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Imitazione di Cristo
Imitazione di Cristo
Imitazione di Cristo
E-book294 pagine5 ore

Imitazione di Cristo

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Info su questo ebook

L'Imitazione di Cristo è il testo religioso più diffuso dopo la Bibbia. Il testo originale è stato scritto in latino ma l'autore rimane tuttoggi sconosciuto.

Tra i vari autori a cui è stato attribuito, il più probabile è il monaco agostiniano Tommaso da Kempis, vissuto nel XV secolo (1380-1471).

Anche i traduttori di questa edizione italiana hanno preferito l'anonimato, seguendo l'esempio dell'Autore stesso, limitandosi a seguire i consigli di un famoso grecista di allora, Nicola Festa, per la stesura di una buona e fedele traduzione.

Questa versione del 1951 (divenuta introvabile) è anche secondo me la traduzione più bella e fedele di questo famosissimo libricino. Affinchè non siano vanificati e vadano dispersi nell'oblio gli sforzi di questi eccellenti traduttori, ho deciso di pubblicarne una versione in formato digitale.

Nella speranza che questa versione abbia il potere di allietare quanti abbiano la fortuna di imbattervisi (come è accaduto a me), vi auguro una buona lettera.

 
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2017
ISBN9788826036717
Imitazione di Cristo
Autore

Anonimo

Soy Anónimo.

