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Hillary Rodham Clinton: Le mie confessioni: La vita e le idee della prima candidata donna alla Casa Bianca per le Presidenziali del 2016
Hillary Rodham Clinton: Le mie confessioni: La vita e le idee della prima candidata donna alla Casa Bianca per le Presidenziali del 2016
Hillary Rodham Clinton: Le mie confessioni: La vita e le idee della prima candidata donna alla Casa Bianca per le Presidenziali del 2016
E-book324 pagine5 ore

Hillary Rodham Clinton: Le mie confessioni: La vita e le idee della prima candidata donna alla Casa Bianca per le Presidenziali del 2016

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Il lato privato della prima donna candidata alla Casa Bianca

Chi è precisamente Hillary Clinton? Da quando ha annunciato la sua candidatura alla Casa Bianca, nel mese di Aprile 2015, e dunque potrebbe molto probabilmente diventare la prima donna che sia mai stata eletta presidente degli Stati Uniti d’America, la domanda è quanto mai rilevante. La Clinton chiede aiuto alla sua psichiatra per riuscire ad affrontare l’ultimo tradimento del marito. La Dottoressa Darcy Dale la incoraggia ad aprirsi e a raccontare il suo passato. Le sessantanove sedute qui romanzate, sulla base però di una scrupolosa ricerca dell’autrice, riveleranno molti aspetti della vita della ex First Lady, Senatrice degli Stati Uniti ed ex Segretario di Stato. Il libro offre uno sguardo attento e scrupoloso su Hillary tanto da risultare più interessante di una mera biografia o autobiografia, perché l’autrice è incredibilmente abile nel ritrarla e nel rendercela umana. La Clinton nel corso dei colloqui mostra i suoi veri sentimenti e piange, raccontando che nella sua vita ha avuto molti momenti difficili che l’hanno fatta soffrire. Hillary si rivela essere però anche una donna divertente, un po’ sarcastica, e molto intelligente.

L'AUTORE: Alma H. Bond, classe 1922, si laurea in psicologia a Philadelfia PA, e consegue il phd alla Columbia University di New York. Lavora trentasette anni a Manhattan nel suo studio psicoanalitico, ritirandosi solo per scrivere a tempo pieno. Lasciata New York per vivere alcuni anni a Miami in Florida, oggi risiede a Carlisle PA. Nonostante l’età, continua a nuotare tre volte a settimana, a correre due e a scrivere quotidianamente. Autrice di 22 libri, dopo aver scavato, tra le altre, nelle vite di Jackie Kennedy, Maria Callas e Michelle Obama, sta progettando il prossimo libro: "Barbara Streisand on the Couch".
LinguaItaliano
Data di uscita13 gen 2016
ISBN9788899301262
Hillary Rodham Clinton: Le mie confessioni: La vita e le idee della prima candidata donna alla Casa Bianca per le Presidenziali del 2016

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    Anteprima del libro

    Hillary Rodham Clinton - Alma Bond

    Autrice

    Nota dell’Editore

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    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in una qualunque forma o con mezzi elettronici, inclusi la memorizzazione delle informazioni e i metodi di reperimento, senza il consenso scritto dell’Editore, fatta eccezione per un recensore, che può citarne dei passaggi in un articolo.

    Sebbene dei fatti reali rappresentino il nucleo di Hillary Clinton: On the Couch, questo libro è un’opera di narrativa, e non è da considerarsi necessariamente una rappresentazione completa o storicamente accurata della vita della ex First lady, nonostante il notevole impegno in tal senso. L’opera attinge ad alcuni aspetti ben noti della storia della signora Clinton (vedi la bibliografia alla fine del libro), così pure alle speculazioni sul suo conto apparse nei media. Il testo ruota attorno allo studio e alle impressioni dell’autrice. La grande ammirazione che la Dottoressa Bond nutre per la signora Clinton l’ha spinta a scrivere questo libro, e non è mai stata in nessun momento la psicanalista della signora Clinton.

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    Note introduttive

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    Sono la Dottoressa Darcy Dale, psicoanalista e scrittrice, forse avrai già sentito parlare di me e della mia serie On the couch, le cui protagoniste finora sono state Marilyn Monroe e Jackie Kennedy Onassis.

    Qualche tempo fa decisi di concedermi una lunga pausa solo in parte sabbatica dal mio intento di scrivere un libro su Hillary, era da un bel po’ che desideravo farlo. Dovevo però trovare una sistemazione a Washington, per essere così più vicina al centro della scena. Affittai dunque un appartamento, salutai i miei amici e incominciai a fare le valigie.

