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Unfuck: Per una rivolta esistenziale
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E-book87 pagine1 ora

Unfuck: Per una rivolta esistenziale

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Info su questo ebook

Nello slang urbano americano si dice usualmente "You best unfuck your attitude" o "You had best unfuck yourself". Migliora te stesso! Risolvi il problema! Questo sintetico pamphlet scritto da un seguitissimo blogger, che fortemente crede nel risveglio nazionale della coscienza collettiva, individua e segnala le tappe di un percorso culturale di necessario rinnovamento per l'Italia, pena il definitivo declino della nazione. "Unfuck" incita all'assunzione di responsabilità in proprio, attraverso argomenti forti e schiaccianti tratti dal recente passato cronachistico e dall'attuale presente confusionale, offrendo al lettore il viatico verso una possibile e necessaria rivoluzione comportamentale e culturale, come base di lancio per la costruzione di una Italia evoluta e progredita, nella quale potersi riconoscere. Unfuck è un urlo pop. È l'irruzione sullo scenario dell'agone politico del popolo che risvegliandosi dice "No, non ci sto", e sceglie di mettersi al servizio della collettività.
LinguaItaliano
Data di uscita9 feb 2013
ISBN9788865640623
Unfuck: Per una rivolta esistenziale

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    Anteprima del libro

    Unfuck - Sergio di Cori Modigliani

    © 2012 Sergio Di Cori Modigliani

    © Atmosphere libri

    Via Seneca 66

    00136 Roma

    www.atmospherelibri.it

    info@atmospherelibri.it

    Redazione a cura de Il Menabò ( www.ilmenabo.it)

    I edizione nella collana Resistance books ottobre 2012

    ISBN 978-88-6564-062-3

    Ai miei figli Arianna, Daniele, Simone,

    perché fortemente credono nel futuro della Repubblica Italiana

    Per una rivolta esistenziale

    C’è uno spettro che si aggira per l’Europa: è lo spettro di Ivan Karamazov.

    Dalla cima impervia di quell’Olimpo surreale che sovrasta la culla del Sapere europeo, dove vivono i grandi eroi che nei millenni hanno forgiato, alimentato e prodotto l’immaginario collettivo del nostro continente, dove abitano per l’eternità i personaggi letterari nati dal talento e dal genio dei grandi artisti, si erge, al di sopra di tutti, il più inquietante fantasma mai inventato. Il suo grido, urlato a squarciagola nel lontano 1881, oggi più che mai ci ammonisce sulla imminente caduta dell’Europa e ci ricorda chi siamo, da dove veniamo. E di conseguenza, quali prospettive si aprano per il nostro immediato futuro.

    Se tutto è assurdo, allora tutto è lecito, ogni cosa è permessa.

    L’urlo disperato di Ivan Karamazov, nato dalla sublime penna di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, ci ricorda quale immane tragedia sia vivere in un mondo ormai privo di un significato di riferimento. Un mondo, quello nostro attuale, dal quale è stato sottratto il Senso e dove la realtà quotidiana è stata sostituita da una surrealtà imposta dall’oligarchia imperante, squallida impiegata al servizio di una fumosa comunità di finanzieri sovranazionali senza scrupoli, il cui piano politico strategico consiste nel definitivo abbattimento delle immense conquiste sociali, esistenziali e culturali, ottenute a fatica dalle quindici generazioni che ci hanno preceduto, e per le quali ogni singolo europeo è andato giustamente sempre fiero, consapevole di aver raccolto la doviziosa eredità tramandata negli ultimi trecento anni da pensatori, filosofi, scrittori, scienziati, artisti che, dai tempi di John Locke e Voltaire, hanno posto le basi per fondare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo nata dalla Rivoluzione Francese. Libertà, uguaglianza e fratellanza, i tre pilastri della compassione sociale, dell’intelligenza politica e dell’evoluzione psicologica, l’autentico fondamento della nostra Cultura, sono oggi sotto attacco.

