Alchimisti della nuova generazione: Evolvere nella gioia
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Anteprima del libro
Alchimisti della nuova generazione - Andrea Zurlini
l’Uno.
PREFAZIONE
Un giorno bisognerà liberare il mondo da quella logora e miseranda rete d’intellettività ingarantibile con cui l’annaspante cervello umano l’ha avvolto. (Sentenza Oracolare n. 186 de Gli Infiniti di L. Ostuni)
Ricorderò sempre l’eco che ebbero in me queste parole pronunciate da uno dei miei più cari maestri e amici, Lorenzo Ostuni. Le ascoltai proferire dalle sue labbra, la prima volta, in una giornata calda di maggio del 2009 a Roma. Ero nel suo museo dove sono presenti ancora tutte le sue incantevoli e inenarrabili opere d’arte: specchi incisi con la punta di diamante recanti angeli, segni zodiacali, chakra, déi, figure mitologiche. E poi quadri, sculture, disegni, simboli divinatori, pietre, cristalli, minerali preziosi e rari, artefatti magici, oggetti appartenenti a personaggi famosi e misteriosi del passato.
Pervaso dalla magia e dal mistero di un uomo immenso e umilissimo che mi apprestavo ad incontrare in privato per la prima volta, sentivo recitare da lui stesso rivolto a me, la mia sentenza oracolare ottenuta dai calcoli sul mio numero cabalistico.
Tale sentenza mi induceva, già dalle prime battute, a pensare di avere una missione molto particolare. Lorenzo teneva nelle sue mani un grande raccoglitore che conteneva più di 2000 testi oracolari (scritti e canalizzati da lui stesso) e questa era solo una piccola parte dell’immensa opera che stavamo insieme consultando, chiamata Gli Infiniti.
Ci trovavamo precisamente alla pagina 186, che appunto recitava la frase oracolare esposta all’inizio di questa presentazione ed essa rappresentava il mio numero cabalistico. Egli affermava che il procedimento con cui potevamo accedere al sistema simbolico degli Infiniti era di tipo cabalistico. In effetti, il numero 186 era il risultato di un lungo calcolo numerico che Lorenzo mi aveva fatto, trasformando il mio nome e cognome in numeri, ricavandone una somma e aggiungendo poi la mia data di nascita (già espressa in numeri) a tale somma. Questo numero era una chiave
della mia essenza.
Ero emozionato e non volevo perdere niente della nostra conversazione. Per non dimenticare scelsi di registrare l’audio del nostro incontro sul mio telefono cellulare. Lorenzo ancora non mi conosceva intimamente ma parlava al mio cuore con la voce di un amico, un fratello maggiore, un padre e un nonno che ti conosce da sempre. Mi sentivo fortunato a fruire di tale opportunità, e per uno studente universitario di Lettere e Filosofia, quale ero a quel tempo, era come essere nel viaggio di un viaggio.
Ero di fronte a un grande uomo, a una straordinaria parte di me che ancora non conoscevo, ero d’innanzi ad un’altissima idea di me stesso da cui non desideravo altro che apprendere il più possibile. E infatti moltissimo appresi da lui nei tempi che si susseguirono. Da quando fui a conoscenza della sentenza oracolare del mio numero cabalistico, mi sentii finalmente restituito a me stesso. Ero al mio posto ed ero felice di esserci.
Se per anni avevo semplicemente e intuitivamente sentito dentro di me di avere un compito
e una missione
nei confronti del mondo e dell’umanità, adesso ne avevo la misteriosa conferma. E quello fu il primo di una serie infinita di passi che ancora oggi mi conducono a cercare e farmi strumento di preziosi messaggi da comunicare a tutti quanti.
Io sono soltanto uno strumento. Sono come una piccola matita, ma è Dio che scrive. È qualcosa che m’induce continuamente a pensare che io possa servire a qualcosa di più grande. E quando qualcuno sente di avere un dono, farebbe meglio a pensare di donarlo anche agli altri.
INTRODUZIONE
Questo libro è un flusso di consapevolezza cosciente calibrato intenzionalmente su alcune frequenze vibrazionali maggiori. È un eco proveniente dal cuore che segue un percorso di melodia superiore. Il fatto di essere diviso da titoli è solo e unicamente legato a un’esigenza di lettura e sistemizzazione del pensiero ai fini della comprensione. Cercate di pensare a questo libro non come un’esposizione teorica e speculativa di alcuni concetti legati all’evoluzione e la crescita, ma come una composizione musicale.
Questo libro è una sinfonia creata appositamente per innalzare lo stato vibratorio energetico del nostro essere. Tutto è energia. Ogni cosa vibra su certe frequenze ed emette una consonanza utile e necessaria a manifestare se stessa nell’universo.
