimenticate in favore di matrimoni imposti, riparatori e dignità spezzate da leggi incivili che presumevano di salvare l’onore della famiglia poiché, all’epoca, la violenza carnale era considerata un reato non contro la persona (abusata), ma contro la morale.

    Quello che però non potevano sapere è che nel tempo, proprio quella donna, ribelle e ferma, sarebbe diventata l’icona rappresentativa dell’emancipazione femminile in meridione.

    ***Stella aveva 18 anni, orfana da anni di madre e unica figlia di un ricco signore di Marsala, viveva in un grande baglio sulla collina circondata da amore, affetto e cultura.

    Era una ragazza dolce, intelligente, colta e molto bella; incarnava la bellezza mediterranea, pelle olivastra, occhi grandi scuri. I lunghi capelli ricci, castani, incorniciavano l’ovale del suo viso, illuminato da labbra rosse e da un sorriso accattivante.

    La loro casa era un’oasi di bellezza, giardini rigogliosissimi ne impreziosivano gli spazzi e frequenti banchetti ne allietavano il soggiorno. Le stanze all’interno ospitavano spesso persone facoltose, ricche e lunghe tavolate imbandite conferivano al soggiorno un aspetto festoso.

    Ma non erano i soli: dame di compagnia e insegnanti riempivano il tempo in cui la dolce Stella era sola, occupandosi della sua educazione e della sua istruzione in assenza dei genitori.

    Il padre, proprietario di una salina e vinicoltore per passione era un uomo tutto d’un pezzo, aveva ereditato i suoi averi e portava avanti il suo buon nome con dignità e fermezza, ma il bene più prezioso era la sua adorabile figlia. Il destino gli aveva tolto la madre ancora fanciulla e lui, oggi, non aveva altra ragione di vita che far crescere la sua bambina come una donna speciale.

    – Buongiorno Viola. – disse Stella saltellando nella stanza attorno al tavolo dove la donna preparava le vettovaglie per la colazione.

    – Stella; non si deve saltellare, non è bene per una ragazza del suo rango. – affermò la donna.

    – Pensi che io sia una semplice donnina che non conosce le etichette? Oggi mi sono svegliata felice e sono sicura che sarà una bellissima giornata. Lo sento. Una giornata che ricorderò per tutta la vita.

    – Quanta fantasia. Si calmi e venga a sedersi, tra poco arriverà suo padre e non deve trovarla in piedi. – indicando il posto a sedere.

    – Viola, non importa. Mia figlia non vuole seguire le regole delle buone maniere, deve ancora imparare. – comunicò l’uomo sopraggiungendo. Spostò la sedia e fece accomodare la ragazza dopo un cenno di invito con la mano.

    – Certo, Signore. Servo la colazione. – rispose Viola con mezzo inchino e defilandosi dalla sala.

    – Oggi, Stella, ti porterò con me per fare una passeggiata nelle saline, il professore di chimica mi ha detto che state studiando il cloruro di sodio, così ne vedrai il processo di formazione. So che non è molto interessante, ma forse ti aiuterà a capire meglio la chimica. – disse alla figlia.

    Stella, felice della notizia, non perse tempo, ammise che non aveva fame e salì in camera per vestirsi in modo appropriato per l’uscita.

    Non ci poteva credere, una mattina con il suo papà; il suo presentimento era corretto: sarebbe stato un giorno da non dimenticare.

    Arrivarono alla salina, il sole alto irradiava di luce il paesaggio e il viso di Stella si illuminava con un sorriso. Il riflesso dei cristalli di sale, in alcune vasche, faceva brillare d’argento l’acqua, in altre prendeva un colore rosato dove spiccavano alti i corpi dei fenicotteri che pareva fossero su dei trampoli mentre ricurvi cercavano nell’acqua prelibati gamberetti.

    Ai margini della distesa di vasche sempre più azzurre, mulini a vento alti padroneggiavano all’orizzonte, segnando l’inizio del mare e la fine delle saline.

    – Bello, vero? – Chiese Don Peppino alla Figlia.

    – Meraviglioso, padre. Grazie per avermi permesso di essere qui con voi, oggi.

    Accarezzò affettuosamente l’adorata figlia e le indicò la strada per visitare il luogo.

    Tra un passo e l’altro la spiegazione del motivo per cui la salina si componeva di tante vasche, della presenza dei mulini, del colore dell’acqua sino ad arrivare alla raccolta del sale e alla confezione per la vendita. In tutto questo non mancavano saluti e riverenza degli addetti alla raccolta.

    Entrarono infine nel mulino dove il rumore delle macine che roteavano riecheggiava. Stella, incuriosita dal movimento, si avvicinò all’enorme pietra e, inaspettatamente, incontrò lo sguardo di un giovane ragazzo che visionava il lavoro. Con un sorriso si defilò dallo sguardo insistente di quel giovanotto, tornando sui suoi passi e consentendo al padre di notarlo.

    – Siete nuovo voi, non vi ho mai visto nella salina? – Chiese Don Peppino.

    – Sì, Vossia. Sono venuto con mio padre.

    – Non lo vedo. Chi è vostro padre?

    – Don Sebastiano. Siamo di Trapani. Siamo dei ricchi e facoltosi Signori in cerca di affari.

    Il padre di Stella pensò che i ricchi non si presentano come tali, ma è la fama del loro onore che li precede.

    Era di sicuro un arricchito cafone.

    Inoltre, percepiva una certa insistenza negli sguardi alla piccola Stella e questo gli piaceva ancora meno.

    – Bene... Signor?

    – Renato... o meglio Don Renato. Disse altezzoso e impettito il ragazzo

    – Bene, Renato, posso avere l’onore di conoscere vostro padre?

    – Sono qui, Don Peppino.

    – Piacere di conoscerla, cosa posso fare per vossia? – Disse voltandosi e guardandolo incuriosito.

    – Vendermi la salina! – Affermò sorridendo mentre si avvicinava porgendogli la mano.

    L’uomo ebbe un attimo di scoramento, gli mancarono le parole per rispondere prontamente. Lo aveva sorpreso.

    Lo guardò dritto negli occhi per capire se scherzasse o stesse parlando sul serio. Sapeva di arricchiti delle città vicine che giravano per le campagne a proporre affari poco puliti, e sperava tanto che non fossero proprio loro. Alla mancanza di reazione, Don Sebastiano continuò con il dialogo.

    – Che bella ragazza, è vostra moglie?

    – No. È mia figlia, la mia povera moglie è morta molti anni fa. – fece una pausa, poi alzò lo sguardo e con tono freddo e distaccato aggiunse – Sono spiacente, la mia salina non è in vendita; è

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