L'estasi sessuale. L'eros iniziatico e spirituale
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L'estasi sessuale. L'eros iniziatico e spirituale - Marcello Carraro
Marcello Carraro
L’ESTASI SESSUALE
L’eros iniziatico e spirituale
Youcanprint Self - Publishing
Titolo | L’ estasi sessuale. L’ eros iniziatico e spirituale
Autore | Marcello Carraro
ISBN | 9788891168221
Prima edizione digitale: 2014
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)
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INDICE
Premessa
Nota
PARTE I
Libertà primitiva
Religioni e società
Il linguaggio e gli stati di coscienza
Alle origini del pensiero
Concezioni a confronto
La condizione femminile
PARTE II
Divinità e miti
Riti iniziatici
Frenesie dionisiache
I misteri eleusini
Attis e Cibele
Le feste adonie
Congiunzioni divine
La proibizione dei culti
Pareri e valutazioni
PARTE III
Premessa
La Grande Gioia buddhista
La concezione e ritualità tantrica
Il Kāmasūtra
Le pratiche taoiste
L'alchimia interiore
La magia sessuale
La partecipazione shivaista
Simbolismo fallico
La prostituzione sacra babilonese
Condanne bibliche
L'esaltazione mistica dello Zohar
Libertà e proibizioni cattoliche
L’amore puro islamico
PARTE IV
Foucault, ai limiti della realtà umana
Evola, l’eros trascendente
Nell’onda dell’energia universale
Oltre i confini della materia
Alla ricerca dell’erotismo perduto
Nuove frontiere della scienza
Postfazione
Bibliografia
PREMESSA
Abbinare la parola estasi all’atto sessuale può sembrare ardito se non addirittura sconveniente. Il vocabolo estasi è in genere ritenuto pertinente soprattutto alla fenomenologia religiosa, per indicare «l’uscita da sé dell’anima che, abbandonato il legame con il corpo fisico e con i sensi, stabilisce un contatto temporaneo con il divino» (Zingarelli). Si tratta, evidentemente, di un concetto teologico più che di una descrizione razionale. Presenta, infatti, dialetticamente e filosoficamente insuperabili incoerenze di fondo: presuppone una sorta di localizzazione dell’anima e la raggiungibilità di Dio, del tutto illogica.
Nella teologia cattolica, ma non solo, il fenomeno estatico è considerato una delle massime esperienze, quasi sempre legate a visioni di altissimo valore simbolico, come quelle che ebbe san Francesco. In questo caso l'estasi è ancora più indefinibile, poiché da un lato largamente illusoria e sorgente da autoinduzioni, mentre all’estremo opposto può essere un reale incontro ai massimi livelli spirituali di cui tale condizione è evidentemente solo uno sfondo.
Tuttavia vi è anche un’accezione più laica dell’estasi, adottata dalla scienza, che la definisce come stato psichico di svincolamento dalla realtà, di entusiasmo e di commozione, misto a un senso di rapimento, con l’aggiunta, molte volte, di una serie di altri fenomeni collaterali quali la caduta in fissità, insensibilità al dolore e agli stimoli fisici, rigidità ecc.
Manca una definizione di estasi erotica o sessuale, come evento reale che si palesa nell’atto della congiunzione coitale, a causa di manifestazioni ancora quasi del tutto sconosciute. La difficoltà di precisare tale stato deriva anche dai vari gradi di beatitudine che, dal più semplice piacere, può ascendere a un vero e proprio rapimento prolungato. È del resto esperienza generale come la stessa congiunzione più inconsapevole – quando non mercenaria, e dettata da bassa urgenza puramente erotica – può sovente innescare significativi effetti collaterali anche negli individui legati solo alla condizione materiale, quali: l’accrescimento dell’amore nei confronti del o della partner, il desiderio di ricambiare con atti di gentilezza la donazione del corpo, la nostalgia della persona con la quale si è avuto il rapporto e che si vorrebbe avere sempre vicina, e altro, come ciascuno può individuare con una semplice riflessione.
