Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il Cavaliere di St. Louis
Il Cavaliere di St. Louis
Il Cavaliere di St. Louis
E-book187 pagine2 ore

Il Cavaliere di St. Louis

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

"E cosa facciamo con il terzo battitore?" chieste Mays al proprio manager. "Il terzo battitore è Stan Musial" gli rispose Durocher "non c'è niente che possiamo fare contro di lui".
LinguaItaliano
Data di uscita29 dic 2015
ISBN9788891197740
Il Cavaliere di St. Louis

Correlato a Il Cavaliere di St. Louis

Ebook correlati

Articoli correlati

Recensioni su Il Cavaliere di St. Louis

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il Cavaliere di St. Louis - Manuel Mazzoni

    DELL'AUTORE

    1. La casa dei campioni

    Una piccola chiazza di cemento nascosta nell'estremo ovest della Pennsylvania. E' questo il palcoscenico della nostra storia. Un palcoscenico piccolo e al limite dell'anonimato, capace però di rivelarci storie e personaggi sorprendenti.

    Donora, questo il nome del nostro proscenio, è un piccolissimo agglomerato di case adagiato lungo le sponde del fiume Monongahela, un paesino abitato da meno di 5000 anime. E come tutti i piccoli pianeti dell'universo traggono dalla propria stella l'energia ed il calore necessari alla propria sopravvivenza, così Donora negli anni è cresciuta e si è sviluppata seguendo le orme del proprio sole, Pittsburgh, distante appena 20 miglia.

    Per anni, nei primi decenni del secolo scorso, Donora è stata un raccoglitore di sogni e speranze. Sogni di riscatto di chi, in cerca di fortuna, abbandonava la propria famiglia imbarcandosi per un lungo viaggio verso la terra delle opportunità. Speranza, per chi arrivava in questo piccolo lembo di terra, di trovare nella fiorente industria siderurgica di Pittsburgh il grimaldello per scardinare la gabbia di povertà che lo aveva spinto a partire.

    Donora ha vissuto proprio grazie ad un enorme flusso migratorio la sua massima espansione tra gli anni '20 e gli anni '40, raggiungendo anche picchi di popolazione di oltre 14.000 abitanti. Quella che possiamo trovare oggi, con le sue scuole, il suo parco e la sua vita che scorre tranquilla, altro non è che un minuscolo residuo del caotico formichiere di varia umanità di un tempo. Ma proprio in queste strade, in questi parchi, in queste scuole, si possono trovare le tracce di quel passato. E si ritrovano così le orme dei tantissimi giovani di talento che da Donora sono partiti per diventare idoli, attraverso lo sport, adorati in ogni angolo degli Stati Uniti d'America. Giovani che sono valsi a questo piccolo paese nascosto nell'estremo ovest della Pennsylvania il soprannome di 'Casa dei campioni'.

    Se il lettore che sta scorrendo queste pagine è un appassionato di sport americani, basteranno 3 nomi per fargli capire quanto talento si possa nascondere tra le tavole di legno consumate dal tempo di un palcoscenico di periferia: Arnold Galiffa, quarterback nella NFL e nella lega canadese di Football; Ken Griffey, esterno nella celeberrima 'Big Red Machine' dei Cincinnati Reds, campione MLB nel 1975 e nel 1976, ed il figlio, Ken Griffey jr., giocatore in MLB per 21 anni, per 13 volte selezionato nella squadra all-star e vincitore di un premio come MVP dell'American League nel 1997. Uno che a Seattle, dalla parte opposta degli Stati Uniti rispetto a Donora, hanno amato talmente tanto da proporre con una petizione di intitolargli la via che costeggia lo stadio.

    Ancora oggi questi ragazzi, che hanno lasciato la Pennsylvania per andare a trovare il successo in varie parti del nord America ormai molti anni fa, vengono ricordati e trovano posto col proprio nome nell'odierna Donora. Dove con la nostra macchina potremmo ad esempio imboccare la Galiffa Drive, la strada che costeggia il fiume, per arrivare dopo poche centinaia di metri ad un parco, il Ken Griffey Park.

