Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Iperlettura: La lettura ad alta velocità
Iperlettura: La lettura ad alta velocità
Iperlettura: La lettura ad alta velocità
E-book430 pagine4 ore

Iperlettura: La lettura ad alta velocità

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Gli incredibili vantaggi dell’Iperlettura: • tecniche di lettura ad alta velocità (oltre 25.000 parole per minuto) • altissimi livelli di comprensione del testo (superiore all’80%) • capacità di riconoscere il libro giusto al momento giusto • capacità di riconoscere rapidamente i “difetti” di un testo • acquisizione di tecniche per la redazione veloce di riassunti di alta qualità • concentrazione, focalizzazione, memoria e rilassamento L’informazione giusta al momento giusto può migliorare o cambiare la tua esistenza, perchè la conoscenza è lo strumento che più di ogni altro sa regalarti una vita ricca e appagante. Ma quando la giusta informazione si presenterà, sul lavoro, all’università o tra le pagine di un romanzo, saprai davvero riconoscerla? Saprai coglierne il significato completo e profondo? Nel mondo di oggi siamo sottoposti a un numero sempre maggiore di informazioni: siti web, riviste, messaggi di posta elettronica, libri manuali. In questo contesto, la capacità di distinguere l’utile dal superfluo, l’importante dal trascurabile, il vero dal falso e quindi leggere e comprendere velocemente è davvero preziosa. Esistono già diversi libri o corsi sulla lettura veloce, ma il più delle volte non lasciano completamente soddisfatti. Perché? È semplice. In queste tecniche viene insegnato a leggere prevalentemente con l’emisfero sinistro del cervello, una parte importante ma non sufficiente per affrontare la profondità della lettura. L’insieme di tecniche dell’Iperlettura, ideata dal Prof. Eric De La Parra Paz, insegnano a leggere e comprendere con tutto il cervello, integrando le capacità dell’emisfero sinistro (definizione di obiettivi, analisi, riflessioni, strutturazione e conclusioni) con quelle straordinarie dell’emisfero destro (raccolta massiva e fotografica dell’informazione, ricerca, connessione con il testo e l’autore, comprensione olistica). Inoltre, l’emisfero destro interviene ampiamente nei processi di comprensione, per la sua preziosa capacità di produrre nuove connessioni sinaptiche tra le conoscenze trasmesse dal libro e quelle già in possesso del lettore.
LinguaItaliano
Data di uscita29 gen 2016
ISBN9788895531700
Iperlettura: La lettura ad alta velocità

Correlato a Iperlettura

Ebook correlati

Articoli correlati

Recensioni su Iperlettura

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Iperlettura - Eric de la Parra Paz

    Introduzione

    Il libro giusto nel momento giusto ti può cambiare la vita. Saggezza e conoscenza sono gli strumenti che aiutano uomini e donne a risvegliarsi a una vita più piena.

    Un libro è una delle fonti di conoscenza utili per la trasformazione, ma sta all’essere umano saper aprire la porta che gli dà accesso a questo regno segreto attraverso l’intimità dell’atto della lettura. Lì scoprirà lo scrigno di saggezza che tutti possiamo aprire, ma qui sorge la domanda più importante: lo sai fare? Hai gli strumenti e la metodologia necessari per aprire questa porta, questo scrigno di conoscenze? Oppure sei costretto a guardare lo scrigno senza avervi accesso?

    I nostri anni di scuola ci hanno indubbiamente fornito una delle più grandi ricchezze: imparare a leggere, a scrivere e a contare. Ma questo, e lo sappiamo benissimo, è solo l’inizio della nostra educazione, che dobbiamo sviluppare. La lettura non consiste solo nel riconoscere le lettere nelle parole, le parole nelle frasi, le frasi che compongono i periodi, e attraverso tutto questo giungere a un significato; perché il vero significato è nascosto e a disposizione solo di coloro che si addentrano nel mondo della letteratura e della linguistica.

