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Cosa pensano gli animali?
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E-book353 pagine5 ore

Cosa pensano gli animali?

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Un viaggio sorprendente alla scoperta dei segreti del regno animale

Il biologo Karsten Brensing ha qualcosa di sorprendente da rivelarci sul regno animale: gli animali hanno sviluppato sofisticati sistemi di organizzazione sociale e di comportamento che rientrano a pieno titolo negli schemi che gli esseri umani chiamano “cultura”. I delfini si chiamano per nome e le orche si tramandano modi di agire e atteggiamenti da oltre 700.000 anni. Gli scimpanzé si caratterizzano per differenti abitudini nell’uso di strumenti, tanto da essere considerati gli animali più “culturali” dopo l’uomo, mentre i bonobo amano le parolacce. I corvi fanno snowboard su tetti innevati per puro divertimento e le lumache amano girare sulle ruote dei criceti. Le gigantesche megattere seguono i dettami della moda e i piccoli ratti adorano fare festa. Le formiche hanno la capacità di riconoscersi allo specchio e si agghindano prima di tornare a casa. Gli anatroccoli possono superare complicate prove nel pensiero astratto. I cani puniscono la slealtà, ma sono anche capaci di perdonare se ci si scusa con loro. Brensing si basa sulle più recenti scoperte scientifiche e sui propri studi sugli animali per rivelarci sistemi comportamentali e cognitivi molto simili a quello degli umani.

È possibile parlare di cultura quando ci si riferisce agli animali? Karsten Brensing dimostra come la risposta sia affermativa

Gli animali sono molto più simili agli uomini di quanto immaginiamo

Sesso • cultura • comunità • pensieri • sentimenti • evoluzione

I delfini si chiamano l’un l’altro per nome
Le orche sono “acculturate” da oltre 700.000 anni
Gli scimpanzé intraprendono guerre strategiche
I bonobo amano le parolacce
I corvi adorano scivolare sui tetti innevati
Le lumache giocano sulle ruote per criceti
Le megattere seguono i dettami della moda
I topi fanno festa ogni volta che ne hanno l’occasione
Le formiche si riconoscono davanti allo specchio
Gli anatroccoli superano complicati test di pensiero astratto
I cani puniscono la slealtà e perdonano se ci si scusa
Karsten Brensing
è biologo marino, scienziato comportamentale e autore di libri sugli animali. È stato direttore scientifico dell’ufficio per la tutela delle balene e dei delfini. È fondatore di un’associazione che si adopera per garantire che agli animali vengano concessi diritti personali, al fine di migliorarne la protezione. I suoi libri sono tradotti in nove lingue.
LinguaItaliano
Data di uscita22 ott 2020
ISBN9788822745460
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    Anteprima del libro

    Cosa pensano gli animali? - Karsten Brensing

    Il buon sesso animale

    Qualche tempo fa ero affascinato da tutto ciò che riguardava l’ampliamento della conoscenza e nella mia ricerca della pietra filosofale ho incontrato il tantra. Come ben saprete, il tantra è quella tecnica sessuale indiana che prevede posizioni non comuni e il ritardo dell’orgasmo con conseguente illuminazione. Mi trovavo allora in libreria da Dussmann, e afferrai un volume da un ripiano zeppo di libri ben assortiti. Anche se ero interessato agli aspetti del tantra legati all’ampliamento della coscienza, cercai nell’indice il capitolo dedicato al sesso. Lo trovai a pagina 83, il quinto. Non ci crederete, ma l’autore scriveva proprio così: «Ben arrivato, anch’io avrei iniziato a leggere da qua!». Colto in flagrante!

    Anche se l’autore aveva cercato di spiegare il tantra relativizzandone l’interpretazione sessuocentrica occidentale, il tema del sesso mi attirava come per magia: sex sells, il sesso vende! Che uno ne parli su una guida tv o sul cofano di un suv, la pelle nuda attira gli sguardi, e non solo. Il sesso è un potentissimo motore motivazionale e fa divertire. E va bene così, altrimenti i nostri antenati sarebbero rimasti a poltrire sotto gli alberi con lo sguardo rivolto al cielo, e noi non ci saremmo stati.