    Ma c'è un quarto nome, che è poi quello che più ci interessa, che non troverete all'ingresso di un parco o di una scuola di Donora, o magari su un cartello che indica il nome di una strada. Perché per questo personaggio è stato riservato un posto d'onore sulla porta d'accesso alla città. A questo uomo è stato intitolato, nel novembre del 2011, uno dei 2 ponti che attraversano il Monongahela e portano dentro la città. Per far capire a chiunque arrivi da queste parti che quella è stata e sempre sarà la casa di uno dei più grandi giocatori di baseball di ogni epoca: Stan Musial.

    Musial, come tanti dei suoi concittadini nati negli anni '20, ha vissuto e portato dentro di se l'intera storia di Donora, essendo figlio di uno degli innumerevoli immigrati arrivati in Pennsylvania dall'est europeo in cerca di un lavoro e di un futuro. Suo padre, Lukasz Musial, partì dal villaggio polacco di Mojstava (la traduzione del nome del villaggio è incerta, secondo fonti più recenti, potrebbe trattarsi di Myslow, nella regione della Galicia, tra Polonia ed Ucraina), per imbarcarsi ad Amburgo sulla nave President Grant il 24 gennaio del 1910. Dopo sei giorni di navigazione¹, la nave attraccò ad Ellis Island, New York, ed immediatamente Lukasz si diresse verso una zona industriale con in mente probabilmente l'idea di trovare un lavoro da operaio e tornare successivamente in patria con qualche risparmio.

    Consigliato da un cugino, forse quello stesso Aggie che era suo vicino di casa nel 1920, il giovane Musial si stabilì quindi a Donora. Nei primi 10 anni in città sperimentò diversi lavori: dal facchino in un albergo, al lavoro come operaio per la American Steel and Wire Company (che rappresentava per Donora quello che la Ford ha rappresentato per Detroit).

    E fu proprio a Donora che Lukasz conobbe, poco tempo dopo il suo arrivo, la ragazza che avrebbe amato per tutta la propria esistenza: Mary Lancos.

    Figlia di un minatore cecoslovacco emigrato in America, Mary era nata a New York e viveva a Donora insieme alla sua numerosa famiglia (erano in dieci contando fratelli e sorelle). Con tutti questi figli, ovviamente, i soldi in casa Lancos non bastavano mai e Mary si prodigava come poteva per aiutare i genitori: a otto anni iniziò a lavorare come domestica presso una famiglia locale, ma durante l'adolescenza venne impiegata anche come operaia nella fabbrica di Zinco di Donora.

    Mary e Lukasz si conobbero ad un ballo. Lui, nonostante vivesse a Donora già da qualche tempo, non parlava ancora una singola parola di inglese e fu quindi lei, che aveva imparato abbastanza polacco dalle ragazze che lavoravano con lei in fabbrica, ad avvicinarsi e a parlare per prima. La scintilla fu immediata e da quel momento i due non si lasciarono più. Si sposarono il 14 aprile del 1913 in una chiesa di Donora. Lukasz aveva 23 anni, Mary appena 16. E se anche l'amore non conosce età, la legge impone regole diverse. Per questo sui documenti matrimoniali Mary appare come ventunenne².

    I due sposi si stabilirono in una casa costruita dieci anni prima su Marelda Avenue, ed è qui che vennero alla luce tutti i 6 figli della coppia. Prima, tra il 1913 ed il 1919, nacquero 4 femmine: Ida, Victoria, Helen e Rose.

    Poi, il 21 novembre 1920, arrivò Stanislaw, il primo figlio maschio, seguito due anni dopo dal fratello Ed.

    L'infanzia di Stanislaw Franciszek, questo il nome di battesimo di Musial, non fu delle più semplici. Lo stipendio di un operaio non era certo principesco e con 6 figli da mantenere le rinunce erano all'ordine del giorno. La grande depressione che colpì gli Stati Uniti a cavallo tra gli anni '20 e '30 ridusse ulteriormente le già limitate disponibilità della famiglia.

