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Mistici russi
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E-book128 pagine1 ora

Mistici russi

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È una antologia di quattro mistici russi, in un periodo che va dal XVIII al XX sec. Sono riportati scritti di S. Serafino di Sarov, Macario di Optina, Giovanni di Kronstadt e Silvano del Monte Athos, tutti di grande bellezza e interesse. Il traduttore e curatore dell'opera è il celeberrimo Divo Barsotti, che scrive: "La bellezza di questi testi è veramente impressionante. La parola è ritornata pura come cristallo; non nasconde, non altera nulla, rivela un'anima che è diventata tutta luce, tutta semplicità, tutta purezza, tutto amore."
LinguaItaliano
Data di uscita1 dic 2009
ISBN9788896720196
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    Anteprima del libro

    Mistici russi - Divo Barsotti

    S. SERAFINO DI SAROV

    (1759-1833)

    È il Santo più venerato e più amato della Russia. In verità è una delle figure più luminose in tutta la storia del Cristianesimo. Attraverso un cammino di rinunzie appena credibili egli giunge, negli ultimi anni della sua vita, a dare al mondo stupefatto da questo miracolo la testimonianza di una gioia luminosa, inalterabile, pura. Gli uomini conobbero per lui che il Regno dei Cieli è davvero presente sopra la terra. Morì nel 1833, nella notte dal 1 al 2 gennaio. Ha lasciato delle istruzioni, che sfortunatamente non ci sono state conservate in testo originario ma in testo riveduto dal grande Filarete, metropolita di Mosca. Nel 1903, anno stesso della sua canonizzazione, si scoprì il testo di un colloquio di Serafino con un laico, ch’egli aveva guarito ed era divenuto suo discepolo. È uno dei testi più importanti di tutta la spiritualità orientale. Noi lo ripetiamo qui per intero.

    Su S. Serafino si possono confrontare anche:

    Divo Barsotti, Cristianesimo russo, LEF, Firenze

    Pavel Evdokimov, Serafini di Sarov, uomo dello spirito, Qiqajon, 1996

    Irina Gorainoff, Serafino di Sarov. Vita e colloquio con Motovilov, Scritti Spirituali, 1981.

    Colloquio con N. A. Motovilov

    Era di giovedì. Il tempo era grigio, la terra coperta da uno strato di neve alto un palmo e grossi fiocchi bianchi cadevano dal cielo quando P. Serafino iniziò il colloquio sul campo, presso il piccolo deserto fronteggiato dal fiume Sarovka sotto la montagna bagnata dalle acque del fiume.

    M’invitò a sedere su un tronco d’albero abbattuto allora da lui e, accoccolatosi davanti a me, disse:

    – Dio mi ha rivelato che fin dalla fanciullezza avete ardentemente desiderato di conoscere lo scopo della nostra vita cristiana e ne avete più volte interrogato eminenti personalità ecclesiastiche.

    Devo dire, a questo punto, che questo pensiero mi ha assillato dall’età di dodici anni e che mi ero effettivamente rivolto a molte personalità ecclesiastiche con questa domanda, senza però mai trovare soddisfazione nelle loro risposte. Tutto ciò lo Starec l’ignorava.

    – E nessuno seppe darvi una risposta esauriente – continuò P. Serafino. – Vi dicevano: frequenta la Chiesa, prega Iddio, adempi ai suoi comandamenti,opera il bene: ecco le mete della vita cristiana. Alcuni vi hanno persino rimproverato aspramente dioccuparvi di queste curiosità che dispiacciono a Dio e vi hanno detto: non cercare cose che ti superano.Ma non così avrebbero dovuto parlarvi. Ora io, umile Serafino, vi chiarirò in che cosa veramente consista questa meta.

