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Uno SPAVENTAPASSERI chiamato DEBITO PUBBLICO: Cosa si nasconde dietro lo spauracchio del debito pubblico? Un INGANNO colossale!
Uno SPAVENTAPASSERI chiamato DEBITO PUBBLICO: Cosa si nasconde dietro lo spauracchio del debito pubblico? Un INGANNO colossale!
Uno SPAVENTAPASSERI chiamato DEBITO PUBBLICO: Cosa si nasconde dietro lo spauracchio del debito pubblico? Un INGANNO colossale!
E-book341 pagine4 ore

Uno SPAVENTAPASSERI chiamato DEBITO PUBBLICO: Cosa si nasconde dietro lo spauracchio del debito pubblico? Un INGANNO colossale!

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Info su questo ebook

Cosa fa il contadino per proteggere il suo terreno dall'assalto dei volatili? Non vi colloca forse in bella vista degli spaventapasseri? Ebbene, la stessa cosa fanno l'Unione Europea e la finanza speculativa internazionale nei confronti dell'Italia: le esibiscono continuamente il fantoccio del debito pubblico per impedirle di attuare politiche espansive della sua economia.
E il debito pubblico è veramente un “debito”? La stragrande maggioranza degli individui – giornalisti compresi – pensa di sì.
Pensa di sì perché lo Stato è considerato come se fosse una famiglia: dovendo far quadrare sempre i conti, esso non dovrebbe mai fare il passo più lungo della gamba...
Su tale diffusissima (ed errata) convinzione, hanno buon gioco tutti coloro che, anche inconsciamente, remano contro lo sviluppo dell'Italia.
Perché dell'Italia?
Ecco, su questo particolare aspetto ha voluto veder chiaro l'Autore del presente miniebook (il diminutivo non è dovuto al numero delle pagine, ma per il ridotto formato perché possa essere letto agevolmente anche sugli smartphone). Non essendo un economista – bensì un ricercatore freelance nel campo delle scienze della Terra – e stufo di sentir ripetere la solita tiritera sul debito, sullo spread, sul deficit, sul pareggio di bilancio, ecc., un giorno l'Autore decise di farsi una “full immersion” in Economia, con esiti a dir poco sorprendenti.
Da quello studio, infatti, sono emerse tali e tante di quelle incongruenze e contraddittorietà che la decisione di scrivere un libro è stata una scelta quasi obbligata per far sì che pure il grande pubblico ne venisse a conoscenza. La macroeconomia ha assunto infatti un ruolo fin troppo importante perché sia riservata alla ristretta cerchia degli economisti. Se un tempo era appannaggio di pochi, oggi con la globalizzazione in atto, occorre che certi fondamentali concetti facciano parte del bagaglio culturale anche dell'uomo della strada. Questo perché si sta giocando una partita fin troppo importante perché gli esiti vadano a beneficio di pochi (l'1% della popolazione) e a discapito di molti (il restante 99%)!
Per avere un'idea di cosa sia in gioco, basti pensare che i ricchi stanno diventando sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri a causa di un equivoco!
Quale equivoco?
La risposta a questo e ad altri pressanti interrogativi è contenuta nelle circa 400 pagine stilate in modo scorrevole e con un'impronta colloquiale. Corredato dell'allegato “Video-Questionario” (contenente oltre 800 domande con altrettante video-risposte) questo ebook è proprio ciò che ci voleva perché ciascuno possa chiarirsi le idee in un campo in cui, nonostante l'importanza, la confusione regna sovrana anche fra gli addetti ai lavori.
LinguaItaliano
Data di uscita16 nov 2018
ISBN9788829548897
Uno SPAVENTAPASSERI chiamato DEBITO PUBBLICO: Cosa si nasconde dietro lo spauracchio del debito pubblico? Un INGANNO colossale!

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    Anteprima del libro

    Uno SPAVENTAPASSERI chiamato DEBITO PUBBLICO - Francesco Costarella

    VIDEO-QUESTIONARIO

    Uno SPAVENTAPASSERI chiamato DEBITO PUBBLICO - (Prima Parte)

    Cosa si nasconde dietro lo spauracchio del debito pubblico? Un INGANNO colossale!

