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Spade sull'oceano
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E-book105 pagine1 ora

Spade sull'oceano

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Fantasy - racconti (76 pagine) - Da leggende medievali, due storie di eroi, magia, mostri marini e città meravigliose, dalla Bretagna alle Isole Orcadi.


Due storie di guerrieri, mostri e magie, ambientate l'una nel nono, l'altra nel quinto secolo. Solo tratto comune: l'oceano, coi suoi pericoli e le sue meraviglie.

Il bracciale di Ran. Cinque eterogenei eroi si incontrano nel fragore di una battaglia, poi le fortune del mare li uniscono. Il gaelico Niall mac Mael, il guascone Renaud de Montauban, il principe anglo Astulf, la maga Nur Jan e la guerriera norrena Gerdh vivono un'odissea dalla Northumbria alle  Orcadi, tra mostri marini, negromanti e isole erranti, il cui premio è il magico bracciale della Dea del Mare.

La leggenda di Ys. L'anziano guerriero Caradoc Freichfras torna in Bretagna dopo anni di guerre e vagabondaggi, e può credere che il tempo delle sue avventure sia passato. Ma dovrà combattere, con i suoi marinai, un'estrema lotta contro le potenze abissali, per salvare la leggendaria città di Ys e la principessa Dahut.


Giorgio Smojver, nato a Padova da esuli giuliani, è laureato in Lettere classiche presso l'Università degli Studi di Padova, appassionato di mitologia comparata e letteratura medievale. È stato per anni bibliotecario e coordinatore del sistema bibliotecario del Comune di Padova, e in questa veste ho curato attività di promozione della letteratura. Ritiratosi, si è dedicato alla scrittura. Ha pubblicato un romanzo, Le Aquile e l'Abisso (Watson) e diversi racconti, tra i quali: L'anello infranto, in Premio Esecranda 2018, L'allodola e i rovi, in Oltre la SogliaCastrum Daemonum in Impero – Antologia Gladius & Sorcery, Watson.

LinguaItaliano
Data di uscita21 apr 2020
ISBN9788825411973
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    Anteprima del libro

    Spade sull'oceano - Giorgio Smojver

    9788825410853

    Prefazione dell'autore

    Quando ho lavorato con Alessandro Iascy all'antologia Sui mari di acciaio ho studiato con particolare interesse le leggende celtiche e norrene ambientate sull'Oceano Atlantico. Le mitologie sono diverse, anche se almeno in un luogo, le Isole Orcadi, si fondono. Alcuni punti però sono comuni, come il misto di fascinazione e timore per i pericoli del mare, spesso simboleggiati in forma di cavallo (il Morvarc'h in Bretagna, gli Each Uisge e i Kelpie in Scozia e Iranda, i Nix tedeschi e Nøkk scandinavi), e l'esistenza di isole leggendarie, erranti o per sempre celate nelle nebbie.

    Le due storie che qui presento sono diverse nella genesi. Ne La leggenda di Ys, ambientata alla caduta dell'Impero Romano in Gallia, la trama è data da una leggenda bretone medievale popolarizzata in Francia dal romanticismo, in cui ho inserito personaggi di diversa matrice: Caradoc Freichfras, eroe bretone in secondo tempo inserito nel ciclo arturiano, Bodvar, eroe di leggende norrene e Santa Genevieve, personaggio storico.

    Il bracciale di Ran è una costruzione mia, ispirata allo sword & sorcery classico. Vi sono elementi autentici della mitologia delle Orcadi come i Finfolk, popolo marino capace di mutare forma per rapire gli umani, e il mostruoso Nuckelavee.

    Renaud di Montauban e Astulf di Anglia sono eroi delle chansons de geste del XII secolo. Mi sono affezionato a loro, e nel rappresentarli ho seguito anche l'elaborazione che ne hanno fatto Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto nei cui poemi figurano come Rinaldo e Astolfo. Li ho inseriti anche nel mio racconto per l'antologia I viaggi di Sindbad e sono protagonisti del mio romanzo Cavalieri erranti, entrambe opere di prossima pubblicazione.

    Il Bracciale di Ran

    Northumbria

    L'esercito serpeggiava lento, in lunga fila, sotto una pioggia tenace che inzuppava le cotte di cuoio e le tuniche di lana. Sulle dune vicine a Bamburgh ogni traccia di strada spariva, dovettero scalare l'una dopo l'altra le creste di sabbia fradicia, affondando sino alle caviglie, e guardarsi dalle fosse piene d'acqua, capaci di inghiottire un uomo.

    Era eterogeneo: gli esuli Angli al seguito di Ahlmund, pretendente al trono di Northumbria, cupi e silenziosi, appesantiti dalle lunghe lance e i grandi scudi; il dissidio scoppiato tra re Eardwulf di Northumbria e Einbald, arcivescovo di York aveva dato agli esiliati la speranza di tornare vittoriosi in patria, e l'unica alternativa per loro era la morte, perché non intendevano più vagare come mendichi da un regno all'altro. I mercenari gallesi in rosse casacche erano stati inviati per mare da Kenwulf re di Mercia, che voleva creare difficoltà al regno rivale di Northumbria senza impegnare direttamente il suo esercito: fanti leggeri armati di arco e giavellotto ma senza scudi o corazze, servivano re stranieri per sfuggire alla fame. E infine i ceithern gaelici, con le tuniche di lana variopinta, le corazze di cuoio bollito, le calidheamh a lama lunga, e i pugnali: vassalli di re Conall di Dal Riata, alleato di Ahlmund, o mercenari non privi di onore, come Niall mac Mael dell'Ulster .