    Oggi questa situazione, che a lungo è stata la più comoda per molte persone a cui era sufficiente l’esperienza che acquisivano nella vita quotidiana, pensando che questa esperienza avrebbe dato loro un valore e una forza che sarebbero ancora più aumentati con il tempo, ha fatto capire che l’era dell’informazione era iniziata senza avvisarle e che ad ogni giorno che passa l’informazione li lascia indietro, perché le informazioni sono molto più numerose di quelle che sono in grado di processare con il loro vecchio sistema di lettura.

    L’informazione le invade attraverso nuovi libri, sistemi elettronici come internet, la posta elettronica, i cellulari, le riviste, i manuali, i prospetti informativi eccetera eccetera. Molte di queste persone sono in serio imbarazzo, perché ogni giorno accendono il computer al lavoro e trovano più di 100 mail a cui devono rispondere. Passano la giornata solo sulla posta, e non hanno più tempo per lavorare e per occuparsi dei loro compiti. Il livello di frustrazione è alto perché, pur desiderando migliorare la loro capacità di lettura, non sanno come fare, dato che a scuola non gli è stato insegnato. Nasce allora il desiderio di seguire un corso di lettura veloce, ma la frustrazione continua ad aumentare perché, anche se la nuova tecnica offre nel migliore dei casi una maggiore velocità di lettura e un’accresciuta capacità di comprensione, nemmeno così riescono ad affrontare totalmente le sfide rappresentate dalla lettura, dalla vita personale e dal lavoro. Ma perché non sono soddisfatti dei risultati? È semplice: perché a scuola ci hanno insegnato a riconoscere le lettere utilizzando l’emisfero sinistro del cervello, con il risultato che la lettura si è venuta a costituire come un processo razionale di quell’emisfero. Per questo la stragrande maggioranza dei corsi, per buoni che siano, utilizzano solo l’emisfero sinistro, rivelandosi molto limitati rispetto alla profondità di lettura.

    Abbiamo attraversato periodi della storia caratterizzati da scarsità di informazioni e dal fatto che chi era in possesso delle informazioni godeva di un enorme potere, che consisteva appunto nel disporre delle informazioni anche per ingannare gli altri affermando che un testo aveva particolari significati sacri o segreti che conferivano una qualità speciale a chi li conosceva. Se qualcuno voleva conoscerli doveva pagare prezzi altissimi, ma i benefici che riceveva erano rilevanti.

    Oggi accade la stessa cosa, anche se la situazione si è capovolta. Anche se disponiamo di un’abbondanza di informazioni, pochi sono davvero informati, non più per mancanza di informazioni ma per mancanza della capacità di apprenderle e di comprenderle.

    Nel forum mondiale che si tiene annualmente a Davos, in Svizzera, si è stabilito che una delle qualità dei manager e dei dirigenti deve essere la capacità di avere accesso a una grande quantità di informazioni e di comprenderle (cioè di farle proprie), perché essere informati significa prendere decisioni migliori e più rapide in un mercato in cui i processi di reazione della concorrenza sono molto veloci e di alto livello. La sfida odierna è quindi imparare a leggere le informazioni come richiede l’epoca moderna: con velocità e capacità di comprensione.

    Ritornando al processamento delle informazioni nella nostra mente, l’emisfero sinistro è effettivamente molto efficace, ma non è suo compito processarle tutte, perché non ne ha la capacità naturale. L’emisfero sinistro è straordinario nello stabilire obiettivi, nell’analizzare, riflettere e trarre conclusioni a partire dai dati analizzati, ma per raggiungere questi risultati deve contare sull’aiuto dell’emisfero destro, che ha la capacità di cercare, individuare, scegliere e raccogliere le informazioni necessarie a realizzare gli obiettivi della lettura. Oltre a ciò, l’emisfero destro interviene ampiamente nei processi di comprensione, perché la sua memoria delle conoscenze pregresse è determinante per produrre nuove connessioni sinaptiche tra le conoscenze trasmesse dal libro che si sta leggendo e quelle già in possesso del lettore.