    Ma prima di arrivare al dirty talk e ai giocattoli sessuali prediletti dai primati, alle incredibili pratiche che si consumano nei giardinetti delle nostre case e alle brillanti performance intellettuali per l’ottenimento del piacere tra i delfini, vorrei chiarire alcuni aspetti fondamentali.

    Il sesso è una delle attività più antiche e probabilmente la più importante donataci da madre natura. Essa precede la scoperta dei generi e ha un solo limite: la morte.

    Ma procediamo con ordine. Gli organismi monocellulari semplici si riproducono per scissione. Durante la cosiddetta mitosi si crea una copia identica del patrimonio che verrà trasferito alla cellula figlia, la quale è appunto un clone. Questo significa che esiste una catena ininterrotta, completa, che ci riporta all’origine della vita. Da questo punto di vista si potrebbe parlare di immortalità, e magari, al prossimo calice di Merlot o di birra al frumento, pensare con un po’ più di deferenza alle laboriose e antichissime cellule di lievito che conferiscono alla bevanda quel sapore particolare.

    Gli organismi pluricellulari hanno scoperto molto presto il senso dello scambio di materiale genetico con altri individui. In un’epoca in cui non c’era ancora la distinzione tra piante e animali, i primi organismi multicellulari hanno così raddoppiato le informazioni genetiche e le hanno messe in viaggio. I gameti monocellulari avevano il compito di unirsi ad altri gameti monocellulari al fine di mescolare il loro idiotipo. Così è nato il sesso. Attraverso l’unione degli idiotipi, tuttavia, la catena dell’immortalità è stata interrotta, perché ogni nuovo organismo era leggermente diverso dai suoi genitori. In questo senso il sesso è stato il vero e unico peccato mortale.

    Questa strategia presentava notevoli vantaggi, perché attraverso la combinazione dei diversi idiotipi si è giunti a un aumento delle mutazioni, cioè delle modifiche del patrimonio genetico originario. È stata questa la chiave del fiorire della vita sulla terra in tutto il suo splendore e in tutta la sua biodiversità. È giusto però spezzare una lancia anche a favore dei batteri, e aggiungere che anch’essi svolgono un’attività simile a quella sessuale, la cosiddetta coniugazione, cioè lo scambio di pezzetti di patrimonio genetico attraverso estroflessioni sessuali dette pili. Se l’informazione codificata, che contiene una determinata funzione, è in qualche modo utile, viene trasmessa al clone figlio durante la divisione. In caso contrario, non succede niente, oppure il batterio muore. No risk, no fun.

    Eppure milioni di anni fa, all’epoca dell’origine della vita, il sesso non era ancora così maturo. Accadeva che gli spermatozoi di un certo tipo di organismo s’incrociassero con se stessi, vanificando l’intero processo. In linea di principio, questo rimane un problema centrale e l’ampio spettro delle misure adottate spazia dalla scoperta dei sessi attraverso la pudica copertura del seme nelle piante fino alle complicate regole sociali che definiscono chi possa accoppiarsi e con chi. Quest’ultimo principio non è solo un pilastro della nostra cultura in quanto esseri umani, ma anche forza motrice che ha condotto alla formazione delle intricatissime reti sociali che osserviamo nel mondo animale. Così è successo nel caso della formazione di alleanze di terzo ordine, che sembravano dominio esclusivo del genere umano, finché non abbiamo iniziato a comprendere meglio il comportamento dei delfini in Australia occidentale, di cui dirò più avanti.

    Sesso alieno

    Partiamo da qualcosa di familiare: la vita sessuale dei nostri vicini di casa.