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    Anteprima del libro

    Imitazione di Cristo - Anonimo

    Sconosciuto

    Imitazione di Cristo

    UUID: ed272362-81d1-11e8-aa65-17532927e555

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

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    Indice dei contenuti

    Prefazione

    Della stessa collana

    Nota dei Traduttori

    LIBRO PRIMO

    CAPITOLO 1

    CAPITOLO 2

    CAPITOLO 3

    CAPITOLO 4

    CAPITOLO 5

    CAPITOLO 6

    CAPITOLO 7

    CAPITOLO 8

    CAPITOLO 9

    CAPITOLO 10

    CAPITOLO 11

    CAPITOLO 12

    CAPITOLO 13

    CAPITOLO 14

    CAPITOLO 15

    CAPITOLO 16

    CAPITOLO 17

    CAPITOLO 18

    CAPITOLO 19

    CAPITOLO 20

    CAPITOLO 21

    CAPITOLO 22

    CAPITOLO 23

    CAPITOLO 24

    CAPITOLO 25

    LIBRO SECONDO

    CAPITOLO 1

    CAPITOLO 2

    CAPITOLO 3

    CAPITOLO 4

    CAPITOLO 5

    CAPITOLO 6

    CAPITOLO 7

    CAPITOLO 8

    CAPITOLO 9

    CAPITOLO 10

    CAPITOLO 11

    CAPITOLO 12

    LIBRO TERZO

    CAPITOLO 1

    CAPITOLO 2

    CAPITOLO 3

    CAPITOLO 4

    CAPITOLO 5

    CAPITOLO 6

    CAPITOLO 7

    CAPITOLO 8

    CAPITOLO 9

    CAPITOLO 10

    CAPITOLO 11

    CAPITOLO 12

    CAPITOLO 13

    CAPITOLO 14

    CAPITOLO 15

    CAPITOLO 16

    CAPITOLO 17

    CAPITOLO 18

    CAPITOLO 19

    CAPITOLO 20

    CAPITOLO 21

    CAPITOLO 22

    CAPITOLO 23

    CAPITOLO 24

    CAPITOLO 25

    CAPITOLO 26

    CAPITOLO 27

    CAPITOLO 28

    CAPITOLO 29

    CAPITOLO 30

    CAPITOLO 31

    CAPITOLO 32

    CAPITOLO 33

    CAPITOLO 34

    CAPITOLO 35

    CAPITOLO 36

    CAPITOLO 37

    CAPITOLO 38

    CAPITOLO 39

    CAPITOLO 40

    CAPITOLO 41

    CAPITOLO 42

    CAPITOLO 43

    CAPITOLO 44

    CAPITOLO 45

    CAPITOLO 46

    CAPITOLO 47

    CAPITOLO 48

    CAPITOLO 49

    CAPITOLO 50

    CAPITOLO 51

    CAPITOLO 52

    CAPITOLO 53

    CAPITOLO 54

    CAPITOLO 55

    CAPITOLO 56

    CAPITOLO 57

    CAPITOLO 58

    CAPITOLO 59

    LIBRO QUARTO

    CAPITOLO 1

    CAPITOLO 2

    CAPITOLO 3

    CAPITOLO 4

    CAPITOLO 5

    CAPITOLO 6

    CAPITOLO 7

    CAPITOLO 8

    CAPITOLO 9

    CAPITOLO 10

    CAPITOLO 11

    CAPITOLO 12

    CAPITOLO 13

    CAPITOLO 14

    CAPITOLO 15

    CAPITOLO 16

    CAPITOLO 17

    CAPITOLO 18

    Prefazione

    L'Imitazione di Cristo è il testo religioso più diffuso dopo la Bibbia. Il testo originale è stato scritto in latino ma l'autore rimane tuttoggi sconosciuto.

    Tra i vari autori a cui è stato attribuito, il più probabile è il monaco agostiniano Tommaso da Kempis, vissuto nel XV secolo (1380-1471).

    Anche i traduttori di questa edizione italiana hanno preferito l'anonimato, seguendo l'esempio dell'Autore stesso, limitandosi a seguire i consigli di un famoso grecista di allora, Nicola Festa per la stesura di una buona e fedele traduzione.

    Questa versione del 1951 (divenuta introvabile) è anche secondo me la traduzione più bella e fedele di questo famosissimo libricino. Affinchè non siano vanificati e vadano dispersi nell'oblio gli sforzi di questi eccellenti traduttori, ho deciso di pubblicarne una versione in formato digitale.

    Nella speranza che questa versione abbia il potere di allietare quanti abbiano la fortuna di imbattervisi (come è accaduto a me), vi auguro una buona lettera.

    Una divulgatrice appassionata

    Della stessa collana

    1 - Cielo e Inferno 1758 di Emanuel Swedenborg

    https://www.amazon.it/dp/B01MA0GJDU

    2- La Nuova Gerusalemme e la Dottrina Celeste di Emanuel Swedenborg

    https://www.amazon.it/dp/B01MDTAWJP

    3- L'Amore Coniugale di Emanuel Swedenborg

    https://www.amazon.it/dp/B01M9G4SA6

    4- Il Sacro Potere della Benedizione Libro estratto da scritti di Jakob Lorber, Gottfried Mayerhofer ed Emanuel Swedenborg

    https://www.amazon.it/dp/B01LXWWEVI

    5- "I Dieci Comandamenti secondo la Dottrina di Vita della Nuova Gerusalemme

    Emanuel Swedenborg

    https://www.amazon.it/dp/B075FHWGLS/

    Nota dei Traduttori

    Molti anni fa all’Università di Roma (che allora era alla Sapienza) uno dei pochi professori non Massoni era NICOLA FESTA, grecista di fama mondiale, tuttavia modestissimo e ferventissimo cattolico praticante senza rispetto umano.

    Qualche volta, trattenendosi con i più fedeli discepoli cattolici, diede loro un saggio di come si sarebbe dovuta tradurre l’Imitazione di Cristo, rispettando l’intenzione dell’Autore.

    Egli [l’Autore sconosciuto dell’Imitazione ndr] difatti scrisse in un latino, se non maccheronico, alquanto però incurante dei canoni ciceroniani! Cioè non letterario, ma vivo e aderente alla novità di contenuto dell’ascetica cristiana; ebbene anche l’italiano in cui viene tradotta l’Imitazione deve essere l’italiano attuale e non indulgere a forme antiquate o a giri di frase che sono d’ostacolo alla perfetta, chiarissima comprensione del testo. Quindi vocaboli e frasi italiane moderne al cento per cento! I discepoli impararono ed eseguirono; e ne venne la traduzione che vi presentiamo.