    Accanto alle capacità dell’emisfero destro è necessario un allenamento per incanalare tutte le altre capacità verso l’obiettivo della lettura, allo scopo di raggiungere la vera capacità di lettura: leggere con tutto il cervello. In questo modo disporremo della capacità di leggere a velocità diverse e di accrescere sensibilmente la nostra capacità di comprensione. Questa è la ragione principale del titolo di questo libro, IPERLETTU-RA, che presenta una tecnica per imparare a leggere ad alta velocità, ad esempio 300 pagine in circa un’ora, con un’efficacia di comprensione altrettanto elevata. Scrive il ricercatore Frank Smith: Gli studi hanno dimostrato che, nel migliore dei casi, un buon lettore raggiunge livelli di comprensione tra il 4 e il 18% di un testo.

    La tecnica che abbiamo chiamato IPERLETTURA consente invece di raggiungere livelli di comprensione dell’85% o più del testo. Se sommiamo questo alto livello di comprensione alla velocità di lettura, avremo gli strumenti per gestire l’enorme quantità di informazioni del mondo attuale. Scopo della lettura non è solo raggiungere alcuni obiettivi conoscitivi o di apprendimento, perché ciò che rende sublime la lettura e la rende importantissima è il processo di innamoramento per il mondo dei testi e degli autori. È la condivisione di un livello di intimità che ci mette in grado di vivere qualcosa di molto profondo che è già dentro di noi e che può aiutarci ad aprire gli occhi, offrendoci una nuova visione del mondo che ci circonda. Ogni parola è parte di un’immagine e ogni frase è un’immagine; dobbiamo soltanto lasciare che l’immaginazione colleghi le due parti rivelandoci il mondo al di là delle lettere. Quando leggiamo non solo per credere né per contraddire, ma per contribuire alla natura stessa della nostra esistenza, possiamo incontrare noi stessi, i nostri sogni, le nostre illusioni e gli abitanti di questo spazio magico che ci trasmettono il messaggio che noi esistiamo e che possiamo esprimerci (rivelarci) nel mondo in cui viviamo con maggiore vitalità e significato.

    Le parole libro e libertà sono collegate allo stesso vocabolo latino (liber), il che ci fa capire che il cammino verso la libertà è unito e sincronico al cammino dei libri. Quando la libertà degli uomini è perseguitata o negata attraverso l’analfabetismo di ritorno (saper leggere, ma non leggere), è compromessa anche l’esistenza dei libri, perché i libri sono come una volta celeste in cui brillano la grandezza dell’uomo, il suo diritto alla libertà e all’esistenza, e che ci ricorda che possiamo arrivare a manifestarci come esseri superiori a noi stessi, essendo ciascuno una caratteristica unica e intenzionale della specie umana.

    Quando si vuole manipolare l’essere umano, si nascondono o si proibiscono appunto i libri che parlano di libertà e si attribuisce ai libri che invece appoggiano il sistema il carattere di testo sacro o di lettura obbligata, perché è nota la capacità di influsso psicologico che queste attribuzioni producono sui lettori. Di qui l’importanza di imparare a leggere veramente, per poter distinguere i grandi libri dai libri nefasti che collaborano all’oppressione dell’essere umano.

    Questo libro, intitolato IPERLETTURA, ha perciò quattro obiettivi principali:

    1  spiegare in termini scientifici la possibilità di leggere con tutto il cervello.

    2  Fornire tecniche che, studiate e messe in pratica, migliorano sensibilmente le attività di apprendimento, sviluppo personale e capacità di pensiero.

    3  Spiegare la tecnologia dell’IPERLETTURA, che consente di leggere a varie velocità e di raggiungere livelli molto elevati di comprensione, in accordo agli obiettivi del lettore.

    4  Imparare, come risultato, ad entrare in uno spazio mentale in cui la lettura permette di gettare le basi della riflessione, dello spirito critico, della trascendenza spirituale e del giudizio estetico, politico, personale, civile e sociale.

    I capitoli di questo libro sono strutturati in modo che ciascuno di essi fornisca una base scientifica esperienziale, una metodologia che consente al lettore di apprendere, sviluppare e padroneggiare la tecnica dell’IPERLETTURA per raggiungere gli scopi per i quali ha comprato questo libro.

