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La freccia nera: Ediz. integrale
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E-book328 pagine3 ore

La freccia nera: Ediz. integrale

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Info su questo ebook

Tutto ha inizio con una freccia nera, scagliata in una mite giornata di primavera... Il protagonista, Richard Shelton detto Dick, scopre chi è il responsabile della morte di suo padre e decide di vendicarsi, unendosi alla banda di fuorilegge detta appunto “della Freccia Nera”, che lotta contro i tiranni che da tempo vessano la gente del luogo, tentando di fare giustizia. Regalando al lettore un’atmosfera medievale alla “Robin Hood”, con i banditi nascosti nelle foreste, i frati, i castelli e i cavalieri, La freccia nera offre anche una descrizione storica dell’Inghilterra sotto il regno di Enrico VI: un paese insanguinato da una terribile guerra civile, dove i poveri e i deboli erano vittime dei ricchi e dei potenti e dove soprusi e ingiustizie si susseguivano in continuazione. In questo clima di terrore Dick combatte la sua personale battaglia, lottando per amore della donna che ama: la bellissima Joanna Sedley, rapita dall’assassino di suo padre per essere data in sposa a un altro uomo. Tra fughe, intrighi e tradimenti, Dick diventerà un uomo coraggioso e un condottiero valoroso. 
LinguaItaliano
EditoreCrescere
Data di uscita25 gen 2018
ISBN9788883375903
La freccia nera: Ediz. integrale
Autore

Robert Louis Stevenson

Robert Louis Stevenson (1850-1894) was a Scottish poet, novelist, and travel writer. Born the son of a lighthouse engineer, Stevenson suffered from a lifelong lung ailment that forced him to travel constantly in search of warmer climates. Rather than follow his father’s footsteps, Stevenson pursued a love of literature and adventure that would inspire such works as Treasure Island (1883), Kidnapped (1886), Strange Case of Dr Jekyll and Mr Hyde (1886), and Travels with a Donkey in the Cévennes (1879).

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    Anteprima del libro

    La freccia nera - Robert Louis Stevenson

    Conclusione

    PROLOGO

    John Aggiusta-tutto

    Un certo pomeriggio, nella tarda primavera, si sentì squillare ad ora insolita la campana di Moat House a Tunstall. Vicino e lontano, nella foresta e nei campi lungo il fiume, la gente cominciò ad abbandonare il lavoro e ad affrettarsi verso quei rintocchi; e nel villaggio di Tunstall un gruppo di poveri villici si fermò perplesso a quel richiamo.

    Il villaggio di Tunstall in quel periodo, durante il regno del vecchio Enrico IV, aveva più o meno l’aspetto che presenta oggi. Una ventina circa di case, costruite in quercia massiccia, erano sparse per una lunga vallata verde declinante verso il fiume. Ai piedi, la strada attraversava un ponte e risalendo dall’altra parte si perdeva entro i margini della foresta nel suo cammino verso Moat House, e poi più lontano verso l’abbazia di Holywood. In mezzo al villaggio s’ergeva la chiesa fra i tassi. D’ogni lato i pendii erano coronati e la vista era limitata dagli olmi verdi e dalle querce verdeggianti della foresta.

    Accanto al ponte c’era una croce di pietra su un monticello, e lì si era radunato il gruppo, una mezza dozzina di donne e un uomo alto in un camiciotto di panno greggio, a discutere sul possibile significato dei rintocchi. Un corriere era passato per il villaggio una mezz’ora prima e aveva bevuto un boccale di birra rimanendo in sella, senza osare di smontare per la fretta di consegnare il suo messaggio; ma neppure lui sapeva di che si trattasse, e non faceva che recare delle lettere sigillate da parte di Sir Daniel Brackley a Sir Oliver Oates, il parroco, che custodiva Moat House in assenza del padrone.

