In Grave Pericolo: Una Guida Alla Suspense Per Scrittori
Di Ken Pelham
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Info su questo ebook
Perché alcuni romanzi vi tengono sul bordo della sedia e vi fanno voltare pagina più velocemente che potete, mentre altri vi fanno arrancare? Quali sono gli elementi che appassionano il lettore?
In una parola, è la suspense. L'autore vi attira, vi prende all'amo e vi accalappia. Ma come? Non accade per caso. Imparate i trucchi e le tecniche per aumentare la suspense nella narrativa e nella saggistica. In questa breve guida, imparerete ciò che crea la suspense, perché ci piace e come inserirla in ciò che scrivete.
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Anteprima del libro
In Grave Pericolo - Ken Pelham
Ringraziamenti
I miei ringraziamenti vanno, in ordine, ai membri del Maitland Writers Group, a tutti gli scrittori che hanno partecipato ai miei seminari sulla scrittura, e alle biblioteche, e al loro personale, che mi hanno permesso di usare le loro strutture per proporli. E, come sempre, la mia infinita gratitudine va a Amy, Jennifer e a mia moglie Laura, per il loro aiuto, il loro supporto e per il jambalaya.
—kp
...è vero che siamo in grande pericolo, e quindi, più grande deve essere il nostro coraggio.
—William Shakespeare, Enrico V
PARTE I: Capire la suspense
Suspense... che diavolo è?
Tutti sanno più o meno di cosa si tratta, ma, esattamente, cosa la provoca? E, più importante per gli scrittori, come la si gestisce?
Per iniziare, il dizionario Merriam-Webster ce ne dà una definizione:
Suspense (nome): sensazione o stato di nervosismo o eccitazione causato dal fatto che ci si stia chiedendo cosa accadrà.
Abbastanza semplice, ma non ce la fa capire appieno.
È giusto dire che la suspense è una forma di incertezza. Inoltre, è legata a doppio filo alla paura. Anche se non sono la stessa cosa, il collegamento tra di loro è molto forte.
Dimenticatevi tutte le balle dei cavalieri Jedi sulla paura. La paura è dentro di voi, dicono, porta alla rabbia e all'odio, bla bla bla. Liberatevi dalla paura, bla bla bla. I Jedi sono degli idioti.
La paura è buona; è una risposta naturale agli stimoli dannosi. Esiste per una ragione: milioni di anni alla scuola delle avversità biologiche hanno lasciato programmata dentro di noi la risposta della paura. È legata all'evoluzione, e ci serve per sopravvivere.
Non è niente di cui vergognarsi.
Quando ci ritroviamo davanti a un pericolo di vita (e, in realtà, tutti i pericoli mettono in discussione la nostra vita), le nostre risposte ricadono in due campi: combattere o fuggire. Entrambi i tipi di risposta rilasciano nel nostro corpo un cocktail di sostanze chimiche. Le reazioni a queste sostanze, in pratica, definiscono la paura.
Di nuovo, la paura è una cosa buona. Tre milioni e mezzo di anni fa, gli australopitechi, che si guadagnavano a fatica un'esistenza sotto il cocente sole dell'Africa centrale, combattevano o fuggivano in continuazione da leoni, leopardi, iene, serpenti e coccodrilli. Anche le aquile sovradimensionate uccidevano e mangiavano gli australopitechi, che erano una razza piuttosto piccola. Avevano due possibilità: combattere o fuggire. Fuggire era la maggior parte delle volte la soluzione più efficace. Combattere contro quegli orrori pieni di zanne in genere non finiva bene.
Combattere o fuggire. Queste due opzioni sono state passate di padre in figlio per millenni.
Conosco un paio di ragazzi che al liceo dicevano di non aver paura di niente. Non ci credevo allora e non ci credo ancora adesso. Erano bugiardi e zucconi. La paura è normale. Non avere paura non è normale, quindi se volevano apparire anormali, cavoli loro. Ci sono dei rari casi eccezionali, di persone che non sembrano avere paura, e ora arriveremo al punto del perché non sono normali.
Come con qualsiasi altra emozione, la paura si origina nel nostro cervello, sembra in una piccola struttura, chiamata amigdala. Quando una tigre dai denti a sciabola ringhia e si prepara a balzarvi addosso, l'amigdala comincia a lavorare, manda l'allarme e invia ordini. Ferma le funzioni non essenziali che consumano risorse e rialloca queste ultime (con un'ottima capacità di organizzazione). Chiama l'ipotalamo, che a sua volta chiama la ghiandola pituitaria, e poi la tiroide e il sistema adrenalinico. La tiroide fa aumentare il metabolismo, le pupille si dilatano, permettendo di osservare i dettagli più fini. Il cuore pompa più velocemente, la pressione sanguigna sale, rendendo l'energia disponibile più in fretta. Il fegato spezza il glicogeno per produrre energia, la milza pompa fuori i