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Meditazioni: Il ruolo della meditazione nelle Costellazioni Familiari
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E-book154 pagine1 ora

Meditazioni: Il ruolo della meditazione nelle Costellazioni Familiari

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Info su questo ebook

Il metodo delle Costellazioni familiari è basato su di una visione sistemica della vita, secondo cui ognuno di noi rappresenta l’anello di una lunga catena che ci collega a tutti gli esseri umani. Facciamo parte di una grande anima che comprende le nostre famiglie, i nostri antenati fino a intere generazioni di un lontano passato. In questa prospettiva, possiamo guardare alla nostra famiglia come ad un grande corpo allargato, un corpo in cui ogni singola parte interagisce continuamente con tutte le altre.

Nel corso della sua lunga carriera, Bert Hellinger ha continuato ad esplorare gli aspetti più reconditi dell’animo umano. Nuove conoscenze e intuizioni sono state costantemente incorporate nel suo metodo, fino a quando non è risultato chiaro che questo aveva superato i confini delle Costellazioni familiari originarie. In questa nuova versione, lo scopo delle Costellazioni familiari non è tanto quello di aiutare il cliente ad affrontare e risolvere i suoi problemi personali, quanto quello di prepararlo ad espandere la sua coscienza e ad aprirsi al più ampio potere che si cela nel profondo della sua anima. Solo questo potere può realmente fornirgli l’aiuto di cui ha bisogno, consentendogli infine di “accettare la realtà quale essa è.”
LinguaItaliano
Data di uscita12 set 2022
ISBN9788871835587
Meditazioni: Il ruolo della meditazione nelle Costellazioni Familiari

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    Anteprima del libro

    Meditazioni - Bert Hellinger

    L’amore

    che guarisce

    Arrendersi all’amore

    Quello che ho da dirvi a proposito dell’amore forse vi sorprenderà. A volte ci capita di sentir dire arrenditi all’amore!. Ma cosa significa questo? Ci sono diversi legami d’amore: un amore speciale ci lega ai nostri genitori, un altro al nostro partner, un altro ai nostri figli. Il fatto è che ogni volta che ci leghiamo a qualcuno, allo stesso tempo, ci separiamo da qualcun altro.

    Arrendersi all’amore significa amare tutto così com’è, accogliere nella nostra anima tutto così com’è, accettare tutto così com’è, esattamente così com’è. Significa anche accettare, così com’è, la vita nella sua interezza: la propria vita così com’è, la vita degli altri così com’è, il creato così com’è, proprio così com’è.

    La vita è anche lotta. La vita di ogni individuo si contende il posto con la vita degli altri. Se ci arrendiamo all’amore amiamo anche i contrasti, la lotta, la vittoria e il tracollo. Amiamo la vita e la morte, i vivi e i morti. Amiamo il passato così com’è stato, e il futuro come sarà, esattamente come sarà. In questo amore siamo aperti, siamo in armonia e in accordo con ogni cosa.

    Questo amore è dedizione al tutto – è la vera religione. In questo amore siamo pieni e sereni. Possiamo osservare quel che accade. Ci abbandoniamo al nostro destino; rispettiamo il destino degli altri e il destino del mondo. Arrendersi all’amore significa, dunque, lasciarsi andare al tutto.

    Ciò si riflette sulla nostra vita quotidiana. Colui che si arrende all’amore può osservare tutto con equanime distacco: la felicità e l’infelicità; la vita e la morte; l’irretimento e la sofferenza. Poiché ama il tutto e vi si affida, talvolta interviene attivamente nella corrente della vita, senza superbia, sempre in accordo e in armonia con essa. Colui che presta aiuto in questo modo non ha nulla di cui preoccuparsi ed è libero. Sono altrettanto liberi anche coloro che ricevono il suo aiuto. Tutti sono ugualmente grandi ed ugualmente importanti. Nel tutto nessuno è migliore né peggiore. Nel tutto, semplicemente, siamo.

