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I nostri amici
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E-book219 pagine3 ore

I nostri amici

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Info su questo ebook

Nella nostra società, il tempo passato con le persone che ci circondano influenza la nostra vita, che noi lo vogliamo o no. Se questo succede con gli sconosciuti, quanto diventa importante scegliere con attenzione chi ci circonda? Ecco l’importanza degli Amici…

Melissa Maldera, classe 1993, laureata presso l’Università Statale di Milano in Scienze dei Servizi Giuridici; terminate numerose esperienze in studi legali, si è appassionata al lavoro impiegatizio in un’azienda che diffonde piattaforme digitali di supporto allo studio; nel privato studia scienze politiche, psicologia, attualità, ecologia, diritto, anatomia.


Sonia Teti, classe 1988, ha studiato dieci anni teatro per arricchimento interiore senza mai farne una professione, lavora felicemente in una multinazionale che vende prodotti e cibo per animali; nel privato studia induismo, scienze politiche, psicologia, psichiatria, attualità, ecologia.
LinguaItaliano
Data di uscita7 set 2022
ISBN9788830671096
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    Anteprima del libro

    I nostri amici - Sonia Teti

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    PREFAZIONE

    DI ANTONIO QUAGLIETTA

    Ho accolto con vero piacere l’invito delle autrici per questa breve prefazione del libro I nostri amici. Personalmente ritengo che le relazioni non siano parte della vita ma siano la vita stessa. A qualsiasi livello noi guardiamo la natura, vediamo che, per esserci vita, ci devono essere elementi in relazione. Se ci concentriamo poi sulle relazioni umane intuitivamente, senza bisogno di essere esperti del settore, comprendiamo quanto esse plasmano la nostra esistenza.

    Questo libro nasce da una grande idea: parlare di relazioni come esperienza, di là da ogni tecnicismo, ogni pretesa di classificazione rigida e ogni velleità di offrire la verità, i nostri amici apre un dialogo. Prima ancora del contenuto specifico, uno scritto offre una relazione al lettore e la relazione che in questo libro si percepisce, è una relazione amichevole.

    Uno dei drammi umani che stiamo vivendo in questa nostra tormentata epoca è proprio quello di un cambiamento radicale, velocissimo e non ben direzionato delle forme delle relazioni umane. La tecnologia, il web, i social, la realtà virtuale e, non per ultimo, la pandemia sembrano aver sradicato le forme classiche di relazioni familiari, sentimentali, sociali e amicali, non offrendo però nuove e delineate forme alternative. E come se fossimo tutti immersi in una transizione che nessuno sa dove precisamente porterà. Capiamoci, questo non significa avere solo prospettive di scenari catastrofici ma ci costringe a vedere la confusione che ognuno di noi prova rispetto all’esperienza relazionale in sé. In questo scenario, questo libro si pone un obiettivo alto, leggero e necessario, offrire una visione che faccia riflettere, che apre domande, che ci pone di fronte a noi stessi e alle nostre relazioni per cercare di orientarci. Tutto questo, come dicevamo prima, lo fa da amico… Questo scritto dialoga con il lettore e lo conduce al dialogo con i propri amici.

    Le amicizie sono tutte uguali? Che cosa è un’amicizia? Soprattutto come distinguere le relazioni?

    Queste sono domande importanti, quante volte ce le poniamo? Forse solo per mancanza di tempo, energia, possibilità? Direi di no.

    Ma perché dovremmo farlo? Proviamo a rispondere semplicemente.

    Nei momenti di confusione ciò che è tossico o addirittura velenoso può sembrare buono e ciò che è Buono e nutriente può essere scartato. Con le relazioni sta accadendo proprio questo, ecco l’urgenza e l’utilità pratica di una riflessione che porti a distinzioni non rigide ma in grado di offrire il giusto discernimento. Abbiamo bisogno di strumenti come questo libro per sopravvivere in questa giungla relazionale.

    Molto bello il viaggio che si fa tra le varie forme di amicizia che senza giudizio sono descritte.

    Non è una classificazione diagnostica né tantomeno un esercizio letterario fine a se stesso, è un dialogo che a mio avviso sembra partire da una riflessione che termina con una domanda: Amici, nemici, conoscenti… relazioni vere, false, durevoli e brevi… finalizzate, vuote, profonde o di facciata… ti va di conoscerle un po’?

    Proprio questa domanda leggera che ormai quasi nessuno si pone più è la porta per entrare nel proprio mondo relazionale e poterlo finalmente osservare come si fa con i quadri in una galleria, con la giusta distanza per poterli ammirare con l’attenzione che meritano.

    Quello che ho letto mi ha offerto molti spunti di riflessione e novità, nonostante io mi occupo di relazioni ormai da più di vent’anni. Proprio per questo credo che possa essere molto utile fare esperienza di questo libro, sorseggiarlo, leggerne qualche passo e lasciare che produca i suoi frutti. Credo che sia un libro che vada meditato.

