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La gioia del cuore: Sulle vie dello spirito
La gioia del cuore: Sulle vie dello spirito
La gioia del cuore: Sulle vie dello spirito
E-book108 pagine1 ora

La gioia del cuore: Sulle vie dello spirito

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Info su questo ebook

“Chi lo desidera potrà provare a cercare insieme a noi, sulle vie dello spirito, la gioia del cuore.” Così Claudio Stercal (sacerdote della diocesi di Milano, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) invita i lettori a seguire, ogni settimana, le cinquantadue riflessioni proposte in questo volume.

Il desiderio alla base di questo progetto è che si possa iniziare la settimana con una breve riflessione che aiuti a leggere in una prospettiva più profonda e vera, quella dello spirito, qualche frammento della propria esistenza. Ma “profondità” e “verità” sono anche il filo conduttore ideale verso il fulcro della vita: l’amore, senza il quale è inimmaginabile qualsiasi gioia del cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita28 mag 2024
ISBN9788870988260
La gioia del cuore: Sulle vie dello spirito

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    La gioia del cuore - Claudio Stercal

    1

    Sulle prime pagine

    «La ricchezza è il primo idolo del nostro tempo. La notorietà è il secondo. [...] La notorietà, la fama, non ha avuto in nessun’altra epoca l’importanza che ha oggi. Oggi le notizie d’attualità, pubbliche e private, arrivano quotidianamente da ogni parte del mondo fino ad ogni singolo membro delle nostre comunità [...]. In tal modo la notorietà, la capacità di suscitare un’eco nel mondo, ha finito per venir considerata un gran bene in se stessa, e un motivo di venerazione.»²

    Può sembrare strano, ma non stiamo parlando dei giorni nostri. Siamo nel 1849. Quasi centosettantacinque anni fa, quando il teologo e filosofo inglese John Henry Newman (Londra, 1801 – Edgbaston, 1890), convertitosi al cattolicesimo pochi anni prima, nel 1845, pubblicava un suo sermone su: La santità come criterio esemplare del principio cristiano (Saintliness the Standard of Christian Principle). E proseguiva: «La notorietà è diventata per la massa una specie di idolo, adorato di per se stesso, e senza alcun riferimento alla forma sotto cui si presenta. Potrà essere una buona fama, e potrà essere una fama cattiva; potrà essere la notorietà di un grande statista, di un grande predicatore, di un grande pensatore, di un grande scienziato o quella di un grande criminale; potrà essere la fama di una persona che ha dedicato tutta la vita alla riforma delle scuole, degli ospedali e delle carceri, dei ricoveri di mendicità oppure quella di un tale che ha portato via la moglie al suo vicino. Ciò non ha nessuna importanza: basta che di un uomo si parli molto, basta che si scriva molto su di lui e subito se ne farà gran conto. [...] Ciò che interessa [alla gente] non è sapere se un uomo sia grande, se sia buono, se sia saggio o, al contrario, d’animo basso, vile e odioso; interessa soltanto che il suo nome sia sulla bocca di tutti, che abbia attirato su di sé l’attenzione pubblica, che abbia compiuto qualche cosa che esca dal normale: insomma, che sia stato canonizzato dalla stampa quotidiana».³

    Esiste una notorietà diversa, precisava Newman, quella dei santi: «Manifestano alle moltitudini quel che Dio è capace di operare, quel che l’uomo è capace di essere. [...] La loro vita è servita a presentare ai nostri occhi un modello, una figura tipica della verità, della magnanimità e dell’amore».

    ²J.H. NEWMAN, La santità come criterio esemplare del principio cristiano, in ID., Sermoni Cattolici, selezione e introduzione di J.H. Walgrave, Jaca Book-Morcelliana, Milano-Brescia 1984, p. 62.

    ³Ivi, p. 63.

    ⁴Ivi, pp. 69-70.

    2

    Il dono prezioso dei legami

    La notte di Natale del 1943, il teologo luterano tedesco Dietrich Bonhoeffer (Breslavia, 1906 – Flossenbürg, 1945) scrive una bella lettera a sua nipote, Renate Schleicher, e al marito, Eberhard Bethge, suo caro amico e come lui pastore evangelico. I due giovani sono da poco sposati e ora sono in attesa del loro primo figlio. Si stanno preparando, però, a un faticoso periodo di separazione, perché Eberhard è in partenza per il fronte italiano.

    Dietrich, accusato di disfattismo dal Tribunale di guerra del Reich e arrestato il 5 aprile dello stesso anno, si trova ormai da diversi mesi nel carcere militare di Tegel, nei sobborghi di Berlino. In quel periodo sperimenta la lontananza e la separazione e mette la propria esperienza a servizio dei due giovani sposi: «Ormai da nove mesi sono separato da tutte le persone cui sono legato e ho fatto alcune esperienze sulle quale desidero scrivervi. [...] Non c’è nulla che possa compensare l’assenza di una persona cara ed è una cosa che non dobbiamo in alcun modo tentare di fare; è un fatto che bisogna semplicemente sopportare e di fronte al quale cercare di resistere. Al primo momento sembra molto difficile, ma allo stesso tempo è anche una grande consolazione; perché mentre il vuoto rimane effettivamente aperto, attraverso di esso si resta vicendevolmente legati. Si sbaglia quando si dice che Dio riempie il vuoto; non lo riempie affatto, anzi lo mantiene effettivamente aperto e ci aiuta in questo modo a conservare – quantunque accompagnata dal dolore – l’autentica comunione tra noi».

    E prosegue: «Quanto più belli e ricchi sono i ricordi, tanto più pesante è la separazione. La riconoscenza, però, trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa. Dentro di noi portiamo la bellezza passata non come una spina, ma come un dono prezioso».

    ⁵D. BONHOEFFER, Widerstand und Ergebung. Briefe und Aufzeichnungen aus der Haft, Chr. Kaiser Verlag, Gütersloh 1998, p. 255 (traduzione italiana: Resistenza e resa. Lettere e altri scritti dal carcere, Queriniana, Brescia 2002).

    Ibidem.

    3

    Nel cuore della quotidianità

    «Non le occupazioni mondane rendono monotoni e vani i miei giorni; sono io che ho il potere di trasformare le azioni più sante in meccanica, grigia ripetizione; io svuoto i miei giorni, non i miei giorni me.»⁷ Nel 1938, poco più che trentenne, il gesuita Karl Rahner (Freiburg im Breisgau, 1904 – Innsbruck, 1984), uno dei più grandi teologi del XX secolo, confida in un breve colloquio con Dio, intitolato Dio dei miei poveri giorni e pubblicato insieme ad altre nove brevi meditazioni nel volume Tu sei il silenzio, il peso della monotonia che, pur in una vita movimentata, avverte con intensità.

    «Un enorme magazzino è diventata la mia anima, in cui, alla rinfusa, si ammassa tutto, giorno su giorno,

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