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Tutto d'un fiato
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E-book130 pagine1 ora

Tutto d'un fiato

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Info su questo ebook

Tutto d'un fiato è la mia storia, la tua storia e quella di molti altri. Un viaggio dall'altra parte del mondo con uno zaino in spalla e mille dubbi in testa. Un viaggio interiore durante il quale una ragazza si trova ad affrontare i pregiudizi della società nella quale è nata e vissuta, provandoli sulla propria pelle e comprendendo giorno dopo giorno quanto fosse anche lei parte di quel meccanismo malsano che vuole gli uni migliori di altri.Razzismo, omofobia, misoginia, amore, religione, alcool, droghe, sesso. Cinque giorni in cui le accadrà di tutto e che le cambieranno la vita perché quando tocchi con mano, tutto cambia.
LinguaItaliano
Data di uscita21 apr 2022
ISBN9791221403817
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    Anteprima del libro

    Tutto d'un fiato - Azzurra Tornaghi

    INTRODUZIONE

    Probabilmente sono impazzita, ma sono arrivata a un punto della mia vita in cui l’abitudine ha preso il sopravvento sulla quotidianità rendendola sempre uguale a se stessa.

    Ho tutto ciò che una persona possa desiderare: una casa, un ottimo lavoro, un amore, la famiglia, amici sinceri, ma l’abitudine rende tutto scontato. Lavori dal lunedì al venerdì, esci nel fine settimana, vai in vacanza in agosto perché questo ti concede il lavoro e hai la tua serata libera, possibilmente di venerdì per farti bella e uscire con le amiche dando sfogo a un pizzico di vanità.

    La mia vita mi scorreva davanti senza che riuscissi ad afferrarla. Passavano i giorni, i mesi, perfino gli anni senza che me ne accorgessi, e a ogni Capodanno mi ripromettevo di migliorare, di dimagrire, di fare chissà cosa, per poi ricominciare da capo con l’anno nuovo.

    Finché una mattina di inizio gennaio mi sono alzata con una convinzione e una fermezza nella voce di cui non mi credevo capace e mi sono detta: voglio qualcosa di diverso! Tre mesi dopo ero su un volo diretto a Bangkok, sola, con mille dubbi e altrettante paure, ma speranzosa. Credo nel lieto fine perché ti porta sempre a un nuovo inizio.

    Una scelta che mi ha cambiata.

    CAPITOLO 1

    È troppo presto. Tutta questa fretta di uscire di casa per evitare il traffico e non abbiamo trovato nessuno. Mancano oltre tre ore e mezza alla partenza. Pago il tassista, prendo il mio zaino pesantissimo e nuovo di zecca, e mi avvio all’ingresso. Sigaretta di rito, con calma e da sola questa volta. È una prima volta, la mia prima volta di tante altre e la sensazione è sempre la stessa: adrenalina mista a paura. Non sarà più l’ultima sigaretta prima di un viaggio, ma l’ultima sigaretta prima del viaggio, il mio primo da sola, con uno zaino in spalla e un biglietto per Bangkok con ritorno tra sei mesi, prorogabile. Più ci penso e più tentenno. Mi siedo su una panchina fuori dall’aeroporto, metto gli auricolari e accendo la sigaretta. Ho tutto il tempo.

    Vedo passare una ragazza che indossa una maglietta del Che e associo subito l’immagine a mia zia, l’anarchica di famiglia. Ne è ossessionata. Di lui e del Maestrone, lo ha sempre chiamato così. Sorrido pensando a tutte le volte che entravo in quella stanza, sempre lui e solo lui. Conosceva tutte le sue canzoni a memoria, la musica era sempre la stessa pur essendo sempre diversa. La storia della mia vita. Lo ascoltava in continuazione, tant’è che iniziavo a odiarlo: così è cominciata la mia lunga storia d’amore con le sue canzoni, detestandolo.