    Perché volevo scrivere su Hillary Clinton? Perché ero per davvero stufa di scavare nelle riflessioni delle grandi celebrità che amano soltanto guardarsi l’ombelico. Hillary sarebbe stata diversa, pensavo, un soggetto difficile se non impossibile sul quale lavorare. Era infatti ben nota per l’ossessione con cui proteggeva la sua privacy e quella delle persone a lei vicine e care. Ma non sono mai stata una che si tira indietro davanti a una sfida.

    Hillary Clinton non era il solito personaggio nevrotico o psicotico di cui spesso mi capitava di scrivere, ma una persona comune proprio come me e te, se si eccettua il fatto che è un eminente leader politico nel Paese più importante al mondo. Pensavo sarebbe stato stimolante provare a scoprire come avesse fatto questa donna altrimenti normale, apparentemente la tipica ragazza della porta accanto, a diventare una delle persone più importanti che siano mai esistite.

    Leggo qualsiasi cosa mi capiti su donne fuori dal comune ed eccezionali, perché sono alla continua ricerca di soggetti creativi su cui scrivere, sia in riviste professionali, sia nei miei libri. È per questo motivo che incominciai ad interessarmi a Hillary Clinton quando fece la sua apparizione sulla scena politica in occasione della campagna elettorale in favore del marito Bill, che allora propose la sua candidatura alla carica di Governatore dell’Arkansas, e sin da allora ho seguito con attenzione la sua carriera nei giornali, nelle riviste, nei libri e in altri media. Conoscere più fatti possibili sul suo conto senza dubbio mi ha aiutata a comprenderla.

    Quello che vi mostrerò sono i resoconti delle sessioni private avute con Hillary Clinton. Alla fine di ogni giornata, dettavo le parti salienti delle nostre sedute che meglio ricordavo. A volte la dettatura era lunga, a volte era breve. Questi resoconti non contengono affatto tutto ciò che ci siamo dette durante le sedute della durata canonica di cinquanta minuti, o ciò che allora pensavo, ma sono solo un sunto delle cose che ritenevo fossero più importanti.

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    Parte Prima – L’incontro

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    19 agosto 2013

    Poco prima di partire per Washington, Rivka, quella furbetta della mia segretaria, si presentò nel mio studio di Manhattan con un’espressione eccitata e riesco sempre a indovinare dalla sua espressione se il nuovo paziente in attesa mi interesserà o meno. Non avevo mai visto Rivka così emozionata come in quel momento neanche quando tanti anni addietro fece accomodare Marilyn Monroe nel mio studio. Mi chiesi, chi mai sarà più eccitante di Marilyn Monroe?

    Non ti dico chi ti sta aspettando, disse. Voglio che sia una sorpresa. Vedrai, resterai stupita!

    Credo che lo scoprirò molto presto, dissi con non curanza, non volendo dare a Rivka la soddisfazione di notare che in effetti era riuscita a destare la mia curiosità.

    Entrai nella sala d’attesa, gettai uno sguardo all’unica persona seduta, e restai quasi senza fiato. Lì seduta c’era Hillary Clinton.

    Che coincidenza! Pensai. Ma d’altra parte è stato Jung a dire che non c’è nulla come le coincidenze. E che forse le possibilità che intravediamo in esse è in effetti quanto vogliamo che ci capiti. (Che dolce destino!)

    Piangeva in silenzio nel suo fazzoletto. Quando mi vide, cercò di nascondere le lacrime facendo finta di soffiarsi il naso. Le concessi un po’ di tempo per riaversi così da recuperare in pieno il suo contegno. Fui sorpresa perché la trovai molto graziosa, un’immagine di gran lunga migliore di quella delle fotografie. Osservandola da vicino in un ambiente così intimo, potei notare che aveva una buona corporatura, dei deliziosi denti bianchi, e una bella pelle. I capelli biondi le cadevano sulle spalle leggermente ricurvi.

