Nenita
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Info su questo ebook
Gemma Messori è nata in Venezuela, nel 1959, ha vissuto in vari luoghi (in Italia e all’estero) e ora vive sull’isola d’Elba. Ha fatto l’interprete e l’insegnante, dedicandosi unitamente al teatro e alla scrittura. Dal 2009 si è dedicata solo a scrivere e recitare, sia in teatro che in festival. Ha prodotto libri di narrativa, poesie, racconti, favole e testi teatrali. Ha collaborato a un romanzo tradotto in esperanto ed è coautrice di un manuale di letteratura spagnola. Ha vinto vari premi, fra cui il Primo Premio per la Letteratura alla Biennale di Arte Contemporanea di Roma (2001, 2003). Suoi scritti sono inseriti in varie antologie. Nel 2015, a causa di una grave malattia, si è dovuta fermare all’improvviso. Dopo una lunga riabilitazione, ha ricominciato a scrivere, vincendo il Premio della Giuria Popolare Donna Olimpia Frangipane (2019), il Premio Speciale Donna (2020) e il terzo posto al Premio “Ascoltando i silenzi del mare” (2022). Questo libro è la sua biografia romanzata.
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Anteprima del libro
Nenita - Gemma Messori
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
un sogno lungo un giorno
o
un giorno lungo un sogno
Dove l’acqua del deserto
coltiverà senza tempo
tutti i per sempre non dimenticati
che in quel giardino si uniranno
e non si perderanno mai.
Ogni giorno
vivendo
mi ritrovo.
Dove i tuoi sogni
hanno illuminato
quelle vie oscure
dove avresti perso
ogni sorriso
e quelle lacrime
pesanti sarebbero
diventate colonne
di ghiaccio. E ora
si sono trasformati
in favole che nel silenzio
si porgono al mondo.
Settembre 2022. Sta per iniziare l’autunno. Come è stato qualche tempo fa nella mia vita. Dopo questo grande cambiamento, è bello sfiorare senza fretta le stagioni precedenti. Quindi immaginami seduta per terra in una stanza con le finestre sempre aperte, vicino a me ci sarà un antico baule che conserva i tanti fogli di questo mio piccolo-grande mondo. Li spargerò accanto a me rileggendoli, rivivendoli e trasformandoli nelle parole che qui incontrerai. Ma continuerò a sognare, ricominciando quel tutto in ogni attimo. Per questo Nenita non sarà un libro finito. Continuerà con me, in questa nuova stagione impregnata da quelle già vissute. Come ogni albero disegna il suo racconto all’interno del tronco, nei cerchi senza tempo che in silenzio custodisce, Nenita si disegnerà in altri racconti.
E mi viene in mente una regina
che camminava scalza
e non aveva niente,
solo un cane, ma il mondo
era già tutto suo
e con il mondo i suoi colori...
Parte I.
Nenita, le sue radici e le sue ali.
Dal tempo
preludio
incontrerai nelle tue chimere
una parola al giorno.
Così ti racconterò una piccola storia
nel bosco incantato dove le stelle illuminano
un amore senza tempo
con silenzi colmi di dolcezza
mentre camminiamo da soli sognando armonia
con dentro musiche antiche
e una incantevole tenerezza
che danzerà ricordi e sogni
in tutta una vita,
mentre le foglie coloreranno farfalle
nascoste da realtà impolverate.
Una parola al giorno
diventerà la nostra favola.
Parte II.
Dal diario di Nenita.
Questa è la storia della tua vita romanzata
dove ogni favola sognata
ti regalerà un ramo in fiore
una rosa scarlatta
e quel per sempre
che non finirà mai.
Dove le parole troveranno le loro favole
e ogni attimo si colemrà
in un piccolo ritratto.
L’attrice se ne starà seduta per terra sfogliando con tranquillità il suo libricino. Avrà i capelli sciolti e nelle sue labbra sarà custodito il segreto della vita. Lo poserà, aperto, accanto a sé. Per regalare, danzando, il suo corpo ai ricordi. Tutto il resto non è ancora disegnato.
Dal tempo.
C’è chi si costruisce una mappa del passato
e la usa per capire il presente e progettare il futuro
c’è chi esce ogni giorno guardando ogni cosa
come se la vedesse per la prima volta o per l’ultima
come se la storia racchiudesse il segreto della vita
mostrandoci quel viaggio verso l’essenziale, fuggevole unità.
