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Sisters’ Lands
Sisters’ Lands
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E-book163 pagine2 ore

Sisters’ Lands

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Info su questo ebook

Aaliyah, Aaya, Abygaël, Ada. Siamo quattro sorelle. La mamma aveva voluto chiamarci tutte con nomi che iniziavano con la "A". Il papà non si era opposto.

Nostra madre era una guaritrice e noi avevamo seguito le sue orme. Eravamo rispettate e vivevamo nel benessere. La vita però non sempre è clemente e la ruota del destino gira senza mai fermarsi. A volte l'esistenza terrena riserva brutte sorprese.

Spesso ciò che ci appartiene se ne va e non torna più. Questo dovrebbe insegnare che tutto sulla terra è temporaneo, incerto, effimero. Ciò che nessuno ci può togliere invece è la libertà, quella intrinseca. Essa ha sede nel nostro cuore ed è lì che dobbiamo cercarla.

Sentirsi liberi significa vivere con serenità; niente allora ci può scuotere. Tutto è pace.
LinguaItaliano
Data di uscita20 apr 2022
ISBN9791221402063
Sisters’ Lands

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    Anteprima del libro

    Sisters’ Lands - Miriam Macchioni

    Karma

    Prima di addentrarci a scoprire cosa c’è scritto in questo strano libro, è bene sapere e conoscere cosa sia il karma.

    Un testo molto affascinante che sto studiando è la Bhagavadgītā, testo sacro equiparabile al Vangelo dei cristiani. È un libro di diciotto capitoli, scritto in sanscrito antico, dove il discepolo Arjuna conoscerà Krishna, Dio, e arriverà alla liberazione. Vi sono molti passaggi belli dove viene spiegato che cosa è il karma, tema appunto ricorrente.

    Questo termine ha doppia valenza. Significa intanto azione perfetta, atto liturgico, ma ha anche il significato di bagaglio di esperienze, ossia ciò che ogni individuo si porta dalle vite precedenti.

    Il karma viene associato alla legge causa-effetto. È una forza che ci spinge verso l’evoluzione ricreando equilibrio; è un’energia senza giudizio. È un insieme di leggi cosmiche che ci permette di comprendere, con la giusta consapevolezza, i nostri errori, le nostre mancanze, i nostri errati comportamenti, permettendoci di porre rimedio. Quando nasciamo non siamo, come molti credono, un libro dalle pagine bianche. Anzi, abbiamo già scritto milioni e milioni di messaggi, credenze, blocchi e memorie. Abbiamo già il nostro bagaglio karmico che ci impedisce di essere liberi. Tutto ciò è contenuto in quello che i Veda chiamano karmashaya¹, ossia il deposito del karma e dei samskara² che determinano tendenze, attitudini e comportamenti, quasi sempre generati da coazioni a ripetere. Continuando a fare errori, a pensare e ad agire in maniera errata, contro le leggi del Dharma³, continueremo a produrre karma. Purtroppo, spiegare e far comprendere all’occidente il karma è difficile. A causa della cultura e della religione che non prevede questo tipo di insegnamento cosmico, l’uomo dell’Occidente lo vede come un castigo o come una sorta di giudizio universale, riallacciandosi alla propria cultura religiosa. Qui, però, non si parla di una regolamentazione del tipo occhio per occhio, dente per dente. Non è una punizione né un atto vendicativo di Dio. La vita è giusta e il karma la regola con le sue Leggi infinitamente perfette. Non dobbiamo vedere ciò che noi chiamiamo disgrazia, una punizione o una colpa, ma solo una possibilità per imparare qualcosa che nelle vite precedenti non abbiamo compreso a sufficienza, oppure ci era proprio sfuggita. Stiamo parlando della tipica crisi che ci permetterà di migliorarci, di comprendere e di effettuare il cambiamento. Certo, molti accadimenti non li possiamo comprendere con la sola ragione. Bisogna trascendere il raziocinio e vedere con occhi diversi ogni singola manifestazione, che può apparirci in quel momento un evento nefasto o un’avversità. La morte di un neonato possiamo non comprenderla, ma la vita è perfetta e, se riuscissimo a guardarla con occhi diversi, potremmo vedere che tutto ciò che accade fa parte dell’esistenza e ha la sua giusta causa e il suo corretto effetto. Siamo noi con le nostre credenze e le nostre culture a dare un valore positivo e negativo agli accadimenti, mentre tutto fluisce al di là della nostra comprensione. Le leggi della natura sono ben diverse dai nostri pensieri condizionati e le nostre regole sono state decise dagli uomini che non conoscono le leggi cosmiche. Siamo proiettati verso ciò che ci appare esternamente e siamo abbagliati da tutto ciò che è materia. Questa, però, essendo sempre in trasformazione, ci destabilizza, ci illude e ci dà solo gioia momentanea. Ci accorgiamo subito che non ci basta mai e continuiamo la ricerca nella parte sbagliata, in maya, l’illusione. La bramosia si impossessa di noi come un cancro che ci corrode l’animo. Vogliamo, bramiamo, desideriamo in continuazione e non siamo mai sazi, come la lupa della Divina Commedia. Più ci nutriamo di materia, più abbiamo fame. È un’ingordigia che non si placa, perché non ci soddisfa. Seguire il Dharma invece ci sazia: essere compassionevoli, umili, coerenti, essere insomma dei buoni devoti ci aiuta a crescere e a evolvere. Facendo del bene ci sentiremo pieni di Amore. Quando riusciremo a comprendere che ciò che ci soddisfa è all’interno di noi e non fuori, ci accorgeremo che la materia era solo qualcosa di molto potente, certo, ma effimera e illusoria. Il karma è un processo ed è diviso in tre categorie: Sabija Karma, Agami Karma e Prarabdha Karma. Il prefisso Sa, significa con e Bija seme.

