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Corso completo di sopravvivenza: Semper vivum
Corso completo di sopravvivenza: Semper vivum
Corso completo di sopravvivenza: Semper vivum
E-book329 pagine2 ore

Corso completo di sopravvivenza: Semper vivum

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Info su questo ebook

Un manuale frutto di osservazioni e sperimentazioni sul campo, fatte durante i corsi della Scuola nazionale di sopravvivenza, basato quindi sulle esperienze personali, sportive e di sopravvivenza dell’autore, degli istruttori e degli allievi di Avventura Team.
Una guida che non intende dare risposte a quesiti universali, né fornire fredde nozioni su qualsiasi argomento, come in un’enciclopedia della sopravvivenza, ma palpita di vita vera, racconta di situazioni di emergenza estrema realmente accadute, di fatti successi all’autore e al suo gruppo e delle reazioni che la preparazione o l’impreparazione hanno prodotto nei diversi contesti.
Se volete imparare a scegliere alimenti energetici per la sopravvivenza, a costruire un riparo, a sfamarvi con le piante che crescono nel territorio italiano, ad accendere un fuoco, a dissetarvi, a guadare un fiume, a realizzare i nodi più idonei a ogni situazione, a costruire attrezzi indispensabili, a conoscere i tipi diversi di coltelli, a fornire primo soccorso, a orientarvi, a usare carte topografiche o un GPS, questo libro fa per voi! Il consiglio è di non fermarsi alla sola lettura, ma di integrarla con esercitazioni e prove sul campo, mettendo in gioco le proprie capacità e il proprio allenamento.
LinguaItaliano
Data di uscita2 mar 2018
ISBN9788827228135
Corso completo di sopravvivenza: Semper vivum
Autore

Giuseppe Scafaro

Laureato in giurisprudenza all’Università di Siena, è istruttore di sopravvivenza, interprete naturalistico specializzato nella realizzazione di aree attrezzate e percorsi per disabili nelle aree verdi, allenatore di kick boxing e operatore di ingegneria naturalistica. Dal 2005 è responsabile di Boscovecchio-Centro di Antropologia sperimentale ed educazione ambientale ed è presidente di Avventura Team.

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    Anteprima del libro

    Corso completo di sopravvivenza - Giuseppe Scafaro

    Premessa

    Foto 1 - L’autore al bivacco

    Questo manuale è stato scritto in quattro anni di osservazioni e sperimentazioni durante i corsi della Scuola Nazionale e basandoci sulle esperienze personali, sportive, lavorative e di sopravvivenza. Tutto quello che leggerete è stato vissuto dall’autore, dagli istruttori e dagli allievi di Avventura Team.

    Non abbiamo inteso dare risposte a quesiti universali, né scritto un cumulo di nozioni che costituiscano una sorta di enciclopedia della sopravvivenza. Un libro simile non esisterà mai, poiché quello che può accadere in situazioni di emergenza estrema è soggetto a innumerevoli variabili, che aumentano o diminuiscono con la risposta che darà la singola persona. Per questo motivo ci siamo limitati a parlarvi di ciò che è capitato a noi e delle reazioni che la nostra preparazione, o impreparazione, ha dato alla situazione.

    Consigliamo di non fermarsi alla sola lettura, ma di integrarla con esercitazioni e prove sul campo, mettendo in gioco le proprie capacità e il proprio allenamento. Ma soprattutto consigliamo di leggere e studiare i manuali specifici relativi alle attività nel tempo libero e agli sport estremi.

    Se mai vi troverete in una situazione che può mettere in pericolo la vostra vita o quella delle persone a cui tenete, saranno la preparazione e il vostro allenamento gli unici alleati.

    Foto 2 Davide in un passaggio difficile

    Foto 3 L’autore fa sicurezza in un guado

    NOTA

    Non potremo mai dirvi che cosa fare quando la vostra vita sarà in pericolo poiché non è possibile ipotizzare tutte le situazioni nelle quali vi caccerete; l’intento di questo manuale è di rendervi pronti e più reattivi, ma sarà l’esperienza e l’allenamento che vi aiuteranno ad adottare le strategie più utili alla situazione.

    Il ringraziamento va a tutti gli istruttori e allievi istruttori che con i loro consigli, derivati dall’esperienza sul campo, contribuiscono alla crescita della Scuola Nazionale AICS istruttori di sopravvivenza – Avventura Team.

