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A casa con Dio
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E-book142 pagine1 ora

A casa con Dio

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Con un linguaggio semplice, diretto, capace di parlare a tutti, Anselm Grün offre preziosi suggerimenti su come esprimere la fede attraverso riti personali, familiari, comunitari. «La fede è qualcosa di estremamente personale. Ognuno ha la propria! Ma essa ha anche bisogno di comunità, di connessioni, altrimenti finisce per… evaporare» scrive l’autore, che invita a «investire la nostra energia in un cammino creativo che ci permetta di esprimere la nostra fede in modo personale e trovare forme che ci mettano in connessione con gli altri». Da qui una serie di indicazioni pratiche per trasformare i luoghi familiari e lo scorrere ordinario del tempo in occasioni di spiritualità.
Uno strumento destinato non solo ai credenti, ma a tutti coloro che sono in ricerca, che stanno percorrendo un proprio cammino spirituale o che vorrebbero farlo.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2024
ISBN9788870988239
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    A casa con Dio - Anselm Grün

    Con un linguaggio semplice, diretto, capace di parlare a tutti, Anselm Grün offre preziosi suggerimenti su come esprimere la fede attraverso riti personali, familiari, comunitari. «La fede è qualcosa di estremamente personale. Ognuno ha la propria! Ma essa ha anche bisogno di comunità, di connessioni, altrimenti finisce per… evaporare» scrive l’autore, che invita a «investire la nostra energia in un cammino creativo che ci permetta di esprimere la nostra fede in modo personale e trovare forme che ci mettano in connessione con gli altri». Da qui una serie di indicazioni pratiche per trasformare i luoghi familiari e lo scorrere ordinario del tempo in occasioni di spiritualità. Uno strumento destinato non solo ai credenti, ma a tutti coloro che sono in ricerca, che stanno percorrendo un proprio cammino spirituale o che vorrebbero farlo.

    Anselm Grün, monaco benedettino tedesco dell’abbazia di Münsterschwarzach, è autore di libri di spiritualità conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Ha compiuto studi di teologia, psicologia, filosofia, economia; tiene conferenze e corsi di meditazione e contemplazione su temi religiosi e spirituali.

    Traduzione di Corinne Zaugg

    Testi biblici:

    © 2008 Fondazione di religione Santi Francesco d’Assisi

    e Caterina da Siena, Roma

    Copyright © 2021 by Vier-Türme GmbH Verlag,

    Münsterschwarzach Abtei, Germany

    Represented by AVA international GmbH Munich, Germany

    Italian publisher’s copyright and year of edition

    by arrangement with Giuliana Bernardi Literary Agency

    © 2023 ITL srl a socio unico

    via Antonio da Recanate, 1 - 20124 Milano

    www.itl-libri.com

    email: libri@chiesadimilano.it

    tel. 02 671316.1

    Proprietà letteraria riservata

    Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore.

    È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

    ISBN 978-88-7098-823-9

    Prima edizione digitale 2024

    Prefazione all’edizione italiana

    La fede cristiana, nei secoli, si è espressa soprattutto attraverso i riti ufficiali della Chiesa e le celebrazioni liturgiche. Tuttavia, accanto a questi, ci sono sempre stati anche dei riti personali che hanno aiutato i fedeli a vivere la fede nella quotidianità. I riti creano un tempo sacro, un tempo che appartiene a Dio e in cui l’uomo si sente libero da tutte le aspettative e le pressioni. I riti ci aiutano a capire che siamo noi a vivere la nostra vita e non la vita a vivere noi e ci aiutano a fare esperienza della fede nella vita di tutti i giorni e a vivere la quotidianità in armonia con la fede.

    Nelle prime comunità cristiane, le celebrazioni liturgiche si svolgevano nelle cosiddette chiese domestiche. Le persone si riunivano nelle case private per celebrare insieme l’eucaristia e per ascoltare e interiorizzare il messaggio di Gesù. Nel corso dei secoli, le chiese domestiche hanno sempre svolto un ruolo importante nella trasmissione della fede e ancora oggi hanno il compito di esprimere e rafforzare la fede che si vive in famiglia.