    Il padre di Stan, che all'epoca lavorava in una fabbrica di cavi d'acciaio, non guadagnava più di 4 dollari al giorno, e per aiutare la famiglia a tirare avanti sia la madre che le 4 sorelle arrotondavano lavorando come domestiche.

    Anche Stan cercava di dare una mano come poteva e durante gli anni del liceo iniziò a lavorare nel turno serale ad una pompa di benzina. Ma, per quanto questa descrizione possa già rendere l'idea delle difficoltà economiche in cui una famiglia si trovava costretta a vivere in quegli anni, la realtà è ancora peggiore di quella che ci arriva dai racconti dello stesso Musial.

    Stando ai dati ufficiali, infatti, con la crisi del 1929 la Pennsylvania vide sparire oltre 5000 stabilimenti, mentre 270.000 persone persero il proprio posto di lavoro. Solo a New York la crisi produsse numeri peggiori di questi. Donora non fu ovviamente risparmiata e risentì pesantemente della depressione: nel marzo del 1932 soltanto 277 persone (su una popolazione totale di 13.900) avevano ancora un lavoro fisso.

    Nonostante le enormi difficoltà economiche, Musial ebbe però la fortuna di non dover mai rinunciare alla propria istruzione. Grazie anche ai grandi sacrifici dei genitori, i quali non volevano che i propri figli finissero a lavorare in qualche miniera o sfruttati come operai non specializzati in fabbrica, Stan e Ed Musial poterono proseguire gli studi nelle scuole di Donora.

    Scuole pubbliche come la Castner Elementary School, frequentate dai Musial perché la chiesa di St. Mary, dove i figli erano stati battezzati, non disponeva di una scuola parrocchiale. E fu proprio nell'ambito scolastico che il nome di Stanislaw venne 'americanizzato' in Stanley Frank Musial, il nome con cui poi questo giovane ragazzo sarebbe passato alla storia.

    Nei pomeriggi passati a Donora Stan iniziò a sviluppare una grandissima passione per gli sport, scoprendo anche di avere discrete abilità. Nonostante i ripetuti viaggi settimanali alla sede della Alleanza Nazionale Polacca³ insieme al padre, Stan mostrava poco interesse per le attività più caratteristiche della Polonia e si avvicinava sempre di più a quelle discipline che attiravano i giovani americani. In special modo le sue attenzioni si concentravano su baseball e basket.

    Considerato il passatempo nazionale, negli Stati Uniti il baseball è uno sport giocato, a livelli diversi, praticamente da tutti, uomini e donne, di qualunque età. E' uno sport che si può giocare in famiglia, e molto spesso i più piccoli iniziano a conoscerlo proprio grazie ai familiari. Grazie al padre che regala un guantone al figlio e gli insegna a lanciare nel giardino dietro casa, oppure grazie alle partitelle improvvisate nel parco la domenica mattina prima di un pranzo con tutti i parenti. E' stato così anche per Stan Musial, che ha mosso i suoi primi passi come giocatore di baseball palleggiando in giardino con il fratello Ed⁴.

    Il capofamiglia Lukasz non apprezzava però questo sport. Più che come un passatempo, il padre di Musial vedeva il baseball alla stregua di una perdita di tempo. Un tempo che veniva in questo modo sottratto inutilmente allo studio. Diametralmente opposto era l'atteggiamento della madre che, pur sommersa dai diversi lavori che affrontava per aiutare le magre finanze familiari, cercava quando possibile di giocare con i figli in giardino e di coltivare la loro passione.

    Ben altra considerazione aveva, agli occhi severi di Lukasz, il gioco del basket. Non fatevi però ingannare dalle apparenze: il padre di Musial non apprezzava il basket solo in qualità di attività sportiva. Fosse stato per quello, anche la pallacanestro sarebbe stata una perdita di tempo.