    Questa nostra traduzione avrà certamente i suoi difetti ma fa da commento a se stessa! In quanto il pensiero è reso intellegibile anche a coloro che non hanno familiarità con i termini tecnici dell’ascetismo.

    - Gli...Esecutori materiali della Traduzione secondo i dettami del Maestro insigne –

    Roma, dicembre 1951

    LIBRO PRIMO

    AMMONIZIONI UTILI PER LA VITA SPIRITUALE

    CAPITOLO 1

    L’imitazione di Cristo e il disprezzo di tutte le vanità del mondo

    1. Chi segue me non cammina al buio (Giov.8,12), dice il Signore. Queste parole sono di Gesù e con esse ci invita ad imitare la sua vita e i suoi costumi se vogliamo davvero essere illuminati e del tutto liberi dalla cecità dello spirito. Perciò il nostro più ardente desiderio deve essere quello di approfondire la conoscenza della vita di Gesù Cristo.

    2. La sapienza di Cristo supera la sapienza di tutti i Santi; se qualcuno riesce a penetrarvi troverà davvero in essa una manna nascosta.

    Accade invece che molti per il fatto che odono spesso leggere il Vangelo, provano verso di esso una scarsa attrazione: questo perché non hanno lo spirito di Cristo. Chi al contrario vuole appieno comprendere e gustare le parole di Cristo, deve sforzarsi di modellare totalmente la sua vita sulla vita di lui.

    3. Che cosa ti giova saper dire cose sublimi intorno alla SS.ma Trinità, se poi alla SS.ma Trinità sei sgradito perché manchi di umiltà? Poiché in realtà non sono i discorsi sublimi che rendono una persona santa e giusta; solo una vita virtuosa la rende cara a Dio. Preferisco molto sentire in effetto la compunzione che saperne la definizione.

    Se tu conoscessi a fondo l’intera Bibbia e le massime di tutti i filosofi, tutto questo a che ti servirebbe se fossi privo dell’amore e della grazia di Dio?

    Vanità delle vanità e tutto è vanità (Eccl.I,2) tranne che amare e servire Dio solo.

    La più eccelsa sapienza è tendere al regno celeste mediante il disprezzo del mondo.

    4. Dunque è vanità procacciarsi beni caduchi e sperare in essi.

    Come pure è vanità la cupidigia degli onori e la conquista del potere.

    E’ vanità acconsentire alle brame della carne, giungere al possesso di quelle cose per le quali in seguito dovremo essere duramente puniti.

    E’ vanità far di tutto per avere una vita lunga e non curarsi di vivere una vita buona.

    E’ vanità interessarsi solo della vita presente e trascurare la vita futura.

    E’ vanità attaccarsi a ciò che passa con estrema rapidità; e non accorrere invece esclusivamente verso quella felicità che dura in eterno.

    5. Ricordati spesso di questa massima: l’occhio non si sazia mai di vedere e l’orecchio di udire. Cerca dunque di distogliere il tuo cuore dall’amore delle cose materiali e di volgerlo alle spirituali. Infatti coloro che vivono in balìa della loro sensualità, macchiano la loro coscienza e perdono la grazia di Dio.

    CAPITOLO 2

    L’umiltà nel giudicare se stessi

    1. Tutti per natura bramiamo l’istruzione; ma a che serve l’istruzione senza il timor di Dio? E’ certamente migliore un umile contadino che obbedisce a Dio che un superbo scienziato che scruta il cielo e intanto trascura l’anima sua.

    Chi conosce bene se stesso, si giudica di poco valore e non si illude per le lodi che riceve dalla gente. Se conoscessi tutto ciò che esiste nell’universo e non praticassi la carità, a che mi servirebbe davanti a Dio che dovrà giudicarmi secondo le mie azioni?

    2. Frena l’eccessiva smania di istruirti: perché in ciò troverai dissipazioni e delusioni. Piace agli eruditi apparire tali ed essere chiamati dotti.

