Religio: ovvero rompere gli schemi
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Chi detiene la “verità” sugli attributi di Dio, sulle sue qualità, sul creato, sull’Universo?
Possiamo ipotizzare un nuovo concetto di "religione"? Qualcosa, cioè, di intrinsecamente diverso dalle religioni tradizionali?
Qualcosa che ci porti ad amare la bontà, la sincerità, la generosità, l’umiltà, svincolandosi dal pensare di amare queste qualità perché la cosa può compiacere un Dio.
Attraverso il pensiero di Krishnamurti, D'Holbach, Spinoza, Hume, Ruiz, Meslier, Onfray, Russell, Epicuro e tanti altri, l'autore di questo pamphlet percorre una via alternativa, che auspica sia da stimolo a quel "popolo di libertini" che, alla fine dei conti, non si accontenta delle "conclusioni" insite nelle fedi tradizionali e desidera "rompere gli schemi".
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Anteprima del libro
Religio - Ludovico Prinn
Conclusioni
Prologo
Con buona approssimazione, possiamo dire che nel mondo esistono circa 30.547 religioni, dottrine, scuole filosofiche, credenze, sette e culti tribali.
Dal punto di vista antropologico, le religioni si distinguono in rivelate
, naturali
o scuole
.
Le religioni cd. rivelate
sono caratterizzate da dogmi, leggi e profezie, mentre le cd. naturali
sono caratterizzate da precetti di carattere etico-religiosi di senso comune. Le cd. scuole
(filosofiche, politiche o morali) propugnano, invece, elaborazioni etiche-razionali.
La religione cristiana, ampiamente diffusa geograficamente, è a sua volta suddivisa in 5 correnti principali (Cattolica, Protestante, Ortodossa, Anglicana e Chiese Orientali), oltre a diverse altre Chiese ed istituzioni cristiane di varia tipologia, che si distaccano anche sensibilmente dalla Chiesa di Roma.
Tutti i fedeli, di qualsiasi religione, ambiscono a una fede viva, che risponda alle domande fondamentali: che cosa sono io?
, che cosa è questo me stesso di cui sono conscio?
, che cosa è il mondo che mi circonda?
, che cosa significa?
, quale è il suo fine ultimo?
, quale è il rapporto fra me ed esso?
, che cosa è la morte?
, qual è la natura di ciò che è oltre le possibilità di controllo mie e di ogni altro essere umano?
, possibile che non ci sia Qualcosa o Qualcuno stabile e duraturo, tra i cambiamenti e la morte che vedo intorno a me?
.
Alcuni, nel loro percorso di fede
, ritengono di avere ottenuto delle risposte soddisfacenti. Altri, invece, ritengono di essere ben lungi da una chiara realtà dei fatti. Molti, a un certo punto, giungono a porsi delle ulteriori domande.
I dubbi nascono da una reazione, diciamo così, di buon senso: se sulla terra esistono circa 2.400.000.000 cristiani, 1.500.000.000 musulmani, 15.000.000 ebrei, 1.000.000.000 induisti, 576.000.000 buddhisti, 400.000.000 taoisti, 237.000.000 confuciani, 100.000.000 scintoisti, 405.000.000 seguaci tra culti tribali ed animistici, 1.070.000.000 atei… chi di essi deterrebbe la verità
? Abbiamo davvero avuto la gran fortuna di nascere e crescere in una precisa collocazione geografica nella quale viene professata l’unica, vera, indiscutibile religione?
Oppure, non facciamo altro che credere a ciò che ci piace, che ci è più utile, che ci conviene, anziché a ciò che avrebbe le maggiori probabilità di essere vero?
E’ chiaro, allora, che il proprio credo diventa più una questione di scelta di campo
, un po’ come tenere per una squadra di calcio anziché un’altra.
La mia religione è l’unica apportatrice della verità, tutte le altre professioni religiose sono purtroppo mistificatorie o comunque in errore. Accetto per fede i dogmi della mia religione e non mi faccio trascinare in ulteriori beghe. Non m’interessa cosa ne possono pensare gli altri: io sarò salvato al termine della mia vita mortale. Sarò salvato perché ho creduto, contrariamente a tutti gli altri
.