    Lukasz era però consapevole che se Stan fosse diventato un eccellente giocatore di basket avrebbe potuto ottenere una borsa di studio per il college, sollevando da un impegno economico estremamente gravoso la famiglia.

    Sull'istruzione universitaria di Stan, Lukasz e Mary non avevano dubbi e viaggiavano sullo stesso binario: il loro primo figlio maschio avrebbe frequentato una università americana, dove avrebbe imparato qualcosa che lo avrebbe portato oltre il lavoro in fabbrica. Tutte le loro sofferenze, i loro sacrifici di poveri immigrati, sarebbero stati ripagati se Stan fosse riuscito ad entrare in un college.

    Il basket era una delle vie privilegiate per riuscirci e non era certo un sentiero impraticabile: Stan era infatti un ottimo giocatore di basket, uno dei più forti di tutta la Donora High School.

    All'età di 17 anni guidò la squadra della scuola ad una stagione perfetta, fatta di sole vittorie, e la sua importanza era tale per quella squadra che, quando venne colpito da una polmonite nel corso della stagione, il coach della squadra Jim Russel lo ospitò per oltre un mese in casa sua, dove la moglie poté curarlo con tutta calma.

    Baseball, basket e... non poteva certo mancare il football. Il giovane Stan Musial si dilettava anche calciando e passando il pallone ovale. Ma in questo caso Lukasz Musial non fece sconti. Come può un ragazzo buttare tutto questo tempo per giocare a questi sport? Come può avere anche il tempo di studiare? ripeteva spesso alla moglie. Non rendendosi conto che, come accade ancora oggi, quella del football sarebbe stata una strada ancora più sicura per il college rispetto al basket. Erano infatti tantissime le scuole disposte ad offrire borse di studio a chi sapeva maneggiare con abilità la palla da football.

    Bandito senza possibilità di appello questo terzo svago sportivo, con il passare del tempo il baseball aveva invece raggiunto lo status di sport tollerato dal capofamiglia Musial. Forse anche grazie all'opera, e alla presenza nel quartiere, di un certo Joe Barbao.

    Stan rispettava sempre gli ordini del padre, studiava sodo e si impegnava ogni giorno pur non essendo quello che si definisce uno studente modello. Ma quando quel vicino di casa, che era stato anni prima un lanciatore semi-professionista, andava da lui per palleggiare o per portarlo al campo dove giocava la squadra che lui stesso allenava, i libri sparivano e Stan entrava nel suo mondo dei sogni. Fin dal primo momento in cui lo aveva scoperto, Musial aveva adorato questo sport. Amava sentire la pallina nella propria mano o l'odore di quel vecchio guantone che teneva al sicuro dentro il proprio armadio.

    Joe Barbao lo portava spesso al Palmer Park, il campo del quartiere dove giocavano i Donora Zincs, squadra che prendeva ispirazione per il proprio nome dalla fabbrica di zinco della città. Durante le partite Stan aveva il ruolo di bat boy, il ragazzo che riporta in panchina le mazze appena usate dai battitori.

    Erano i suoi primi passi all'interno di una vera squadra di baseball ed era felice di poterli vivere in quel modo, imparando da giocatori adulti e da quel vicino che era stato in fin dei conti il suo vero mentore.

    Nell'agosto del 1935, quando Musial non aveva ancora compiuto 15 anni, Joe Barbao decise che era arrivato il momento di farlo scendere per la prima volta in campo nel ruolo più difficile e carico di responsabilità: quello del lanciatore.

    Non si conosce la motivazione che spinse il manager degli Zincs a far salire sul monte il proprio bat boy, c'è chi crede all'intuizione che ti arriva in un secondo e chi invece sostiene che la squadra fosse semplicemente rimasta a corto di giocatori.

    In ogni caso, la decisione presa da Barbao in quella calda domenica estiva lanciò definitivamente le aspirazioni del giovane Stan.

    L'esordio

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1