    Ci sono tante nozioni che poco o nulla giovano all’anima. Ed è molto sciocco chi si applica più ad acquistare queste che quelle che giovano alla sua salvezza.

    Tante chiacchiere lasciano vuota l’anima, mentre una vita buona ristora lo spirito e una coscienza pura da’ una gran fiducia nell’accostarsi a Dio.

    3. Quanto più e meglio sai, tanto più severamente sarai su questo giudicato, se, tanto più santamente, non sarai vissuto.

    Non insuperbirti dunque per nessuna arte o scienza, ma piuttosto temi per il dono che hai ricevuto.

    Se a te pare di essere molto dotto e se hai una bella intelligenza, sappi però che sono molto di più le cose che ignori di quelle che sai.

    Non insuperbirti di ciò che sai ma preferisci ammettere la tua ignoranza. Come puoi tu preferirti a qualcuno, mentre c’è tanta gente molto più dotta e che conosce la Sacra Scrittura meglio di te?

    Se vuoi utilmente sapere e imparare qualche cosa, cerca di stare nell’ombra e di essere reputato da nulla.

    Il più sublime e più utile degli studi è questo: una sincera conoscenza e un sincero disprezzo di sé.

    Ritenere se stessi come un niente e ritenere sempre gli altri buoni e capaci, è grande sapienza e perfezione.

    E anche se tu vedessi qualcuno commettere evidentemente dei peccati o perpetrare addirittura dei delitti, nemmeno allora tu dovresti stimarti migliore di quello: non sai difatti quanto a lungo tu possa perseverare nella vita virtuosa.

    Tutti siamo fragili: e quanto a te, non devi pensare che alcuno sia più fragile di te.

    CAPITOLO 3

    L’insegnamento della verità

    1. Beato colui a cui la verità direttamente si comunica, così come essa è, e non attraverso immagini e parole mutevoli.

    Spesso la nostra opinione e i nostri sensi ci ingannano o vedono ben poco.

    A che servono quelle lunghe discussioni su fenomeni oscuri e nascosti; dal momento che al giudizio di Dio non saremo affatto rimproverati per avere ignorato queste cose? E’ una gran stupidaggine trascurare ciò che è utile e necessario per dedicarsi alla ricerca di cose curiose e dannose; così facendo abbiamo occhi e non vediamo.

    2. E perché stiamo a lambiccarci il cervello intorno ai problemi filosofici?

    Colui a cui parla il Verbo eterno è libero dall’impaccio di tante sottigliezze.

    In una parola sono comprese tutte le cose e tutte le cose esprimono una sola parola: "e questo è il principio, il quale parla a noi" (Giov.8,25)

    Nessuno può comprendere o giudicare rettamente senza di esso; colui per il quale tutte le cose sono una cosa sola e che tutte le cose riduce all’unità e tutte le cose in una sola cosa vede: questo tale può davvero essere saldo di cuore e riposare tranquillamente in Dio.

    O Dio Verità, rendimi una sola cosa con te, in una perpetua carità.

    Spesso mi sento tediato dal leggere ed udire tante cose; in te invece c’è tutto ciò che mi piace e desidero. Tacciano tutti i dotti: si ammutoliscano tutte le creature dell’universo al tuo cospetto: parlami tu solo!

    3. Quanto più uno sarà raccolto in sé e semplificato interiormente, tante più cose comprenderà senza fatica; perché riceverà dall’alto la luce della comprensione. Lo spirito puro, semplice e fermo non si dissipa in troppe faccende, perché fa tutto ad onore di Dio e cerca di astenersi da tutto ciò che è ricerca di sé.

    Nulla vi è che tanto ti ostacoli e ti molesti, quanto l’eccessivo attacco negli affetti del tuo cuore. L’uomo buono e pio, prima di agire esteriormente, pondera e dispone nel suo interno le sue azioni. Non sono le azioni che lo spingono a desideri di cattive inclinazioni ma è lui che le volge ad arbitrio di una retta ragione.

    Nessuno deve combattere più duramente che chi si sforza di vincere se stesso.

