Le tessitrici di sogni
Di Franca Billa
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L'AUTRICE
Franca Billa, poetessa del Vicolo Cieco che vive e lavora nella magica isola di Sardegna.
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Anteprima del libro
Le tessitrici di sogni - Franca Billa
PREFAZIONE
La poesia di Franca Billa è uno specchio in cui il lettore vede riflesse le proprie emozioni, i propri sentimenti, perché, attraverso il linguaggio poetico e, ascoltando la voce della sua anima, interpreta il vissuto di tutti.
Il senso della poesia nel nostro mondo è quello di creare un luogo in cui si possa essere se stessi, allontanandoci da quello che è superfluo, un luogo dove essere liberi di emozionarci.
Si evince, in questa raccolta, che per l’autrice scrivere poesie non è una questione di scelta ma una necessità, il bisogno di catturare sensazioni e di conoscerle più a fondo, di diluire un dolore, di fare una profonda introspezione.
La sua poesia, quindi, diventa un bene pubblico, da condividere come si dovrebbe condividere la gioia.
Carmen Salis
A Cristina M.
Vessilli di nuvole sfrangiate
scorrono nei tuoi occhi mutevoli
mentre pianti grandi fiori
dalle vivide corolle gialle.
Fragili lanterne
sospese nelle ore buie
che illuminano il tuo corpo d’albero
dalle foglie irrigidite.
Tante volte la felicità ti ha lasciata,
tante volte,
come i giorni dell’estate,
è ritornata a cingerti il fianco.
A trattenere qualcosa
di quell’infanzia
che, sotto un cielo rigato di pianto,
è scivolata via troppo in fretta.
Sei cresciuta
con la solitudine del giglio bianco,
in un campo di arbusti intricati,
chiedendoti dov’era finito il tuo mondo.
Quante volte hai detto al tuo quaderno:
dove cadrà stavolta l’ombra?
Quante volte, in silenzio, ti sei offerta
per saziare la fame del dolore?
E sei tu, ancora tu,
spinta dalla pressione intermittente,
tra l’anima sconvolta e l’estasi del volo
circondata dal clamore delle ricorrenze familiari.
Tu che cerchi di vedere le cose con distacco
e di scrivere le tue lettere d’amore
per renderti conto
di quanto ancora sono belle.
A un’amica (Silvana G.)
Ti vedo tra le chiazze del tramonto
quando il senso di te quasi del tutto si estingue
e con esso il timore di vivere arrampicata sugli scogli.
Sento il soffio caldo del sospiro
che ti gonfia i capelli corvini
e ridona vita alle onde e alle stelle.
Ascolto il suono delle tue mani, non più contratte,
che alla fievole luce delle lampare
rovistano nelle pozze di mare.
Ancora qualcosa da strappare all’abisso
ancora qualche rigo di poesia
per i nodi delle tue dita.
Nella notte che tutto scolora
sento il tuo respiro che rallenta e si allunga
E le tue chiome son gigli di mare strinati dalla luna.
Ti guardo
e penso a quello che ti dici
quando sei sola sul bordo dell’agonia.
A chi hai chiamato
e, con educata freddezza,
non ha risposto.
Ma voglio immaginarti
mentre ancora una volta raddrizzi la schiena
ruzzoli in mezzo al grano
ti impigli in una nuvola celeste
scrivi un’altra poesia
e ridi felice, amica mia.
Affidamenti
Affido al vento
L’orlo della tenda che si gonfia
L’albero rifugio di un uccello che canta
Il mio destino
Il tuo silenzio
L’abitudine che rende ciechi
E lascio che qualcosa si spenga
Scomparendo tra le maglie sottili
Del nostro legame.
Affido all’acqua
Le parole che danzano a briglia sciolta
I drappeggi dei benefattori
I miei segreti
I tuoi desideri
Il battito delle illusioni che ritornano
E lascio i nostri giorni passati
Riemergere
Tra il vacillare dei miei propositi.
Affido al fuoco
Il suono testardo del campanello
L’album delle foto dei paesaggi
I miei fiori
I tuoi stendardi
Il libro delle poesie prive di scopo
E lascio le nostre ferite scure
Arrossire
Dentro le candide braccia del sonno.
Affido alla terra
Lo strofinaccio per spolverare
I geroglifici ancora da decifrare
I tuoi fantasmi
Le mie vergogne
I trofei incorniciati da archi e colonne
e lascio i nostri occhi velati dal tempo
dissipare
l'invadenza del vento.
Alfabeto di pioggia
Così umido è il mio alfabeto
da poeta,
prigioniero di una fitta acquerugiola.
Così malmostoso
con la luce che gli cade addosso di sghimbescio
lasciandone la gran