    Aggiungere parole non necessarie sarebbe rovinare lo stile relazionale di questo scritto, auguro quindi a te che ti accingi a leggere e spero a meditare questo libro di trarne un’esperienza concretamente utile per aspirare a relazioni sane ed evolutive e alle autrici che questo libro possa avere il successo che merita.

    INTRODUZIONE

    Tratto da

    Risveglia la vita che sei

    Di Antonio Quaglietta, Aldenia Edizioni:

    "Ma come si può misurare la libertà in una relazione? Devi considerare due fattori importanti: la libertà attiva, quindi la libertà di (di esprimerti, di fare, di dire la tua, di essere te stesso pienamente, senza sentirti sminuito, giudicato o accusato) e la libertà da (dai condizionamenti, dai giudizi interni, dalle costrizioni). Quante volte siamo in una situazione con quella persona e ci autocensuriamo, stando attenti a ciò che diciamo, a ciò che facciamo, a come ci muoviamo, come se camminassimo sulle uova? Ecco, qualsiasi relazione che ci costringa a camminare sulle uova non può essere considerata una relazione sana che ci fa stare bene.

    E’ essenziale dunque misurare di qualsiasi relazione il suo ossigeno: livello di libertà.

    La seconda considerazione ruota intorno all’energia. Non mi riferisco ad essa in senso mistico, o a qualche altra strana forma di energia new age, ma a qualcosa che puoi veramente sentire, all’energia fisica, biologica, mentale e soprattutto emotiva. Come ti senti in quella relazione? Come reagiscono il tuo corpo, la tua mente, il tuo fisico, quando sei con quella persona in quella situazione? Se senti che l’energia va sempre più giù, allora quella che vivi non è una relazione che in quel momento sta funzionando, quindi è necessario rivedere qualcosa o, in casi estremi, abbandonare il campo.

    Le due considerazioni… spero ti tornino utili per valutare il grado di salute delle tue relazioni e per fare i giusti passi nella direzione del benessere.".

    "Quali sono i tre principali errori che commettiamo e che non ci permettono di rendere le nostre relazioni nutrienti?

    Il primo errore è pensare che le relazioni siano spontanee, che inizino, evolvano e finiscano spontaneamente. Non è così, nelle relazioni ci vuole volontà e ci vogliono delle abilità che si apprendono: le abilità relazionali.

    Il secondo errore è dirsi: Io so relazionarmi con le persone giuste. Quando troverò l’amico che mi capisce, il partner giusto, il collega buono, allora saprò relazionarmi bene.

    Assolutamente sbagliato. Siamo noi che possiamo e dobbiamo accrescere le nostre capacità comunicative e relazionali, per sapere interagire con tutti. Non esistono le persone perfette…

    Il terzo errore è pensare: Questo è il mio stile relazionale. Io so relazionarmi solo così, cosa posso farci?.

    Quello che tu chiami tuo stile relazionale è semplicemente qualcosa che hai appreso da bambino e che continui a ripetere; in realtà si chiama copione relazionale, e non l’hai scritto tu!".

    "Tendiamo, spesso inconsapevolmente, a vivere relazioni basate sul potere vincolati dall’obbligo di dominare l’altro, oppure da una sorta di necessità di sentirci inferiori. Questo modo di vivere le relazioni non è basato sulla spinta ad amare propria della nostra umanità, ma sulle prigioni della nostra paura, e ci toglie energia, trasformandoci talvolta in vampiri e viceversa in vittime… Se viviamo relazioni di potere, produrremo sempre uno sforzo estenuante, o per prevalere o per sottometterci. Entrambe queste sfere simbiotiche ci tolgono energia vitale".

    "Esistono anche relazioni che invece di togliere possono ridare energia, ma devi imparare a costruirle, a liberarti internamente da quei copioni che tendono a spingerti verso relazioni di potere. Non c’è amore senza libertà, così come non c’è libertà senza amore.

    Non c’è potere al mondo che non abbia prodotto ribelli in lotta per la libertà".

    GIORNO

    Immaginiamo di ambire a un mondo di luce, fatto di individui propositivi tra cui ci si vuole bene. Immaginiamo una folla di individui vivere sulla Terra solo di giorno, dall’alba al tramonto, salire e scendere scale di giorno, fare e dialogare solo di giorno. E di sera e di notte dormire, non vedere mai una stella. Per scelta. Per non confondersi. Per non sbagliare.

    Per motivi etici.