    PREFAZIONE

    Amico Lettore, permettimi di farti una domanda: cosa faresti, tu, se ti accorgessi che ogni mese ti venissero sottratti 105,5 € dalla tua busta paga o dalla pensione? Non ti affretteresti a denunciare la cosa? E se poi, facendo mente locale, ti rendessi conto che quel furto dura da 15 anni e nove mesi, non ti arrabbieresti? E non vorresti almeno sapere chi ti avrà rubato tutti quei soldi (la bellezza di oltre ventimila euro)?

    Non solo. Ma nel rifletterci ancora sopra ti accorgessi che pure tua moglie e gli altri membri (adulti) della tua famiglia, anche senza lavorare avranno subito la stessa entità di quel furto, come reagiresti? E se pure i tuoi ragazzi (neonati compresi) avessero subito – e continuano a subire – una simile ruberia, non andresti su tutte le furie?

    Ebbene, sappi che quella di cui ti sto parlando non è una mera ipotesi, ma la realtà nuda e cruda! Sì, stanno derubando te e i tuoi cari senza che ve ne siate mai resi conto!

    Non ve ne siete mai resi conto perché quello è tutto denaro sottratto alla fonte.

    Alla fonte di cosa?

    Ebbene, leggi questo ebook e capirai tutto. Dopodiché dovresti darti una mossa, perché da Gennaio 2019 in poi sarà ancora peggio... Nella POSTFAZIONE capirai perché ti sto dicendo questo.

    Buona lettura!

    Capitolo 1 - UN DIVORZIO CHE NON SI SAREBBE DOVUTO FARE.

    UN DIVORZIO CHE NON SI SAREBBE DOVUTO FARE.

    Se tu fossi, amico Lettore, un contadino e avessi un campo da cui trarre sostentamento, cosa faresti per preservare i raccolti dai volatili? Non collocheresti in mezzo a quel campo uno o più spaventapasseri come quello che vedi in copertina? Ebbene, devi sapere che la stessa cosa esiste in campo economico: c'è infatti qualcuno che ricorre a degli spaventapasseri psicologici per tutta quella gente che, come me, di economia sa ben poco. Vale a dire per la maggior parte di noi italiani!

    A quali spaventapasseri mi riferisco?

    Questo lo vedremo più avanti. Intanto t'invito a riflettere su un fatto: ti sei mai domandato perché non passa giorno in cui i telegiornali non ci ricordino che l'Italia ha un debito pubblico talmente elevato ( fig. 1 ) che le impedisce di muovere un solo passo in direzione dello sviluppo? E ci ricordano anche che dobbiamo fare chissà quanti altri sacrifici per uscire da quel tunnel in cui siamo andati a cacciarci?

    Che tipo di sacrifici?

    Soprattutto quello di continuare a stringere la cinghia... Non passa giorno infatti che non ci ricordino che ciascuno di noi ha, neonati compresi, un debito di ben quarantamila euro sul groppone e che dobbiamo prima o poi pagare.

    Ecco, questa faccenda del debito che io, o i miei figli, o i miei nipoti, dovremmo pagare mi è andata sempre di traverso.

    Mi è andata sempre di traverso perché nella mia vita mi sono costantemente preoccupato di non fare quei debiti che non avrei saputo come estinguere. Ora perché dovrei portare per l'intera mia vita un fardello così grosso, o lasciarlo in eredità, pur non avendo mai fatto nulla per meritarmelo?

    Cosicché un giorno, stufo di sentirmi ripetere la solita tiritera, decisi di andare in fondo alla faccenda per vedere com'è che stanno realmente le cose.

    1 – Una saggia decisione.

    E quella è stata davvero una saggia decisione. Sai perché? Perché ne scoprii delle belle! Ma prima di dirti cosa venni a sapere, permettimi di darti un consiglio: preoccupati sempre di udire altre campane quando, soprattutto in televisione, senti delle cose un po' strane.