    Niall mac Mael, a ventiquattro anni, da sei viveva della propria spada; ma non serviva Ahlmund solo per l'argento inglese. Il principe, esule come lui, l'aveva chiamato amico. Lo raggiunse in prima fila.

    – Non fidarti dei Gallesi – disse – Fuggiranno se le cose si metteranno male.

    – Purché sfoltiscano il Fyrd di Eardwulf con i primi tiri, poi fuggano pure – Ahlmund sospirò – Il vescovo ha inviato da York solo la metà dei soldati promessi. Di lui mi fido anche meno che dei Gallesi, ma non ho scelta.

    Apparvero le tozze torri di Bamburgh, e un volo di corvi annunciò la prossima battaglia. Niall sapeva leggere i segni: i nemici erano schierati e la Morrigan, signora delle stragi, attendeva la sua messe.

    Attorno al castello la terra era più solida. La pioggia cessò: un arcobaleno solcò l'orizzonte, pronto a portare in cielo i caduti. Alla destra, contro gli esuli e i soldati di York, era schierato il Gedriht di Eardwulf, muro di scudi e lance; Ma anche Costantin re dei Pitti era là con il suo esercito, alla sinistra, alleato con Eardwulf per odio contro Conall di Dal Riata.

    L'onda dei bruni e tatuati Pitti sfidava i secolari nemici gaelici. Un uomo possente, dai capelli neri intrecciati, armato di una lunga claidheamh, scudo largo ed elmo di ferro, avanzò tra le file dei Pitti.

    – Uomini di Dal Riata – gridò – Sono Onuist mac Talorgan, cugino di re Costantin e suo campione! Chi osa venire contro di me?

    Era un guerriero famoso, e nessuno si fece avanti. Onuist rise – È dunque vero che le donne di Dal Riada scopano con i montoni, e generano uomini pecora!

    – E che i Pitti fottono scrofe, a giudicare dal tuo grugno! – gridò Niall – Provati con un uomo dell'Ulster!

    Mentre all'altro lato del campo scudi e lance degli Angli già cozzavano in file ordinate, i Gaelici e i Pitti, secondo la tradizione, attendevano l'esito della sfida dei campioni. I più esperti ne profittarono per frizionarsi di grasso di pecora i muscoli di braccia e gambe, intirizziti dalla marcia sotto la pioggia.

    Niall era più alto di mezza testa del guerriero pitto, che però aveva un torace più massiccio, e attaccò per primo in un vortice di fendenti. Il più giovane gaelico li accompagnava con il piccolo scudo, scartando di lato ogni volta, danzando sulle lunghe gambe, sferrando risposte che avevano l'effetto di punture di tafano su un toro. L'esperto campione, ferito nell'orgoglio per essere tenuto a bada da un giovane sconosciuto, si fece imprudente; mise tutta il suo peso in un fendente, si sbilanciò, la lama di Niall colpì di traverso come una folgore, spezzò la clavicola e affondò nel petto.

    I Gaelici urlarono di trionfo e assalirono le file dei demoralizzati Pitti. Ogni traccia di schieramento svanì, ognuno cercava il suo attimo di gloria. I colori screziati dei plaid gaelici, la pelle tatuata d'azzurro dei Pitti, il bruno cuoio e il grigio ferro degli Angli e il rosso delle tuniche gallesi si mischiavano; come l'onda avanza schiumando, si frange sugli scogli e viene respinta in mare dalla risacca, così prima una schiera avanzava, poi l'altra la ricacciava indietro, le pozze lasciate dalla pioggia ribollivano di schiuma sanguigna.

    La porta del castello si aprì, cavalieri in risplendenti cotte di maglia uscirono, le lunghe lance spianate, una fila di punte acuminate che spazzò via qualunque cosa avesse davanti. I cavalieri penetrarono tra i ceithern come un cuneo nel legno marcio, li travolsero, per poi girare i cavalli e caricare di nuovo a spada alta. Le lame calavano dall'alto sui guerrieri appiedati e privi di corazza, spezzando e tranciando; non importava che i Franchi non fossero più di venti, parevano invulnerabili, le lame celtiche stridevano invano sugli usberghi. Un grigio gigante e due guerrieri più giovani ai suoi lati aprivano strade di sangue.

    Ceithern di Dal Riada e mercenari cedevano al panico, e i Pitti, rinfrancati, li attorniavano e sterminavano.

    I cavalieri fecero una conversione e assalirono sul fianco gli Angli di Ahlmund, già incalzati di fronte dai soldati regi e abbandonati dai Gallesi. La battaglia divenne massacro. Ahlmund gridò – Custantin! Voglio arrendermi a un re! – e consegnò la spada.

    La Morrigan batteva le sue ali nere sul campo disseminato di morti, gridando la sua gioia pazza. Il puzzo di sangue e viscere fumanti ammorbava il giorno senza sole.

    Niall mac Mael non avrebbe

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