Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Vita, storie e pensieri di un'aliena
Vita, storie e pensieri di un'aliena
Vita, storie e pensieri di un'aliena
E-book131 pagine1 ora

Vita, storie e pensieri di un'aliena

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Ciao, mi chiamo Silvia, ho quasi venticinque anni e sto per sposarmi. Non storcete il naso, insomma! Già so cosa state pensando... ecco la solita storiella della ragazzina tutta cuori e fiori che ci racconta del suo grande amore: è qui che vi sbagliate! Nella mia vita c’è stato tanto amore, diciamo tanta “idea dell’amore”. Mi spiego meglio. Avete presente Bridget Jones? Ecco, io sono la sua brutta versione: talmente sfigata sentimentalmente da far impallidire anche lei e il suo diario. Questa è la mia storia, quella di una ragazza qualsiasi che si affaccia all’amore e riceve un bel po’ di fregature. Alzi la mano chi non si è mai innamorato di quella o quello che non ti si “fila” per niente? Ecco, diciamo che sono un pochino cocciuta. Ci sono cascata più volte e, visto che sto per convolare a nozze, volevo rendervi partecipi del viaggio sentimentale che mi ha portato fino a qui, nella mia cameretta con la carta da parati a cuoricini di tutti i colori, a chiudere scatoloni con tutta la mia vita dentro e a iniziare una nuova pagina del mio diario. Qui troverete la storia, la vita e i pensieri di un’aliena, ossia io.
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita14 mag 2021
ISBN9788833668871
Vita, storie e pensieri di un'aliena

Correlato a Vita, storie e pensieri di un'aliena

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Vita, storie e pensieri di un'aliena

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Vita, storie e pensieri di un'aliena - Emma Altieri

    me.

    Prologo

    Ciao, mi chiamo Silvia, ho quasi venticinque anni e sto per sposarmi. Non storcete il naso, insomma! Già so cosa starete pensando: ecco, la solita storiella della ragazzina tutta cuori e fiori che ci racconta del suo grande amore. Ma è qui che vi sbagliate!

    Nella mia vita c’è stato tanto amore, diciamo tanta "idea dell’amore". Avete presente Bridget Jones? Io sono la sua brutta versione: talmente sfigata sentimentalmente da far impallidire anche lei e il suo diario.

    Alzi la mano chi non si è mai innamorato di quella o quello che non ti si "fila" per niente! Eh sì, diciamo che sono un pochino cocciuta. Ci sono cascata più volte e, visto che sto per convolare a nozze, volevo rendervi partecipi del viaggio sentimentale che mi ha portato fino a qui, nella mia cameretta con la carta da parati a cuoricini di tutti i colori, a chiudere scatoloni con tutta la mia vita dentro e a iniziare una nuova pagina del mio diario. Questa è la mia storia, quella di una ragazza qualsiasi che si affaccia all’amore e riceve un bel po’ di fregature.

    Qui troverete il racconto della vita e dei pensieri di un’aliena, ossia io.

    Capitolo 1

    Tutto sta per cambiare di nuovo: tanti scatoloni e un altro trasloco, ma stavolta per scelta mia. Sono sempre stata un’anima in viaggio, se vogliamo definirmi così.

    Sono nata in Lombardia, a Milano per la precisione, ma non ricordo molto della mia città natale, perché a un anno mi sono trasferita in una piccola cittadina nella provincia di Perugia, Tuoro sul Trasimeno. Mio padre ha chiesto il trasferimento per avvicinarsi alla famiglia di mia madre, che viveva nella capitale.

    Dopo cinque anni, però, i miei nonni materni sono morti, lasciando casa a mia madre e, di nuovo, abbiamo impacchettato le nostre vite e ci siamo trasferiti a Roma. Ricordo poco di quello che è stata la mia vita prima di arrivare qui. Vari sprazzi di ricordi della mia infanzia, qualche amico dell’asilo, il giardino dove ho imparato a pedalare in bici senza le ruotine, la scuola elementare, i miei giochi di bambina. Nel corso degli anni ho perso molto e forse è proprio per questo che conservo tante cose nella mia stanza, ora. Sono quelle che mio padre definisce ridendo cianfrusaglie e di cui io, invece, vado gelosa perché, senza di loro, potrei dimenticare ancora e non voglio.