    MEDITAZIONE

    La corrente della vita

    Chiudiamo gli occhi e raccogliamoci nel centro del nostro essere. Vediamo noi stessi, bambini, davanti a nostra madre e nostro padre. Guardiamoli con la venerazione con cui un bambino guarda i propri genitori: grandi occhi e un amore incredibilmente profondo. La più grande devozione che abbiamo mai conosciuto vive proprio in questo sguardo che avevamo per nostra madre e nostro padre. Forse qualche evento lo ha offuscato nel corso del tempo, ma adesso ritorniamo a questo amore iniziale.

    Guardiamo i nostri genitori e dietro di loro vediamo i loro genitori, e dietro questi, i loro genitori, e dietro ancora i genitori di questi, in una sequela infinita.

    Attraverso tutte queste generazioni la vita è fluita fino ai nostri genitori, e attraverso di loro, fino a noi. È la stessa vita. Tutti coloro che l’hanno ricevuta e trasmessa hanno fatto la cosa giusta. Nessuno poteva aggiungere niente, nessuno poteva togliere niente. La vita nella sua abbondanza è fluita attraverso tutte queste generazioni. Per la nostra vita non fa differenza come siano stati i nostri singoli antenati, se buoni o cattivi, stimati o disprezzati. Tutti sono stati ugualmente bravi a servire la vita, che in questo modo ha raggiunto anche nostra madre e nostro padre e, attraverso di loro, noi.

    Adesso apriamo il nostro cuore e la nostra anima all’abbondanza della vita, così come è giunta a noi attraverso nostra madre e nostro padre. E diciamo loro: Grazie. Io prendo la vita da voi, sono disposto a pagare il prezzo richiesto, il prezzo costato a voi e il prezzo che costa a me. La tengo stretta e la onoro. E la trasmetto nella sua abbondanza, nella misura in cui le circostanze permettono anche a me di trasmetterla.

    Ci appoggiamo ai nostri genitori, dai quali abbiamo preso la vita nella sua interezza. Guardiamo avanti e la trasmettiamo come hanno fatto coloro che ci hanno preceduto: ai nostri figli, ai nipoti, alle molte generazioni che verranno dopo di noi. Oppure, se non abbiamo figli, la trasmettiamo in altro modo, sempre al servizio della vita. La vita fluisce attraverso di noi e prosegue il suo cammino. È proprio perché la vita fluisce attraverso di noi che siamo così profondamente legati ad essa. Perché la vita, così come l’amore, fluisce.

    Il successo e la madre

    I movimenti fondamentali dell’anima

    Sono due i movimenti fondamentali nell’anima. Il primo è il movimento che va verso la vita. L’altro è il movimento contrario, quello che va verso la morte. In che modo si manifestano?

    Il movimento verso la vita è un movimento verso il più, più, più. Il movimento verso la morte è un movimento verso il meno, meno, meno, fino alla fine.

    MEDITAZIONE

    Più o meno

    Il nostro tema di oggi è il successo, che per molti è il principale obiettivo della vita. Ma non dovrebbe essere così.

    Vediamo perché. Chiudiamo gli occhi. Facciamo attenzione al movimento interiore nella nostra anima. È un movimento verso il più? Verso più lavoro? Verso un maggior successo? Verso una salute migliore? Verso relazioni più soddisfacenti? Verso un amore più grande? Più felicità? Più gioia?

    O è invece un movimento verso il meno? Meno lavoro? Una paga più alta per meno lavoro, ad esempio? Meno tempo libero? Anche meno salute? Ci prendiamo veramente cura della nostra salute, del nostro corpo? Ci accontentiamo del meno?

    Ora invertiamo la direzione del nostro movimento e andiamo dal meno verso il più. Verso relazioni più soddisfacenti, ad esempio. Prendiamo subito questa direzione.

    Non si tratta di immaginare di andarci, ma di andarci veramente. Andiamo subito verso una salute migliore, verso un amore più grande, verso una maggiore gioia, verso l’abbondanza della vita.

    Chi ci guida in quest’altra direzione, verso il più? Per quanto strano possa sembrare, è la nostra morte a guidarci. Quando essa arriverà davvero, a suo tempo, sarà forse un movimento verso il meno? O sarà un movimento verso il compimento e il più?

    Dopo un po’: Come vi sentite?

