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Come avere un super sistema immunitario
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E-book252 pagine3 ore

Come avere un super sistema immunitario

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Info su questo ebook

La difesa perfetta
Mantenere e rinforzare la protezione naturale contro le malattie è possibile

Un organismo sano fa la differenza in termini di resistenza alla malattia. Il contagio da coronavirus ci ha costretto a interrogarci sui modi in cui possiamo contrastare gli attacchi degli agenti patogeni. La scienza può offrirci molte delle risposte che cercavamo.
Che cos’è il sistema immunitario, perché a volte reagisce in modo eccessivo e come lo manteniamo intatto? Cosa sono gli anticorpi e qual è la differenza tra virus e batteri? Hendrik Streeck ci racconta tutto sul nostro sistema immunitario in modo scientificamente valido e comprensibile.
Se da una parte ogni individuo gode di quella che si chiama l’immunità innata, ovvero il nostro bagaglio genetico, molto si può fare per quella acquisita, cioè l’insieme delle risposte di tipo specifico attivate dal sistema immunitario. Un soggetto abituato a mangiare cibi freschi e sani, che non ha problemi di peso, fa del movimento quotidiano e non è soggetto a troppo stress, è con tutta probabilità un individuo resistente.
Ma ci sono molte cose da imparare su come funziona il nostro corpo e come farlo diventare più forte per combattere gli attacchi di patogeni.
Anni di ricerche scientifiche hanno dato risultati sorprendenti e oggi siamo in grado di fare moltissimo per diventare i primi alleati della nostra salute. Il professor Streeck, immunologo la cui fama è riconosciuta a livello internazionale, ci aiuta a capire come.

Come rafforzare l’organismo in modo naturale e impedire a virus, batteri e malattie di avere la meglio

• che cos’è il sistema immunitario
• quali sono gli alimenti che lo rafforzano e come assumerli
• quali abitudini lo possono indebolire e i segreti per eliminarle
• il movimento come alleato per un sistema immunitario forte
• l’alimentazione che serve a contrastare lo stress
Dr. Hendrik Streeck
È direttore dell’Istituto di Virologia nella clinica universitaria di Bonn, in Germania. Ha lavorato come ricercatore e professore in alcune delle università più prestigiose al mondo, tra cui la Harvard Medical School e il Massachusetts Institute of Technology. È stato nominato capo della Divisione di Immunologia Cellulare nell’ambito del Programma Militare di Ricerca sull’HIV degli Stati Uniti. Con l’avvento della pandemia, nell’agosto 2020, è entrato a far parte del gruppo di esperti dell’InterAcademy Partnership (IAP), per contribuire alla lotta contro il COVID-19.
LinguaItaliano
Data di uscita21 gen 2022
ISBN9788822765703
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    Anteprima del libro

    Come avere un super sistema immunitario - Dr Henrik Streeck

    L’esercito del corpo

    Il sistema immunitario è la forza armata del corpo, con specialisti per ogni missione possibile. Alcuni dei protagonisti li abbiamo già incontrati, molti altri ancora no. A capo dell’esercito non c’è un unico comandante ma diversi generali, ciascuno dei quali tiene sotto stretto controllo un reparto speciale. Nel corpo umano esistono due tipi di forze armate, che lavorano a stretto contatto: il sistema immunitario innato e quello acquisito. Entrambi nascono da cellule staminali in gran parte indifferenziate: quelle che maturano in determinate zone del sistema linfatico e quelle che si differenziano nel midollo osseo. L’esercito al completo lavora come un’orchestra. Ogni strumento è sempre attivo in qualche misura e tutti reagiscono agli stimoli gli uni degli altri. Quindi, vale la pena di introdurli tutti insieme.

    Il sistema immunitario innato

    Il sistema immunitario innato lo conosciamo già, è la forza d’intervento rapido del sistema immunitario. Le sue cellule sono specializzate nel reagire immediatamente, spesso in pochi minuti. Se il sistema di pattern recognition individua un estraneo, scatta l’allarme. O anche l’ordine di esecuzione: il soggetto marchiato viene spedito in quarantena o eliminato seduta stante. L’allarme scatta per esempio se le cellule hanno flagelli superficiali o rna virale, o se sono polisaccaridi. Tutte caratteristiche che non sono presenti nel corpo umano. A questo processo partecipano varie cellule, e stiamo imparando sempre di più sulle loro funzioni. Nel 2011, il premio Nobel per la Medicina venne assegnato a tre immunologi che avevano studiato proprio il sistema immunitario innato.

    I macrofagi, quei golosoni

    Anche i macrofagi ci sono già noti. Fanno parte delle cellule chiamate fagociti, dal greco phagein, che significa mangiare, e si trovano in vari tessuti. In alcuni di essi arrivano solo in caso d’emergenza, ma nei punti più vulnerabili sono stanziati permanentemente in modo strategico. È soprattutto il caso delle zone di contatto col mondo esterno: gli alveoli dei polmoni, che respirano i batteri insieme all’aria, e il fegato, che fa da centrale di smistamento per i rifiuti corporei. Questi enormi fagociti (da qui il prefisso macro) fanno a polpette i microrganismi identificati come ostili.

    Quando un macrofago riconosce un agente patogeno, dà inizio a un’interessante performance digestiva: prima lo afferra, poi dalla sua stessa pelle (o meglio, membrana cellulare) ricava una bolla al proprio interno, detta fagosoma.

    Terminato questo processo, il patogeno si ritrova in una prigione senza via di scampo. A questo punto, comincia il processo di eliminazione. Come un ragno che intrappola la preda nella tela le inietta succhi gastrici, così il macrofago introduce dei lisosomi con enzimi corrosivi nella prigione del patogeno. Di solito, questo annienta il prigioniero, di cui rimangono solo i resti. E perché buttare via ciò che è ancora utilizzabile? Per esempio, gli amminoacidi sono ancora in buone condizioni? Allora vanno riutilizzati. Vengono quindi scaricati e riassemblati nella struttura cellulare. Altri vengono riversati nel sangue, cosicché possano servirsene altre cellule.

    Sembrerebbe un sistema perfetto, eppure ha i suoi limiti. Per prima cosa, nel corpo non ci sono abbastanza macrofagi per sbarazzarsi di tutti gli agenti patogeni con questa tecnica. In secondo luogo, i macrofagi non riconoscono sempre tutti i patogeni al primo tentativo, specialmente quando non nuotano liberamente nel flusso sanguigno ma si trovano all’interno di altre cellule. E ci sono anche avversari più intelligenti, che hanno sviluppato meccanismi di difesa contro questo tipo di decomposizione. Li conosceremo più

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