    Per tre lunghi secoli, i cultori dell’oligarchia, hanno disperatamente tentato in ogni modo di riportare indietro l’orologio della Storia, proponendo un modello di scambio e di contratto sociale che veicolasse un’idea del mondo basata sull’assunto che esiste una classe superiore di individui, prescelti e selezionati per nobiltà di sangue, provenienza di censo, appartenenza a consolidate famiglie della burocrazia politica partitica, la quale vanterebbe il privilegio di decidere, gestire, amministrare, stabilire, legiferare e, quindi, determinare la modalità esistenziale della vita di centinaia di milioni di persone.

    La posta in gioco, oggi, è la più alta in assoluto mai giocata in Europa dal 1712.

    Consiste nella destrutturazione della spina dorsale europea per trasformare il continente in un gigantesco bacino d’utenza di individui schiavizzati dal bisogno, quindi obbligati dalla necessità e dalle circostanze a dover accettare per forza ogni imposizione, ogni scelta esterna, ogni dettame, senza più poter fare appello al proprio diritto, sancito e conquistato, di scegliere in piena libertà l’esercizio all’autodeterminazione.

    È una Guerra Invisibile.

    Ma non per questo meno micidiale di una guerra immediatamente percepibile per le rovine, i lutti e i crateri provocati dalle bombe piovute dagli aerei nemici.

    È la prima guerra dell’Homo Electronicus e, come tale, si manifesta attraverso l’uso massivo dei droni globali mediatici: quotidiani bombardamenti a tappeto dove, al comando si trovano i piloti dirigenti della truppa professionale asservita. Ogni nazione ha i suoi; a ogni popolo e a ogni etnia viene offerta la rappresentazione quotidiana di falsi ideologici, di cifre menzognere, dove alla realtà viene sostituita la surrealtà, creando uno stato di confusione permanente, dove le più folli assurdità vengono presentate come norma di riferimento, dove il buon Senso comune è stato cancellato, in modo tale da poter presentare delle soluzioni deliranti e folli come ragionevoli e sensate.

    Da cui il grido di Ivan Karamazov: Se tutto è assurdo, allora tutto è lecito, tutto è permesso.

    Spread, trend, governance, fiscal compact, buyback, firewall, margin call, FMI, BCE, EFSM, WB, ISM: sigle, acronimi e termini per lo più in lingua inglese che stanno a significare la nuova simbolica di massa, proposta e riproposta fino alla nausea, presentata come i nuovi totem di riferimento: il loro Senso della vita. Un bombardamento regolarmente presentato e offerto all’ora di cena in tutte le case, al fine dichiarato di riempire la gente di ansia, di paura, di incertezza, di confusione, di senso di precarietà. Ma soprattutto con l’obiettivo di spingere l’attuale generazione a incorporare, in modo subliminale, il concetto di essere senza futuro, per poter guidare il presente di ciascuno verso la schiavizzazione e il ritorno al medioevo storico che è stato abbattuto, come data simbolo, il 14 luglio del 1789. Convincendo i giovani, con diabolica manipolazione, che non hanno un futuro, è possibile per davvero creare il deserto davanti a tutti noi.

    Il futuro precario è un abile falso ideologico, è una bugia culturale, una menzogna di Stato. Fa parte del bombardamento.

    È un’arma di distrazione di massa fondamentale per l’oligarchia della finanza. È lei a essere precaria: non c’è nulla di più traballante, insicuro, quasi impossibile da controllare, di una imponente catena speculativa creata nel mondo virtuale delle transazioni bancarie, con investimenti sottratti ai bilanci ufficiali che da un momento all’altro possono determinare e provocare una gigantesca catastrofe finanziaria scatenando un rovinoso effetto domino.

    I giovani, oggi, sono nel pieno e legittimo diritto di urlare a squarciagola la propria consapevolezza di essere gli unici deputati alla responsabilità della costruzione del loro futuro. Sono, invece, gli oligarchi della finanza speculativa che devono tremare, all’idea del loro futuro che non c’è. Perché si renderanno conto che l’orologio della Storia, una volta iniziato il conto alla rovescia, non lo si può più fermare.

    Questa oligarchia di privilegiati, in Italia, rappresenta l’ossatura principale dell’Ancien Regime ormai al tracollo. È il passato remoto dell’Europa della Vandea, il passato antico medioevale che ritorna nel tentativo di costruire un futuro che non esiste e per cancellare, una volta per tutte, le conquiste nate dalla Rivoluzione Francese in poi.

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