I vigori dei cuori
Di Gion Ciani
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Anteprima del libro
I vigori dei cuori - Gion Ciani
giglio
Poesie del periodo 1965-1967
N.B. Le poesie del periodo 1965-67
sono caratterizzate da forme di linguaggio antico acquisito dai
classici nella frequenza scolastica.
L’uggiolar di un misero scrivente
O uomini, che nell’alto regnate!
O siri che imponete le leggi!
O divi che i terrestri esaudite!
Rivolgete in unanime coro
uno sguardo di tenero pianto
che faccia eco
al misero scrivente,
e l’uggiolar che tosto a narrar viene,
che il cuore vi tocchi e che gli dia ragione.
Ei viene per il mondo dei soprusi
e per il pianto dal selvaggio male,
che dalle prime creature dei sanniti,
già dal grande impero dei romani,
dal grande Carlo fino all’aurea era,
sempre nel mondo vediamo il sovrano
e lo schiavo di terra atterrato.
Ei non detesta codesta florea era,
ei non ambisce nell’agiatezza viver,
ei crede solo e s’impunta in questo,
che l’uomo è uguale, almeno o sol nell’alma.
La sera
Quando il sole al rosato abbandona
la sua ultima luce ed il calor
che ha dato nel già passato giorno,
ecco la falce argentea, ad eco ritmato,
che porta chiara e limpida la luce nel casato. Un latrato dai d’intorni s’ode,
mentre ogni cosa fatta in giornata
al riposo i desideri ha già rivolto.
Ecco le ombre calar dai ceppi orribili
e invano il contadino implora il sole
ma a sé ritornando, obliando il lavoro, pensa che a casa sua trova ogni ristoro.
Già in tutta la campagna l’aria notturna è infusa
e intorno alla casina un solo lumicino rischiara l’erba soffice e sente i grilli all’opra. Mentre la bianca luna, spiando di straforo dagli alberi argentati
vede il barlume fioco e la luce sfumata. Dentro al casato immobile siede il nonno pipando
e fantasticando in favole diverte i nipotini.
Il babbo intanto assiso accanto al focolar aguzza assai lo sguardo e fa dolci sorrisi, mentre anche lui si diverte dai raccontini antichi.
La mamma dolcemente richiama i suoi piccini
e alla nanna li invita, spegnendo ogni verbale.
I bimbi, borbottando, danno la buona notte ed in sordina vanno nei lor piccoli nidi.
Ipno, intanto divo, dei notturni viventi, ululando col vento raggira la casetta
e dolcemente entra col miracolo in mano. Trasporta i bimbi in sogno nei gai campi elisi,
ove i minori inerti estatici guardano intorno. Che gaudio è l’infanzia, che grande è il loro cuore,
spensierati e ridenti guardano verso il sole. La sera è la cosa più quieta
che nel tempo abbia preso mai parte.
Nella sera han luogo gli amori
e da essa si attendon gli albori.
Gli stridii degli uccelli non s’odon.
La civetta, annerita e perplessa
nella notte è il padrone del bosco
e dal ramo, onorevole, scruta la campagna e se l’alba è lontana.
Solo in sera la famiglia è riunita
e questiona di cose diurne.
Solo la sera infonde nei cuori
la sua pace e il suo dolce conforto.
Alla sera subentra la notte, la placida notte, in cui il buio si fonde col verde
ed avvolge molteplici cose,
ritogliendo persino alle rose
tutto il loro più antico valor.
Amore a prima vista
Dolores cara,
mi sono accorto che un ardor mi vacilla e nel mio cuore una voce squilla,
la tua bellezza è un fascino d’amor.
Oh! Che farei per avere il tuo cuore, innanzi tutto, se tu fossi lontana,
irei subito da Cacciagrana
per farmi dar maglietta e pantaloni
e correrti dietro fino a dove vuoi. Quando tu ti facesti i capelli
mi sembravan davvero più belli,
mi sembravi un agnello rasato,
ma era pure un grande peccato.
Io non sapevo più cacciar parole, pinze usavan i compagni d’onore.
"O cara Cecca, la parol mi s’inceppa nel veder fatto il tuo crine a nuovo,
or sì che sembri un capolavoro".
Se tu sapessi quanto pulsa il mio cuore nel sentire il tuo nome,
tosto verresti a parlarmi d’amore.
Oh! Come vorrei conoscerti in fondo per poterti gustare ogni momento
e poter dire finalmente "Cecca,
tu sei la donna che abbia mai vista".
E per portarti un paragone
uso la pecora con il montone,
che quando sono nell’ovile,
non vogliono sapere del pastore. Dolores cara, la mia mano trema,
i miei occhi gocciano come un rubinetto, vorrei tanto portarti al gabinetto. Quando tu conoscevi Peppone,
il mio cuore urlava dal dolore
e tanto forte si contorceva
che nemmeno lui se n’avvedeva.
Le altre tue compagne di ventura,
che si arrangiano a cucinar verdura, non hanno conosciuto mai un amante, ma tu si, povero cuoricino palpitante.
Io non voglio illuderti davvero,
quando ti dico amor sono sincero. Quando tu ti trovavi in cucina,
e i legumi sceglievi