    Vorrei terminare questa introduzione con le parole di Fernando Savater: Un libro è la carne di chi lo scrive e di chi lo legge. Poeti come Walt Whitman hanno detto che toccare un libro è toccare una persona, ed è davvero così. Perché il libro ha un corpo, ha una forma, ha un carattere… Diventa un simulacro, un rappresentante delle persone. È facilissimo vederci riflessi in un libro.

    CAPITOLO I

    Dove inizia la lettura?

    Il principio è conoscere qual è la materia prima con cui sto per convivere, per apprendere e realizzare i miei obiettivi.

    Un mito racconta che Dio nascose la verità nel cuore stesso dell’uomo (l’unico posto in cui l’uomo non l’avrebbe cercata). Ma attraverso la scrittura l’uomo strappa pezzi di verità dal suo cuore e li plasma in un libro. È lì, in quello spazio testuale, che il lettore può accedere alla verità che Dio ha decretato per l’essere umano.

    Eric de la Parra Paz

    1.1 CHI È E CHE COS’È UN LIBRO? ALCUNI RIFERIMENTI STORICI

    Se cerchiamo nel dizionario la parola libro, troviamo la definizione e l’origine in una forma sintetizzata che ci informa con sicurezza su questo valido strumento che ha reso il mondo un luogo migliore per vivere.

    Libro (dal latino liber): insieme di fogli di carta, in genere stampati, cuciti assieme o incollati e chiusi da una copertina di carta, cartone, pergamena o altro tipo di pelle, che formano un volume. Oggetto che istruisce.

    Gli studi sull’origine della scrittura rivelano che fu inventata circa 6.000 anni fa in Egitto o in Mesopotamia (gli attuali Iraq e Iran).

    Sembra che i primi simboli scritti ritrovati in Mesopotamia servissero a scopi commerciali, cosa che favorì l’elevato sviluppo commerciale di quell’area geografica.

    Con il tempo, la scrittura si è evoluta fino alla comparsa di idee e conoscenze di persone che, acquisite attraverso altri mezzi, le misero in forma scritta per trasmetterle ad altri.

    Fu un punto cruciale e determinante nella storia dell’umanità, perché gli uomini di tutte le epoche avevano da sempre desiderato lasciare testimonianza delle conoscenze del loro tempo, affinché le generazioni future potessero apprenderle e contribuire a fare un altro passo nel processo dell’evoluzione umana.

    Ad esempio, una scienza fondamentale per la vita dell’uomo come la medicina ebbe modo di diffondersi in tutto il mondo grazie ai testi scritti; oggi beneficiamo di conoscenze arricchitesi grazie alle ricerche dei medici e i cui risultati sono stati trasmessi attraverso le pergamene (libri) a tutte le civiltà, consentendo a questa scienza di fare progressi enormi. È ovvio che non è la stessa cosa cominciare da zero che continuare da dove sono già arrivati i miei antenati.

    Lo scrittore americano Noah Gordon, autore del romanzo Medicus, illustra perfettamente questo concetto descrivendo un giovane europeo dell’XI secolo che, volendo studiare medicina, va in Persia dove diventa allievo di un famoso chirurgo e si accorge che i libri contenevano già le conoscenze pratiche di quella disciplina. Scopre cioè che i libri erano un grandissimo tesoro e, dopo aver realizzato il suo sogno, decide di scrivere in un libro quello che aveva imparato per trasmetterlo alle generazioni future.

    I documenti dell’antichità erano scritti su strisce ricavate dalla pianta di papiro o su pelli di animale (appunto dal papiro derivano ancora alcuni vocaboli per indicare la carta: l’inglese paper, il francese papier e lo spagnolo papel).

    I primi libri come oggi li conosciamo hanno avuto origine con i cristiani, che volevano studiare la parola di Dio. Ma, a causa delle persecuzioni di cui erano oggetto, non potevano farlo apertamente; ridussero quindi i grandi fogli di pergamena a una dimensione più piccola e uniforme e li riunirono in volume, per poterlo nascondere sotto gli abiti.

