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E-book112 pagine1 ora

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Info su questo ebook

Una storia vera. Un breve viaggio nella vita di un uomo che vive costantemente con la vergogna e con l'infelicità di essere se stesso. Un uomo che ha perso tutto ciò che un tempo aveva e che non ha nessuno da colpevolizzare, se non se stesso. Un uomo che è caduto nell'errore e che da quel momento non è mai riuscito a rialzarsi.
Tutti gli aspetti fondamentali di una vita, relazioni, lavoro, crisi, famiglia, sogni...
Che tutto questo possa essere di esempio e di invito a riflettere prima di fare ogni passo, così da non diventare quello che in realtà non si è.
LinguaItaliano
Data di uscita17 mar 2014
ISBN9788869090493
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    Anteprima del libro

    Specchio - George Lucius Reynolds

    3

    Prefazione

    In questo periodo in tutto il mondo non si fa altro che parlare di crisi e tuttinoi colpevolizziamo i governi, le banche, i potenti. Molti comunque dovrebbero essere consapevoli che parte di tutto ciò che viviamo è a causa di ciascuno di noi. Molti uomini comuni, persone che conosciamo o a noi sconosciute, persone che camminano per strada con noi, persone che purtroppo continuano a lamentarsi della propria situazione economica o della propria vita, hanno commesso qualcosa di sbagliato, qualcosa di cui pentirsi, ma continuano a mascherare i propri errori, colpevolizzando del proprio disagio altre persone, l'epoca in cui viviamo o i posti in cui viviamo.

    Qui l'esperienza di un uomo comune, di un uomo che in un certo senso aveva tutto e che ad un tratto, umanamente, ha sbagliato. L'esperienza di un uomo che a causa dei propri errori ha perso tutto quello che aveva, quello che si era guadagnato. Cose che a molti potrebbero sembrare nulla, cose che ad altri potrebbero sembrare molto. Ognuno di noi è libero di scegliere quali siano realmente le cose importanti per la propria vita ed ognuno di noi sa come potrebbe essere felice e di cosa ha bisogno per esserlo.

    Qui semplicemente la mia storia, un riassunto della mia vita. Quel che ero e quel che ora sono, quel che vivevo e quel che vivo ora. La storia di un perfetto sconosciuto, di un uomo qualunque. La storia di un uomo che per un momento della sua vita ha preso la strada sbagliata e che da quel momento non è più riuscito a rimediare ai propri errori ed a ricucire gli strappi della propria vita. La storia di un uomo che è caduto e non è mai più riuscito a rialzarsi. La storia di un uomo che ormai vive con la vergogna di essere se stesso.

    Un invito a chiunque a riflettere prima di fare qualsiasi cosa, così da non doversi pentire di eventuali errori, così da non dover rimpiangere nulla, per non dover vivere colpevolizzandosi continuamente di qualcosa.

    Semplicemente la mia verità.

    George Lucius Reynolds

    Oggi

    1

    Eccomi qui anche oggi, un'altro inutile giorno della mia inutile vita. Ieri sera un'altra preghiera recitata al vento, anche oggi mi sono svegliato!

    Sono le undici del mattino, anche oggi mi fa male la testa, mi fa male la schiena, anche oggi ho nausea. Ho voglia di caffè, mi alzo dal letto e vado in cucina. Preparo la caffettiera più grande che c'è in casa, quella da quattro tazzine. Mentre aspetto che il caffè sia pronto prendo il solito gastroprotettore, la solita pasticca per combattere la mia ulcera che mando giù tutte le mattine ormai da anni. Rollo la mia prima sigaretta della giornata, quella da fumare mentre assaporo il caffè. Per me la regola è questa: una sigaretta per le prime tre tazzine di caffè, una sigaretta seduto sul cesso, appena dopo la quarta tazzina.

    Per il momento qui c'è ancora pace, in casa i miei genitori non ci sono, mio fratello come al solito sta ancora dormendo. Guardo il lavabo e non riesco a fare a meno di incazzarmi nel guardare che ci sono ancora i piatti sporchi della cena di ieri sera.

    Appena entro in bagno non riesco ad evitare di guardarmi allo specchio. La barba diventa ogni giorno più lunga e sul mento è quasi completamente bianca. Le occhiaie oggi sono più scure rispetto a ieri. Cerco di non notare che oggi i miei lunghi capelli sono meno rispetto a ieri. Non mi riconosco più!

    Prima di sedermi prendo uno strappo di carta igienica e cerco di pulire la tazza in una maniera almeno accettabile. Cerco di asciugare il piscio lasciato da mio padre. Ormai ci ho fatto il callo, è la routine, e del piscio per terra e sulle piastrelle del muro neanche mi curo.

    Eccomi qui anche oggi, seduto sulla tazza del cesso con i primi pensieri della giornata, rigorosamente tristi e negativi, notando come mi sono ridotto. Mi scappa una lacrima che bagna e spegne la mia sigaretta. Con me ho il mio Zippo, quello che mi ha regalato mia moglie, poggiato sul lavabo come sempre quando sono in bagno. Riaccendo la sigaretta e ricomincio a pensare, anche se non vorrei farlo.

    Ho trentadue anni, sono sposato con una bellissima ragazza che però non vedo mai. Non riusciamo a vivere insieme perchè non abbiamo di che mantenerci. Siamo entrambi disoccupati. Lei è di origine straniera e vive a casa con sua madre, in una città a milleduecento miglia da qui. Tre mesi fa è partita per tornare nel proprio Paese, per andare a far visita ai suoi fratelli che vivono ancora lì. Ci si reca una volta l'anno. Come al solito so quando parte, ma non so mai quando e se deciderà di tornare. Non mi telefona quasi mai e quando sono io a telefonarle spesso non risponde. Comincio a credere che questa volta mi abbia lasciato davvero per sempre. Comincio a credere che si sia fatta un'altra vita e che questa volta non tornerà più. L'idea mi rattrista ancor di più, mi fa sentire ancora peggio di come già mi sento. La amo davvero tanto, mi manca davvero tanto. Se decidesse davvero questo non potrei fare altro che accettarlo questa volta, accettarlo e cercare di essere felice per lei. Sì, in fondo sarei contento se almeno lei stesse bene, se finalmente non le mancasse nulla, se avesse un uomo davvero vicino.

    Io vivo ancora in casa dei miei genitori, con loro e con il più giovane dei miei tre fratelli, Joe. Anche oggi lui si alzerà dal letto alle quattro del pomeriggio, mangerà qualcosa e poi uscirà con gli amici, con la macchina di papà. È un ragazzo che non ha voglia di far nulla, gli piace la vita che conduce. Ormai non cerco più di fargli capire che non è così che si vive, ci ho rinunciato da un pezzo. Tutte le volte che ho avuto da rimproverargli qualcosa ho dovuto scontrarmi con i miei genitori, con mia madre in particolar modo.

    Non ho parole per definire ciò che ormai penso di loro. Non fanno altro che lamentarsi di come vanno le cose, ma non fanno nulla per provare a sistemarle. Si lamentano di quello che è diventato il comportamento dei propri figli, ma non muovono un dito per educarli, nè per cercare di dargli un buon esempio. Non si pongono il problema di come vivrà ognuno di noi quando loro non ci saranno più, ma dicono di essere molto dispiaciuti ed affranti per come ce la passiamo. La verità è che secondo me sono solo falsi ed ipocriti! L'unica cosa di cui sono in grado di parlare è dei soldi, soldi che purtroppo in questa famiglia scarseggiano, e non sanno fare altro che piangere miseria. Sono in grado di pensare solo

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