    Il primo, sabija karma, è quello che portiamo con noi fin dalla nascita e dipende dalle vite precedenti. Quei semi sono lì, pronti ma non ancora germogliati.

    L’agami invece è quello che produciamo durante la nostra esistenza ed è il risultato inevitabile delle nostre azioni. I semi non ancora germogliati possono crescere da un momento all’altro e nella circostanza opportuna ci restituiranno il risultato delle nostre azioni. Questo tipo di karma è contrastabile, ossia, effettuando un buon cambiamento e muovendoci secondo le leggi del Dharma, potremo far cambiare rotta a eventuali reazioni non piacevoli. Insomma, sostenendo una corretta disciplina saremo in grado di evitare le manifestazioni riguardanti il nostro vecchio comportamento che aveva generato karma. Qualsiasi azione genera karma, almeno che non si agisca rimettendo a Dio ogni nostra azione. Quando non siamo attaccati al risultato e offriamo al Signore ogni nostra azione, ecco che siamo akarma. Il karma non ha solo significato negativo come molti credono; esso è la remunerazione indefettibile delle nostre azioni. Quindi ci possiamo aspettare solo ciò che abbiamo seminato. Verremo pagati, insomma, con la stessa moneta che abbiamo usato nella nostra esistenza.

    Il prarabdha karma, invece, è quello che ormai si sta manifestando o si manifesterà a breve ed è impossibile contrastarlo o bloccarlo. Il suo arrivo è imminente. Nulla e niente saranno in grado di fermarlo. Non preoccupiamoci però più di tanto, perché possiamo sempre fare moltissimo. Il nostro è un cammino continuo e migliorarci può anche permetterci di accogliere quelli che potremmo chiamare cattivi avvenimenti. Sarebbe evolutivo essere in grado di far fronte positivamente a ogni accadimento e prendere tutto ciò che si rivela come nostra responsabilità e non come nostra colpa. Siamo qui per evolvere ed è giusto continuare il cammino senza fermarsi sugli errori. È giusto valutarli per comprenderli meglio ed evitare di ripeterli, ma concentrarsi sugli sbagli accaduti non è di gran beneficio. Soffermarsi sul passato non ci aiuta a evolvere, guardare ciò che è stato fa scattare i giudizi, che sono malsani e bloccanti. La vita è un gioco, quindi non prendiamo proprio tutto alla lettera e con serietà. Questo non significa vivere alla giornata, parlare a vanvera ed essere fatalisti, ma prendere l’esistenza con più filosofia, affidandoci a Dio. Chi meglio di Lui può aiutarci a risolvere ogni intoppo? Dedichiamo a Lui ogni nostra azione e ascoltiamo il nostro cuore che è direttamente collegato alla Causa di tutte le Cause: la vita sarà più semplice.

    Abbracciamo la nostra esistenza e sogniamo in grande. I limiti ce li diamo solo noi. L’Universo ha più fantasia di quella che ci possiamo immaginare e se noi seguiamo la sua scia e ci lasciamo trasportare e non travolgere dall’onda, bene… avremo il massimo che ci potremmo mai aspettare. È necessario avere fiducia prima in noi stessi e poi negli altri: nelle creature, nel creato e nel Creatore.