    Ma ora si distingueva il rumore di un cavallo; e poco dopo, fuori del margine del bosco e su per il ponte rimbombante cavalcava il giovane Master Richard Shelton, il pupillo di Sir Daniel. Egli almeno avrebbe saputo, e lo chiamarono e lo pregarono di dare una spiegazione. Tirò le briglie di buon grado: era un giovane non ancora diciottenne, abbronzato e con gli occhi grigi, in un giaccone di pelle di daino con il colletto di velluto nero, un cappuccio verde che gli copriva la testa, e una balestra d’acciaio a tracolla. Pareva che il corriere avesse recato grandi notizie. Era imminente una battaglia. Sir Daniel aveva mandato a chiamare ogni uomo che sapesse usare l’arco o manovrare l’ascia di guerra, perché andasse in tutta fretta a Kettley, sotto pena di cadere in grave disgrazia; ma per chi dovessero combattere o dove si dovesse combattere, Dick non ne sapeva niente.

    Fra breve sarebbe venuto Sir Oliver in persona, e in quel momento stesso Bennet Hatch stava armando gli uomini, perché era lui che doveva guidare il gruppo.

    - E’ la rovina di questa bella terra - disse una donna. - Se i baroni vivono di guerra, alla gente dei campi non resta che mangiare radici.

    - Ma no - disse Dick, - ogni uomo che parte avrà mezzo scellino al giorno, e gli arcieri uno scellino.

    - Se vivono - ribatté la donna, - allora sta bene; ma che ne sarà se muoiono, signor mio?

    - Non potrebbero morire meglio che per il loro signore naturale - disse Dick.

    - Non signore naturale per me - disse l’uomo in camiciotto. - Io seguivo i Walsingham; e così tutti noi giù per Brierly, fino a che due anni fa non venne Candlemas. E adesso dobbiamo stare dalla parte di Brackley! E’ stata la legge a volerlo; e voi chiamate questo naturale? E ora, vuoi con Sir Daniel e vuoi con Sir Oliver, che ne sa più di legge che di onestà, non ho altro naturale signore che il povero Re Enrico Sesto, che Dio lo benedica!, quel povero innocente che non sa distinguere la destra dalla sinistra.

    - Parli con lingua maligna, amico - rispose Dick, - accomunando nella calunnia il tuo buon padrone e il re mio signore. Ma il Re Enrico, ne faccia lode ai santi!, ha riacquistato la ragione e rimetterà tutto tranquillamente in ordine. E quanto a Sir Daniel, sai fare bene il coraggioso dietro le sue spalle. Ma non sarò io a riferire; e basta così.

    - Di voi non dico niente di male, Master Richard - replicò il contadino. - Siete un ragazzo; ma quando sarete cresciuto e diventato un uomo, vi ritroverete con le tasche vuote. Non dico altro: i santi aiutino i vicini di Sir Daniel, e la Vergine benedetta protegga i suoi pupilli!

    - Clipsby - disse Richard, - tu dici cose che non posso ascoltare senza disonorarmi. Sir Daniel è il mio buon padrone e il mio tutore.

    - Ma andiamo, ora! mi volete spiegare un enigma? - ribatté Clipsby. - Dalla parte di chi sta Sir Daniel?

    - Non lo so - disse Dick, arrossendo leggermente; poiché il suo tutore aveva cambiato continuamente di fazione nei turbamenti di quel periodo, e ogni cambiamento gli aveva procurato un aumento di beni.

    - Già - replicò Clipsby, - non lo sapete voi e non lo sa nessuno. Perché lui è davvero uno che va a letto Lancaster e si alza York.

    Proprio in quel momento il ponte risuonò sotto lo zoccolo ferrato, e il gruppetto si voltò e vide Bennet Hatch venire galoppando: un tipo bruno e brizzolato, di mano pesante e d’aspetto truce, armato di spada e di lancia, il casco d’acciaio in testa e indosso il giaco di cuoio.

    Era un uomo importante da quelle parti; la mano destra di Sir Daniel in pace e in guerra, e in quel momento, per volontà del suo padrone, balivo della centuria.