Ho usato appositamente in tutto il testo, in maniera frequente, termini come: gioia, serenità, pace, armonia, bellezza, saggezza, dolcezza, felicità, condivisione, libertà, amore, unione, consapevolezza, coscienza, essenza, vita, estasi, beatitudine, risveglio, tenerezza, gentilezza, apertura, cuore, meraviglia, fratellanza, fede, fiducia, speranza e molti altri, con un intento ben preciso.
Questi non sono soltanto termini ma vere e proprie note musicali che possiamo suonare ogni volta che le pronunciamo, le pensiamo, le sentiamo, le leggiamo o le immaginiamo. Queste vibrazioni permeano il libro ed hanno l’obiettivo di infondere un messaggio su piani vibratori differenti del nostro apparato psicofisico. Il lettore potrà provare sulla propria pelle la sensazione di un benessere inspiegabile che proviene dal cuore ogni volta che si affaccia alla lettura di questo libro. Ogni parola, paragrafo e capitolo sono stati soggetti a un infusione di amore e una volontà di risveglio. Il testo è costituito similmente a un palazzo di più piani.
Il primo piano è sicuramente concettuale, dove le tante nozioni esposte dovranno essere innanzitutto capite a livello mentale e in secondo momento emozionale. Tale comprensione permetterà, in seguito, di avere la totale certezza e fede che vivere di felicità e fiducia è possibile e non bisogna lasciarsi tirare giù da chi dice che è una finzione e un’utopia.
A tal proposito desidero ringraziare apertamente il caro scrittore, amico e insegnante Salvatore Brizzi per tutto il suo lavoro di divulgazione dei concetti legati all’alchimia e il lavoro su di sé che per anni sono rimasti celati all’interno di scuole esoteriche o strette cerchie di persone. Salvatore Brizzi, attraverso le sue opere letterarie pubblicate a partire dal 2006 e grazie a tutti i seminari, incontri e conferenze organizzati in giro per l’Italia, ha saputo diffondere ed effondere, in questi anni così delicati, un messaggio importante: il lavoro di risveglio della coscienza è un’opera di trasmutazione alchemica che ognuno può compiere all’interno di se stesso
. Si può prendere per mano la propria vita partendo da se stessi, così come siamo, senza nessuna pretesa di dover essere qualcos’altro. Questo libro non è figlio di un dio minore e ha l’aspirazione a diventare un richiamo dell’anima.
Si può evolvere nella gioia è un messaggio soprattutto per il cuore di ognuno. Serve dapprima a rassicurarlo e poi a persuaderlo che la strada del dolore non è l’unica via di evoluzione e crescita. Queste infusioni di consapevolezza e alte vibrazioni hanno lo scopo di condurre per mano ogni lettore intenzionato a voler vivere felicemente ogni aspetto della vita, compresa la sofferenza, e crescere ed evolvere in ogni contesto.
È un messaggio diametralmente opposto a chi grida a gran voce che amare e vivere vuol dire soffrire. L’amore è uno stato dell’essere che ingloba in sé e trasforma la sofferenza in gioia. Non può esserci dolore e paura se c’è amore. Quando invece queste sensazioni di separazione e timore si accompagnano all’amore, ciò indica che esso è vissuto da un piano mentale, ma non scaturisce dalla vera apertura del cuore.
È bene precisare che piangere, commuoversi ed emozionarsi sono momenti di straordinaria bellezza. Anche il nostro dolore può essere un intenso momento di connessione e forte empatia con la vita. Il problema si presenta quando questi stati d’animo diventano opprimenti e continui. Quando la sofferenza diventa lamento e autocommiserazione…
Si può evolvere nella gioia vuol dire che possiamo scegliere. E questo vuol dire libertà. E non esiste più grande libertà che essere se stessi senza fingere. Togliersi ogni maschera sociale e relazionale e sentirsi caratterialmente nudi. Non dover rendere conto a nessuno ed evitare di dare qualsiasi spiegazione. La più grande libertà è anche la più grande potenza.
Questo testo serve a ricordare ad ognuno che il proprio potere risiede nella libertà di scelta che abbiamo di vivere conformemente alla nostra vera natura, smettendo finalmente di lottare con la vita e con gli altri. E dal momento che siamo eccellenti nell’arte di dimenticare le lezioni della vita e gli orizzonti lucenti compresi tempo indietro, è bene rileggere questo libro, o parti di esso, ogni volta che l’anima ne avverte il bisogno.
PARTE PRIMA
UNA NUOVA VISIONE
I maestri hanno sempre indicato che esistono fondamentalmente due modi di percorrere il sentiero spirituale: la via della volontà e la via della sottomissione. Volontà vuol dire acquisire padronanza di sé attraverso grande disciplina e coraggio. Sottomissione vuol dire lasciare che le correnti cosmiche fluiscano trasportandoci dove vogliono, accettare e permettere alle cose di essere così come sono.
La prima via richiede molto autocontrollo, mentre la seconda richiede grande fiducia.