    E la campana che quel giorno il buon Dio mi fece sentire è stata quella ( fig. 2 ) che trovai in questo sito ( website 1), e del quale riproduco il testo perché ritengo che sia meritevole di tutta una serie di osservazioni che faremo più avanti.

    «Roma, 24 feb – Da qualche giorno i viaggiatori in arrivo o in partenza dalle stazioni di Roma Termini, Roma Tiburtina e Milano Centrale vivono sotto una spada di Damocle. No, non si tratta dei proverbiali ritardi delle Ferrovie: a pendere – letteralmente – sulle loro teste sono dei tabelloni luminosi che gli mostrano di quanto il debito pubblico è cresciuto dall’inizio del loro viaggio. Avete presente quei siti nei quali alcuni contatori automatici, sulla base delle più aggiornate statistiche, vi mostrano l’andamento reale del nostro Pil, della popolazione, delle nascite e delle morti secondo per secondo? La stessa cosa fanno queste infografiche digitali, che resteranno appese fino alla fatidica data del 4 marzo, giorno delle elezioni. L’iniziativa è dell’ Istituto Bruno Leoni , il centro studi iperliberista che sotto l’hashtag #ognipromessaèdebito intende in questo modo sensibilizzare sul tema delle promesse elettorali. Promesse che rischiano, secondo i ricercatori del think tank , di far schizzare il debito pubblico. Più di 2mila miliardi di euro. Quasi 40mila euro sulle spalle di ogni italiano, bebè compresi. Ogni euro di maggiore debito, che si vada ad aggiungere agli oltre 2.280 miliardi già accumulati, è un euro di maggiori tasse domani. La consapevolezza che prima o poi il debito andrà ripagato è il principale vincolo alla crescita italiana, il più forte freno agli investimenti e la più pesante eredità per le generazioni future. Singolare che sia anche il tema più trascurato della campagna elettorale, hanno spiegato nell’annunciare l’iniziativa. L’operazione, accompagnata dal già citato hashtag che è diventato in breve tempo top trend su twitter, ha fatto breccia. Tanto che non più tardi di lunedì scorso perfino Repubblica si è scomodata, in prima pagina, a calcolare a quanto crescerebbe l’indebitamento della pubblica amministrazione se le varie proposte andassero in porto dopo la chiusura dei seggi: 140%, cifra da far rizzare i capelli a chiunque. O meglio: a chiunque non mastichi quel minimo di fondamentali macroeconomici e sia dunque poco aduso a ragionare seriamente sul problema del debito pubblico. Il quale è sì (forse) un problema, ma solo per chi pensa di usarlo come arma. Magari abusando della credulità popolare , reato purtroppo (o per fortuna per l’Istituto Bruno Leoni) depenalizzato. Alla faccia dei populisti, qui il livello è se possibile ben peggiore. A partire ad esempio dall’assunto per il quale il debito pubblico andrebbe ripagato. Una convinzione oggettivamente senza senso, dato che non esiste alcun Paese al mondo senza debito. Debito che non deve essere ripagato, ma se mai essere sostenibile . L’esempio del Giappone è paradigmatico: nonostante un indebitamento che supera il 250% del Pil, la disoccupazione è sostanzialmente inesistente e i tassi pagati sullo stesso oscillano attorno all’1%. Questo perché dalle parti di Tokyo la quasi totalità dei titoli è detenuta da soggetti locali: cittadini, banche, imprese. Si tratta in sostanza di una partita di giro fra governo e cittadin. Ciò significa che non esiste alcun peccato originale con il quale i giapponesi (o gli italiani) nascono. Nessun peso da portare sul groppone, buono solo per mistificare e fare terrorismo economico. I nostri numeri sono diversi ma non tanto difformi, per esempio, dall’efficientissima e liberalissima Olanda (28mila euro pro-capite) o dalla Francia, che scaricherebbe sulle spalle dei suoi cittadini più di 32mila euro a testa. Anche perché, laddove c’è un debito, esiste anche un credito. E in Italia il 65% del debito pubblico è in mano a soggetti residenti , per cui al limite il calcolo – che resta comunque capzioso – si può fare solo sul 35% rimanente. Ma non ditelo a quelli del Bruno Leoni».