    Giuseppe Scafaro

    Cose di sopravvivenza

    Foto 4 - In parete sotto la pioggia

    La prima esperienza di sopravvivenza l’ho vissuta all’età di 18 anni e ci finii dentro per la ragione banale che dovevo dimostrare ai miei compagni di campeggio che non avevo paura. Come capitava da almeno 10 anni, stavamo trascorrendo la vacanza estiva a Sapri, da sempre senza genitori e in campeggio, arrangiandoci con pochi soldi e senza le comodità che, per noi, sarebbero arrivate molti anni dopo.

    Una mattina trovammo il mare molto agitato a causa del cattivo tempo della notte: le onde arrivavano sulla spiaggia con scoppi assordanti; in giornate come questa avremmo fatto il bagno giocando con le onde come fanno tutti i ragazzi: quella mattina però decidemmo di andarci a tuffare dagli scogli. Il posto da noi frequentato aveva una sola spiaggia che si presentava come una grotta alta 5 m e profonda una decina; per potervi accedere bisognava entrare in acqua da uno scoglio liscio che digradava in mare e poi nuotare per una ventina di metri costeggiando gli scogli. Con il mare calmo era un bel gioco arrivare fino alla spiaggia e comportarci da naufraghi, ma ora le onde erano così alte che sembrava impossibile l’accesso alla spiaggia, a tal punto da non riuscire a vedere, e lo scoglio affiorava ogni tanto dopo una serie di onde.

    Ci sedemmo in alto su una roccia asciutta e contemplammo il mare pensando di non poterci tuffare; poi, osservando la serie di onde, capimmo che avevano un ritmo ciclico e calcolammo che ogni sette onde trascorreva circa un minuto in cui il mare era più calmo con ondine di risacca. Decidemmo che il gioco di quella mattina sarebbe stato saltare dallo scoglio nell’intervallo di calma, nuotare il più lontano possibile per non essere scagliati contro le rocce e poi raggiungere la spiaggia dove ci saremmo riuniti; per il ritorno avremmo contato le onde e nell’intervallo avremmo raggiunto lo scoglio.

    Ci preparammo e alla settima onda diedi il via e mi tuffai; mi girai per controllare gli altri e scoprii che la paura li aveva incollati allo scoglio; ebbi un momento di esitazione e gridai: Forza tuffatevi, avanti!, poi nuotai per guadagnare il tempo perduto e arrivai alla spiaggia quasi senza fiato; mi trascinai nel fondo della grotta per mettermi al sicuro e indispettito mi girai, convinto che qualcuno mi avesse seguito. Non c’era nessuno e un’onda enorme si stava caricando in lontananza, spaventosa, ora che la guardavo dal basso. Calcolai che ce ne sarebbero state sette e tutte di quella grandezza prima di potermi di nuovo buttare in acqua per nuotare verso lo scoglio. Ebbi paura e pensai che mi ero messo davvero in una brutta situazione. Mi aumentò il battito cardiaco, sentivo di avere le pupille dilatate. Mi resi conto che la mia attenzione era massima: con uno sguardo riuscivo ad avere il controllo di tutto quello che mi stava intorno. È questione di allenamento e abitudine. Sono consapevole di avere la capacità di restare calmo in situazioni nelle quali molti altri perdono il controllo.

    Cercai una via di scampo. La grotta finiva dopo 10 m con rocce appuntite e il soffitto in fondo si abbassava come un sacco; sassolini e conchiglie graffiavano i piedi; entrare in acqua era impossibile perché tra un’onda e l’altra la risacca era talmente forte da trascinarmi verso l’onda successiva che mi avrebbe sollevato e sbattuto contro gli scogli.

    Mi voltai giusto il tempo di notare una nicchia a 2 m da terra, sulla destra della grotta, grande abbastanza da contenermi rannicchiato; la prima onda era pericolosamente vicina e mi sembrava talmente alta da riempire lo spazio della grotta. Ero ormai convinto che mi avrebbe trascinato via dopo avermi sbattuto sul fondo. Mi arrampicai freneticamente graffiandomi le mani e il petto, in tempo per sentire il boato dell’onda che entrava nella grotta. Puntai i piedi, schiacciai la schiena contro il muro fatto di spilli di roccia e raccolsi la testa tra le mani affondandola tra le ginocchia. Il rumore durò un’eternità e la forza dell’acqua cercò di trascinarmi via sbattendomi addosso sassi e conchiglie. La situazione terrorizzante si ripeté per altre sei volte e infine, sfruttando la forza della risacca, nuotai verso la salvezza come un forsennato per arrivare allo scoglio e, usando la forza dell’onda, risalii verso la strada; la prima onda del nuovo ciclo s’infrangeva già sugli scogli dietro di me e imprecai contro i miei compagni.