    Lei è stata anche la sola a sostenermi. Appena lo ha saputo ha esordito con un era ora!, come se lo aspettasse da tempo. La preoccupazione principale di tutti, perché eccetto lei nessuno mi ha sostenuta in famiglia, era che fossi sola. Come se una donna debba essere per forza sempre accompagnata perché non in grado, perché più debole, perché donna. Per questo motivo ho deciso di partire zaino in spalla, per dimostrargli che non è così e che se la maggior parte delle persone ha sempre creduto che non fosse opportuno, non significa che debba continuare a pensarlo. Forse sono stata un po’ troppo audace, ma l’orgoglio mi ha impedito di tornare sui miei passi e ne sono contenta.

    Faccio il check-in, mancano ancora due ore e mezza all’imbarco. In aereo serviranno sicuramente la cena e la colazione, ma non posso resistere fino a stasera a stomaco vuoto. Devo pranzare, ci vuole un hamburger e so già dove andrò a mangiarlo. Se analizzassero cosa c’è dentro, quegli hamburgers sarebbero illegali; questa è la vera droga, non la marijuana. Quella dovrebbero legalizzarla. Sorrido. Mia zia sarebbe d’accordo.

    Apro lo zainetto per cercare il portafoglio e la vedo lì, tutta stropicciata. È consunta da quante volte l’ho letta. Nessuno scrive più lettere oggi. Messaggi, WhatsApp, e-mail, ma non lettere e non più scritte a mano. Io non ne ho mai ricevuta una e non mi sarei aspettata di riceverla da lui. Soprattutto mai avrei pensato di provare tanto piacere nel leggerla, scritta nero su bianco. Capisco perché mia zia le tiene tutte in una grande scatola; ne ha a centinaia, ai suoi tempi non esisteva Internet e il modo più economico di mantenersi in contatto era scrivere lettere. Pensare di dover attendere giorni per ricevere una risposta è inconcepibile oggi. Tutto e subito è il nuovo motto. Avrei potuto fare una foto e lasciarla a casa, ma l’ho portata con me, magari avrò anch’io una scatola come quella un giorno.

    La apro, la conosco a memoria:

    Amore mio,

    Se sapessi quanto sei bella. Non dubitare mai di esserlo solo perché non te lo dico. Se te lo dicessi tutte le volte che lo penso diventerebbe monotono e si perderebbe l’effimero piacere del complimento. Ogni volta che ridi sei bella; ogni volta che hai il broncio sei bella. Quando ti arrabbi, quando esulti, quando emetti una delle tue sentenze sei bella. Ogni volta che i miei occhi cadono su di te vedo la bellezza in tutte le sue forme. Quando salgo le scale e ti trovo ad attendermi sulla soglia mi innamoro di nuovo e ancora di te. Non proferisco parola, ma i miei occhi ti assaporano perché sei la cosa più bella che hanno mai visto. Ora capisco perché il mio cuore non si sia mai concesso completamente all’amore, perché il mio cuore ti stava aspettando. C’eri sempre tu, ci sei sempre stata e ci sarai sempre. Ti conquisterò ogni giorno affinché tu mi scelga ogni giorno. Non ti terrò stretta Amore mio, non temere, ti sentiresti prigioniera, lo so, ma farò in modo che tu decida di rimandare questa partenza perché sarà ciò che vorrai. Capirai che tutto ciò che desideri è qui, che le persone che ti amano sono qui e che la tua vita, tra le mie braccia, sarà un lungo viaggio attraverso le gioie dell’amore. Insieme saremo invincibili.

    La ripongo nello zaino, pago e mi siedo a un tavolino nell’angolo. Non avrei dovuto portarla con me, ogni volta che la rileggo una sensazione di malessere mi assale e ricomincio a cadere nel dubbio. Insieme saremo invincibili. Avrò sbagliato? Forse avrei potuto pensarci meglio, rimandare di qualche mese o partire con lui. Se glielo avessi chiesto sarebbe venuto, compatibilmente con il lavoro. Appunto, tutta la sua vita è compatibilmente con il lavoro. Non sarebbe mai partito per un viaggio all’avventura, senza regole, senza piani, senza aver organizzato nulla. Mai. Saremmo scesi all’ennesimo compromesso e avremmo fatto una vacanza di un paio di settimane al mare, possibilmente in un posto dove ci sia un’ottima connessione Internet e free-drinks. Basta compromessi.