Non stiamo qui a scrivere per criticare chi la pensa nel suddetto modo. Il discorso chiaramente vale per il cristiano, per l’induista, per il musulmano etc. E’, infatti, opportuno mettere subito in chiaro una cosa: il rispetto per ciò in cui credono gli altri è un collante fondamentale per il progresso della società. Anche se avessimo un atteggiamento scettico verso gli altri non dobbiamo rifiutarci a priori di ascoltare ciò che essi dicono (ed averne comunque rispetto).
Peccato però che, come argomenteremo in seguito, spesso è proprio la diversità delle credenze religiose a spingere all’incontrario, ossia a creare divisioni, distinzioni, odio, intolleranza e quant’altro. E’ certamente una stortura derivante dalla peculiarità dell’animo umano il quale, quando abbraccia un’idea, poi non riesce a distaccarsene più se non a prezzo di un enorme sforzo e non riesce ad evitare la faziosità o a riconsiderare criticamente l’idea che ha abbracciato. S’innesca, così, un meccanismo barbaro di prevaricazione, che può esprimersi a molti livelli e secondo diverse modalità.
Dicevamo, tra tanta diversità, tra tanti punti di vista
, chi ha ragione? Chi detiene la verità
sugli attributi di Dio, sulle sue qualità, sul creato, sull’Universo? Perché se io scelgo di attenermi a determinati precetti religiosi, che mi hanno riferito essere stati scritti in libri ispirati da Dio
, poi sarò salvato
rispetto ad altri uomini che, invece, non hanno potuto conoscere questi precetti perché sono nati in altri luoghi geografici ove gli è stata inculcata una credenza religiosa profondamente diversa dalla mia? Ma, soprattutto, perché Dio dovrebbe operare tutta questa differenza, tutta questa parzialità tra me e quelli che, invece, credono in qualcosa di diverso?
Perché Dio dovrebbe preferire un unico popolo ad altri popoli esistenti sul pianeta, oppure preferire qualcuno che reciti il rosario ogni sera oppure lo lodi ogni giorno ad un altro che, invece, invoca gli spiriti della foresta affinché gli facciano procacciare il cibo di cui ha bisogno?
Perché Dio avrebbe scelto di regolare la mia vita secondo dei precetti contenuti in un libro sacro, rivelato però soltanto ad un popolo, la cui interpretazione è affidata a terze persone che fungono da intermediari
tra l’uomo e l’Essere Divino (perché si tratta di concetti non immediatamente comprensibili…), per di più in un esclusivo contesto geografico molto distante da quello dove io ho tratto la mia origine, decidendo che poi sarebbe stato compito di quel popolo di istruirmi alle sue volontà, magari anche con modalità non pacifiche ma coercitive? Perché poi avrebbe scelto per lo scopo un libro (la Bibbia) dal contenuto così controverso, tra tanti mezzi che avrebbe potuto scegliere e, soprattutto, per quale fatalità avrebbe scelto o consentito il proliferare sulla terra di così tante religioni diverse, generando così tanta confusione nell’uomo, il quale ad un certo punto si chiede quale sia la vera tra la moltitudine di religioni che pretendono di esserlo, ciascuna escludendo tutte le altre?
Perché, semplicemente, non potrei arrivare a questo Dio da solo, usando del mio intelletto, ma avrei invece assolutamente la necessità del supporto dei sacerdoti o chi per essi, ossia degli intermediari proclamati dall’uomo qui sulla terra che agiscono come dei vicari
, dicendomi cosa devo fare per ingraziarmelo? Perché se non mi convertissi a una determinata religione verrei, poi, punito in modo terribile e con atroci sofferenze in un luogo definito inferno
, pieno zeppo di spiriti crudeli - i demoni - di cui l’essere più buono, onnisciente ed onnipotente consentirebbe l’esistenza ultraterrena al solo scopo di insidiare quella che ci hanno insegnato essere la sua creatura più amata, l’uomo, nel corso della sua vita terrena e anche dopo la sua morte? Che tipo di amore è mai questo?
Ci parlano di accettazione della diversità dell’altro ma tutto ciò è ipocrita perché poi ci insegnano implicitamente o esplicitamente, e sin dalla nostra infanzia, che per Dio non è indifferente la nostra partecipazione a un culto religioso piuttosto che ad un altro. Infatti, i preti, velatamente o