    Quei primi cristiani studiavano le scritture individualmente e in gruppo su quel nuovo tipo di pergamene che, se si vedevano minacciati dai soldati romani, potevano di nascosto e facilmente passare ad altri. In questo modo, anche se morivano per mano dei soldati, gli insegnamenti contenuti nei libri sacri non andavano perduti, ma rimanevano documentati in un libro che continuava a nutrire la fede dei sopravvissuti.

    Fu in questo modo che il cristianesimo sopravvisse, diventando in seguito una delle principali religioni del mondo.

    Prima dell’era cristiana, la trasmissione di informazioni era molto semplice: avveniva da persona a persona e da una generazione alla successiva. La fonte della conoscenza erano gli anziani, i sacerdoti, i maghi, gli sciamani o le persone dotate di autorità all’interno della comunità. Tali persone erano dei veri e propri libri ambulanti, e quando si volevano delle informazioni si chiedeva a loro. Le conoscenze si accumulavano in modo graduale e quello che un individuo apprendeva continuava a essere valido per tutta la sua vita.

    L’evoluzione sociale scorreva lentamente allo stesso passo della diffusione delle conoscenze, dato che i libri si fabbricavano e si copiavano a mano, finché un evento venne a rompere la tranquillità dell’umanità. Accadde nell’anno 1450, quando un tedesco di nome Johann Gutenberg inventò la stampa. Questo evento epocale produsse una fortissima accelerazione della quantità e precisione delle conoscenze a disposizione dell’umanità. Di colpo, le comunità disponevano di informazioni che andavano ben oltre il loro livello di comprensione. Inoltre, ogni informazione favorì la proliferazione di nuovi fatti, idee, eventi, forme, tecniche e opinioni che aggiungendosi generavano nuovi volumi (libri).

    Questo incremento dell’informazione produsse rapidi cambiamenti nelle conoscenze umane. Dopo Gutenberg, e nell’arco di una sola generazione, le informazioni si moltiplicarono. Se riunissimo oggi tutte le informazioni che l’umanità possedeva nel secolo XV, basterebbe un unico volume, totalmente insignificante in paragone a quelle che oggi possediamo a livello mondiale. Ai giorni nostri occorrerebbero circa 10.000 chilometri quadrati per contenere tutte le informazioni accumulate dall’umanità.

    Continuando la nostra esposizione della storia del libro, scopriamo che l’enciclopedia Encarta divide la storia del libro in due grandi sezioni: libri scritti a mano e libri stampati.

    Vediamole entrambe, perché ci forniscono dati molto interessanti.

    1.2 LIBRI SCRITTI A MANO

    I primi libri erano tavolette d’argilla su cui si incidevano caratteri o disegni con una punta o un bulino. Le prime civiltà che le utilizzarono furono le antichissime popolazioni della Mesopotamia, tra cui i Sumeri e i Babilonesi. Molto più vicini ai libri attuali erano i rotoli degli Egizi, dei Greci e dei Romani, formati da lunghe strisce di papiro, un materiale simile alla carta che si ricavava dai giunchi che crescevano nel delta del Nilo. Le strisce si avvolgevano attorno a un bastone di legno. Il testo, che veniva scritto con una penna anch’essa di giunco, in colonne e su un lato solo, si leggeva svolgendo il rotolo. La lunghezza di queste strisce di papiro era variabile. La più lunga che conosciamo (40.5 metri) è conservata al Museo Britannico a Londra. In seguito, in epoca ellenistica, attorno al IV secolo a.C., si iniziò a suddividere i libri più lunghi in vari rotoli, che venivano conservati uno accanto all’altro. Gli scribi (scrivani) professionisti li copiavano o li scrivevano sotto dettatura. Poi i rotoli venivano avvolti in una tela per proteggerli e vi veniva posta un’etichetta con il nome dell’autore. Atene, Alessandria e Roma erano grandi centri di produzione di libri, che esportavano in tutto il mondo conosciuto dell’antichità. La copiatura a mano era un procedimento lento e costoso, motivo per il quale solo i templi e alcune persone ricche e potenti potevano possederne. La maggior parte delle conoscenze continuava quindi a venire trasmessa oralmente attraverso la ripetizione e la memorizzazione. Benché i papiri fossero poco costosi, facili da produrre e con una eccellente superficie per la scrittura, erano molto fragili, al punto che nei climi umidi si polverizzano in meno di un secolo. Per questo motivo, gran parte della letteratura e di tutto il materiale scritto dell’antichità è andata irrimediabilmente perduta. La pergamena e altri materiali ricavati dalla pelle animale conciata non presentano grandi problemi di conservazione come i papiri. Utilizzarono questi materiali i Persiani, gli Ebrei e altri popoli nei cui territori non crescevano giunchi. Questo uso fu incoraggiato soprattutto dal re Eumene II di Pergamo nel II secolo a.C., e nel IV secolo d.C. la pergamena aveva sostituito quasi completamente il papiro come materiale per la scrittura.