    - Clipsby - gridò, - subito a Moat House, e facci arrivare tutti gli altri pelandroni. Bowyer vi darà elmo e giaco. Dobbiamo partire prima del coprifuoco. E bada: quello che arriva per ultimo alla porta del cimitero lo pagherà Sir Daniel. Badaci bene! Ti conosco per un buono a nulla. Nance - soggiunse, volgendosi a una delle donne, - il vecchio Appleyard è in paese?

    - Ve l’assicuro - rispose la donna. - Nel suo campo, certamente.

    Così il gruppo si disperse, e mentre Clipsby traversava con tutta pace il ponte, Bennet e il giovane Shelton cavalcavano insieme su per la strada, attraverso il villaggio e oltre la chiesa.

    - Vedrete quel vecchio brontolone - disse Bennet. - Sprecherà più tempo a borbottare e a cianciare di Enrico Quinto di quanto non ce ne voglia a ferrare un cavallo. E tutto perché è stato alle guerre di Francia! La casa cui erano diretti era l’ultima del villaggio, tutta sola fra i lilla; e dietro, dai tre lati, un prato aperto saliva verso i margini del bosco.

    Hatch scese da cavallo, gettò le redini sulla staccionata, e s’incamminò verso il campo, con Dick che lo seguiva a fianco a fianco, fin dove il vecchio soldato stava vagando, affondando fino al ginocchio nei suoi cavoli, e di tanto in tanto, con una voce fessa, cantava qualche parola di una canzone. Era tutto vestito di cuoio, mentre il cappuccio e la pellegrina erano di grossa lana nera, annodati con nastri di scarlatto; il viso era come un guscio di noce, tanto per il colore che per le rughe; ma i vecchi occhi grigi erano ancora abbastanza limpidi, e la vista intatta. Forse era sordo; forse pensava che non fosse all’altezza di un vecchio arciere di Azincourt prestare attenzione a disturbi del genere; ma non sembrò che lo smuovessero minimamente né le note cupe della campana a martello né l’approssimarsi di Bennet e del ragazzo; e continuò ostinato a vagare, canticchiando, con quella sua voce sottile e tremante: Ora, cara signora, se tu lo vuoi, Ti prego, abbi pietà di me.

    - Nick Appleyard - disse Hatch, - Sir Oliver ti saluta e ti invita a recarti entro un’ora a Moat House, per prendervi il comando.

    Il vecchio alzò la testa.

    - Salute, padroni miei ! - disse, con un sorriso. - E dove va Master Hatch?

    - Master Hatch è in cammino per Kettley, con tutti gli uomini che si possano mettere a cavallo - rispose Bennet. - Si sta preparando una battaglia, pare, e il mio signore ha bisogno di rinforzi.

    - Ah, capisco - replicò Appleyard. - E quale guarnigione mi lascerete?

    - Ti lascio sei uomini validi, e Sir Oliver per soprammercato - rispose Hatch.

    - Non bastano a tenere il posto - disse Appleyard; - il numero non è sufficiente. Ne occorrerebbero una quarantina.

    - Diamine, è per ciò che siamo venuti da te, vecchio brontolone! - ribatté l’altro. - Chi altro c’è all’infuori di te che potrebbe fare qualcosa in quella casa con un presidio del genere?

    - Già, quando arrivano i guai, ci si ricorda della vecchia scarpa - replicò Nick. - Non c’è un uomo fra voi che sappia montare un cavallo o maneggiare un’ascia; e quanto a tirare con l’arco, San Michele!, se tornasse il vecchio Enrico V, si presterebbe a fare da bersaglio per un quattrino al colpo!

    - Ma no, Nick, c’è ancora qualcuno che sa tirare bene d’arco - disse Bennet.

    - Tirare bene d’arco! - esclamò Appleyard. - Sì! Ma chi mi tirerà un buon colpo? Ci vuole l’occhio, e la testa sulle spalle. Ora, che cosa chiamereste voi un lungo tiro, Bennet Hatch?