Il ricercatore della volontà, che è arrivato al limite estremo delle proprie possibilità di disciplina, è costretto infine alla sottomissione. Un giorno dovrà imparare a dire: sia fatta la Tua volontà
.
Pertanto possiamo dire che le vie sembrano due, ma esse confluiscono in una soltanto.
TUTTE LE STRADE CONDUCONO ALLA CIMA DELLA MONTAGNA SACRA
Ogni strada non è che una fra un milione di strade. Pertanto devi sempre tener presente che una strada è soltanto una strada e non c’è nessun affronto, a se stessi o agli altri, nell’abbandonarla, se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare… esamina ogni strada con accuratezza e ponderazione. Provala tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda: questa strada ha un cuore? È l’unico interrogativo che conti davvero. Se lo ha, la strada è buona. Se non lo ha, non serve a niente.
Carlos Castaneda
Ci sono strade immensamente diverse tra loro. Alcune di esse seguono percorsi veramente strani. Alcune strade riportano sempre in basso e assomigliano a un labirinto finché non si opera un improvviso cambio di rotta. Altre conducono a un grande burrone dove si può scegliere di gettarsi nel vuoto o tornare indietro sui propri passi.
Esistono strade maestre. Strade già percorse da tanti altri che se seguite conducono certamente verso la cima. Strade preferenziali, scorciatoie, strade finte, strade rotte. C’è una varietà infinita di percorsi. Eppure tutti con una meta simile.
In cima alla montagna ci siamo noi. Ci sono io, ci sei tu, c’è ognuno di noi nella sua vera identità. In cima c’è l’amore. In cima c’è una gioia al cui pensiero si scuotono memorie ancestrali nel nostro profondo. Una gioia e una felicità che in qualche tempo, in qualche momento, in qualche luogo abbiamo provato tutti. Un’estasi. Un’età dell’oro che ci sospinge continuamente a ricercare la strada del ritorno a casa. Dante Alighieri arrivò in cima e fu il paradiso ad attenderlo…
Viene da dire che noi siamo bravi a perderci tra gli infiniti percorsi della montagna sacra o tra le selve oscure
della nostra vita.
Ovviamente non sto parlando di una montagna qualsiasi, mi riferisco al sentiero della nostra vita. Sto parlando del cammino di ognuno nel corso dell’eternità. Tutti i percorsi di crescita spirituale hanno l’obiettivo di condurre lentamente l’allievo in uno stato di coscienza superiore in cui sente aprire il proprio cuore e provare gioia e amore senza condizioni. E noi tutti abbiamo sempre chiamato queste possibilità con il nome di: illuminazione, nirvana, estasi, beatitudine…
Li vediamo come mete
o risultati
da raggiungere, talvolta lontani o addirittura irrealizzabili e impensabili. Fermiamoci un attimo. E se la gioia, la serenità, la fiducia, la pazienza, la felicità, l’amore, la condivisione, la pace mentale, la creatività, la bellezza, la saggezza e la consapevolezza non facessero parte in realtà dell’illuminazione o del nirvana?
E se noi fossimo già in possesso di questi stati d’animo senza riuscire a gestirli e poterli riprodurre secondo la nostra volontà? E se ci fossimo auto-convinti di essere destinati a soffrire nella continua ricerca della felicità? E se avessimo dimenticato totalmente come ritornare a essere noi stessi e ritrovare l’unità di anima e ragione?
Proviamo a immaginare la sorpresa di scalare tutta la vita la montagna sacra con il desiderio ardente di trovare finalmente una felicità duratura e una gioia appagante e, arrivati in cima, trovare nient’altro che noi stessi, così come siamo.
In Alchimia c’è un detto: «Il David¹ di Michelangelo è già contenuto nel blocco di marmo grezzo. Esso non si può vedere finché l’artista non comincia a lavorare. Deve togliere, sgrossare, raffinare finché il David non si manifesti in tutto il suo splendore».
I maestri zen, i sadhu² e tutti i mistici della filosofia orientale ci hanno sempre suggerito un messaggio fondamentale, ovvero che la nostra vera identità non può manifestarsi fintantoché rimane coperta da veli e veli di illusione. Prendiamo per esempio una lampada accesa in una stanza, iniziamo a coprirla di veli, uno sopra l’altro, fino ad arrivare a una copertura tale che la stanza torni ad essere buia. La luce non si è spenta, la luce c’è sempre, ma non riesce a manifestarsi. Ad un occhio poco attento, in effetti, essa sembra essere spenta.
Noi nasciamo con una luce manifesta e visibile a tutti, ma sin da piccoli questa luce viene sempre di più ricoperta da strutture e sovrastrutture comportamentali, traumi e delusioni, educazione e condizionamento. Arriviamo a un punto, talvolta già adulti, in cui non rimane neanche più il ricordo di quella luce, e allora nel migliore e più auspicabile dei casi iniziamo a sentire una mancanza di qualcosa che non sappiamo definire.