    1.2.1 I primi codici

    Il IV secolo segnò anche il culmine di un lungo processo, iniziato nel I secolo, che tendeva a sostituire gli scomodi rotoli con i codici (il liber latino), diretti predecessori dei libri odierni. Il codice, che in origine era utilizzato dai Greci e dai Romani come registro contabile o come libro di scuola, era un insieme di sottili tavolette di legno coperte di cera. Si scriveva sulla cera con un oggetto appuntito e se era necessario si cancellava quello che si era scritto. Tra le tavolette di legno si inserivano a volte dei fogli aggiuntivi di papiro. Con il tempo, la percentuale di papiro e in seguito di pergamena aumentò finché i libri furono formati quasi esclusivamente da questi materiali, piegati in forma di fascicoli, che venivano chiusi da due tavolette di legno e fermati da corde. Le pile di questi nuovi oggetti erano più grandi di quelle dei rotoli, rispetto ai quali presentavano però il vantaggio della comodità, dato che consentivano al lettore di trovare più facilmente il passo che cercavano, e offrivano la possibilità di essere scritti su entrambe le parti del foglio. Per questo motivo furono ampiamente utilizzati agli inizi della liturgia cristiana, fondata sulla lettura di testi che si dovevano localizzare andando avanti e indietro nei vari libri della Bibbia. Il termine codice compare infatti in molti manoscritti antichi, soprattutto nelle copie dei libri della Bibbia.

    1.2.2 Libri medievali europei

    Nell’Europa degli inizi del Medioevo erano i monaci che scrivevano i libri, o per altri religiosi o per personaggi politici. Per la maggior parte si trattava di parti della Bibbia, ma molte erano anche le copie di testi dell’antichità classica. I monaci scrivevano o copiavano i testi in grandi sale all’interno dei monasteri chiamati scriptorium. All’inizio si usavano molti tipi di caratteri che avevano in comune la scrittura tutta a lettere maiuscole, consuetudine ereditata dall’epoca dei rotoli. In seguito, in conseguenza alla rinascita del sapere voluta da Carlo Magno nell’VIII secolo, gli scrivani cominciarono a utilizzare anche le minuscole, i corsivi e i caratteri arrotondati che si ispiravano ai modelli classici e che avrebbero ispirato a loro volta molti creatori di caratteri rinascimentali. A partire dal XII secolo la scrittura degenerò in caratteri più rozzi, stretti e spigolosi che formavano testi molti fitti difficili da leggere.

    Molti libri medievali contenevano miniature in oro e in altri colori che servivano per indicare l’inizio dei capitoli, per decorare i margini delle pagine o per illustrare il testo. Questi ornamenti andavano dagli intricati disegni del Libro di Kells, una copia dei Vangeli creata in Irlanda o in Scozia nell’VIII o IX secolo, alle delicate e particolareggiate scene di vita quotidiana delle Très riches heures del duca di Berry, un libro di preghiere creato in Olanda dai fratelli Limbourg nel XV secolo. I libri medievali avevano copertine di legno spesso rinforzate da parti di metallo, con chiusure simili a lucchetti o chiavistelli. Molte copertine erano poi ricoperte di cuoio e a volte erano riccamente adornate con intarsi in oro o argento, smalti o pietre preziose. Questi magnifici esemplari erano autentiche opere d’arte a cui collaboravano, verso la fine del Medioevo, orefici, miniaturisti e scrivani professionisti. Il numero di questi libri era scarso, perché erano molto costosi, e in genere venivano commissionati da quella piccola minoranza in grado di leggere e che poteva permettersi i costi di produzione. Tra i manoscritti miniati spagnoli spiccano i cosiddetti beatos, commenti all’Apocalisse che prendono il nome dal Beato de Liébana.