    - Be’ - fece Bennet, guardandosi intorno, - un lungo tiro sarebbe da qui alla foresta.

    - Già, sarebbe un tiro piuttosto lungo - disse il vecchio, voltandosi a guardare alle spalle, e quindi si portò una mano a schermirsi gli occhi e rimase a fissare.

    - Ma che stai a guardare? - domandò Bennet con una risatina. - Vedi Enrico V? Il veterano continuò a guardare verso la collina in silenzio. Il sole splendeva luminoso sulla prateria declinante; poche pecore bianche vagavano brucando; tutto taceva all’infuori del rintoccare della campana.

    - Che c’è, Appleyard? - domandò Dick.

    - Ma gli uccelli! - disse Appleyard.

    Ed effettivamente, là dove la foresta correva come una lingua fra i prati e terminava in pochi olmi verdissimi, a circa un tiro di freccia dal campo dove stavano fermi i tre, uno sciame d’uccelli ne sfiorava le cime svolazzando qua e là, in evidente disordine.

    - Che c’entrano gli uccelli? - disse Bennet.

    - Già! - ribatté Appleyard, - e vi credete pronto ad andare in guerra, Master Bennet. Gli uccelli sono buone sentinelle; nei luoghi boscosi fanno da prima linea, in battaglia. Guardate, ora: se faceste qui il campo, ci potrebbero essere arcieri appiattati là a spiarci; e voi stareste qui senza accorgervene!

    - Ma che dici, vecchio brontolone? - disse Hatch. - Qui non ci sono uomini più vicini a noi di quelli di Sir Daniel a Kettley; qui sei al sicuro come nella Torre di Londra; e vuoi farci paura per qualche fringuello o qualche passerotto!

    - Ma sentilo! - sogghignò Appleyard. - Quante canaglie non darebbero le loro due orecchie mozze per infilare con un dardo uno di noi! Per San Michele! ci odiano come due puzzole!

    - Be’, è vero, odiano Sir Daniel - rispose Hatch, un po’ più sul serio.

    - Già, odiano Sir Daniel! e odiano tutti quelli che lo servono - disse Appleyard; - e per primi odiano Bennet Hatch e il vecchio Nicholas l’arciere. Guardate qui: se ci fosse un tipo deciso là al margine del bosco, e voi ed io gli fossimo a tiro, come siamo, per Giorgio!, chi credete che sceglierebbe?

    - Te, ci scommetto - rispose Hatch.

    - Ci scommetto il mantello contro una cintura di cuoio che sceglierebbero voi! - esclamò il vecchio arciere. - Voi avete messo a fuoco Grirnstone, Bennet, e non ve lo perdoneranno mai, padrone mio. Quanto a me, io sarò presto in un bel posto, che Dio me lo conceda, e fuori del tiro dell’arco, fuori tiro di cannone, anzi, della loro malizia. Sono vecchio e ben avviato a casa, dove il letto è pronto. Ma per quanto riguarda voi, Bennet, voi rimarrete qui dopo di me a tutto vostro pericolo, e se arriverete ai miei anni senza che vi abbiano impiccato, allora vuol dire che il vecchio onesto spirito d’Inghilterra è morto.

    - Sei il più balordo vecchio bisbetico della foresta di Tunstall - ribatté Hatch, visibilmente turbato da quelle minacce. - Prendi le tue armi prima che arrivi Sir Oliver, e smettila di mugugnare per un bel pezzo. Se tu avessi parlato tanto con Enrico V, ne avrebbe avuto le orecchie piene più delle tasche.

    Una freccia fischiò nell’aria, come un enorme calabrone: andò a colpire il vecchio Appleyard fra le scapole passandolo da parte a parte, e l’arciere cadde in avanti in mezzo ai cavoli. Hatch, con un grido strozzato, fece un balzo in aria; poi, piegandosi in due, corse al riparo della casa. E intanto Dick Shelton si era inginocchiato dietro un cespuglio di lilla e aveva imbracciato la balestra, tenendo sotto mira la punta più avanzata del bosco.

