L'amore che mi hanno scritto
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Anteprima del libro
L'amore che mi hanno scritto - Christian Cornacchia
Farm
Prefazione
Il libro, scritto con un po’ di nostalgia, non è altro che un insieme di ‘messaggi’ d’amore racchiusi nelle decine di lettere che mi sono state spedite dal 1986 ad oggi, i quali contengono tutto l’affetto che le ragazze esprimono quando sono innamorate o infatuate (del ragazzo sbagliato)! Vi auguro buona lettura!
Ringraziamenti…
Un grazie di cuore a mia moglie che mi ha sempre spinto a completare questo libro, nonostante l’argomento molto delicato per una compagna di vita.
Grazie a tutte le protagoniste (loro malgrado) che con i loro bellissimi pensieri hanno riempito queste pagine e con il loro amore, il mio passato.
Grazie a tutte quelle ‘ ex’ che mi hanno scritto parole romantiche, ma’ via sms’ e che quindi, purtroppo, non ho potuto menzionare perché cancellate e tutte coloro le quali mi hanno amato pur senza lasciare nulla di scritto.
Infine, grazie a chi sta leggendo in questo momento, per curiosità o per compassione e mi scuso per le infinite ripetizioni che troverà nelle ‘frasi’…ma in fondo non trovate che in amore le parole dette siano sempre le stesse pronunciate all’infinito?
Introduzione
Battesimo, comunione, cresima, matrimonio…
Matrimonio: che parolona…!
Pensare che non molto tempo fa mi veniva la pelle d’oca solo al pronunciarla.
Immaginavo rappresentasse la fine della virilità di ogni uomo.
E allora, come ci sono arrivato fin qui?
Dalla tenera età dell’ormone facile ai giorni nostri, ecco spiegato come…
Sono nato a Crotone, quella che ora è una città un tempo era un paesotto al limite della vivibilità.
Per un bambino vivace come me non bastava nonostante fossi venuto al mondo da una coppia di modeste risorse economiche: padre crotonese e madre ternana.
Non sono neanche figlio unico perché prima di me hanno visto la luce Enrico, Gianluca e Alberto.
Da una famiglia numerosa, non ricca e con dimora in Calabria non potevo certo aspettarmi di uscirne Luca di Montezemolo, tuttavia non mancava mai da mangiare, con grandi sforzi dei miei genitori.
La mia infanzia scorreva normalmente: il gioco, la scuola, i compagni, le feste di compleanno, le gite e cosa più importante (lo riconosco solo ora) il rapporto con l’altro sesso.
Certo, a sei/ sette anni non si dà molto peso parlando con i grandi di questo argomento ma già allora qualcosa si muoveva mio malgrado.
L’asilo era ambiente ostile per me, un po’ perché avevo qualche problema a socializzare un po’ perché odiavo svegliarmi così presto.
Nonostante tutto ho cominciato il mio primo anno scolastico come tutti gli altri bambini ma sapevo già che non mi sarebbe piaciuto: così è stato con grande dispiacere di mia madre e stupore della maestra che aveva già provveduto a mettere un pallino nero sul suo registro. Poco male, ma a sei anni possono mancare gli stimoli?
Trascorso qualche giorno a casa con mamma (fortunatamente per me faceva la casalinga) mi sentivo già sollevato ma in cuor mio sapevo che questa cuccagna non avrebbe retto a lungo.
‘Non è possibile che sei l’unico bambino a non voler andare all’asilo, vergognati’!
Detto fatto, il giorno seguente alla ramanzina ero di nuovo in quel orribile posto fatto di coetanei pronti a ridere di me.
La maestra non mi piaceva, i compagni non mi piacevano, il mio banco occupato solo da me, ma che poteva ospitare due bambini, non mi piaceva.
Non conoscevo neppure il significato della parola ‘stimolo’ eppure qualcosa era cambiato al vedere sedersi accanto a me ciò che si può definire la bambina più bella e tenera del creato!
Naturalmente la mia timidezza e il mio rifiuto all’essere lì