    Sono pronto a scommettere che i miei dirimpettai non abbiano la minima idea delle incredibili pratiche sessuali che si consumano davanti ai loro occhi, nel giardino di casa nostra o nelle fioriere, e che hanno per protagonisti gli esserini più incredibili che esistono sul nostro pianeta. Sto parlando dei tardigradi, graziosi animaletti di circa 0,5 millimetri, che vivono ovunque a terra, nell’acqua e anche su altri pianeti. Analogamente ai cordati, cui appartiene non solo il genere umano, ma anche i pesci, gli uccelli e i rettili, essi sono un tipo di animale a sé, con circa mille diverse specie.

    Ecco cosa fanno in giardino se li si osserva al microscopio: un esemplare maschio si avvicina di soppiatto alla femmina per sedurla. Dopo il corteggiamento arriva il bacio passionale, che non è solo il prototipo del bacio con la lingua, ma un vero e proprio accoppiamento. Gli scienziati sostengono che con quest’atto abbia luogo la trasmissione del seme maschile, che la femmina conserva fino alla muta successiva e deposita, insieme agli ovuli, in quello che prima era il suo esoscheletro e che adesso funge da nucleo protettivo della prole. Secondo altre ipotesi, lo sperma viene semplicemente inghiottito. Esistono poi vere e proprie specie bisessuate (ermafrodite) che incorporano in sé sia la funzione maschile che quella femminile. In questo caso non sappiamo se e come avvenga il bacio d’unione. Oltre a queste tenere varianti c’è però anche l’opzione brutale, in cui il partner non strappa alla femmina i vestiti, ma il ventre, per depositarci il suo seme. Ecco fatto.

    Una specie di fecondazione interna. Adesso penserete che tra le vostre lenzuola una scena così violenta non avverrà mai. Ma vi sbagliate di grosso, perché le cimici dei letti, tipico parassita che infesta la specie umana, procedono in modo analogo. L’appuntito fallo del maschio, a forma di ago cavo, s’innesta nel ventre e pompa lo sperma nella circolazione sanguigna della femmina.

    Con tutte queste varianti riproduttive forse non sorprenderà sapere che alcune specie di tardigradi sono capaci di partenogenesi e hanno ripudiato il sesso in ogni sua forma. Le femmine cioè si riproducono da sole, senza per questo essere ermafrodite. Affinché l’operazione riesca, preriscaldano il corpo con ormoni propri, come se contenesse un uovo fecondato. Lo stesso trucco funziona anche tra alcuni rettili e vermi. Dal punto di vista evolutivo è naturalmente un problema, e per i maschi un fatto deprimente, ma per le femmine che si trovano in un luogo disperso e senza disponibilità di maschi, è utile poter ricreare la specie in autonomia. Quando poi la popolazione è stata ricostituita, conterrà sicuramente anche dei maschi e il divertimento potrà riprendere.

    Adesso devo naturalmente chiarire il dilemma di come questo essere pluricellulare dotato di sistema nervoso, muscolatura e apparato digestivo riesca a finire su un pianeta alternativo alla terra e a sopravvivere. I tardigradi sono veri e propri artisti della sopravvivenza, perché resistono a temperature di oltre 250 gradi Celsius, alla pressione delle profondità marine e a condizioni extraterrestri. Quest’ultima loro caratteristica è stata documentata dal biologo Bob Goldstein della University of North Carolina, il quale ha inviato gli animaletti per dieci giorni nello spazio a bordo di un lanciatore Sojus esponendoli al vuoto assoluto e alle conseguenti radiazioni. Una volta ritornati sulla terra, è bastata una semplice gocciolina d’acqua per riportare in vita quasi tutti gli astronauti in tuta spaziale. Questo è il loro segreto: se le graziose bestioline entrano in disidratazione, riescono a circondarsi di una specie di capsula che le protegge e che regola le loro funzioni vitali. Non c’è dunque da meravigliarsi delle teorie che sostengono la loro comparsa sulla terra attraverso i meteoriti.