    Sulle prime pensai che quella fosse la solita fake news (che su Internet di certo non mancano) perché tutto mi sarei aspettato, meno che qualcuno arrivasse a dire che il debito pubblico italiano sia una truffa... Ora, se andiamo a vederne il significato nel vocabolario, leggiamo: R eato commesso da chi ricava illecito profitto a danno di altri avendoli indotti in errore con artifici e raggiri.

    2 – Illecito profitto?

    Domandiamoci: se gli autori dell'articolo appena citato sono nel giusto, ciò starebbe forse a significare che in Italia esiste della gente (in questo caso l'istituto Bruno Leoni) che ricava un illecito profitto dalle tasche di sessanta milioni di italiani? Mi rifiuto proprio di crederlo un fatto del genere!

    Tuttavia lasciamolo per ora in sospeso quest'interrogativo e proviamo a ragionare.

    3 – Artifici e raggiri.

    L'articolo in questione inizia con queste parole: " Da qualche giorno i viaggiatori in arrivo o in partenza dalle stazioni di Roma Termini, Roma Tiburtina e Milano Centrale vivono sotto una spada di Damocle. No, non si tratta dei proverbiali ritardi delle Ferrovie: a pendere – letteralmente – sulle loro teste sono dei tabelloni luminosi che gli mostrano di quanto il debito pubblico è cresciuto dall’inizio del loro viaggio ". Ciò starebbe forse a significare che quello dei tabelloni luminosi sia un artificio con cui il suddetto istituto intenderebbe raggirare la gente? No, anche questa è un'idea che mi rifiuto di prendere in considerazione.

    Mi rifiuto perché non voglio neanche provare ad ipotizzare che in questo Paese esistano istituzioni che, sotto una rispettabilissima immagine pubblica, perseguano degli obbiettivi così deplorevoli.

    Ma allora perché gli estensori del summenzionato articolo (si badi bene: non dei quaquaraqua qualsiasi, ma giornalisti con nome e cognome) si concedono la libertà di fare simili affermazioni pur nella consapevolezza di andare incontro a chissà quali e quante querele? Evidentemente qui gatta ci cova!

    E che sotto-sotto ci sia qualcosa che non vada come dovrebbe, e che comunque sfugga al senso critico di noi comuni mortali, è testimoniato da quest'altra frase: " O meglio: a chiunque non mastichi quel minimo di fondamentali macroeconomici e sia dunque poco aduso a ragionare seriamente sul problema del debito pubblico".

    A quali " fondamentali macroeconomici ci si riferisce? E cosa si nasconde sotto la voce debito pubblico che chi, come me, poco aduso a ragionare seriamente, non vede? La risposta mi fu data subito dopo dalla frase: Il quale è sì (forse) un problema, ma solo per chi pensa di usarlo come arma. Magari abusando della credulità popolare ".

    Credulità popolare?

    Quella di essere anch'io un credulone, uno cioè che si beve tutto ciò che apprende dai mass-media è stata una potente molla che mi spinse a prendere di petto l'intera questione (quella del debito pubblico) come mai mi era successo prima di allora!

    Sì, perché essendo io un ricercatore (più avanti ti dirò in quale disciplina scientifica opero e a quale titolo lo faccio), non potevo consentire a me stesso, data tale mia indole, di passar sopra a una questione così importante, anche se era mille miglia distante dal mio abituale campo di ricerca.

    E fu così che per un mese intero mi tuffai anima e corpo nel mare magnum dell'economia, cercando di capire quali fossero quei fondamentali macroeconomici su cui ero praticamente digiuno.

    Ora non è che, dopo quella full immersion, io possa dire di essere divenuto un guru dell'economia, ma una cosa l'ho capita e l'ho capita bene: quello che noi chiamiamo debito pubblico è in realtà uno spaventapasseri!