    Avevo letto da qualche parte che era alta 1 metro e 62, pesava 52 chili, e lavorava assiduamente per tenersi in forma. 52? Avrei detto più di 58. Una piccola bugia, mi chiesi, o magari è più magra di quello che appare? Perché il suo aspetto è stato spesso aspramente criticato sin da quando apparve con un archetto di velluto su 60 minuti nel 1992. Fui sorpresa di notare che indossava un completo sofisticato, anche se casual – una giacca blu scuro con bottoni dorati della stessa forma degli orecchini. Sotto la giacca, portava un cashmere celeste a dolce vita che si abbinava alla perfezione coi suoi occhi azzurri da bambina. Appresi più tardi che erano così azzurri perché portava delle lenti a contatto colorate. Dal suo aspetto, la si sarebbe potuta scambiare per una ricca newyorkese che fa le compere da Bergdorf.

    Signora Clinton, dissi, avvicinandomi a lei, sono felice di conoscerla di persona. Ma mi spiace di vederla così sconvolta.

    Si alzò immediatamente e mi tese la mano. Come mi aspettavo la sua stretta era decisa e rigorosa.

    Perdoni le lacrime, disse, ma se avesse appena scoperto che suo marito la sta di nuovo tradendo, immagino che ora anche lei starebbe piangendo, disse guardandomi con ferocia negli occhi.

    Ho scoperto che ha un’amante a Chappaqua, che è dove abbiamo casa a New York. E a peggiorare la situazione, mi sento così stanca. Dopo aver lavorato strenuamente come Segretario di Stato, pensavo che alla fine avrei trovato almeno un minuto per riposare e recuperare! "Di sicuro anch’io avrei pianto, risposi in modo compassionevole.

    Ma andiamo nel mio ufficio così potrai parlarmi di lei. Immagino che sappia già tutto di me dai media, disse. Io e i media abbiamo una interpretazione molto diversa dei cosiddetti fatti", risposi.

    Sorrise e approvò, Forse andremo d’accordo.

    Entrammo nella mia stanza. Hillary non si guardò attorno ma si sedette sulla sedia in diagonale rispetto alla mia scrivania e si scrutò le nocche. Solo più tardi scoprii che nessun aspetto dello studio o del suo arredo erano sfuggiti al suo sguardo.

    Bene, da dove incomincio, Dottore? Dalla nuova scappatella? Non subito, Hillary. Posso chiamarti Hillary? Forse fu un’imprudenza rivolgermi all’ex First lady chiamandola per nome, ma dato che era mia abitudine parlare così ai pazienti, decisi che anche per lei non avrei fatto accezione. Dal canto suo, annuì, come se non aspettasse altro. Incominciamo da dove la tua vita ha inizio, dal principio.

    È necessario? Sono venuta qui per i problemi con mio marito, e sono una donna occupata, non ho tempo da perdere.

    Credimi, ne sono ben coscia. Ma per conoscere un problema, bisogna comprendere la sua origine, il posto che occupa nella tua vita, e perché sta succedendo adesso. Devo saperne di più su di te prima di poterti aiutare a superare le difficoltà che hai portato qui. Sono anche molto interessata al fatto che ti senti stanca dopo l’incarico di Segretario di Stato. Mi sedetti e aspettai.

    Hillary rimase in silenzio per qualche lungo istante, a quanto pare occupata in una lotta interiore. Mi sentiti triste per questa donna famosa che trovava tanto difficile parlare di sentimenti importanti.

    Parlami di te, dissi infine. Non deve essere qualcosa di consequenziale, semplicemente qualsiasi cosa ti viene in mente.

    Esitò. "Non mi riesce facile. Trovo difficile parlare di me.

    Ogniqualvolta durante un’intervista mi rivolgono domande personali, divento un blocco di ghiaccio. Quando devo concedere interviste, trovo molto più facile parlare di argomenti come la povertà in Birmania, il maltrattamento dei bambini, o i pregiudizi contro le donne. Addirittura non è che pensi molto ai miei sentimenti. E poi non sono abituata a piangere davanti alle persone, specialmente quelle che non conosco," disse.

    Mi immaginai a bussare a una porta chiusa con serrature molto complicate senza ricevere nessuna risposta. Pensai: sarà una donna meravigliosa, ma il tipo di carattere la rende una paziente difficile. Ricordo di aver letto da qualche parte che il giornale della sua scuola superiore la battezzò Sorella frigorifero. Capisco cosa intendevano. Le persone che nascondono sempre i loro sentimenti sono spesso impossibili da conoscere. Forse non si può guarire e non dovrei neppure provare a curarla. Me se decidessi di provarci, non riuscirei a perdonarmi di non essere stata capace di aiutare una persona così importante per la psicanalisi. Tuttavia, se me lo consentirà, tenterò per il suo bene, per il mio, e forse persino per il bene del mondo intero. Non è importante scrivere la sua biografia, sarebbe molto più utile e a lei e al nostro Paese se riuscissi ad aiutarla a vivere meglio.