    Non si muoveva foglia. Le pecore continuavano pazienti a pascolare; gli uccelli si erano calmati. Ma lì giaceva il vecchio, con una spanna di freccia che gli sporgeva dal dorso; e più in là Hatch si teneva addossato al muro, mentre Dick stava acquattato e pronto dietro il cespo di lilla.

    - Vedete niente? - gridò Hatch.

    - Non si muove foglia - gridò Dick.

    - Mi pare una vergogna lasciarlo lì a terra - disse Bennet facendosi avanti di nuovo a passi esitanti e pallidissimo. - Tenete d’occhio il bosco, Master Shelton, tenete bene d’occhio il bosco. I santi ci assistano! è stato un tiro maestro! Bennet sollevò sulle sue ginocchia il vecchio arciere. Non era ancora morto; il viso gli si contorceva, e gli occhi gli si aprivano e chiudevano meccanicamente, e aveva l’aspetto brutto e terribile di chi soffre molto.

    - Mi puoi sentire, vecchio Nick? - domandò Hatch. - Hai un ultimo desiderio, prima di andartene, vecchio fratello?

    - Strappatemi la freccia e fatemi morire, nel nome di Maria! - rantolò Appleyard. - L’ho finita con la vecchia Inghilterra. Strappatela!

    - Master Dick - disse Bennet, - venite qui e datemi una buona strappata a questa freccia. Morirà contento, il povero peccatore.

    Dick mise giù la balestra e tirando forte la freccia la trasse fuori. Spillò un getto di sangue; il vecchio arciere sussultò tirandosi su a mezzo, invocò ancora una volta il nome di Dio, e ricadde morto. Hatch, in ginocchio fra i cavoli, pregò con fervore per il buon trapasso dello spirito morente. Ma pur pregando, era palese che la mente gli si volgeva altrove, e teneva sempre d’occhio il punto del bosco di dove era partito il colpo. Quando ebbe finito, si levò di nuovo in piedi, si sfilò una delle sue manopole di maglia d’acciaio, e si asciugò il viso pallido, che il terrore faceva sudare.

    - Ah, - disse, - ora sarà il mio turno.

    - Chi è stato, Bennet? - domandò Richard, sempre tenendo in mano la freccia.

    - Lo sanno i santi! - disse Hatch. - Sono state una buona quarantina d’anime cristiane che abbiamo stanato dalle loro case e dai loro legittimi averi, lui e io. Lui ha pagato il fio, povero brontolone, e non passerà molto, forse, che pagherò anch’io. Sir Daniel è un duro.

    - E’ una strana freccia, questa - disse il ragazzo, fissando il dardo che aveva in mano.

    - E’ vero, in fede mia! - esclamò Bennet. - Nera, con la punta di piuma nera. E’ una freccia di malaugurio per la verità, perché il nero, dicono, porta la sepoltura. E ci sono scritte delle parole. Asciugate il sangue. Che vi leggete?

    - «Appleyard da parte di John Aggiusta-tutto» - lesse Shelton. - Che vorrà dire?

    - No, non mi piace - replicò il vassallo. - John Aggiusta-tutto! Ecco il nome di un malandrino pericoloso, per chi al mondo sta in alto! Ma perché rimanere qui a fare da bersaglio? Prendetelo per le ginocchia, buon Master Shelton, mentre io lo sollevo dalle ascelle, e portiamolo dentro casa. Sarà un bel colpo per il povero Sir Oliver; si farà bianco come un cencio lavato; pregherà come un mulino a vento.

    Sollevarono il vecchio arciere e riunendo le forze lo portarono a casa, dove era vissuto tutto solo. E lo posarono a terra, per non sciupare il materasso, e fecero del loro meglio per raddrizzare e comporre a dovere le membra.