(1999). È nel volo E445 che da Dublino mi riporta a Bologna, in un’ora vagante tra le 17:10 e le 18:10, ora irlandese o italiana, che decido che il mio libro si chiamerà Biografia di una sconosciuta
, e sarà la mia storia. Perché il 12 giugno scorso ho compiuto 40 anni, e a 40 anni hai la faccia che ti sei costruita, come dice un antico proverbio di non so dove. Poi però non racconterò solo la mia vita. Ce ne saranno tante, intrecciate. Come i tanti aspetti che creano una vita. E penso ma devo dire proprio tutto?
. Mi scoccerebbe. Alcune cose le metterò nella vita di qualcun altro. Così resteranno mie e per finta saranno prestate. Potrei descrivere i passeggeri che mi circondano, da ragazza mi piaceva. Ho scritto chissà quanti fogli, nei viaggi in treno, nelle sale d’attesa, al tavolino di un bar della piazza di una città dov’ero di passaggio, seduta su un muretto per strada, in spiaggia, sdraiata su un prato, su un quadratino di carta trovato per caso... e ora durante questo viaggio. Le solite signore col rossetto, gli uomini con quelle scarpe con i lacci, la suola di cuoio e un disegnino fatto a buchini sulla punta. Ora ho accanto due ragazze con i capelli tinti e l’orecchino al naso. Mi arriva l’odore della caramella alla cannella che ci hanno dato prima e ora qualcuno sta mangiando. Inutile, è un discorso che tira. Inizi a scrivere e puoi andare avanti per tutta la durata del viaggio. Abbiamo con noi, per combinazione, due biografie. Scritte da altri. Guccini e Paz¹. Guccini l’avevo conosciuto andando a concerti o a presentazioni di libri. Paz invece no. E mi sarebbe piaciuto conoscerlo. Fra un poco ci faranno allacciare la cintura, c’è una turbolenza. Come previsto. Mi concederò un anno speciale e sarà anche simbolico. Nel mio quarantesimo anno di vita vedrò l’eclissi di sole, il passaggio al secondo millennio, scriverò la mia biografia², e pubblicarla o meno sarà una scelta. Per tanto, necessariamente, non andrò a lavorare. Questa, forse, è la più speciale delle condizioni per un non privilegiato. Se un essere di estrazione normale non lavora, è strano. Iniziamo da vicino: libri letti o film che quest’anno mi hanno colpito. L’ultimo, appunto, è quello su Paz. Poi, mi viene in mente Le grand bleu³
, dove il mare ha la sua maestosità. Un viaggio nel blu. Ho tanti ricordi di viaggi. Io e Dolly (lei a quattro zampe) nello stesso sacco a pelo sul traghetto che ci portava in Sicilia, la stradina di Linosa che percorrevamo per andare in paese a procurarci il cibo. È stato il primo viaggio in autostop, un’altra tappa che ha segnato le mie stagioni. Poi, sempre quell’estate, alcune vacche ci hanno distrutto la tenda, e Dolly, molto impaurita, si era nascosta in fondo al sacco a pelo. Qualche anno dopo, il giro a cavallo partendo dal mare per arrivare in Sila⁴.
Quei giorni erano stati molto diversi dalle quotidianità conosciute. A pensarci ora sembrano giorni tratti da un film... Ricordo anche alcune piccole cose: avevo cucito le ginocchiere sui pantaloni, perché a forza di battere la sella mi erano venute le vesciche sulla pelle. E, quando mi erano arrivate le mestruazioni, dovevo cucire anche l’assorbente, perché lì i tamponi erano introvabili. Poi il viaggio che devo ancora fare. Quello più lungo e più sognante, dove per un tempo che ancora non so, sperimenterò le sensazioni più belle. Ora ho 40 anni, ho qualcosa dentro di più profondo di quello che avevo prima. Anche più saggio, forse, ma in senso buono. Vorrei fare il viaggio di cui tante volte si è fantasticato, quello dove perdi il contatto con il mondo civile. Direi in un posto caldo, dove si vive senza vestiti. Ci deve essere l’acqua, si vive di pesca o cose simili. Ne ho parlato più volte, con persone diverse, ma prima o poi lo farò. Per questo prima scriverò il libro biografico. Perché se mi piacesse di più stare là, se non tornassi più ai riti quotidiani di qui, avrei raccontato la mia favola per come sono ora. E il dopo, si vedrà. (Fogli ritrovati oggi, 9 luglio 2021).
(2022). Quel viaggio sognato per ora non l’ho fatto. Ma ne ho fatto un altro diverso che ti separa dalla realtà nonostante tu ci rimanga. E dopo la vita ti cambia completamente. Anche la biografia non l’ho ancora scritta e la sto romanzando qui. Nel frattempo, però, ho disegnato parti di me in tante pagine che ho sparso senza seguire mappe.