    Meditai sulle possibili cause della sua impenetrabile armatura psicologica e ipotizzai che durante e dopo la sua infanzia avesse vissuto delle esperienze dolorose che non sopportava di ricordare, così le proiettava nel mondo esterno. Quando tratta di problemi commuoventi a un livello puramente intellettuale, non è Hillary che soffre, ma tutte le donne e i bambini maltrattati di questo mondo. Hillary vive nella sua testa non nel suo cuore e difende quello che può essere definito uno spazio di riservatezza della sua sfera interiore.

    Hillary, infine, ruppe il silenzio. Gettò indietro la testa e disse, Io non do peso ai sentimenti frivoli. A dire il vero, lo trovo penoso.

    Il mio cuore affondò, ritengo infatti sia molto più penoso respingere i nostri sentimenti. E data quell’attitudine apparentemente immodificabile conclusi che Hillary Clinton era ben lungi dall’essere la paziente ideale per la psicanalisi.

    Proviamo, dissi, con un senso di impotenza. Ti aiuterò a gestire quei sentimenti che ti fanno soffrire.

    Le lacrime tornarono a rigarle il volto. Girò la testa e si affrettò ad asciugarsele con il dorso della mano. Non sono sicura di sentirmela. Oh, Hillary, dissi, dalle cose che ho letto e visto su di te, so quanto sei coraggiosa e schietta. Sei passata per la peggior specie di scandali, sei stata maltrattata dai media come nessun’altra First lady, e sei ancora viva, e piuttosto bene vedo. So che puoi vincere anche questa sfida.

    All’improvviso si alzò. Si dice in giro che starai a Washington per un anno. Presumo che vedrai dei pazienti una volta giunta lì. Annuii ma non le dissi che non avevo intenzione di portare avanti una pratica a tempo pieno durante il mio soggiorno a Washington, sebbene avrei fatto certamente una eccezione per lei. Adesso voglio andar via, continuò, Devo riflettere ancora un po’ se ho intenzione di proseguire.

    Fui scioccata dalla sua decisione fulminea. Per favore chiama la mia segretaria se vuoi prendere un altro appuntamento. Sarò qui ancora un’altra settimana, e una volta partita sarà Rivka a ricevere i messaggi. S’incamminò frettolosamente alla porta e con mio stupore, si fermò, si voltò, e sorrise. Pensai, chissà forse dopo averci pensato ritornerà. Dopo che se ne fu andata, riflettei su quanto avevo appreso dai media sulla personalità di Hillary Clinton, sul suo comportamento alle volte sconcertante, e fino a che punto potesse essere rapportato a ciò che avevo visto nel corso della breve seduta introduttiva. La maggior parte di ciò che avevo appena notato in lei confermava le cose che avevo letto, sebbene devo ammettere che la trovai più attraente di come la maggior parte dei media l’avesse ritratta. Sapevo che era intelligente, e da qualche parte avevo letto che aveva così tante energie da logorare perfino i membri più giovani del suo staff. (Ora che ci penso, anch’io ero molto stanca e l’avevo vista solo per una breve seduta!).

    Stando a quel che si diceva, le sue doti organizzative e di leadership erano insuperate, molto ambiziosa, sia da un punto di vista politico che professionale, e certo molto più di quanto fosse disposta ad ammettere. Come avevo già notato, quando decideva di esserlo, era eccezionalmente carismatica. Era considerata una donna molto religiosa e dedita alla famiglia. Ero stata tante volte impressionata dall’amore che aveva manifestato al marito e alla figlia, al meno questo è quanto si può carpire dai video e dalle fotografie. Suppongo che l’amore per la sua famiglia fosse il sentimento più forte nel quale non avrebbe esitato a riconoscersi. Per quanto riguarda il suo lato oscuro, era risaputo, al meno via mass-media, che era impaziente e soggetta a frequenti scatti d’ira, che è apprensiva, spesso avvinta dalla sua stessa ansietà, che è vittima di un marito incorreggibilmente donnaiolo e che nel ruolo di quella che porta i pantaloni, ha spesso superato alcuni steccati morali riuscendo a guadagnare un gran bel po’ di denaro. Seppure tanta gente le vuole bene, non si può affatto dire la stessa cosa in tutte le commissioni nelle quali ha lavorato.