    Anche altre specie sono ricche di sorprese dal punto di vista sessuale. Tutti sappiamo che nel momento clou i partner emettono un gemito di piacere, che per fortuna non è l’ultimo, come per i poveri maschi delle api. I fuchi infatti, così si chiamano, muoiono dopo l’atto. Ma sapete come? Esplodono, e il loro suicidio produce l’effetto di un segnale. I fuchi sono completamente in balia del feromone della regina, che sprigiona un odore inebriante. Appena lo percepiscono, invertono la rotta e si avvicinano, seguendo l’olfatto, alla conturbante femmina pronta al concepimento. Si precipitano su di lei mentre sono ancora in volo, l’organo riproduttivo s’incastra con quello della regina. In quel momento il maschio è perduto, si irrigidisce e la regina lo attira a sé tramite contrazione della muscolatura addominale. Lo fa con tale ardore che il povero fuco esplode emettendo un rumore che spesso si riesce a sentire. Quel che resta di lui è l’organo riproduttivo, adagiato sull’addome della regina. Alcune specie, ad esempio la talpa e alcuni roditori, lasciano una specie di cintura di castità, perché cingono l’apertura genitale della femmina con un tappo adesivo. Non è questo il caso dei nostri fuchi. Il tessuto dell’endofallo maschile, che a noi appare arancione e che riluce nello spettro dell’ultravioletto, invisibile ai nostri occhi, è nel vero senso della parola un faro per gli altri fuchi ansiosi di accoppiarsi. Negli accoppiamenti successivi la regina incamera una quantità di sperma che le basterà per il resto della vita.

    Ma esiste un’eccezione pacifica: l’ape del Capo o Apis mellifera capensis, che vive solo in Sudafrica, riesce a riprodursi senza maschi. Le api operaie depositano le uova, da cui nascono altre operaie. Un mistero che è in aperta contraddizione con la logica della riproduzione sessuale e che per i biologi rappresenta un vero rompicapo. D’altro canto è logico che i maschi non abbiano voglia di esplodere durante l’atto e che quindi si siano rifiutati di dire addio alla vita in quel modo.

    Da piccolo ho potuto osservare nel nostro acquario un altro comportamento incredibile. Quando non potevo guardare la tv, restavo per ore seduto davanti alla vasca con le coppiette di tilapie della specie Pseudo-crenilabrus nicholsi e osservavo affascinato i piccoli scomparire dentro la bocca dei genitori in caso di pericolo. Mi spaventavo sempre nel vedere la scena, perché temevo che i genitori li divorassero. Ma pochi secondi dopo venivano rigettati dalle fauci, guizzando in acqua spavaldi. La cosiddetta cova in bocca, praticata dai maschi, dalle femmine o da entrambi i sessi insieme a seconda della specie, è una vera e propria arte. Come ho appreso più tardi, questi pesci digiunano durante la cova, per evitare che quel mio timore adolescenziale diventi realtà. Eppure, come nella vita, tale devozione e amore possono essere facilmente sfruttati, così anche il pesce gatto cuculo infila le sue uova nella covata in bocca delle tilapie.

    Ma non sono solo i maschi dei ciclidi incubatori orali a preoccuparsi della loro prole. Anche un altro pesce, più simile a un cavalluccio, ha completamente surclassato la femmina in questo ruolo. I maschi dei cavallucci marini fanno fecondare il loro seme nelle ovaie delle femmine. Gli zigoti così fecondati vengono quindi covati nel marsupio e sono poi i maschi a partorire la minuta ma vivace prole.

    Dove aver analizzato l’ampio spettro di pratiche riproduttive sessuali e asessuate, la partenogenesi e l’ermafroditismo, affrontiamo ora temi noti iniziando a trattare l’oggettistica sessuale.