E ora chiediti: vorresti cambiare decisioni già vissute? Le rifaresti? Cosa ti piacerebbe fare, ora? Sei soddisfatta di quanto hai navigato fino a qui? Ti piacerebbe rivivere momenti, racconti, sogni? Ti piacevi? Ti piaci? Cosa vorresti dire al mondo? Come ti senti, dentro? Quanto pensi, immagini, speri? (Riflessioni sussurrate nei discorsi che vivo prima di addormentarmi).
Da allora mi sono chiesta e risposta tante volte. E le ore mi accompagnano in nuovi mondi. Quella notte il silenzio ci aveva svelato che...
«Esiste un punto in cui il cielo e la terra si uniscono formando lo specchio in cui puoi capirti e sorriderti. Lì, durante la stagione delle piogge, incontrerai gli occhi del deserto di sale, oasis de aguas dulces y profundas. Non ti rivelerò quella leggenda, perché la comprenderai da sola, osservando il mistero infinito dell’orizzonte, en los Ojos de Salar⁵».
Qui ti racconterò la vita concretamente provata e quella realmente sognata, di una nenita⁶ dagli occhi di cerbiatto che crescendo, girando e amando il mondo, è diventata una donna senza radici tangibili ma con eterne radici di amore e ha continuato ad essere libera dentro, senza mai smarrire il delicato sapore dei racconti di una Abuelita⁷ che da sempre le ha regalato favole che hanno riscaldato e avvolto ogni suo respiro.
Quando i suoi viaggi si sono dovuti fermare, ha aperto quel grande baule pieno di ricordi e sogni e ha iniziato a disegnare questo nuovo collage.
Perché la bellezza è spargere le tue note d’amore nel mondo, affinché siano ritrovate da chiunque passi di lì.
1 Francesco Guccini, cantautore e scrittore, nato a Modena nel 1940. Andrea Pazienza, fumettista e disegnatore, nato a San Benedetto del Tronto nel 1956. Alla sua vita e alla sua opera (incentrata su personaggi come Zanardi e Pentothal) è ispirato il film Paz!, del 2002.
2 A volte i progetti cambiano, e quella biografia romanzata non era ancora pronta per vestirsi in parole.
3 Le grand bleu, un film di Luc Besson, 1988.
4 La Sila, altopiano dell’Appennino calabro, si estende per 150.000 ettari attraverso le province di Cosenza, Crotone e Catanzaro. Eravamo partiti da Catanzaro Lido.
5 Ojos del Salar, sono piccole oasi di acqua dolce, in prossimità della laguna di Cejar, vicino San Pedro di Atacama (città delle Ande, nel nord-est del Cile).
6 Nenita è un vezzeggiativo di bambina
(nene)
7 Abuelita è un vezzeggiativo di nonna
(abuela)
Preludio.
Nenita dagli occhi di cerbiatto
ti vedo ancora giocare
sull’erba rigogliosa
di quel mondo incantato
mentre ti offrivi a lune e soli
dell’immaginazione. Poi
incontrando artigli e fucili
hai rifugiato in fondo alle stelle
fantasia e desideri che ogni notte
ti riscaldano in favole senza tempo.
(Le sue radici). Aida ha la pelle scura e i capelli le arrivano alle spalle. Sono un po’ crespi, del colore della terra. Nenita ha la pelle troppo chiara, per quei luoghi. Una bimba chiara con l’anima colorata. Abuelita si chiamava Gracia Achuagua Díaz. Era una discendente degli Aruachi⁸, una bellissima donna innamorata di un giovane spagnolo, Diego Sandoval, che aveva avuto un antenato importante, principe della casa reale di León. Gracia era l’amica, la madre, il porto, la fantasia. Era la brezza che trasportava i sogni, le favole che ci raccontiamo fino a quando si mescolano con la realtà. Diego si distingueva per la sua grande capacità di comunicazione e il suo fascino trasmetteva sicurezza. Era sin da bambino determinato e perseverante, e quando aveva incontrato quella stupenda ragazza si era innamorato all’istante. La loro era stata un’unione profondissima ma purtroppo breve, perché a un certo punto lui si era ammalato, all’improvviso, e la sua vita era volata altrove.
Gracia e Diego si erano amati fino all’ultimo istante, condividendo anche la gioia delle parole che lei gli aveva sussurrato:
«Diego, mi amor, abbiamo creato insieme questo miracolo» posando le mani sul suo grembo. Lui le aveva sorriso in un modo così profondo che per tutta la vita Gracia se lo sarebbe sentito sotto la pelle, e nei suoi occhi c’era l’infinito. Diego delicatamente aveva accarezzato quella nuova creatura che si stava formando dentro di lei.