    Insieme saremo invincibili. Questa frase riecheggia nella mia mente. Probabilmente anche io non mi sono lasciata andare del tutto in amore perché il mio cuore è ancora in attesa di Lui, ma di un altro Lui. Ho troncato ogni tipo di contatto dopo averla ricevuta. Nonostante fosse bellissima non era ciò che volevo. Non era ciò di cui avevo bisogno in quel momento e lui non l’ha capito. Ha cercato di trattenermi quando avevo bisogno di essere sostenuta e incoraggiata, anche se ciò avrebbe significato lasciarmi andare. Quell’amore incondizionato di cui tanto ho sentito parlare, ma che stento a credere esista. Amare al punto da lasciare andare la persona amata affinché sia felice, seppur altrove, seppur con qualcun altro. Facile a dirsi, ma quando c’è di mezzo il cuore diventa tutto complicato. Non lo biasimo, lo capisco e forse avrei fatto la stessa cosa, avrei cercato di trattenerlo per paura che non tornasse più, che incontrasse un’altra, ma lo avrei fatto per soddisfare il mio ego, per essere felice io, credendo che così lo sarebbe stato anche lui. La verità è che non apparteniamo a nessuno, così come nessuno ci appartiene, ma non lo vogliamo accettare.

    La hostess chiama per l’imbarco, è ora. Mi alzo un po’ incerta su quello che sto facendo, perché lo sto facendo davvero! Una volta su quell’aereo non si torna indietro, fosse anche solo per lo smacco morale di rientrare per aver avuto paura. Mostro il ticket, il passaporto e lascio la hostess alle mie spalle camminando terrorizzata verso il tunnel.

    CAPITOLO 2

    Il mio primo viaggio a lungo raggio. 12 ore di volo con scalo a Zurigo. Avrei voluto una compagnia aerea migliore, ma i costi erano troppo elevati per me. D’altronde ho prenotato poco più di un mese fa.

    Mi siedo dal lato finestrino, allaccio subito la cintura e metto gli auricolari, più per isolarmi che per ascoltare la musica. Ancora non ci credo, lo sta facendo davvero. Un’ansia profonda mi assale e gli occhi lacrimano per l’emozione. La signora accanto lo nota.

    «Paura di volare?» Il suono della sua voce è attutito dagli auricolari. La guardo e non riesco più a trattenere il tumulto di emozioni che si riversano come il getto d’acqua di una cascata che si lancia nel vuoto. Inizio a parlare, parlo senza mai fermarmi, senza domandarmi se mi capisca, senza chiedermi se mi stia realmente ascoltando. Ho bisogno di dirlo a qualcuno, non per condividerlo ma per realizzarlo. Mentre le parlo, senza maschere e senza veli, mi rendo conto che tutte le paure che avevo si vanno affievolendo, si fanno sempre più piccole. Una sensazione meravigliosa. Mi sento più forte, più sicura e pian piano mi calmo. Il primo passo è quello che conta.

    Svuotatami da tutto ciò che ho dentro Angela, così scopro chiamarsi, mi guarda sorridendo.

    «Per essere felici ci vuole coraggio e tu ne hai da vendere.»

    Mi sento tutto fuorché coraggiosa. Ci vuole coraggio o incoscienza a licenziarsi in tronco e partire? Probabilmente entrambe, ma nonostante il senso di angoscia che mi attanaglia, se penso al mio futuro in questo momento, pieno di punti interrogativi e pochissime certezze, sento di aver fatto la scelta giusta. Voglio provarci, voglio vedere se sono in grado di farlo e

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