    Sex toys

    Di recente un giornalista mi ha chiesto se avessi sentito parlare di utilizzo dei sex toys tra gli animali. Esiste qualcosa del genere tra gli scimpanzé, ma dell’uso di falli di gomma non avevo ancora sentito parlare. Non gli risposi subito di no, perché il comportamento non poteva essere escluso. Ho chiesto al giornalista qualche giorno di tempo per effettuare una piccola ricerca per immagini inserendo le voci animale + dildo. Con mia grande sorpresa ho constatato che sono moltissimi gli amanti degli animali. La rete è piena di peni di gomma di animali. Visto che né le orche né i cavalli fanno acquisti su internet, ho concluso che l’interesse doveva essere ricondotto alla specie umana. Dei falli di gomma utilizzati dagli animali per la loro autosoddisfazione invece non c’era traccia. A parte un risultato aneddotico e qualche immagine scurrile, non ho trovato altro. Pare esista un solo articolo scientifico del 1978, in cui viene menzionata l’osservazione di tale comportamento e in cui si dice che le femmine di orangotango dell’isola di Sumatra si strofinino alle liane e ai rami e che in alcuni casi se li introducano nella vagina. Con quest’articolo ci avviciniamo all’argomento, ma siamo ancora lontani dal concetto di fallo di gomma, quantomeno secondo l’interpretazione che ne diamo noi, cioè di accessorio con una funzione. Rispetto al caso degli orangotanghi, infatti, ci sono ancora sottili, ma fondamentali differenze, come scopriremo più avanti.

    Tuttavia, lo strofinarsi a una liana equivale alla masturbazione, che nel mondo animale è ampiamente diffusa. La praticano in molti, e per un valido motivo. Alcune specie, infatti, si riproducono solo in determinate stagioni, e se non potessero ricorrere all’autosoddisfazione, si sarebbero già estinte. Rispetto agli ovuli femminili, il seme maschile può essere prodotto in continuazione, ma ha lo svantaggio di invecchiare e rallentare molto rapidamente la motilità. L’autosoddisfazione sessuale consente quindi di produrre seme sempre giovane e fresco il quale, nelle rare occasioni di reale accoppiamento, riuscirà a raggiungere l’ovulo della femmina. Inoltre, la masturbazione rilassa e rende meno aggressivi. Citerò alcune osservazioni sul campo piuttosto scurrili. Per esempio, abbiamo ripreso una scimmia cappuccina che violenta un’anatra, o uno scimpanzé colto durante il sesso orale con una rana. Alcuni nuotatori dei programmi di nuoto con i delfini sono stati scambiati per bambole sessuali. Un’amica addestratrice ha subito un simile attacco amoroso ed è rimasta a letto per settimane con la coscia contusa. Il mio consiglio in tale situazione è di non interpretare i primi approcci dei nostri amici come manifestazioni di simpatia. Essi non conoscono questo comportamento e potreste anche stargli antipatici. Se un animale in cattività o a piede libero vi si avvicina con questo atteggiamento, lo fa perché è sicuro di poterlo fare e perché voi in acqua siete in sua balia. Un tale approccio va immediatamente respinto con gesti chiari e il rientro ordinato. Ai miei cari lettori maschi dico che l’eventualità non riguarda solo le donne, perché i delfini maschi sul punto non sono affatto schizzinosi.

    Dopo aver illustrato il contesto di massima in cui si svolge la masturbazione tra gli animali, forse vi risulterà più facile capire il comportamento dei cani che si soddisfano con un cuscino e che può sembrare così sciocco. Del resto si può correre ai ripari! La ditta Hotdoll produce vere bambole da sesso per gli animali domestici annoiati, il vero contrappunto delle bambole gonfiabili ad acqua destinate a noi esseri umani.