    La casa di Appleyard era linda e nuda. C’era un letto con la sua coperta azzurra, un armadio, un grande cassettone, un paio di sgabelli pieghevoli, un tavolo girevole nell’angolo del camino, e appese alla parete la batteria degli archi del vecchio soldato e la corazza. Hatch si mise a guardarsi intorno con curiosità.

    - Nick aveva del denaro - disse. - Poteva aver messo da parte una sessantina di sterline. Mi piacerebbe pescarle! Quando perdete un vecchio amico, Master Richard, la migliore consolazione è quella di esserne l’erede. Vediamo, ora, questo cassettone. Ci scommetterei qualunque cosa che c’è dentro un mucchio d’oro. Era bravo a prendere e cocciuto a conservare, l’arciere Appleyard. Che Dio dia pace allo spirito suo! Era ancora in piedi e in giro a quasi ottant’anni, e continuava a mettere da parte, ma adesso ha le spalle a terra, povero brontolone, e non ha più bisogno di niente; e se il suo gruzzolo va a un buon amico, sono sicuro che ne sarà più felice in cielo.

    - Via, Hatch - disse Dick, - rispettate questi occhi che non vedono più. Lo spogliereste in presenza del suo cadavere? No, si metterebbe a camminare! Hatch si fece parecchi segni di croce; ma ormai gli era tornato il colore in viso, e non sarebbe stato facile stornarlo dalle sue intenzioni. Si sarebbe messo d’impegno a frugare nel cassettone se non si fosse sentito cigolare il cancello e subito dopo la porta di casa non si fosse aperta e non avesse dato adito a un uomo alto, ben portante, rosso in viso, nero d’occhi, sulla cinquantina, e in cotta e veste nera.

    - Appleyard - chiamò l’uomo entrando, ma s’interruppe di colpo. - Ave Maria! - gridò. - Che i santi ci proteggano! Che novità è questa?

    - Novità fredda per quanto riguarda Appleyard, signor parroco - rispose Hatch, perfettamente disinvolto. - Colpito alla porta di casa, è già arrivato alle porte del purgatorio. Ah sì, se è vero quanto si dice, non gli mancheranno né carbone né candele.

    Sir Oliver raggiunse a tentoni uno sgabello e vi si lasciò cadere pallido e stordito.

    - Questo è un castigo! Oh, un grande colpo! - singhiozzò, e intonò una serie di preghiere.

    Hatch intanto si era tolto riverentemente il casco e si era inginocchiato.

    - Ditemi, Bennet - disse il prete, riprendendosi alquanto, - e che significa questo? Quale nemico ha fatto questo?

    - Ecco qui la freccia, Sir Oliver. Vedete, ci sono scritte delle parole - disse Dick.

    - Ah! - esclamò il prete, - questo è un brutto annunzio! John Aggiusta-tutto! Proprio un nome da Lollard. E nera, quanto a malaugurio! Signori, questa freccia villana non mi piace. Ma importa piuttosto tener consiglio. Chi potrà essere? Pensateci, Bennet. Di tanti malintenzionati, chi potrebbe essere che ci sfida così arditamente? Simnel? Non mi pare molto probabile. I Walsingham? No, non sono ancora ridotti a tanto; ancora pensano di avere la legge contro di noi, se i tempi cambiano. Ci sarebbe anche Simon Malmesbury. Che ne pensate, Bennet?

    - Che ne direste voi, signore - domandò Hatch a sua volta, - di Ellis Duckworth?

    - No, Bennet, mai. No, non lui - disse il prete. - Non si verifica mai una sollevazione, Bennet, dal basso: così concorda l’opinione di tutti i cronisti giudiziosi; ma la ribellione si muove verso il basso dall’alto, e quando Dick, Tom e Harry danno di piglio all’ascia, cerca sempre di scrutare a fondo quale signore ne profitti. Ora, Sir Daniel, essendosi arruolato ancora una volta nel partito della Regina, è malvisto dai signori Yorkisti. Da lì viene il colpo, Bennet; ma a quale scopo preciso ancora non vedo; però è lì il nerbo di questo guaio.