    Sì, è proprio così! Come gli uccelli hanno paura di avvicinarsi a un campo di grano nel quale potrebbero trovare cibo in abbondanza e vedono un pericolo in quei fantocci che mettiamo apposta per spaventarli, non ci rendiamo conto che in quello stesso tranello cadiamo pure noi!

    Cadiamo pure noi perché, prendendo per buona la diffusa credenza secondo cui il debito pubblico sarebbe realmente un debito – e non anche una ricchezza come molti economisti sostengono – molti ne approfittano per farci credere che si scatenerebbe il diluvio universale nel caso in cui non dovesse essere pagato.

    E perché pensiamo che il debito pubblico è... un debito?

    Risposta: perché siamo ignoranti!

    Sì, purtroppo bisogna ammetterlo: in fatto di economia noi italiani siamo un popolo di somari! Non sono io a dirlo, ma le statistiche ( fig. 3).

    fig. 3

    4 – Un divorzio che non si sarebbe dovuto fare.

    Se non fossimo un popolo d'ignoranti (nelle materie economiche, s'intende) stai pur sicuro che i nostri padri non avrebbero acconsentito che si consumasse quel divorzio tra la Banca d'Italia e il Tesoro!

    Per farti meglio comprendere a cosa mi sto riferendo, sentiamo cosa dice Wikipedia al riguardo:

    « Nel luglio 1981 venne avviato, per decisione dell'allora Ministro del tesoro Beniamino Andreatta, il divorzio fra lo Stato (Ministero del Tesoro) e la sua banca centrale. Da quel momento l'istituto non era più tenuto ad acquistare le obbligazioni che il governo non riusciva a piazzare sul mercato, cessando quindi la monetizzazione del debito pubblico italiano che aveva eseguito dal secondo dopoguerra fino a quel momento. Tale decisione fu osteggiata dal Ministro delle Finanze Rino Formica, il quale avrebbe voluto che la Banca d'Italia fosse tenuta a rimborsare almeno una quota di questi titoli, e si giunse dall'estate 1982 ad una serie di scontri verbali intra-governativi fra i due ministri nota come la Lite delle comari, cui seguì la caduta del secondo governo Spadolini pochi mesi dopo. Il Divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d'Italia viene considerato da parte autorevole della dottrina economica come fattore di notevole incidenza di crescita del debito pubblico italiano ».

    Capito? È da quell'increscioso episodio – il divorzio tra Bankitalia e il Ministro del Tesoro – che ebbero inizio gli attuali nostri guai! Un episodio che la gran parte di noi italiani ignora totalmente nonostante che ne subisca le – spesso drammatiche – conseguenze.

    Quali conseguenze?

    La storiella del fardello dei quarantamila euro che graverebbe su ogni italiano non è, tanto per fare un esempio, un ottimo sistema per tenerci buoni-buoni e indurci ad accettare supinamente certi consigli che ci arrivano dall'alto?

    E quegli spaventapasseri collocati all'entrata delle più importanti stazioni ferroviarie ( fig. 2 ) non sono forse dei messaggi subliminali per farci intendere in quale situazione ci troviamo per certe dissennate politiche di espansione effettuate nel passato? E non sono forse un invito a invertire la rotta (accettando ulteriori sacrifici) altrimenti rischiamo quel defualt (leggi: il fallimento dello Stato) di cui si sente spesso parlare?

    5 – il nostro peggior nemico: l'ignoranza.

    Ecco, fino a quando non decideremo di essere più informati (magari con una full immersion come quella che feci io), noi italiani continueremo ad essere quel gregge di sessanta milioni di pecore alle quali basteranno dei semplici fischi (i richiami sul debito pubblico che ci propinano i telegiornali) di un pastore coadiuvato dai suoi cani per andare ovunque lui vorrà.

    E chi sarebbe questo... pastore?

    E chi sarebbero i suoi cani?

