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Il giglio e la lupa
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Il giglio e la lupa
E-book84 pagine56 minuti

Il giglio e la lupa

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Info su questo ebook

Il romanesco e il vernacolo fiorentino
si sfidano all’ultimo verso, o meglio dire, versaccio.
Duellanti, due amici.
Arbitro e complice, un terzo, che raccoglie le povere poesiacce,
le cura, le veste e le mostra. In questo libriccino.
Cronaca, religione, politica, media, e altre amenità
narcotizzano il bestiario degli umani, distratti dal futile,
aggrappati al dannoso, ignari del bello, dell’amore, del sogno.
Ignari di essere vivi.
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2014
ISBN9788868858285
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    Anteprima del libro

    Il giglio e la lupa - Giuliano Rocchini

    armadio

    PRESENTAZIONE

    Tre amici, che hanno condiviso, negli anni più belli della vita di un uomo, il tempo, lo spazio, gli ideali, la rabbia, vivono ora in tre località diverse.

    Due di loro, Rocco e Giulio, si mettono per la prima volta, a scrivere dei versi. Allora il terzo, per gelosia, si mette a scrivere un libro, questo libro. Il terzo sono io.

    Comunque, caro lettore, stai tranquillo, per non fare torto a chi poeta lo è veramente, e per mettermi al riparo da eventuali critiche che spaccano il capello in quattro, ho chiamato le cose col loro nome, perciò i versi che leggerai, lontani dall'essere dei graziosi versetti, li ho definiti versacci, e le opere complete, di conseguenza, poesiacce.

    Dunque, anch'io mi trovo per la prima volta nella veste di scrittore, trascinato dall'inaspettata creatività dei due poetastri.

    Questo mio libriccino ha lo scopo di farti conoscere, appunto, le poesiacce. Da soli, i due carducci non se la sentivano di uscire allo scoperto, un po' perché non hanno la mia faccia tosta, ma soprattutto perché le cosine che hanno scritto i singoli autori, sono poche, insufficienti anche per farne un libro piccino.

    Ma, com'è nato questo libriccino? Rocco e Giulio, una volta scritte, si sono scambiate, per mesi, le loro fatiche. L'hanno inviate anche a me, e mi sono piaciute. A questo punto mi è nata la voglia di farne un libro, l'ho proposto loro, mi hanno detto, vai! Così è nata la sinergia.

    D'accordo con gli amici, ho cominciato a tessere, a dare una veste ai versacci. I versacci sono stati scritti in romanesco e in vernacolo fiorentino, per questo motivo non sono afferrabili al volo; se queste due parlate popolari non ti sono troppo familiari, dovrai rileggerli, per afferrarne i dettagli, e magari apprezzarli.

    Per renderti più comprensibile la lettura, amico lettore, ho ricercato e poi sintetizzato gli avvenimenti che hanno ispirato gli autori. Ho descritto, alla meno peggio, i personaggi che sono stati citati , ho riportato date e cifre, e mi sono preso anche la licenza di dare un po' di colore, dove e quando mi andava.

    Insomma, ci ho messo anche del mio, del mio cuore, della mia passione, della mia (in)capacità, in questo libriccino pieno di versacci.

    Una piccola nota. Leggendo le opere dei due poetastri, ti accorgerai che le maiuscole sono state adoperare con parsimonia. L'hanno deciso loro.

    Buona lettura

    Giuliano Di Nello

    LA COPERTINA

    Ho scelto come titolo il giglio e la lupa, perché, semplicemente, sono i simboli di Firenze e di Roma.

    Qualche studioso dice che abbia origine dalla nascita stessa della città, fondata proprio dai romani; quello che è certo, è che, perlomeno da un millennio, il giglio è il simbolo di Firenze, e, permettetemi di dire (ma il mio parere è condizionato dall'amore) che è anche il logo più bello del mondo.

    La lupa è legata alla favola che vuole i gemelli Romolo, futuro fondatore di Roma, e Remo (Remolo, per un dotto come Silvio Berlusconi) allattati da questa bestiola.

    Ma nel sottotitolo ho adoperato anche le parole porelli e bucaioli. Per due ragioni, la prima è geografica. Porello è una parola romana, anche se pronunciata nell'intero Lazio. Bucaiolo è fiorentina docg, ma viene consumata in tutta la Toscana.

    La seconda ragione: porello significa poverello, e bucaiolo, più o meno, pezzo di merda. Dunque, due condizioni umane antitetiche.

    Poi dipende, in quale contesto vengono adoperate; anvedi come sta mmale, porello, si dice per compassione; porello, nun gnaa fà, se c'è rassegnazione.

    È amichevole il dai su, non fare il bucaiolo; è già un po' più colorito, questo tu lo dici a qui' bucaiolo di topà. La parola diventa forte, quando è rivolta a qualcuno… a un politicante per esempio, o a un arbitro (e a Firenze non manca mai il motivo), o rotto n'i' culo, o bucaiolo….

    Dunque, porelli e bucaioli sono, nella fattispecie, due categorie che ci appartengono. Sono come due giacche appese nel nostro armadio, che qualche volta, volutamente o distrattamente, andiamo a indossare, con troppa disinvoltura.

    SIAMO SOLO TRE…

    Devo dire innanzitutto che, per darci un contegno da veri poeti e scrittori, noi tre, ci siamo dati anche dei nom de plume, degli pseudonimi. Così siamo diventati, messer Giulio Da Molezzano, sor Rocco Barabba e Giuliano Di Nello.

    Dal mitico '68, per tanti lunghi anni, siamo stati amici inseparabili, una trinità ma per niente santissima.

    Nati nel 1954, ci siamo conosciuti a scuola, istituto tecnico, una scelta quasi obbligata per i non fichetti come noi, figli del popolo, cresciuti per strada.

    Pensate che in appendice al mio diploma di scuola media inferiore, per mano del preside, o qualcuno per lui, c'era un consiglio. Mi si invitava a scegliere, nel migliore

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