    Energia

    L’allenamento alla fatica psicofisica può fare la differenza tra il sopravvivere e il morire

    Il nostro corpo è un formidabile distruttore di energia prodotta dai vari organi attraverso l’assimilazione degli alimenti ingeriti.

    È molto importante, quindi, conoscere la qualità e la quantità dei cibi necessari al nostro organismo, in base all’attività particolare che ci apprestiamo a compiere e al tipo di vita che conduciamo. Sembra scontato che una persona di 40 anni, molto sportiva e attiva, non debba mangiare le stesse cose che mangia un quindicenne obeso o un quarantenne che conduce una vita sedentaria.

    Se avete tra le mani questo manuale vuol dire che siete persone curiose di conoscere aspetti della vita particolare che svolgono gli istruttori di sopravvivenza, come si allenano, che cosa mangiano e quali ambienti frequentano. Ed è plausibile pensare che siate già persone che hanno una vita attiva o che per questo vi accingiate ad affrontare un viaggio in terre lontane. Per tutti questi motivi ci aspettiamo che conosciate i meccanismi di assimilazione degli alimenti, la differenza tra vitamine e proteine e il tipo e la quantità di cibo che servono alle vostre vite. Queste conoscenze, estremizzando, vi serviranno se in una situazione di sopravvivenza dovrete scegliere che mangiare tra le poche cose che avrete a disposizione.

    Stabilire, ad esempio, se mettere una trappola e, forse, catturare un piccolo mammifero o raccogliere i tarassachi che ci sono a portata di mano per mangiarne foglie e radici, in maniera da avere una riserva di carboidrati.

    Il corpo umano perde continuamente calore ed energia attraverso la pelle, quando si muove, quando lavora. Se non vuole consumare se stesso, come avviene nei casi di digiuno forzato – quello che, ad esempio, potrebbe accadere in una situazione di sopravvivenza – deve continuamente assumere qualcosa per rifarsi del calore e dell’energia persa vivendo e lavorando.

    Se abbiamo a disposizione cibo e bevande non è un problema reintegrare l’energia, ma se siamo naufragati su uno scoglio o se siamo precipitati su un ghiacciaio dobbiamo saper scegliere di cosa accontentarsi e diventa vitale non sprecare ulteriori energie per cercare un alimento che ci toglie la sensazione di vuoto allo stomaco, ma è pressoché inutile al no-stro organismo per ristabilire le energie perdute.

    Tenete conto delle elementari nozioni che seguono per impostare la vostra vita normale e per essere pronti nell’eventualità di dover vivere periodi di emergenza estrema, come potrebbe essere una situazione di sopravvivenza.

    Regolatevi su queste nozioni e, probabilmente, vivrete una vita più serena, graduando all’occorrenza l’assunzione di alimenti e bevande proprio in funzione dell’effettivo consumo di energia.

    Un uomo adulto che svolge un lavoro normale, non estenuante, consuma nelle 24 ore 2500/3000 calorie

    Lo stesso uomo a riposo ne consuma 1800

    Un bambino consuma 100 calorie per ogni chilo di peso

    Tenete bene in considerazione questi dati se siete responsabili di un gruppo di persone e della gestione delle emergenze.

    Per aiutarvi ulteriormente, parleremo brevemente delle proprietà delle categorie dei principali alimenti, in particolare cereali, carni, pesce, grassi, uova, latte, legumi e frutta.

    Cereali (riso, avena, orzo, mais ecc.): alimento adatto a persone che svolgono attività muscolari perché costituiti in gran parte da amidi e zuccheri che vengono utilizzati durante il lavoro dei muscoli.

    Carne: i grassi e le proteine contenuti in grande quantità la rendono più difficilmente digeribile di altri alimenti. La divisione in carni rosse e carni bianche ci serve solo a capire che le rosse sono molto più ricche di albumine e ferro.

    Le carni bianche (vitello, agnello, pollami), essendo più povere di proteine e di grassi e contenendo una maggiore quantità di acqua, possono risultare più digeribili delle carni rosse.

    Importante sapere che in situazioni di sopravvivenza, quando può non esservi tempo e modo di avere il fuoco, mangiare carne cruda può essere un vantaggio in quanto è più digeribile e più nutriente avendo però l’accortezza di prepararla alcune ore prima, battendola con il coltello e se è possibile aggiungendo limone o melissa (melissa officinalis).