Il ben noto poeta Gabriele d’Annunzio (1863 – 1938), testimoniò l’esistenza di uno stato in cui i normali piani percettivi della mente e del corpo sono profondamente alterati, fenomeno che consente di accedere alla condizione dello spirito, al contatto con la parte più profonda di sé. Attraverso la congiunzione sessuale si apre, cioè, una via verso quella che viene definito spirito, il Sé, scintilla divina, elemento direttamente emanato dalla stessa divinità, Dio, la Causa Prima. Scrisse, infatti, nei pensieri: «Ricordarsi della metamorfosi di talune carezze, dopo ore e ore di ebrezza. La carne non è più carne ma l’orlo di un potere interiore».
Il supremo godimento va quindi ben oltre la materia in una forma di sublimazione difficile da precisare, perché il termine è equivoco. In senso religioso «sublimazione», infatti, significa l’annullamento totale della sessualità, quindi non pertinente all’accezione qui assunta.
Gli antichi avevano intuito questa via inserendo l’amplesso rituale come elemento base di certe liturgie arcaiche, ben di là dalle finalità di procreazione, e ancor più l’avevano compreso alcune religioni. Particolari dottrine avanzate del Buddhismo, Induismo e Taoismo avevano colto nell’atto sessuale la possibilità di un’esperienza profonda del mistero metafisico: altre, su un piano meno avanzato, riuscirono a intuire alcune fondamentali necessità umane relative alla sessualità, e vi adeguarono le rispettive dottrine evitando di creare sensi di colpa, spesso causa di deviazioni e di gravi nevrosi, pur salvaguardando l’importanza di alcune istituzioni quali l’unione matrimoniale, sia monogamica sia poligamica, e la responsabilità nei confronti della prole.
Attualmente, in quasi tutte le religioni, permangono invece forti condizionamenti dottrinali verso la liberazione sessuale, infatti, sono state, consolidate condizioni restrittive o integraliste verso la donna, mentre il fenomeno dell’omosessualità è quasi sempre totalmente incompreso e condannato sul piano dottrinario.
Per ritrovare e re-individuare la profonda e corretta intuizione che coniuga la materia del corpo con la misteriosa Via dello spirito e dei Principi universali, è necessario ripercorrere, almeno sinteticamente, e per alcune linee, la complessa e tormentata storia della sessualità, dalle società primitive sino ai tempi nostri, in cui movimenti culturali e di liberazione stanno operando e lottando per restituire alla donna, almeno in parte, quelle condizioni originarie archetipali e di piena padronanza di sé, e di giusto ruolo sociale, che essa ebbe in talune lontanissime epoche, e non solo nell’ambito familiare. Paradossalmente il cosiddetto mondo occidentale, e anche quello orientale, non hanno saputo offrire, negli ultimi secoli, esempi di alto livello dell’integrazione globale della donna. Stranamente qualche eccezione evolutiva si ebbe a livello tribale presso gli indiani del Nord America.
La succinta analisi qui proposta offre anche la possibilità di rilevare quanto la sessualità sia stata negativamente connotata nel volgere del tempo, riducendola spesso a una necessità biologica e a un dovere di trasmissione della specie, allontanando e addirittura annullando, quindi, la possibilità di comprenderne i più alti significati di dono e di gioia suprema confinante con l’illuminazione spirituale.
NOTA
Il lettore potrebbe sentirsi escluso dal più alto livello della straordinaria fenomenologia descritta nella forma più completa e sublime, mentre è di quasi tutti gli esseri umani provare, in condizioni di assoluta normalità, il senso di piacere nell’acme della congiunzione. Per cui si può affermare – prescindendo da manifestazioni intermedie che possono essere infinite – che esistano due forme di estasi sessuale: una normale e una sublime. Il secondo tipo è soprattutto riferito a contesti esoterici avanzati, e tale raggiungimento può apparire un’esperienza impossibile, o comunque lontana dall’uomo comune. Ciò è errato poiché essa può manifestarsi inaspettatamente, in qualunque momento della vita di un individuo, e nessuno è in grado di affermare a priori d’esserne escluso a causa di proprie ipotetiche condizioni o di carenze o inidoneità.
Il fenomeno, infatti, è strettamente legato alle condizioni profonde dello spirito, relative, quindi, al livello evolutivo, nonché a certe condizioni del conscio quali la capacità di abbandonarsi oltre il mentale e il razionale. Sono tutte condizioni per le quali non esistono possibilità di valutazione, anche perché pochissimi esseri riconoscono, paradossalmente, le proprie stesse potenzialità. L’umano non può risalire a distinguere il livello spirituale di pienezza e di completezza.
