Il nobile cavalier Leonardo e il drago Yans
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Anteprima del libro
Il nobile cavalier Leonardo e il drago Yans - Federico Gobbo
Strane nozze
C'erano una volta un Regno, naturalmente con il suo re, e anche una principessa; ma sopprattutto un nobile cavaliere di nome Leonardo. Nonostante fosse di giovane età - era stato ordinato cavaliere solo tre lune prima - era ben voluto da tutti, per il suo ardore e coraggio, che aveva dimostrato nella battaglia contro i Folli Folletti delle Acque Stagnanti, che infestavano le Verdi Paludi del Sud, dove c'era il confine del Regno. Erano stati cacciati prima di dare inizio ai festeggiamenti per le nozze della principessa Cristiana, che stavano per essere celebrate proprio in quel momento.
Il futuro sposo della principessa Cristiana era Gianugo, principe marchese del Marchesato della Neve. Si trovava a Nord del Regno, dove le imponenti montagne fornivano una difesa naturale. Lì erano stati firmati gli Accordi delle Miniere, il trattato di pace con il popolo dei Nani Minatori. Certo, il principe Gianugo non era bello -- altissimo, per essere un nano, comunque basso, tarchiato, con una giovane barba folta e arruffata - ma avrebbe garantito stabilità al Regno.
La principessa Cristiana era splendida nel suo candido vestito, bianco come la neve fresca, eppure sospirava. Perché lei non amava Gianugo. Nessuno sapeva se un giovane avesse conquistato il cuore dolce e deciso della principessa - nemmeno il cavalier Leonardo. Il quale avrebbe tanto voluto saperlo, perché il suo cuore - quello di Leonardo - era legato a quello di Cristiana: con lei, di qualche anno avanti a lui, giocava da bambino, nell'età in cui tutto è gioco e la meraviglia del mondo è la chiave della felicità.
Ma quei tempi erano lontani: Leonardo era secondogenito, quindi non avrebbe mai ereditato le terre. Per dimostrare il suo valore, non restava che l'arte della spada e l'intelligenza dello stratega. Inoltre, aveva un cuore grande e generoso. Anche adesso, mentre vedeva Cristiana portata all'altare dal padre, Re Reginaldo, nonostante il tumulto nel suo cuore, sorrideva.
Il principe Gianugo la aspettava, i baffi frementi, curiosamente di color rosso fuoco - insolito, per un Nano Minatore delle Nevi. Il vescovo, già all'altare, aveva il libro aperto davanti agli scranni degli sposi, mentre Cristiana stava raggiungendo Gianugo. Ma nel momento in cui Re Reginaldo portò la mano di Cristiana in quella del suo futuro sposo, accadde qualcosa d'imprevisto e di spaventoso. La mano di Gianugo era diventata un artiglio da rettile, e la figura di Gianugo si era eretta molto più alta non solo di un Nano, ma di
qualsiasi essere umano!
Quello non era il vero Gianugo, ma un drago, che aveva ghermito la principessa a sé con gli artigli davanti, mentre le zampe posteriori lo sorreggevano, la coda srotolata, lunga e minacciosa con i suoi aculei.
<ssstra principesssa morirà!>> sibil\`o il drago.
<sssiete alleato con il Piccolo Popolo delle Nevi ma non avete fatto conti con me, l'unico vero Sssignore delle Nevi! Avete tre giorni per sssalvare vossstra figlia. Il Piccolo Popolo mi darà il vossstro oro, tanto quanto è il mio peso. Ssse non lo farete, non rivedrete ma più la vossstra principesssa!>>
E detto questo, nel terrore generale, il drago spiegò le ali da
pipistrello, gigantesche, e s'involò infrangendo la vetrata dietro
l'altare, la principessa Cristiana con sé, un puntolino bianco sul suo enorme corpo di drago rosso fuoco.
Per un lungo istante, nessuno parlò: gli occhi di tutti quanti erano puntati sullo scranno reale. Re Reginaldo era furioso. Le sue mani fremevano sull'elsa della spada da cerimonia, le nocche bianche dalla rabbia.
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Si girò verso gli scrivani del Regno.
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Il ruggito del Re si spense davanti ai volti perplessi degli scrivani, che lanciavano occhiate preoccupate alla sala. Tutti i nobili cavalieri, infatti, erano presenti per la cerimonia nuziale, come si conviene. Ma nessuno aveva sollevato la sua spada sguainata per raccogliere l'ardimentosa impresa.
Il Re era esterefatto: possibile che nessun nobile cavaliere fosse veramente coraggioso? Certo, i Nani Minatori non vedevano di buon occhio la Gente Alta, come loro