    Pesce: alimento di grande importanza nella nostra alimentazione per l’estrema digeribilità, per il suo sapore, per il ricco contenuto di zolfo, calcio, ferro, magnesio, rame, zinco, iodio. In sopravvivenza può essere più facile procurarsi da mangiare con la pesca che mettendo trappole o andando a caccia. È molto semplice conservarlo, se ne abbiamo in abbondanza e se siamo costretti a spostare il campo: basta coprirlo con il sale o affumicarlo, preparando un graticcio con rami di salice o di altri arbusti flessibili e verdi, e convogliandovi sotto il fumo del nostro fuoco.

    Grassi: sono di origine animale o vegetale; il grasso è un alimento indispensabile per il nostro organismo e la sua importanza varia in rapporto al lavoro che svolgiamo e al clima nel quale lo svolgiamo. Con il freddo aumenta la necessità di assunzione di grassi. Fra i grassi, il burro risulta essere il più proteico e il più digeribile. Grasso vegetale è per eccellenza l’olio d’oliva, alimento quasi miracoloso; da ragazzo ho conosciuto un uomo vecchissimo che tutte le mattine assumeva due cucchiai di olio extravergine di oliva (allora era una cosa da ricchi) sostenendo che era un rimedio contro la morte.

    Uova: in allenamento ci è capitato molte volte di andare in cerca di uova di uccelli in genere, ma in particolare di gallina, fagiani, anatre ecc.

    Alimento digeribilissimo sia crudo che cotto; contiene fosforo, calcio, ferro.

    Latte: è l’unico alimento completo, che ha cioè in sé tutte le sostanze indispensabili alla vita organica. Contiene grassi, albumina, lattosio (zucchero del latte), carboidrati.

    Legumi: fagioli, lenticchie, ceci, fave, piselli contengono mediamente il 20% di proteine, il 2% di grassi, vitamine, sali e acqua.

    Frutta: alimento nel quale abbondano zuccheri e vitamine, oltre a fibra e acqua. In natura possiamo reperire frutta in tutte le stagioni e a quasi tutte le latitudini. Impariamo quindi a riconoscere quali sono i frutti sicuramente commestibili per non avere dubbi quando saremo in emergenza.

    In una situazione di pericolo si attivano nell’organismo meccanismi anticipatori per preparare il corpo a sostenere lo stress imminente. Il livello di adrenalina nel flusso sanguigno sale, imponendo al cuore di contrarsi con più forza aumentando, a ogni battito, la quantità di sangue pompato.

    Modifichiamo anche la respirazione, che diventa più profonda e accelera leggermente.

    Se cerchiamo di sfuggire, correndo, da una situazione di stress causata dalla paura o da un pericolo o dalla solitudine, che ci procura paura, vi sarà un incremento della frequenza e della profondità del respiro. Il battito cardiaco aumenta, trasportando più sangue e, di conseguenza, l’emoglobina¹ rilascia più ossigeno in risposta alla maggiore richiesta. Se corriamo, i muscoli rilasciano un notevole volume di calore e la pelle avvampa poiché il sangue viene trasportato verso la superficie esterna del corpo per essere raffreddato. Ciò dura poco, anche se abbiamo un buon allenamento alla corsa: esaurite le energie residue, l’acido lattico² si accumula nei muscoli e l’organismo giunge allo sfinimento non avendo più ossigeno e sostanze nutrienti.

    Se invece ci allontaneremo da una situazione di pericolo bilanciando le forze tra velocità e resistenza, si riuscirà a coprire distanze più lunghe mantenendosi più vigili e attenti.

    Il meccanismo che consente a qualsiasi essere vivente di attivare le contrazioni muscolari è dato da una molecola detta ATP, l’adenosintrifosfato. È il patrimonio energetico della cellula, il carburante biologico sia dei batteri che dei mammiferi o dei pesci. È composto da una testa di adenosina³ e da una coda formata da tre fosfati, uniti da legami chimici con forte carica energetica. La separazione dei fosfati rilascia l’energia immagazzinata nei legami chimici, che è disponibile, solo per la metà, per le contrazioni muscolari; il resto viene trasformato in calore spiegando così perché quando si corre ci si scalda tanto. Quando uno dei fosfati dell’ATP viene rimosso, si forma l’ADP, l’adenosindifosfato⁴.

    L’ATP immagazzinato nei muscoli è sufficiente per

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