    NOI

    Per i veri Amici, è imprescindibile l’evoluzione interna, il risveglio della coscienza attraverso l’urto col Mondo Esteriore. Noi capiamo svariate possibilità di pacificazione tra il Mondo Esteriore e i nostri sentimenti, in un intenso ed emozionante mix di ascolto, empatia e propositività davanti alle altrui disavventure, e in un profondo e coinvolgente mix di ascolto, gioia, amore e riconoscenza davanti alle altrui felicità. Tra Amici ci aiutiamo a portare felicità, sentimenti positivi e gioia nelle relazioni sociali. Riteniamo il raffronto sacro, quasi una situazione sine qua non, per il successo delle relazioni.

    Abbiamo già superato i traumi della civiltà borghese e quelli della sua decadenza, siamo capaci di ricordarcene se incontriamo qualcuno che ne sia ferito; non tange il nostro microcosmo soddisfacente, costruito negli anni dalla buona volontà. Proviamo a stare insieme tra belle Anime, il livello di approccio tra noi è più alto di quello in cui ancora vivrebbero le considerazioni erronee sui valori e sui disvalori della borghesia. Se dedicammo troppo tempo ad osservare, con o senza giudizio, ciò che non ci piacque, fu perché ci focalizzammo sui difetti altrui.

    Noi Amici torniamo felici quando invece ci rivolgiamo verso i temi che realmente troviamo interessanti, possibilmente Altro-centrici, senza legami infernali con quell’Ego che accecherebbe.

    Abbiamo sentito che la secolare Società contadina e artigianale ha fatto il suo tempo e dobbiamo accettare il grande capitalismo industriale senza forse collaborarci eccessivamente: ci vuole accettazione verso il consumismo, il capitalismo, il materialismo e i desideri rivolti all’apparenza. Rispettiamo che possano esistere in quanto volontà forse innocue di chi potrebbe essere timoroso di desideri più alti, umanistici e/o spirituali. Allo stesso tempo noi ne siamo distaccati e viviamo e abitiamo in un microcosmo nostro in cui non veniamo molto scossi da queste dinamiche dell’apparire e del distrarre.

    Noi Amici abbiamo rinunciato quindi anche alla vita contadina, si direbbe che i nuovi contadini non siano andati a vivere in campagna ma che viceversa siano fuggiti a vivere in campagna, fuggiti da ciò che non avrebbero mai accettato. Avrebbero scarsa accettazione, scarso amore per il prossimo e per quel che sia diverso da loro; nonostante abbiano coltivato amore per la Natura e gli Animali, una vita sana e il benessere psico-fisico, con o senza interessi culturali.

    Grazie a una buona gestione del tempo, una buona organizzazione, un pizzico di disciplina e tanta voglia di fare, ci possiamo occupare di vari interessi in modo ininterrotto, possiamo diffonderli e aderirvi assieme, magari in progetti costruttivi. Gran parte dell’insoddisfazione nacque quando non avemmo abbastanza tempo da dedicare a noi stessi e alla costruzione, oppure quando ne avemmo tanto che non lo sapemmo utilizzare. Nel primo caso ci riducemmo a non avere in mano la nostra vita perché finimmo per condurre una vita di rinunce, troppo presi da famiglia o lavoro, mentre nel secondo caso finimmo per essere pervasi dalla noia a causa della bassa autostima o della debolezza. La noia, forse apparentemente innocua, incentivò chi non ebbe scopi a compiere dei gesti scellerati, come nel caso di atti vandalici o episodi di bullismo, per fare alcuni esempi tratti dai quotidiani. Il tempo, come si suol dire, è denaro. Noi Amici usiamo bene il tempo, ci permette di riempire le nostre giornate di ciò che ci interessa veramente e questo ci porta soddisfazione ed emozioni di gratificazione.

    La noia che provò l’uomo del Novecento era meno intensa, ma si caratterizzò per essere più temuta. La noia sarebbe un male anche dei nostri giorni, per il modo in cui la percepiamo: fu capace di incastrare giovani e meno giovani e si caratterizzò come un forte desiderio di novità che non fece accettare all’uomo di vivere un giorno uguale all’altro. Le novità che scaturirono da questo desiderio alle volte non furono positive. Le persone che ebbero continuamente bisogno di novità non diedero molto peso/valore alle abitudini che avrebbero ammesso il radicamento. Presi dalla voglia di un continuo divenire non si godettero il presente perché proiettati con la mente sempre al dopo.

    Noi Amici non siamo rimasti bloccati in un pensiero fisso o in una situazione sola, semplicemente abbiamo costruito, e costruiamo ancora abitudini sane grazie a cui godiamo dei momenti della vita quotidiana, anche se non sempre siano eccezionali.

    Siamo umani.

    Il contrario della noia, come si potrebbe credere, non sarebbe il piacere, bensì il desiderio che scaturisce dall’eccitamento. Una vita in cui la forza vitale la fa da padrone è una vita a cui non tutti riuscirebbero a stare dietro, perché si

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