    E proprio questo dovrebbe essere la nostra occupazione: precisamente vincere se stessi e diventare ogni giorno più forti e raggiungere sempre qualche progresso in più.

    4. Ogni perfezione in questa vita ha sempre inerente qualche imperfezione; e ogni nostra luce non manca di qualche caligine.

    L’umile conoscenza di te è una via per giungere a Dio, molto più sicura che qualunque profonda ricerca di sapere. Con questo non si vuol dire che il sapere o qualsivoglia conoscenza semplicemente istruttiva, considerata in sé e stabilita da Dio, sia da condannarsi come colpevole; ma soltanto che ad essa è sempre preferibile una coscienza netta e una vita virtuosa.

    E invece purtroppo molti cercano più l’istruirsi che il vivere virtuosamente; perciò spesso sbagliano e portano poco o nessun frutto.

    5. Oh se mettessero nell’estirpare i vizi e nell’acquistare le virtù, altrettanta diligenza quanta ne mettono nell’investigare sottili problemi!

    Non ci sarebbero allora tanti mali e tanti scandali nel popolo e tanta dissoluzione nei conventi.

    Certamente, quando verrà il giorno del giudizio, non si domanderà a noi che cosa abbiamo studiato, che cosa insegnato; e nemmeno quanto eloquentemente abbiamo parlato, ma quanto religiosamente abbiamo vissuto.

    Dimmi un po’: dove sono ora tutti quei dottori e professori che hai ben conosciuto quando erano vivi, come eccellenti nella scienza?

    Ecco che ormai altri hanno preso il loro posto e non so se nemmeno si ricordano di loro. Mentre vivevano sembravano tanto importanti, ed ora non si parla più di loro.

    6. Oh come passa presto la gloria del mondo! E, magari la loro vita fosse stata in armonia con la loro scienza! Allora avrebbero fatto bene a studiare e insegnare!

    Quanti si perdono per conseguire la vacua scienza del mondo poco curandosi di servire Dio!

    E proprio perché hanno preferito essere molto onorati che essere umili, essi svaniscono nelle loro elucubrazioni scientifiche.

    E’ veramente grande solo chi possiede la carità.

    E’ veramente grande chi è piccolo ai propri occhi e non stima affatto le alte cariche.

    E’ veramente saggio chi stima tutte le cose terrene come lordure, mirando solo a impadronirsi di Cristo.

    Ed è veramente dotto colui che fa la volontà di Dio e non la propria.

    CAPITOLO 4

    La prudenza nel modo di agire

    1. Non si deve seguire ogni parola, ogni impulso; ma ogni decisione, deve essere ponderata con cautela e coraggio davanti a Dio.

    Che tristezza! Siamo così miserabili che, spesso crediamo e parliamo più facilmente del male che del bene del nostro prossimo.

    Invece gli uomini virtuosi non credono tanto facilmente a quanto viene narrato dal primo venuto; conoscono difatti la debolezza umana, incline al male e pronta alla maldicenza.

    2. E’ grande saggezza non essere precipitosi nell’agire e non stare ostinatamente attaccati al proprio parere.

    Altro carattere della saggezza è il non essere creduli alle parole di chiunque e il non propalare subito a tutti ciò che si è udito o creduto.

    Prendi consiglio da chi è saggio e coscienzioso; e preferisci ricevere insegnamenti da chi è migliore di te che attuare tutto ciò che ti salta in testa.

    Una vita virtuosa rende gli uomini saggi secondo Dio ed esperti in molte cose.

    Quanto più una persona sarà umile ai propri occhi e sottomessa a Dio, tanto più sarà saggia e imparziale in tutto.

    CAPITOLO 5

    La lettura della Sacra Scrittura

    1. Nelle Sacre Scritture si deve ricercare la verità, non la bellezza letteraria.

    Ogni scrittura sacra deve esser letta con quello spirito con cui è stata composta.

    Quindi nelle Sacre Scritture dobbiamo cercare di trovare un giovamento per noi, piuttosto che la bellezza delle frasi.