    Ecco, questo è un argomento che prenderemo di petto più avanti. Al momento voglio farti invece comprendere che quei fischi non ci faranno più né caldo né freddo il giorno in cui avremo preso coscienza che è l'ignoranza (dei meccanismi economici, s'intende) il nostro peggior nemico!

    Sì, e manderemo a quel paese tutti quei personaggi che – in buona o in mala fede – vorranno spaventarci paventando chissà quale disastro economico se non provvederemo a pagare, o almeno a ridurre, quel nostro debito.

    Insomma: il giorno in cui ciascuno di noi aprirà gli occhi e capirà che il debito pubblico non è quella malattia congenita che ci si vuol far credere, ma è il risvolto della nostra ricchezza privata (più avanti comprenderai meglio questo concetto), allora sì che le cose cambieranno!

    Cambieranno perché ogni italiano avrà acquisito quegli anticorpi necessari per reagire in maniera totalmente diversa di quanto non stia facendo adesso.

    6 – Un " Video-Questionario" sul Debito Pubblico.

    A proposito di anticorpi, ti racconto un fatto. Come già ebbi a dirti, alcuni mesi fa mi tuffai anima e corpo nel mare magnum dell'economia con l'intento di capirci qualcosa... Man mano che ero andato avanti con quella mia ricerca, gli appunti erano divenuti talmente numerosi che a un certo punto decisi di sistemarli voce per voce e in ordine alfabetico. Alla fine mi ritrovai con una sorta di vocabolario fatto in casa.

    Il suddetto vocabolario mi era stato di estrema utilità tutte le volte che desideravo approfondire dei concetti o volessi rintracciare le fonti dalle quali li avevo estrapolati. Non solo: ma visto che l'appetito vien mangiando, a un certo punto non mi accontentai più di citare solo una fonte per ogni singola voce, ma ne aggiunsi altre per avere un quadro più completo sulle diverse opinioni degli economisti riguardo ai singoli argomenti.

    Il risultato finale fu che quell'improvvisato vocabolario divenne ben presto talmente corposo che dovetti convertirlo in un " Video-Questionario" di ben 432 voci, comprendenti 807 domande con 891 risposte!

    Quindi mi domandai: «Perché non metterlo a disposizione di chiunque voglia sapere cosa bolle in pentola in fatto di economia?». La risposta fu affermativa e questo ( fig. 4) è il risultato.

    Ecco, quella che vedi è la copertina dell' Allegato a questa Prima Parte del miniebook che stai ora leggendo. Spero che possa esserti utile nel caso in cui dovessi decidere di approfondire quelle tematiche di cui parleremo da qui in avanti.

    Ciò detto, ritorniamo a quel divorzio che non avrebbe dovuto consumarsi.

    7 – Eravamo ricchi e non lo sapevamo.

    Cosa accadde nel 1981? Ebbene devi sapere che fino a quell'anno l’Italia godeva di una piena sovranità monetaria (v. Video-Questionario) .

    Apro qui un'altra parentesi. Immagino che ti starai domandando che significato abbia l'espressione (v. Video-Questionario) ... Ecco, essa sta a indicare che stiamo già utilizzando il Video-Questionario di cui ti ho appena parlato e significa " vedi voce nel Video-Questionario " che vedi qui riprodotta ( fig. 5 ). Come puoi notare, sotto ogni voce sono riportate una o più domande con le rispettive risposte. Risposte che potrai trovare nella forma di un testo scritto, ma soprattutto come video (o più raramente audio). Cliccando su ciascuna di esse verrai indirizzato al link nel quale t roverai una o più risposte. Chiusa parentesi

    Fino al 1981 – dicevo – il nostro Paese godeva di una piena sovranità monetaria. Ciò significa che la Banca d’Italia (v. Video-Questionario) acquistava tutti i titoli (BOT, CTZ, BTP, CCT) che lo Stato non era riuscito a collocare presso gli investitori privati. Questa è, che vedremo tra poco, una possibilità che l'Italia aveva prima della sua entrata nell'Eurozona! Tale metodo consentiva al nostro Paese il totale finanziamento della sua spesa pubblica (v. Video-Questionario) , nonché la crescita dell’ economia reale (v. Video-Questionario) . Detto per inciso: a proposito di spesa pubblica cognuno di noi dovrebbe sapere che , contrariamente a quanto spesso si sente dire (il nostro sarebbe uno Stato spendaccione), la spesa italiana, in rapporto al Pil, era la più bassa d'Europa !