    Nella Bhagavadgita, il canto glorioso del Signore spiega molto bene il karma, menzionando la reincarnazione come strumento necessario al nostro percorso. Se non riusciamo a realizzarci, dovremo tornare sulla Terra. Se non capiamo chi siamo, se non abbandoniamo i condizionamenti, se non trasformiamo i nostri blocchi e le nostre memorie, il ritorno alla materia sarà inevitabile.

    Capitolo 2^ della Bhagavadgita:

    Shloka 13: Come l’anima incarnata passa in questo corpo dall’infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l’anima passa in un altro corpo all'istante della morte. L'anima realizzata non è turbata da questo cambiamento.

    Shloka 17: Sappi che non può essere annientato ciò che pervade il corpo. Nulla può distruggere l’anima eterna.

    Shloka 18-19-20: L’anima è indistruttibile, eterna e senza dimensioni; soltanto i corpi materiali che assume sono soggetti alla distruzione. Perciò, o discendente di Bharata, combatti. Ignorante è colui che crede che l’anima possa uccidere o essere uccisa; il saggio sa che l’anima non uccide né muore. Per l’anima non c’è né la nascita né la morte. Esiste e non smette mai di esistere. Non nasce, non muore, è eterna, originale, non ebbe mai inizio e non avrà mai fine. Non muore quando il corpo muore.

    Shloka 22: Come una persona indossa vestiti nuovi e lascia quelli usati, così l'anima si riveste di nuovi corpi materiali abbandonando quelli vecchi e inutili.

    Shloka 23-24-25: Nessun’arma può spezzare l’anima, né il fuoco bruciarla; l’acqua non può bagnarla, né il vento seccarla. L’anima individuale è indivisibile e insolubile; non può essere bruciata né seccata. È immortale, onnipresente, inalterabile, immobile ed eternamente la stessa.

    Si dice che l’anima è invisibile, inconcepibile e immutabile. Sapendo questo, non dovresti lamentarti per il corpo.

    Shloka 30: O discendente di Bharata, colui che risiede nel corpo è eterno e non può mai essere ucciso. Non devi dunque piangere per nessuno.

    Questi bellissimi shloka, oltre a spiegare l’immortalità dell’anima, spiegano cosa sia la reincarnazione e perché è utile. Ciò che più è importante è la consapevolezza che, essendo eterni, non possiamo piangere colui che se ne è andato, in quanto chi muore, ossia chi si trasforma, è solo il corpo, la materia. Il vero Essere è sempre esistito e sempre esisterà.

    Questo antico testo sacro ci insegna il distacco emotivo. Abbiamo la possibilità di trascendere la materia, per entrare definitivamente nella dimensione spirituale. Solo lì potremo avere la pace eterna, distaccati da maya, l’illusione.

    Noi non siamo il corpo, noi siamo Qualcosa di più grande e immenso. Solo comprendendolo potremo vivere nella vera pace e nella serenità.

    ___________________

    ¹ Letteralmente: deposito del karma. Tutto ciò che comprende la parte inconscia è depositata in questo infinito serbatoio.

    ² I samskara o memorie emozionali sono la causa dell’attivazione delle emozioni. I samskara generano le vritti, ossia modificazione del campo mentale che sono altrettanto potenti dei samskara stessi. Sia gli uni sia gli altri ci legano a persone che hanno gli stessi contenuti psichici, ecco perché i legami famigliari sono molto forti; queste vritti e samskara fanno da collante e questo crea coazione a ripetere di determinate situazioni e comportamenti che si manifestano inconsciamente, contro la nostra stessa volontà.

    ³ Legge Cosmica sulla quale si impernia tutta la nostra esistenza.

    Stato di veglia, sonno, sogni

    Sono una studiosa di Scienze Tradizionali dell’India. I testi vedici hanno dato sempre molta importanza ai vari stadi che si avvicendano durante la vita. Tutto è circolare: le ere cosmiche, le stagioni, i giorni della settimana e anche il ciclo dell’esistenza che va dalla nascita alla morte. Anche gli stati di veglia, sonno e sogno sono ciclici e si ripetono giornalmente. Non è di certo uno studio dei nostri quello rivolto al sogno. Già milioni di anni fa si dava molto importanza a questo stato, poiché è fonte di conoscenza.

    Nel Samkhya, uno dei sei sistemi di filosofia indovedica sono descritti i tre stati: veglia, sonno, sogno (e il quarto stato, Turiya, l’assorbimento a Dio, l’abbandono totale e l’unione con il divino). La veglia è lo stato nel quale l’attività psicofisica è a pieno

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