«Gracia, vi proteggerò e vi abbraccerò per tutto il tempo. Resterò accanto a voi con l’amore più profondo che si può provare». Lei riuscì a non piangere e gli si coricò accanto, affinché potesse addormentarsi col calore del suo corpo colmo del loro amore. Poi, quando furono completati i mesi di gestazione, prese in braccio quel regalo prezioso che aveva cullato dentro di lei e le mormorò:
«Tu visiterai tutto il mondo, anche se non ti sposterai dalla tua terra e non ti legherai alle cose terrene. Troverai la felicità perché saprai amare dal profondo del cuore e saprai donare senza attendere restituzioni. Per questo il tuo nome sarà Aida, stupendo spirito libero».
Quando Aida divenne una giovane donna, danzava a piedi nudi su quella terra rossa che le colorava i sogni. Un giorno incontrò un uomo straniero, biondo e bello, che era alla ricerca della sua verità, si innamorò di lei e una notte, quando la luna era piena, le aveva dolcemente accarezzato i capelli scompigliati. In quel momento lei aveva saputo che avrebbero vissuto un amore profondo, e non si era chiesta la durata: quello l’avrebbe deciso la vita. O forse anche loro, ma senza inganni. «Un’intera vita è racchiusa in un canto. E quel canto lo danzerai». Aida conosceva quelle parole, che da sempre Soledad raccontava alle donne libere nell’anima. Per questo, quando Richard, dibattuto fra il più folle amore e la ricerca solitaria, in bilico tra mistero e unione, aveva deciso di partire, Aida aveva capito che sarebbe stato giusto non sradicare le sue radici per seguirlo. Lui, quando l’orizzonte lo chiamava, per qualche tempo aveva aspettato, sperando che Aida cambiasse idea, ma lei non poteva, aveva già dentro quella piccola vita che sarebbe nata lì, nella sua terra indomita. Si abbracciarono in silenzio, intensamente, e fu un abbraccio che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato, vivendolo quella notte e in quelle successive, continuando ogni giorno senza nessun rancore. E quella stella brillò dentro di loro in ogni oscurità.
(La sua famiglia). Arcadio e Rosa, si erano sposati nell’isola di Margarita, quando Estrella non era ancora dipinta. Proprio quel giorno, Aida aveva pensato che, prima o poi, avrebbe fatto un viaggio importante e sarebbe andata a visitare Porlamar⁹, perché quel nome le rievocava l’infinità del mare e la immensità dell’amore. Nella sua favola, lei era unita alla sua terra, e mettendo insieme i loro nomi, Aida Porlamar, sarebbe diventata calda come la terra e trasparente come il mare.
«Quando avrò una bimba le racconterò questa fiaba, e inventerò la nostra canzone, per danzarla sulla sabbia. E non vivremo mai un disegno unico: saremo fatte di terra e luna e danzeremo sul mare amando il sole che ci spiegherà tutto il mondo, anche se restassimo sempre nello stesso luogo. La proteggerò con saggezza antica e prima che la sua luna sarà piena, le racconterò la favola del tempo».
(La favola del tempo). «Gli uomini vanno e vengono, nella casa dalle pareti d’argilla. Il tuo fuoco li scalderà e la tua anima crescerà ogni volta che uno di loro se ne andrà. Lui ti dirà che se lo lasci andare tornerà sempre, oppure ti chiederà: "Dime que tienes algo para mi, dime que puedo quedarme toda la vida... ¿sí?¹⁰". Accarezzeranno i tuoi capelli e soffieranno sui tuoi pensieri e tu accoglili con un sorriso. Lascia loro la tua danza affinché li accompagni lungo il loro cammino. Ma non aspettare, la via è lunga e il ritorno incerto. Le strade a volte si confondono. Come potrebbe un uomo ripercorrerle tutte? E d’argilla saranno i tuoi ricordi. La tua luna acerba diventerà rotonda, attirerà gli uomini come miele e gonfierà la tua anima, fino al giorno in cui potrai volare. Perché è questo il grande privilegio, figlia mia. Anche un giorno soltanto, come le farfalle, le donne possono volare».
(Da Come le foglie del mio autunno
). A volte ritaglia parole dai giornali. Parole di tutte le dimensioni, e le conserva nelle scatole. Sono colorate, come le parole. Nelle scatole rosse, le parole d’amore. In quelle gialle, le parole tristi. Nelle scatole blu, quelle sagge. In quelle verdi, del desiderio. Ogni tanto apre le scatole e lascia che le parole si mescolino fra di loro e prendano vita. Parole d’amore, di tristezza, di desiderio. Ne legge alcune e per un attimo il sogno entra nella sua vita. È un biglietto colorato, da riporre con cura nella scatola trasparente, quella che non capovolge mai.
(aprile 2022). Questo piccolo-grande