    Tutto sommato, pensai, è una donna molto interessante, sebbene lo stesso Freud, avrebbe sicuramente incontrato delle difficoltà nel curarla!

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    Parte Seconda – La famiglia e l’adolescenza

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    21 agosto 2013

    Infatti, tornò dopo soli due giorni.

    Entrò nel mio studio e mi salutò con un altro dolce sorriso. Non c’è da meravigliarsi se piace agli elettori, pensai. Non so com’è in privato ma di sicuro sa essere incantevole e simpatica quando vuole. Buon giorno, Dottore, disse. Come vedi, ho deciso di provarci, almeno per un po’. Ma non sorprenderti se abbandonerò subito. Anche se ho frequentato un po’ di lezioni di psicologia a Wellesley, Sigmund Freud non è uno dei miei eroi. Cosa non ti piace di lui?

    Tutta quella roba sull’invidia del pene è una stronzata, disse con una voce che ostentava sicurezza. Non ho mai desiderato un pene. Se ne avessi uno, cosa me ne potrei mai fare? Tu credi a tutta quella merda? Se sì, beh forse sono nel posto sbagliato.

    Sorrisi. Gli studi sulle donne hanno fatto molta strada dai tempi di Freud.

    Beh, è un sollievo! Forse alla fin fine la psicanalisi funzionerà con me, ma devi dimostrarmelo prima che ti dia una medaglia d’oro. Bene, cosa vuoi sapere di me, Dottore?

    Qualsiasi cosa di cui mi vuoi parlare.

    Vedo che sei di grande aiuto! restò in silenzio per un momento, e poi disse, Suppongo debba incominciare con la mia nascita. Sono nata all’inizio del Baby Boom. Il 26 ottobre del 1947, due anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Si fermò e poi disse, No, preferirei parlarti di mio padre, Hugh Rodham, probabilmente la persona più importante della mia vita. Sei d’accordo, Dottore? Certamente, risposi. Parla pure di chiunque o di qualsiasi cosa vuoi. Non potei esimermi dal formulare una nuova ipotesi: nella sua vita il padre è stato persino più importante di sé stessa, il che dice molto della sua persona.

    Le sue spalle si abbassarono, ma il volto non tradiva emozioni. Aspettai pazientemente prima che si riprendesse. Un autentico sentimento l’aveva invasa e, sospettai, che già se ne rammaricava.

    Ripiegò su questioni pratiche. Suo padre, incominciò, era Hugh Rodham, il figlio di un immigrato gallese. Ciò che mi disse di lui, lo raccontò con un tono che mi sconvolse. Mi descrisse un uomo scontroso e bisbetico che tiranneggiava i figli con un sarcasmo sdegnoso e implacabile, affetto da una imbarazzante tirchieria, e che costringeva i bambini a guardarlo costantemente umiliare e maltrattare la madre. Disse che picchiava i suoi figli, ma non disse se avesse mai picchiato anche lei. Lo stava proteggendo? mi chiesi, o era semplicemente la favorita che non fu mai toccata?

    Stando al suo racconto, egli fu, qualunque siano stati i suoi punti di forza – e sono certa che ne ha avuti tanti – un padre orrendo. Era un uomo che incuteva timore ed era così avvilente che trovo incredibile come Hillary ne sia uscita tanto bene fino a diventare la donna che è. Come sia riuscita ad essere la persona che tutti conoscono con un padre così violento e meschino va molto al di là della mia comprensione. Giunti a questa prima tappa del nostro viaggio sospetto da chi abbia preso e forse bisogna ringraziare in realtà la madre.

    Passai molto tempo a cercare di allietare mio padre, proseguì Hillary. Raramente ci riuscivo. Un tipico esempio riguarda i miei voti a scuola. Sono sempre stata una studentessa modello e di solito portavo a casa una pagella con tante A. un giorno, gli portai una pagella con tutte A e una sola B. Aspettai pazientemente, pregando in silenzio per un apprezzamento. La sua risposta fu, Come mai hai preso una B? Il mese successivo gli mostrai una pagella con tutte A. La sua reazione? Devi frequentare una scuola facile!"