    - Sentite, Sir Oliver - disse Bennet, - le assi del carro sono così infocate in questo paese che da un pezzo sento odore di fuoco. Così era per questo povero peccatore, Appleyard. E, col vostro permesso, gli spiriti sono così male intenzionati verso tutti noi che non c’è bisogno di York né di Lancaster per incitarli. Ecco senza cerimonie quello che penso: voi, che siete un ecclesiastico, e Sir Daniel, che gira con tutti i venti, vi siete impadroniti dei beni di molta gente, e non pochi avete malmenati e impiccati. Siete chiamati a renderne conto; alla fine, non so come, vi prendete sempre il sopravvento sulla legge, e pensate che tutto sia sistemato. Ma permettetemi, Sir Oliver: l’uomo che avete spogliato e battuto non fa che esserne più rabbioso, e un giorno, quando è la volta del diavolo nero, eccolo con l’arco puntato che v’infila da parte a parte con una spanna di freccia.

    - No, Bennet, non parlate giusto. Bennet, vi dovrebbe far piacere che vi si corregga - disse Sir Oliver. - Siete un ciarlone, un chiacchierone, un pettegolone; avete la bocca più larga di tutte e due le orecchie. Correggetevi, Bennet, correggetevi.

    - E va bene, non parlerò più. Sia come piace a voi - disse il vassallo.

    Il prete si alzò dallo sgabello, e dall’astuccio per scrivere che portava al collo prese cera e stoppino, e pietra focaia e acciarino.

    Sigillò così il cassettone e l’armadio con lo stemma di Sir Daniel, mentre Hatch guardava sconsolato; quindi si accinsero tutti e tre, alquanto timorosi, a uscire dalla casa e montare a cavallo.

    - Avremmo già dovuto essere in cammino, Sir Oliver - disse Hatch, tenendo ferma la staffa mentre il prete montava.

    - Già; ma, Bennet, le cose sono cambiate - osservò il parroco. - Non c’è più ora Appleyard, sia pace all’anima sua!, a comandare il presidio. Terrò voi, Bennet. Devo avere un uomo valido che mi faccia star tranquillo in questo giorno di frecce nere. «La freccia che vola di giorno», dice il Vangelo, non so più a quale proposito; sono davvero un prete indolente, sono troppo preso dalle faccende del mondo. Bene, avviamoci, Master Hatch. I soldati dovrebbero già essere alla chiesa, ormai.

    Cavalcarono così giù per la strada, spinti dal vento che faceva volare i lembi del mantello del parroco; e alle loro spalle, mentre avanzavano, cominciarono a formarsi e a salire delle nuvole, coprendo il sole che tramontava. Avevano oltrepassato tre delle case sparse componenti il villaggio di Tunstall, quando, giunti a una svolta, si videro la chiesa dinanzi. Dieci o dodici case le si addossavano intorno; ma dietro, il cimitero confinava con i prati. Al cancello del cimitero si erano radunati una ventina circa di uomini, alcuni in sella, altri fermi accanto alla testa dei loro cavalli. Erano variamente equipaggiati e svariate erano le cavalcature; alcuni erano armati di lancia, altri di ascia, altri di arco; e alcuni montavano cavalli da tiro, ancora inzaccherati del fango dei solchi; perché quegli uomini non erano che la feccia del paese, e tutti i migliori, con i più bei cavalli e le più eleganti bardature, erano già con Sir Daniel sul campo.

    - Non ci siamo portati troppo male, che sia lodata la croce di Holywood! Sir Daniel ne sarà ben soddisfatto - osservò il prete, contando mentalmente i componenti della truppa.

    - Chi va là? Fermo, se sei un fedele! - gridò Bennet.

    Si vide un uomo scivolare attraverso il cimitero fra i tassi; e al suono di quel richiamo smise di nascondersi e si lanciò di corsa verso la foresta. Gli uomini alla porta, che fino a quel momento non si

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