    A questo punto vorrei smontare un pregiudizio ampiamente diffuso, che dobbiamo ai biologi comportamentali del secolo scorso, secondo cui il sesso è un impulso finalizzato unicamente alla prosecuzione della specie. Questo è corretto, ma concludere che gli animali lo pratichino solo a scopo riproduttivo senza trarne godimento è sbagliato. Il divertimento e le piacevoli sensazioni a esso collegati rappresentano l’elemento centrale e l’autoerotismo è un importante passaggio intermedio per garantire il successo dell’atto riproduttivo vero e proprio. Più avanti, nel paragrafo La società del divertimento e nel capitolo A proposito delle emozioni continueremo a occuparci dei suoi meccanismi di fondo, ma un fatto è certo: le piacevoli sensazioni che ci attirano verso il sesso aumentano la spinta interiore a ripeterlo. Questa motivazione è un elemento che con grande probabilità ci accomuna a quasi tutti i vertebrati caratterizzati da fecondazione interna. Infine, l’uomo o la donna devono concedersi al proprio o alla propria partner con grande intimità e questo può essere fonte di trasmissione di malattie attraverso il contatto dei liquidi corporei. I partner poi, restano disarmati rispetto al nemico per tutto il tempo dell’atto. Si corrono tali rischi solo se la motivazione è sufficientemente alta. Ma cos’è che ci spinge dunque? In ultima analisi è proprio l’interazione tra gli ormoni in circolazione e i neurotrasmettitori a renderci dimentichi dei rischi. Tutti i mammiferi e presumibilmente anche tutti gli uccelli funzionano allo stesso modo per quanto riguarda il comportamento in questione. Dobbiamo dunque farcene una ragione, durante l’atto l’ippopotamo, la balena o il maiale hanno percezioni molto simili alle nostre.

    Ma la percezione è solo un aspetto. Quanto più complesso è l’apparato cerebrale e quanti più sono gli stimoli e le informazioni da elaborare, tanto più esso riesce a interagire in modo attivo e dominante nei processi a gestione ormonale. I nostri poveri fuchi invece non possono scegliere. L’aspetto dell’ape regina non ha effetto su di loro, eppure sono completamente in balia del suo odore. Anche per noi uomini l’odore è importante, ma noi riusciamo a controllarne la fascinazione attraverso le nostre articolate funzioni cerebrali. A noi, per esempio, interessa la bellezza del partner, la quale a sua volta è un prodotto della cultura in cui viviamo. Le donne di Ruben non avrebbero successo sull’odierno mercato della moda. Sinora conosciamo poche specie in cui la cultura influenza la sfera sessuale. Nel capitolo Culture sconosciute apprenderemo che le orche vivono in un mondo antichissimo, di oltre centomila anni, in cui vige il divieto di interazione sessuale con un determinato gruppo di orche, e che le megattere sottostanno al dettato della moda proprio come noi. Anche se dal mondo animale non abbiamo grosse novità in fatto di falli di gomma, è lecito domandarsi se esistano altri esempi di accessori sessuali? La risposta è sì. William McGrew, professore a Cambridge, ha menzionato, in un articolo riepilogativo sull’utilizzo della tecnologia tra i primati, una forma del tutto particolare di accessorio per il sesso. In un’intervista al «New York Times» ha citato come esempio una scoperta del 1980, in cui vi sono degli scimpanzé maschi seduti a gambe aperte, con il pene eretto e intenti a strapazzare delle foglie …

    Sì, e adesso direte: cosa c’entra questo con il sesso e la sua oggettistica? È una questione di punti di vista. Innanzitutto, bisogna chiarire cosa s’intende per oggetto. Un oggetto è un elemento estraneo al corpo umano, che serve per il raggiungimento di un determinato scopo. Osserviamo quindi con attenzione la foglia. Leaf-clipping, cioè l’attività di schiacciare e sminuzzare foglie secche, è un gesto con cui gli scimpanzé cercano di attirare l’attenzione. È come quando sentiamo il frusciare delle foglie in mezzo al bosco. Tendiamo le orecchie e guardiamo nella direzione del rumore, pensando che tra i cespugli si nasconda un uccello. Anche la femmina dello scimpanzé reagisce così. Quello che vede genera la sua reazione. Lo strumento del piacere teso e pronto all’uso tra le gambe poi non ha bisogno di molte spiegazioni. Ma non siate invidiosi, raramente il comportamento produce risultati immediati, e spesso il nostro maschio deve restare per ore con il pene ingrossato a strofinare le foglie, finché non gli si avvicina una femmina in calore mostrandogli il sedere. Qui abbiamo tutti gli ingredienti dell’oggetto sessuale, cioè lo strumento esterno al corpo utilizzato per raggiungere uno scopo.