    ESEMPIO

    Ritrarsi

    Vorrei dimostrare in pratica cosa significa il bisogno di successo. Cerchiamo di comprendere le leggi che governano il successo a partire dagli esempi concreti che di volta in volta presenterò. Vi sembra una buona idea? Siete d’accordo? Ok, allora iniziamo.

    Chi di voi sente di avere un problema con il successo e desidera lavorare con me?

    Hellinger sceglie fra il pubblico un uomo fra quelli che hanno alzato la mano.

    HELLINGER all’uomo: Bene, iniziamo con te. Qual è il problema?

    UOMO: A volte avverto in me la tendenza a ritrarmi. Ho paura che in me ci sia qualcosa che non va, che non mi permette di vivere come vorrei.

    HELLINGER: Ritrarsi è naturalmente un movimento verso il meno, meno, meno. Pensi che questo possa essere legato a qualcosa che ti è successo da piccolo?

    UOMO: Non mi viene in mente niente di preciso. Forse mi sono sentito abbandonato. Ma non ne sono sicuro.

    HELLINGER: Ricordi qualche episodio in particolare?

    UOMO: So che quando avevo tre o quattro anni, i miei genitori spesso uscivano e mi lasciavano solo di notte. All’epoca non capivo. Mi svegliavo e non c’era nessuno, e per ore rimanevo solo.

    HELLINGER: Un evento del genere provoca certamente un movimento verso il meno. Adesso dobbiamo scoprire cosa potrebbe invertire questo movimento ridirigendolo verso il più.

    L’uomo si asciuga una lacrima.

    HELLINGER al gruppo: La situazione descritta dal nostro amico è una delle cause principali dell’insuccesso e del movimento verso il meno.

    La osservo spesso, e mi è sempre più chiaro che la tendenza a ritrarsi in se stessi ha spesso a che fare con un evento precoce, in seguito al quale decidiamo improvvisamente di allontanarci dagli altri, invece di avvicinarci a loro.

    Il trauma originario

    HELLINGER: Questo evento è quasi sempre legato ad una situazione di abbandono, non importa se reale o immaginaria. Dalle parole del nostro amico si comprende che per lui è stato un grosso trauma. In quasi tutti noi lo spontaneo movimento di avvicinamento ai nostri genitori non ha potuto svilupparsi in modo libero, il più delle volte, perché i genitori erano assenti. Questo accade spesso nel periodo che va dai tre ai quattro anni, quasi sempre prima del quinto anno di vita.

    Il risultato è che il bambino, proprio come ci è stato appena descritto, viene preso dalla disperazione. Ma dove sono? Sono perduto?. Questo è il trauma. Sostanzialmente, è il trauma originario.

    Tutti i nostri traumi successivi hanno un’origine simile. Un movimento spontaneo è stato impedito. Il trauma è provocato dall’impossibilità di muoversi.

    Il trattamento di qualunque trauma, anche subìto in età adulta, è fondamentalmente molto semplice: un movimento che a suo tempo non potette avvenire deve essere lentamente riavviato, nonostante tutte le paure, e fatto giungere a compimento. Il trauma può, in questo modo, essere guarito.

    Per il trauma che io chiamo trauma originario, vale la stessa cosa. Il movimento di avvicinamento interrotto deve essere ripristinato.

    MEDITAZIONE

    L’interruzione del movimento di avvicinamento alla madre e le sue conseguenze

    Adesso cercheremo di farlo insieme attraverso una meditazione. Chiudiamo gli occhi.

    Torniamo alla nostra infanzia, molto indietro. Immaginiamo di trovarci in una situazione come quella appena descrittaci dal nostro amico, in cui volevamo andare da nostra madre o da nostro padre e loro non c’erano; in cui ci siamo improvvisamente sentiti abbandonati.

    Cosa avvenne nella nostra anima? Quali sentimenti provammo? Forse una certa rabbia? Fummo presi dalla disperazione?

    Poi decidemmo di rinunciare, perché la situazione era insopportabile, e prendemmo la decisione interiore: Mi ritiro; per me non c’è nessuno; dovrò cavarmela da solo.

    Quando nostra madre infine ricomparve,

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