    Dobbiamo leggere (con lo stesso rispetto) tanto i libri semplici e devoti quanto i sublimi e profondi. Non devi trovare un ostacolo all’autorità dello scrittore nel fatto che egli sia da annoverare fra i grandi o i piccoli letterari: devi essere attirato a leggere solo dall’amore alla pura verità.

    Non domandarti chi sia colui che ha detto la tal cosa, ma considera che cosa ha detto.

    2. Gli uomini passano ma la verità di Dio permane in eterno (Salmo 116).

    Iddio ci parla in tanti modi diversi, senza far distinzione di persona.

    Spesso la nostra inopportuna curiosità ci è di ostacolo alla proficua lettura della Sacra Scrittura, perché pretendiamo ragionare e discutere là, dove si dovrebbe passar via leggendo con semplicità.

    Se vuoi trarre profitto, leggi umilmente, semplicemente e fedelmente; e non voler invece trovare un’esibizione di erudizione.

    Interroga volentieri e ascolta in silenzio le parole dei Santi; e non ti annoino gli esempi degli anziani, perché non sono riferiti senza giusta causa.

    CAPITOLO 6

    Gli affetti impulsivi non controllati

    1. Ogni volta che uno brama qualche cosa smoderatamente, subito diventa malcontento nel suo intimo.

    L’ambizioso e il cùpido non hanno mai pace; mentre invece i sobrii e umili di cuore sono addirittura immersi nella pace.

    L’uomo che non è ancora perfettamente distaccato da se stesso è tentato e vinto facilmente anche in cose piccole e senza valore.

    Chi poi è ancora fiacco di spirito e, per così involto nella materia e avido di cose mondane, difficilmente riesce a staccarsi completamente dalle inclinazioni sensuali.

    2. Perciò è molto amareggiato quando ne viene privato; facilmente si irrita se qualcheduno lo contrasta; quando, poi, ha ottenuto ciò che bramava, subito si sente aggravato dal rimprovero della coscienza, perché capisce di aver accontentato il suo capriccio: così questo non gli reca affatto quella soddisfazione che egli sperava.

    La vera pace del cuore si ottiene combattendo contro le passioni e non, assoggettandosi ad esse.

    Non vi è affatto pace nel cuore dell’uomo sensuale, avido di gioie materiali; ma solo chi è fervoroso e spirituale.

    CAPITOLO 7

    Bisogna fuggire l’ambizione e la superbia

    1. Chi pone la sua fiducia negli uomini o nelle cose create si fonda, sul vuoto.

    Non ti deve dispiacere di servire i tuoi simili per amore di Gesù Cristo e di vivere poveramente quaggiù.

    Non ti appoggiare sulle tue forze, ma pianta saldamente le basi della tua speranza in Dio. Fa tutto quello che puoi e Dio ti assisterà nei tuoi buoni propositi.

    Non mettere la tua fiducia nel tuo sapere o nell’avvedutezza altrui: ma solo nella grazia di Dio che soccorre gli umili e schiaccia i presuntuosi.

    2. Non insuperbirti delle ricchezza, se ne hai, e nemmeno di amicizie potenti; ma affidati in Dio che dà tutto e vuole dare soprattutto se stesso.

    Non ti inorgoglire per la robustezza e la bellezza del tuo corpo, perché basta una piccola malattia per estenuarlo e deturparlo.

    Non sentire una sciocca compiacenza per la tua capacità o il tuo ingegno, se non vuoi diventare sgradito a Dio, da cui soltanto ti viene tutto ciò che ha di buono la natura.

    3. Non stimarti migliore degli altri, perché non ti accada di esser giudicato peggiore di essi da Dio che, solo, sa cosa vi è nell’uomo.

    Non insuperbirti delle tue buone azioni; poiché i giudizi di Dio sono diversi dai giudizi degli uomini; a Dio spesso dispiace ciò che piace agli uomini.

    Se ci sarà qualche cosa di buono in te, subito pensa che, negli altri, ci sarà di meglio; così conserverai l’umiltà. Non ti farà alcun danno il metterti sotto

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