    Gli scimpanzé maschi del parco nazionale di Taï in Costa d’Avorio comunicano invece il loro bisogno schioccando le nocche (knuckle knock). Ma attenzione, mettendo insieme diversi gruppi di scimpanzé si ottiene una scena vietata ai minori. Anche i giovani esemplari di Bossou schioccano le dita, ma lo fanno solo per giocare.

    Lo schiocco delle nocche non è un oggetto sessuale, perché le nocche fanno parte del corpo. Ma gli scimpanzé di Taï eseguono lo schiocco anche con le foglie. Lo fanno per attirare l’attenzione. Di solito allo schiocco segue un annuncio importante.

    Del resto, nella lingua diffusa in Africa i clic ricordano gli schiocchi con le foglie, e ci si chiede se questo suono non sia stato un elemento della lingua originaria. È affascinante pensare che il gesto di schiacciare e sbriciolare le foglie sia stato forse il primo elemento con valenza propriamente simbolica nell’ambito del nostro sviluppo linguistico. Se ci riflettiamo un po’, anche il comune atto di sgranocchiare le patatine può assumere oggi un significato del tutto nuovo. Provateci alla prossima festa, buttatevi a capofitto in un nuovo tubo di Pringles e osservate cosa succede a fissare la persona che vi piace mentre state sgranocchiando rumorosamente le patatine. Forse s’innescano degli impulsi animali antichissimi, profondamente radicati, di cui parleremo nel prossimo capitolo.

    Lo stupro

    Randy Thornhill e Craig Palmer, due biologhi dell’evoluzione, si sono diffusamente occupati del tema dello stupro nel regno animale. Nel loro libro A natural history of rape hanno illustrato, ricorrendo a innumerevoli esempi, la logica che è sottesa a questa strategia. Nella stampa tedesca, ma anche in quella internazionale, il libro non ha ricevuto critiche positive. L’aspetto più problematico è il fatto che gli autori hanno tratto conclusioni sul comportamento umano a partire dalle loro osservazioni sul regno animale. Le circostanze biologiche esposte con grande coerenza sembravano infatti giustificare la violenza sessuale umana.

    Naturalmente non intendo in questa sede parlarvi dei pro e dei contro di un testo che sfiora toni senz’altro provocatori. Ma forse vi piacerà il seguente esempio, secondo cui l’evoluzione sviluppa i mezzi per tenere a freno i bisogni umani estremi. Riguarda un animale che di solito ci immaginiamo imbrattato di sangue e intento a divorare una carogna. Purtroppo la documentazione fotografica delle iene macchiate non ha contribuito a rendercele molto simpatiche. A torto, perché esse conducono una vita sociale significativa (ne parlerò più approfonditamente nel capitolo Il senso della comunità) e hanno inventato l’atto sessuale probabilmente più straordinario tra tutti i mammiferi. Nella gerarchia sociale, le iene maschio non svolgono un ruolo di rilievo, di solito sono più piccole di corporatura e l’ultima femminuccia del branco può arrogarsi il diritto di dire loro cosa fare.

    Ma la forza fisica non protegge dalla violenza, perché i maschi possono stuprarsi reciprocamente e in gruppo (lo vedremo nel prossimo paragrafo, Le ‘gangbang’ o orge di gruppo), in quella che è una strategia consolidata. Tra le femmine di iena questo non avviene, perché indossano una cintura di castità. Tra i maschi il pezzo buono ha sempre l’aspetto del pezzo buono e penzola tra le zampe con il pene e lo scroto. Le femmine delle iene hanno invece uno pseudo-pene erettile al posto della clitoride e una sacca piena di materiale fibroso al posto delle grandi labbra.

    Questa struttura non ha nulla da invidiare al parallelo maschile. In questo modo l’apertura vaginale esterna è chiusa. Il pene può depositare il suo valoroso seme solo penetrando eretto nello pseudopene, anch’esso eretto e realizzato come un corpo cavo. Inoltre, il maschio deve scivolare da dietro sotto la femmina ed entrambi devono eseguire l’operazione in armonia. Questa protezione perfetta contro lo stupro presenta però uno svantaggio: per partorire la via è la stessa. Un parto di iena è quindi estremamente doloroso, e non di rado succede che il pene si strappi. La guarigione richiede settimane.