    Se alzo lo sguardo da questo letto dove sono seduta, non posso fare altro che ridere, guardando la mia carta da parati, quella che ha accompagnato le mie notti negli ultimi venti anni e che, stanotte, custodirà gelosamente gli ultimi sogni che farò nella mia stanza di bambina, con gli armadi e la scrivania bianca e rosa e le pareti piene di foto di amici, attori del cinema che hanno reso la mia adolescenza più movimentata (ormonalmente parlando), muri pieni di quello che sono stata e di quello che mi ha reso ciò che sono adesso.

    Non posso portare tutto in questi scatoloni. La nostra nuova casa non avrà tantissimo spazio, ma ci sono cose di cui proprio non voglio fare a meno: i miei vecchi diari di scuola, pieni dei miei disegni e delle dediche dei miei compagni ormai lontani; le mie poesie, in cui ho riversato lacrime per amori immaginari; tutto ciò che il mio cuore ha provato e io ho impresso su carta, per non perderne memoria durante gli anni.

    Mi sale un nodo in gola guardandomi intorno, al pensiero che da domani questo non sarà più il mio rifugio sicuro; non potrò più sdraiarmi per terra sul mio tappeto con la luce spenta e le cuffie a tutto volume per chiudere fuori il mondo e ritrovare la pace. Il mio sguardo vaga e poi lo vedo. Esce fuori da un cassetto, dalla copertina ormai piegata dagli anni e dalle volte che è stato aperto; la penna, che era incastrata sulla copertina, ormai manca da tempo, persa chissà dove e le pagine verdine sono ormai ingiallite dall’usura: è il mio diario segreto di Lady Lovely. Era stato un regalo della mia Prima Comunione, ben più di dieci anni fa, e da allora avevo iniziato ad affidare alle pagine i miei ricordi, i pensieri, le mie gioie e, soprattutto, i miei dolori, i miei amori: me.

    Le mie mani, come dotate di vita propria, iniziano a sfogliarlo e non posso non sorridere alla vista di tutte le iniziali degli amori impossibili nella mia infanzia, foto di cantanti e attori che ora sono un vecchio ricordo e di quella scrittura appena comprensibile di una bambina di dieci anni che iniziava ad affacciarsi alla vita. Vado alla prima pagina e ricomincio a passeggiare tra quegli anni ed è come tornare lì: chiudo gli occhi e la scena rivive davanti ai miei occhi.

    15 maggio (15 anni prima...più o meno)

    È la prima data che compare su quelle pagine: il giorno della mia Prima Comunione, quello in cui ho ricevuto il diario e ho deciso di iniziare a scriverci. La mia felicità per l’essere stata messa nella foto di gruppo, scattata dopo la funzione vicino a lui, trapela da ogni singola parola; ero emozionata per averci passato insieme un’intera giornata, per aver goduto della sua vicinanza. Anche se, a pensarci ora, il fatto che in ordine alfabetico nell’elenco di classe fossimo uno di seguito all’altro forse aveva contribuito a farci finire vicini.

    Tuttavia, come pretendete che una bambina di dieci anni, schiava dell’amore della sua vita (almeno in quel momento), possa minimamente prendere in considerazione la logica? È destino! Questa, poi, è sempre la giustificazione che ci diamo quando siamo innamorati e così ciechi da non vedere l’evidenza o solo l’ovvietà delle cose.

    Ma non divaghiamo! D’altronde si sa, gli occhi dell’amore sono sempre foderati di prosciutto! A pensarci ora rido da sola come una matta.

    Francesco, il nome del mio primo amore, mi aveva colpito subito: capelli neri, occhi castano scuri, faccia da schiaffi, ma adorabile. Un piccolo ometto simpatico e molto dolce. Eravamo in classe insieme fin dalla prima elementare.