Anche se la manifestazione dell’estasi sessuale nella forma sublime è fenomeno raro o limitato, ciò che importa è comprendere che ogni rapporto costituisce, comunque, una delle più importanti esperienze che la materia – il corpo umano – possa provare. Questo sembra essere stato dimenticato nella nostra epoca. Solo dall’incontro tra i due sessi scaturiscono le energie originarie più profonde e potenti. Tale verità è incontrovertibile: le forme archetipiche non possono essere cancellate o modificate.
Anche nel rapporto eterosessuale più egoista, abitudinario o mercificato, si realizza un atto il cui simbolismo è di straordinaria grandezza. Gli individui – loro malgrado – incarnano i due elementi del Principio Duale che ritrova la superiore Unità Creatrice proprio nella congiunzione.
L’autore, nella trattazione di questo tema particolarissimo, e praticamente sconosciuto, si è imbattuto in un problema insuperabile: quello che riguarda la fenomenologia dell’estasi sessuale sublime da parte della donna. Il pochissimo materiale disponibile è, infatti, tutto riferito all’ambito maschile; non esiste − che si sappia − testimonianza della fenomenologia sicuramente riconducibile a una donna, o comunque a esperienze oggettive di parte femminile. È una lacuna enorme.
Le ragioni di tale vuoto sono, ovviamente, molteplici e strettamente legate alla figura sottomessa della donna nei secoli. Era impensabile − fino a pochi anni fa − che potesse esprimersi sulle proprie esperienze sessuali, e ancor più che le potesse sperimentare su un tema come quello della sessualità metafisica. I soli testi, in cui la donna è considerata, sono quelli di genere licenzioso e semi-pornografico di certa letteratura francese e inglese dei secoli scorsi.
Le stesse grandi scuole alchemiche e metafisiche orientali e i grandi movimenti che hanno sviluppato le tematiche sessuali, come il Tantrismo e il Taoismo, non risulta abbiano mai trattato la sessualità femminile vista e descritta da parte della donna, essendo il rapporto esclusivamente controllato dagli uomini. Una prospettiva diversa dell’estasi, al femminile, sarebbe potuta nascere in ambito tantrico, il solo che nei secoli abbia avuto donne iniziate di alto livello. Anche nel Taoismo storico sono esistite grandi figure femminili, ma nessuna di loro ha lasciato testimonianza sulla Via del Tao e dello Yin e Yang. Grava, quindi, sull’altra metà del cielo
, il silenzio di millenni che solo il futuro forse saprà compensare nella giusta misura.
La via sessuale può essere, nel nostro tempo, lo strumento che può introdurre alla condizione di estasi sublime, e quindi d’illuminazione, tutti coloro che siano pronti, per condizione interiore ed evolutiva; e questa è la scoperta che ognuno deve fare personalmente. L’augurio è che il lettore raggiunga questa possibilità.
m. c.
PARTE I
LIBERTÀ PRIMITIVA
Nella storia dell’umanità quasi tutti i nuclei d'individui a livello aborigeno, o tribale, assegnarono grande importanza ai segni fisiologici della pubertà, considerati espressione di sviluppo fisico e di maturazione, e perciò celebrati con ritualità magicoreligiose. In alcuni territori dell’Africa, ancora in tempi recenti, al primo manifestarsi della pubescenza i maschi e le femmine erano presi in custodia da persone che li introducevano ai segreti della vita del piacere, fra cui danze a carattere erotico. In molti casi era ed è concesso ai fanciulli e alle fanciulle d'incontrarsi liberamente per abbandonarsi anche ai rapporti sessuali. Presso varie popolazioni non è fatto divieto ai ragazzi di dormire con le coetanee, con l’evidente scopo di consentire loro la sperimentazione del piacere del sesso.
Nel passato in talune località della Melanesia le ragazze di tribù primitive potevano avere più amanti ed erano chiamate "mancotta, cioè
pubblica"; come titolo onorifico, quindi non dispregiativo. Inoltre era consentito a coppie di ragazzi e ragazze di vivere temporaneamente nella