    La liturgia familiare continua a esistere anche oggi: nella preghiera mattutina e serale in comune, nella benedizione dei pasti e in molti riti con cui le famiglie celebrano, ad esempio, il Natale, la Settimana Santa, la Pasqua o alcune festività dedicate ai santi. In particolare, in un’epoca in cui il numero di sacerdoti è sempre più ridotto, le chiese domestiche hanno acquisito una nuova importanza per tramandare la fede in famiglia.

    Con questo volume desidero offrire suggerimenti su come esprimere la fede attraverso riti personali e, in tal modo, rafforzarla. Vorrei anche fornire aiuti concreti su come la famiglia può creare al suo interno dei riti comuni. Carl Gustav Jung definisce l’anno liturgico un sistema terapeutico, nel senso che ogni festa dell’anno liturgico e ogni periodo festivo hanno un effetto terapeutico sulle persone. Infatti, durante le feste, vengono rappresentate immagini archetipiche che conducono l’individuo alla propria interiorità e leniscono le ferite subìte nel corso della propria vita. I riti, che la famiglia celebra in occasione delle festività dell’anno liturgico, producono un effetto curativo al suo interno e la fede viene trasmessa alle nuove generazioni. I riti creano uno spazio in cui i bambini si sentono protetti e al sicuro, trasmettendo loro un profondo senso di appartenenza. Di casa.

    In psicologia si parla molto, oggi, di empowerment, autodeterminazione o di competenze personali. Si tratta di misure tese a rafforzare l’autonomia delle persone e delle comunità. Questi concetti si possono applicare anche alla vita spirituale, in quanto incoraggia i cristiani a prendere in mano la propria fede. Ciascuno di noi possiede delle competenze in materia di fede, perché ne abbiamo già – in un modo o nell’altro – fatto esperienza e perché portiamo in noi la nostalgia di una fede profonda. Tutti noi possediamo una saggezza dell’anima. Parlare di autodeterminazione nella fede significa invitare le persone a mettersi in contatto con questa saggezza. La fede cristiana non fa altro che rafforzare questa saggezza perché coincide con il desiderio profondo che portiamo in noi. È a partire da questa intuizione che io vorrei aiutare le persone a vivere la propria fede in modo personale.

    La fede è qualcosa di estremamente personale. Ognuno ha la propria! Ma essa ha anche bisogno di comunità, di connessioni, altrimenti finisce per… evaporare. Pertanto, desidero incoraggiarvi a trovare forme comuni per esprimerla, in modo da rafforzarla. Questo può avvenire attraverso i riti che si praticano in famiglia, ma anche attraverso quelli comuni con cui manifestiamo la nostra fede cristiana in pubblico. Perché la fede deve essere visibile anche in pubblico. C’è bisogno della nostra testimonianza perché la fede sia liberante: capace di incoraggiarci nell’incertezza dei tempi che stiamo vivendo, di donarci speranza in una società priva di speranza, di portare amore e calore nel gelo delle nostre vite quotidiane.

    Desidero, quindi, augurare ai lettori di lingua italiana di trovare una gioia nuova nella pratica della loro fede, di vivere i tanti riti e le molte tradizioni religiose – che in Italia sono ancora molto presenti – secondo modalità nuove. A tal fine, è necessario reinterpretare i riti e le tradizioni religiose. Perché solo quando li comprendiamo e ci riconosciamo in essi, questi sanno darci gioia e regalarci il loro profondo potere curativo.

    Pertanto, auguro ai lettori di lingua italiana di vivere la fede come un cammino verso una vita più ricca di gioia, libertà, pace e amore.