    Tale meta della vita cristiana non consiste soltanto nella preghiera, nel digiuno, nelle veglie e nelle altre opere cristiane per quanto belle esse siano e per quanto costituiscano dei mezzi necessari per il raggiungimento. La meta vera della vita cristiana consiste nell’assicurarsi il possesso dello Spirito Santo. Il digiuno, la veglia, la preghiera, l’elemosina e ogni altra opera di bene fatta nel nome di Gesù, rappresentano i mezzi con i quali ottenere il possesso dello Spirito Santo. Notate che solo il bene operato nel nome di Gesù ci procurerà i frutti dello Spirito Santo, mentre tutto quello che non si fa nel nome di Gesù, anche se è bene, non ci apporta nessun beneficio nella vita futura, né in questa ci assicura la grazia divina. Ecco perché nostro Signor Gesù Cristo ci ha detto: Chi non raccoglie con me, disperde. Un’opera buona non può esser chiamata che una raccolta, poiché è sempre un bene, anche se non è operato nel nome di Gesù. La Sacra Scrittura dice: Chiunque teme Iddio ed opera la verità, fa cosa grata a Dio, e, come risulta ulteriormente dalle Sacre Scritture, colui che opera la verità riesce a tal punto grato a Dio che al centurione Cornelio, timorato di Dio ed operante la verità, apparve un angelo durante la preghiera dicendogli: Manda qualcuno a Ioppe e fa chiamare un certo Simone, soprannominato Pietro... egli ti dirà le parole della vita eterna che salveranno te e tutta la tua casa.

    Vedete come Iddio si adopera in tutti i modi per procurare a un tale uomo la ricompensa nella vita futura per il bene operato nel mondo. Ma per questo bisogna cominciare con l’avere una retta fede in nostro Signor Gesù Cristo, Figlio di Dio, venuto al mondo per salvare i peccatori e per portare il Regno dei Cieli nel nostro cuore e indicarci la strada per ottenere la beatitudine della vita eterna. Il merito derivante dalle opere di bene che non sono fatte in nome di Cristo si limita a questo: il Signore dà a chi le compie il mezzo di raggiungere quella fede. Sta all’uomo di credere o meno. Ecco perché il Signore ha detto: Se non aveste visto non avreste avuto peccato. Ora voi dite «vediamo», il vostro peccato rimane in voi. Se l’uomo, come Cornelio, saprà usufruire della gioia procurata a Dio con la sua opera non fatta in nome di Cristo, e crederà nel Figlio suo, allora tale opera gli sarà ascritta come un merito acquisito in nome di Cristo e della Fede in Lui. In caso contrario, l’uomo non potrà lamentarsi se il suo operato non gli porterà merito. Ciò non accade mai se si opera nel nome di Gesù, poiché il bene così operato non solo ci procura l’aureola della verità nella vita futura, ma pervade l’uomo della grazia divina anche nella vita presente e Dio – come dice il Vangelo – dà a lui lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figliuolo e ha posto tutto nelle sue mani.

    Così deve essere il vostro amore per Dio. Nel saper conseguire lo Spirito Divino consiste la vera meta della nostra vita, e la preghiera, il digiuno, la veglia, l’elemosina non sono che dei mezzi per il conseguimento dello Spirito Divino.

    *

    – Come sarebbe questo conseguimento? – domandai a P. Serafino – non riesco a capirlo.

    – Conseguire è lo stesso che acquistare, ossia guadagnare – mi rispose. – Voi certamente comprendete cosa significa guadagnare. Così è anche per il conseguimento dello Spirito Divino. Voi comprendete senz’altro cosa significhi acquistare nel senso terreno della parola. Lo scopo della vita terrena delle persone ordinarie consiste nell’acquistare e guadagnare del denaro, mentre le classi più elevate aspirano anche alla gloria, agli onori, al riconoscimento dei loro meriti sociali. Ora anche il conseguimento dello Spirito Santo costituisce un capitale, ma eterno e fecondo di grazie, che si acquista come il capitale materiale, terreno, effimero. Gesù Cristo paragona la nostra vita ad un mercato e chiama il nostro operato una compra, e ci dice: Siate dei buoni banchieri fino a tanto che io venga, ricomprando il tempo perché i giorni sono cattivi; cioè non indugiate ad assicurarvi i beni celesti attraverso le merci terrene. Le merci terrene sono le virtù, praticate in nome di Cristo, che ci procurano lo Spirito

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