    Ma torniamo a quel 1981. Il 12 febbraio il Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta inviò al Governatore della Banca d’Italia (Carlo Azeglio Ciampi) una lettera con la quale venne sancito il divorzio tra le due istituzioni. Ne conseguì che i titoli del debito pubblico (v. Video-Questionario) rimasti invenduti non furono più acquistati dalla Banca d’Italia . Con quale risultato?

    È presto detto: i titoli (BOT, CTZ, BTP, CCT) d'allora in poi dovettero essere collocati sul mercato a tassi d'interesse sensibilmente più alti. Non è difficile quindi immaginare come la spesa per interessi passivi (v. Video-Questionario) abbia subito un'impennata come mai si era vista in precedenza (il 25% nel 1995 contro il 5% degli anni '60) lievitando di ben 40 volte dal 1975 al 1995!

    Quanto al deficit di bilancio (v. Video-Questionario) rispetto al Pil (derivante dalla spesa per interessi passivi) in pochi anni il rapporto debito/Pil (v. Video-Questionario) passò dal 56,86 del 1980 al 105,20% del 1992 (oggi è del 132%).

    Cosa ci dice tutto questo?

    Ci dice che l a crescita del deficit e del debito rispetto al Pil non dipendono da aumenti della spesa, ma sono da imputarsi a quel periodico drenaggio di ricchezza per interessi passivi che aumentò sempre più in seguito al divorzio di Bankitalia dal Tesoro!

    Capitolo 2 - PERCHÈ IL GIAPPONE SÌ, E L'ITALIA NO?

    PERCHÈ IL GIAPPONE SÌ, E L'ITALIA NO?

    Prima di quella " full immersion " di cui ti ho parlato, c'era una faccenda che non riuscivo proprio a capire. La faccenda è questa: come ben sappiamo, il Giappone è un paese ad alto rischio sismico ancor più dell'Italia. Tuttavia lì le cose vanno in maniera totalmente diversa rispetto a noi. Infatti in Giappone, dopo un terremoto, ogni cosa è rimessa a posto in quattro e quattr'otto senza tanti problemi. Come mai? Cosa avranno – i giapponesi – di così speciale e che noi non abbiamo?

    8 – Come il Giappone affronta il problema terremoti.

    Il debito pubblico giapponese supera di ben quattro volte quello italiano ( website 2 ). Eppure pare che a questo si dia pochissima importanza se consideriamo che le ingenti somme necessarie per la ricostruzione non presentano nessuna di quelle difficoltà che invece spuntano puntualmente qui da noi. Infatti sul Sole24Ore del 13 marzo 2011 (due giorni dopo quell'immane disastro che causò la morte di circa 20mila persone, distrusse decine di migliaia di abitazioni e provocò notevoli danni alla centrale nucleare di Fukushima) leggiamo ( website 3 ):

    « Questo impatto negativo solitamente, sostengono gli esperti economisti di Nomura, è però di breve durata perché la ricostruzione – soprattutto alimentata da fondi pubblici - sostiene la ripresa economica con impatti positivi visibili nell'arco di due o al massimo tre trimestri: la ripresa quest'anno in Giappone doveva consolidarsi nel primo trimestre ma a causa del terremoto vi sarà uno slittamento al trimestre luglio-settembre o al più tardi in quello di ottobre-dicembre. Entro la fine dell'anno, l'economia nipponica dovrebbe tornare su un solido binario di crescita. La quantificazione e i tempi del piano di sostegno pubblico rappresentano un'altra variabile molto importante nel valutare la capacità del Giappone di rispondere alla sfida di questo terremoto e dello tsunami senza precedenti. Nel

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