    Il pene, o pseudopene, svolge inoltre un’altra importante funzione nel rituale dello scambio di saluti. Le iene si dispongono una accanto all’altra, con la testa in prossimità del sedere, e l’animale più basso in grado solleva la zampa, in modo che l’esemplare dominante possa annusarlo. In quest’occasione il pene o pseudopene è eretto. Problemi di erezione possono quindi rappresentare un vero guaio.

    Da questo punto di vista la femmina del serpente giarrettiera comune, originario del Nord America, ha la vita più facile. La sua cintura di castità è un muscolo estremamente forte che si trova davanti alla vagina e che impedisce la penetrazione. Poiché è attratta dagli esemplari anziani, utilizza il muscolo solo con quelli giovani. Come ci riesca è tuttavia, per me, ancora un mistero, perché su una femmina si avventano diversi maschi, al fine di formare la cosiddetta mating ball, cioè un groviglio di serpenti a scopo copulatorio. A differenza della gran parte dei rettili, che depositano le uova, esse danno alla luce serpentelli vivi.

    Esistono poi anche cinture di castità artificiali fatte di paglia e altri materiali. Hanno un aspetto affascinante e sono splendidamente decorate. Ma chi l’avrebbe mai detto che vengono costruite dai maschi? Approfondirò il tema nel paragrafo Animali architetti.

    Le gangbang o orge di gruppo

    Forse avrete già avuto modo di assistere all’assalto a scopo sessuale di una femmina d’anatra da parte di una pluralità di maschi. Anche tra i dolci pinguini di Adelia non è raro che una femmina sola venga assalita da un gruppo di maschi vogliosi mentre rientra esausta dalla caccia. Una specie di rana del Rio delle Amazzoni (Rhinella proboscidea) spinge all’estremo il gioco di gruppo. Le povere femmine vengono tormentate fino alla morte. I maschi, infatti, alla fine saltano sul loro ventre e ne spingono fuori le uova, che poi fecondano esternamente. Gli scienziati parlano di functional necrophilia, cioè di stupro funzionale di cadavere. Ma il sesso di gruppo non è sempre spiacevole, come ci insegna la vita sessuale dei bonobo. A prima vista i bonobo sembrano degli scimpanzé. E, di fatto, lo sono, perché il genere ha due specie, lo scimpanzé comune e il bonobo. A torto viene spesso chiamato anche scimpanzé nano, perché è piuttosto basso. Entrambe le specie sono del resto più vicine a noi che all’orangotango, che parimenti rientra nella categoria delle scimmie antropomorfe. Una caratteristica distintiva molto semplice è la fronte. Tra i bonobo è perfettamente marcata e, rispetto allo scimpanzé comune, senza peli. Tra tutte le scimmie antropomorfe, i bonobo sono hippie pacifici se paragonati agli aggressivi scimpanzé. Per molti sono vegetariani, ma esistono delle eccezioni. Sono caratterizzati da un’incredibile varietà di comportamenti sessuali. Le femmine vanno con le femmine, gli uomini con gli uomini, le femmine con gli uomini e i giovani con gli anziani. Anche le tecniche sono variegate: oltre alla variante standard (doggystyle) praticano il missionario e altre posizioni difficili da descrivere, in cui l’atto viene compiuto mentre sono appesi agli alberi. Si baciano con la lingua e praticano il sesso orale. Il tratto più distintivo è sicuramente il loro carattere pacifico, che devono senz’altro alla loro intensa vita sessuale.

    Immaginate di trovarvi con gli amici a fare un’escursione. Percepite la fatica del percorso e, come se non bastasse, alcuni iniziano a lamentarsi. Poi iniziate a percepire anche la fame, ma per fortuna al rifugio non manca molto. Al vostro arrivo però, il buffet è già finito, perché quelli che si lamentavano hanno fatto tardare tutto il gruppo. L’atmosfera è tesa. In una

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