    Non importa quanto bene facesse Hillary, suo padre continuava ad alzare l’asticella. Che bambina frustrata doveva essere, nel tentativo disperato di compiacere un padre che rifiutava di essere compiaciuto! Posso capire perché vorrebbe essere eletta Presidente. Solo un intero Paese con tanta gente che vota per lei potrebbe mitigare forse il ricordo di non essere mai riuscita a soddisfare l’unico uomo la cui opinione per lei contava.

    Un vicino una volta disse di Hugh Rodham, Era più ruvido di una pannocchia, e burbero più che non si può. Non era un educatore, lasciava quella funzione genitoriale a sua moglie Dorothy che era più mite, della cui intelligenza e del cui talento spesso si faceva beffe. Era un uomo rozzo. Come suo padre, anche Hillary, la signora che è, può sembrare troppo diretta e brusca alle volte. Quando Dorothy minacciava di lasciare Hugh per via del suo comportamento violento verso di lei e i figli, il più delle volte il suo commento era, Sta’ attenta a non prenderti il pomello nel culo quando esci.

    Ma che modo di trattare una moglie devota! Pensai. Non starei con uomo del genere neanche per dieci minuti! A volte i bambini ridevano dei suoi commenti, disse Hillary, ma non sempre. Di sicuro dovevano essere consci della crudeltà che si celava dietro di essi, sebbene persino oggi non lo ammettano pubblicamente. A cena sproloquiava in lunghi monologhi sulla vita e non la prendeva affatto bene se veniva interrotto o criticato. Solo Hillary poteva parlare se riteneva che stesse sbagliando.

    A quanto pare a lei sola era consentito di non essere d’accordo con il padre senza temere conseguenze atroci, ma se Dorothy provava a esprimere un’opinione contrastante, era soggetta al disprezzo e al ridicolo di suo marito e veniva etichettata con Miss Saputella!

    Sebbene Hugh provocasse e insultasse sua moglie, Hillary chiarì che la coppia riuscì a impartire ai loro figli un senso della famiglia e di amore reciproco che determinò gran parte della loro vita futura. Guardando alla loro relazione in termini analitici, dovrei definirla sadomasochistica, che per quel che concerne Hugh vuol dire, tanto per citare le parole di Oscar Wilde, che Ogni uomo uccide ciò ch’egli ama. Mi immaginai che fu l’esempio della vita coniugale dei suoi genitori a dare ad Hillary la forza di sopportare l’infedeltà del marito. Comunque, nessuno è del tutto cattivo. Persino Hitler amava i suoi cani. La giustificazione adotta da Rodham per il maltrattamento della sua famiglia, spiegò Hillary, era che credeva nei i vecchi valori vigenti nella metà del secolo – che il duro lavoro, la disciplina, e l’educazione a casa, a scuola e in chiesa avrebbero trasformato il sogno di ogni ragazzo in realtà.

    A Hillary fu insegnato che era suo dovere usare la testa per avere il controllo della sua vita una volta adulta. Così, lei e gli altri figli di Rodham dovevano far bene a scuola. Il monito preferito di Hugh Rodham era, Hai guai a scuola, avrai guai a casa. Nonostante la sua sgradevolezza, la filosofia di Rodham rese dei risultai eccellenti nel caso di Hillary, e forse si può dire lo stesso dei suoi fratelli. A suo vantaggio, le insegnò che le possibilità di successo non sarebbero state limitate dal suo sesso. A questo riguardo, almeno, era avanti rispetto a suoi tempi.

    Decisi di correre un rischio e provai a stuzzicarla. Dissi, Hillary, tu mi sconcerti. Eccoti qui a raccontarmi le cose più commoventi su tuo padre, e sei ancora tutta calma. Come riesci ad essere così impassibile? Ci sono abituata, l’ho fatto tante volte, mi rispose. Ero scettica, ma pensai fosse meglio rimandare l’argomento, presumendo che ci sarebbe stato ancora del tempo. Mi colpì perché era una donna arrabbiata – non sempre, ma il più delle volte – ma che facesse il possibile per nasconderlo. Da ciò che avevo già sentito, aveva molto di cui essere arrabbiata. Ma il peggio doveva ancora venire.

    Mio padre era un sottufficiale della Marina durante la Seconda Guerra Mondiale. Addestrava le reclute seguendo il Gene Tunney Program dell’esercito statunitense, un severo ed esigente addestramento fisico basato sulle tecniche difensive della boxe. Quando mio padre tornò a casa, dovette sentire la mancanza della Marina, visto che ci trattava come se fossimo un’estensione del suo servizio. Sedeva giorno e notte sulla sua sedia con lo schienale reclinabile, abbaiandoci ordini, ridicolizzandoci, minimizzando i nostri risultati, alzando di continuo gli standard, e lavorando a quello che chiamava la costruzione del carattere". Non smisi mai di provare a compiacerlo.