    Sinceramente non ho memoria di quando, con precisione, rimasi folgorata, ma ricordo benissimo la prima foto che gli feci e custodii gelosamente in quel diario per anni. Ci trovavamo nel giardino della scuola e lui stava giocando a calcio con i compagni di classe. Per non farmi sorprendere a scattargli una foto mi misi così distante che venne fuori un puntino impercettibile. A malapena si capiva che fosse una persona, figuriamoci che fosse lui, anche se io lo sapevo e questo bastava al mio cuoricino innamorato.

    Oggi, a distanza di anni, siamo ancora amici e ci teniamo in contatto su Facebook: ha due bambini meravigliosi e una moglie bellissima, ma se sapesse che il mio diario capeggiava di scritte con il mio nome e il suo cognome (provavo cosa volesse dire essere la sua signora) non credo ne sarebbe poi così entusiasta. Ricordo bene anche che costrinsi mia madre a comprare tutte le foto della comunione dove c’era anche lui ˗ anche se io apparivo raramente ˗ e, se non ci fosse stata Fabiana all’altro lato di Francesco, la mia giornata sarebbe stata perfetta.

    Lei era la mia rivale, la biondina con gli occhi azzurri, che rabbia! Era l’ideale della bambina perfettina, mentre io no. Nel mio metro e cinquanta (quasi la più alta in quinta elementare, per poi non crescere che poco più), i miei capelli castani indomabili, i miei occhi marroni (ogni tanto verdi d’estate) e la mia corporatura un pochino robustella non avrei mai potuto competere! Pensammo, di comune accordo, che la scelta sarebbe toccata a lui; lo mettemmo davanti ai nostri sentimenti e gli chiedemmo di decidere fra una di noi due. Ovviamente, un bambino di dieci anni, che in testa ha solo il pallone, non sarebbe mai stato così autolesionista da infilarsi in una lite fra donne e, da buon mediatore (come tutti gli uomini) prese tempo e poi ci comunicò di non essere interessato a nessuna delle due.

    La mia prima, grande delusione d’amore. Non ricordo pianti né disperazione: fu così tremenda che nemmeno la ricordo, pensate un po’! Insomma, in fin dei conti affrontavo bene la cosa per essere una piccola donna rifiutata, non credete? Le soddisfazioni della vita!

    Le nostre strade si separarono alla fine delle scuole elementari fino a che non me lo ritrovai in classe in seconda media, trasferito dalla scuola che aveva scelto in principio. Come prevedibile, dopo aver raccontato a tutta la mia nuova classe di lui e avendo inventato di sana pianta il nostro grande amore ormai finito (in realtà mai iniziato) mi sentii sprofondare, soprattutto quando i miei compagni si resero conto che si trattava di lui e che tutto era stato una balla colossale.

    Lezione importante imparata a tredici anni scarsi… mai inventarsi storie su persone che possono smentire tutto! Insomma, se proprio volete creare di fantasia andate sul sicuro. In quel momento mi è stato chiaro che i viaggi del mio cervello andavano ridimensionati e, soprattutto, le cose che la mia lingua biforcuta inventava me le dovevo tenere per me!

    Ovviamente il suo nome sparì da quelle pagine del mio diario e con loro finì anche l’epoca di Lady Lovely, dei cartoni animati e abbandonai il mio essere bambina per iniziare a prepararmi all’adolescenza, pronta a scrivere una nuova pagina del diario della mia vita.

    Capitolo 2

    Lo sguardo torna a vagare su quegli scatoloni ammassati uno sull’altro e tutti aperti, stracolmi di cose che non posso proprio abbandonare e una scatoletta marrone risalta agli occhi. Sopra, con l’Uniposca azzurro cielo, ho impresso il mio nomignolo e dentro ci sono i miei primi occhiali da vista, quelli a cui sono più affezionata. Li ho odiati fin dall’inizio, non riuscivo proprio ad abituarmici. E

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1