    P. Anselm Grün

    Introduzione

    Il periodo della pandemia ha modificato in maniera significativa il nostro concetto di spiritualità. L’idea che la Chiesa sia il luogo principale in cui vivere la spiritualità cristiana è stata, da più parti, messa in discussione e addirittura smentita. La crisi provocata dal Coronavirus si è dimostrata capace di generare nuove opportunità. Sono emerse nuove doti. Persone che prima della pandemia non avevano un rapporto particolarmente stretto con la spiritualità hanno trovato un contatto con le loro radici spirituali.

    Molti rappresentanti ecclesiastici si sono interrogati su cosa dovrebbe cambiare nella Chiesa. Ma le considerazioni che ho letto non mi hanno convinto. Si mette troppa enfasi su cosa la Chiesa dovrebbe..., i cristiani dovrebbero.... È un approccio che non aiuta, non motiva.

    Così ho pensato di scrivere qualcosa che incoraggi le persone nella loro fede personale, a prescindere dalle strutture ecclesiastiche. Non ho voluto redigere un programma da seguire, ma mi sono limitato a descrivere la fede che sto vedendo in molte persone, anche in coloro che non si sentono particolarmente legati alla Chiesa.

    Quando ho iniziato il lavoro, la prima bozza non mi ha soddisfatto. C’era qualcosa che mancava. Così ho mostrato quello che avevo scritto al mio amico Winfried Nonhoff, perché da ex editore conosce le domande delle persone che vivono in questo nostro contesto secolarizzato, ma anche perché lui stesso è un cattolico critico, alla ricerca di risposte e che sta percorrendo un proprio cammino spirituale. Gli ho chiesto di leggere il mio testo per poi discuterne insieme. Uno dei suoi primi suggerimenti è stato di non parlare troppo del passato, di quello che si faceva una volta, ma di trovare un linguaggio capace di parlare alle persone che oggi sono in ricerca.

    Non so se il mio linguaggio saprà toccare le persone all’interno e all’esterno della Chiesa, ma la conversazione con Winfried mi ha incoraggiato a scrivere con semplicità quello che sento. E, nello stesso tempo, a cercare di entrare in sintonia con ciò che sentono le persone di oggi. Ho capito che la questione non riguarda tanto le strutture, quanto la fede personale. Sono molti coloro che scoprono una fede personale, ma nel contempo si domandano se possano fidarsi di quello che sentono nella profondità della loro anima. A mio parere, la crisi provocata dal Coronavirus ha risvegliato una nuova sensibilità verso le cose dello spirito.

    Durante queste mie riflessioni, mi sono imbattuto in un libro che mi ha subito ispirato. Si tratta del dialogo tra il filosofo Robert Spaemann e il sociologo Hans Joas. Spaemann ha una visione piuttosto pessimistica della fede. Sostiene, infatti, che l’essere miscredente sia oggi più attrattivo che professare una fede e parla di una «corsa alla comodità». In questa corsa, la fede non può vincere (Beten bei Nebel 35). Insieme a Hans Joas vorrei confutare questa prospettiva. Joas si distanzia dalla visione pessimistica del sociologo Max Weber (1864-1920), quando parla di «disincanto del mondo» e di «disincanto dell’uomo». In questo mondo disincantato, l’essere umano conta solo per ciò che fa. Tuttavia, la mia esperienza di accompagnamento pastorale mi dice qualcosa di diverso: le persone non sono alla ricerca della comodità, ma di qualcosa che dia senso alla loro vita, in grado di dare un nuovo sapore all’esistenza. Sono aperte a qualcosa che è più grande di loro. Cercano la spiritualità, anche se non sempre descrivono questo percorso in termini cristiani.

    Hans Joas parla di «sacralizzazione». Egli riconosce nell’uomo «una capacità di elevazione» che egli chiama «sacralità» (Joas 19). L’uomo ha bisogno del sacro, che però non viene cercato solo all’interno del cristianesimo o della religione in generale. Il sacro, qui inteso, si riferisce a qualcosa che supera il mondo e su cui il mondo non ha potere. La sacralizzazione è la capacità di scoprire nel mondo qualcosa che

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