    1.2.3 Il libro in Oriente

    I primi libri dell’estremo Oriente erano scritti su foglie di palma o strisce di bambù unite tra loro. Altri erano formati da strisce ricavate da una mescolanza di bambù e cortecce di varie piante, inventata dai cinesi nel II secolo d.C. All’inizio queste strisce venivano incise e poi arrotolate attorno a cilindri di legno per formare dei rotoli. In seguito si iniziò a piegarle a fisarmonica o da un lato, chiusi da copertine di carta o di tela. Gli studiosi e i funzionari, che sapevano scrivere, dotarono le loro opere di stili particolari di calligrafia, considerata una delle belle arti. Non deve stupirci, perché il cinese, il giapponese e il coreano, lingue parlate attualmente da oltre 1.5 miliardi di persone, utilizzano nella scrittura dei segni (kanji, o ideogrammi) che non rappresentano dei suoni, come negli alfabeti occidentali, ma concetti. Sono cioè disegni schematici che si possono tracciare in una grande quantità di stili variamente artistici e creativi.

    1.3 LIBRI A STAMPA

    Già nel VI secolo a.C. si stampavano testi utilizzando piccoli blocchi di legno su cui si incidevano i caratteri, anche se il più antico dei libri che utilizzavano questa tecnica, il Sutra del diamante, risale solo all’868 d. C. Il Tripitaka, un’altra raccolta di testi buddhisti che raggiungeva le 130.000 pagine, risale al 972. Ovviamente, stampare a partire da un blocco di legno era più rapido e più comodo della copiatura a mano libro per libro, ma anche incidere i blocchi richiedeva tempo e un blocco serviva solo a stampare quel testo. Nell’XI secolo i cinesi inventarono anche la stampa a blocchi mobili, che potevano accostare per comporre testi diversi. Ma questa invenzione incontrò scarso favore perché l’enorme numero di ideogrammi (kanji) della lingua cinese, circa 7.000, rendeva praticamente impossibile l’utilizzo di questo sistema.

    In Europa si iniziò a stampare libri con questo stesso processo di blocchi lignei a partire dal Medioevo, come conseguenza degli scambi con l’Oriente. Si trattava in genere di opere religiose con molte immagini e poco testo.

    1.3.1 I libri nel Rinascimento

    Le innovazioni tecnologiche del XV secolo rivoluzionarono la produzione libraria in Europa. Una di queste innovazioni fu la carta, tecnica che gli europei appresero dagli arabi (che l’avevano appresa a loro volta in Cina). Un’altra fu l’invenzione, tipicamente europea, dei caratteri mobili di metallo. Anche se molti paesi, come la Francia, l’Italia e l’Olanda, si attribuiscono questa scoperta, l’opinione più accreditata è che si debbano al tedesco Johann Gutenberg che nel 1454 stampò il primo libro utilizzando questo sistema: la Bibbia di Gutenberg. Queste innovazioni tecnologiche semplificarono la produzione dei libri, trasformandoli in oggetti relativamente facili da produrre e quindi accessibile a una parte considerevole della popolazione. Nello stesso tempo l’alfabetizzazione crebbe enormemente, in parte come risultato degli sforzi rinascimentali di ampliare le conoscenze e in parte in conseguenza della Riforma protestante, i cui promotori sostenevano che ogni fedele doveva essere in grado di leggere la Bibbia e di interpretarla personalmente. Di conseguenza, nel XVI secolo il numero di opere e la quantità delle copie crebbero in modo spettacolare, e questa crescita cominciò

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1