    Stava mirando ad ottenere il controllo assoluto sulla sua famiglia. Se qualcuno di noi lo sfidava, esigeva perentorio che si sottomettesse ai suoi ordini. Per esempio, se qualcuno di noi dimenticava di mettere il tappo al tubo del dentifricio, lo gettava fuori dalla finestra e costringeva la canaglia a riprenderlo, anche se il terreno era coperto di ghiaccio o neve. E non gli interessava quanto fossero gelidi gli inverni di Chicago, quello spilorcio di un padre si ostinava a tenere i riscaldamenti spenti fino alla mattina.

    Rabbrividii a pensare cos’altro questa donna incantevole doveva aver passato durante la sua infanzia. Nei momenti in cui il padre sfogava la sua brutalità, è difficile credere che anche sua figlia non covasse del risentimento per lui, sebbene per quanto ne sappia nessuno l’abbia mai sentita esprimerlo in pubblico. Ma come ho detto, non avevo ancora sentito niente.

    Ero pazza per mio padre, nonostante la tirchieria e tutto il resto, e lo vedevo bello come un divo del cinema, continuò. Una volta, avevo all’incirca cinque anni ed ero follemente innamorata di lui, gli chiesi, Papà, mi sposerai? Fui scioccata perché rispose alla mia proposta con una gran sberla sul didietro. Corsi via in cucina piangendo e mia madre mi consolò con una barretta di cioccolata."

    "Che uomo orrendo!" Pensai. Ogni bambina normale è innamorata del suo papà e, come Hillary, nutre simili sentimenti verso di lui. Questo è il ben noto complesso di Edipo, o, nel caso delle ragazze, il complesso di Elettra. Quanto fu poco accorto Hugh Rodham, e quanto crudele! Non c’è da meravigliarsi se Hillary ebbe sempre problemi con i ragazzi.

    Quel comportamento fu molto stupido da parte sua, Hillary, e molto sbagliato, dissi. Tu stavi solo provando ed esprimendo ad alta voce ciò che ogni bambina sente per il suo papà.

    Gli occhi di Hillary per un po’ si rannuvolarono, ma non mostrò altre reazioni alla mia critica. Anzi, se la fece scivolare via subito.

    La pressai, La sua reazione non ti fece arrabbiare? No, rispose. Pensai di meritarmi quella sberla.

    Scossi la testa tristemente e pensai si è parlato abbastanza di questo argomento, almeno per ora.

    Alcune persone diventano più piacevoli quando invecchiano, continuò come se avesse letto i miei pensieri, ma non mio padre. Invecchiando la sua avidità si face sempre più manifesta. Aveva pochi se non nessun altro interesse oltre ad impartire ordini alla sua famiglia, e poca leggerezza di cuore, perché il suo fare minaccioso e la sua scontrosità si accrebbero.

    Secondo Hillary, tutti i maschi dei Rodham erano depressi. Non ne fui sorpresa. Il fratello più giovane del padre, Russel, era un medico che cercò d’impiccarsi nella mansarda di casa sua. Hugh lo tirò giù, salvandogli la vita. Russel in seguito lavorò come barista, e precipitò nell’alcolismo e in una depressione ancora più forte fino a che morì in un incendio causato da una sigaretta accesa. Hillary disse che ebbe una forte percezione dell’agonia del padre per la sorte del fratello, sebbene non lo avrei mai capito da quel tono piatto e dalla mancanza di mimica facciale. Nonostante i maltrattamenti alla sua famiglia, a quanto pare, lei amò sempre suo padre e si identificò nei suoi problemi. Fu una figlia migliore di quel che si meritava il genitore.

    Willard, invece, il fratello maggiore di Hugh, dopo la morte della madre trascorse tredici anni a prendersi cura del padre. Quando anche suo padre passò a miglior vita all’età di ottantasei anni, Willard fu sconvolto dal dolore, e seguì il padre nella tomba cinque anni più tardi. Hillary crede che sia morto di solitudine.

    Morti sia i genitori, sia i fratelli, Hugh cadde in una lunga fase depressiva fino

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