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Aldo Moro: Gli anni della "Sapienza" (1963-1978)
Aldo Moro: Gli anni della "Sapienza" (1963-1978)
Aldo Moro: Gli anni della "Sapienza" (1963-1978)
E-book244 pagine3 ore

Aldo Moro: Gli anni della "Sapienza" (1963-1978)

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Info su questo ebook

Aldo Moro ha insegnato nella Facoltà di Scienze Politiche della «Sapienza» di Roma dal 1963 al 1978, anno della sua tragica fine. In quel quindicennio la politica e l’università vissero anni intensi e, spesso, drammatici, segnati sul piano internazionale da gravi confitti, fermenti nuovi e tensioni laceranti, e, sul piano interno, dai problemi di una modernizzazione travagliata, complessa e diffcile, che richiedeva soluzioni politiche innovative e sollecitava un ruolo nuovo del mondo accademico di fronte alle conseguenze della scolarizzazione di massa. Aldo Moro operò con posizioni di grande responsabilità in questo contesto, fu protagonista della vita politica dal centrosinistra alla terza fase, della politica estera, del dibattito interno alla democrazia cristiana, senza che i suoi impegni politici riducessero quelli universitari. Le pagine di questo volume offrono un contributo alla conoscenza della sua complessa personalità e introducono ad una lezione valida oltre che sul piano storiografico e culturale, anche su quello della formazione della coscienza etica e civile, che fu uno degli impegni dell’azione politica di Aldo Moro e della sua attività di professore.
 
LinguaItaliano
Data di uscita13 nov 2018
ISBN9788838247576
Aldo Moro: Gli anni della "Sapienza" (1963-1978)

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    Aldo Moro - Augusto D'Angelo

    AUGUSTO D’ANGELO - MARIO TOSCANO (edd.)

    ALDO MORO

    Gli anni della «Sapienza» (1963-1978)

    ISBN: 9788838247576

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Introduzione

    I. MORO, I GIOVANI E IL DESIDERIO DI VITA SAPIENTE

    II. UN BILANCIO TRA STORIOGRAFIA E POLITICA

    1. I topoi degli anni Sessanta e Settanta

    2. Letture storiche e passioni politiche

    3. Una breve conclusione

    III. IL RINNOVAMENTO DELLA STORIOGRAFIA SU ALDO MORO DOPO IL 2008

    IV. DAL CENTROSINISTRA ALLA TERZA FASE

    1. Motivi del centrosinistra e strategia della persuasione

    2. L’impulso riformista

    3. L’ascolto e la comprensione

    4. Il rapporto con i comunisti

    5. Moro e Paolo VI

    Conclusione

    V. ALDO MORO MINISTRO DEGLI ESTERI

    1. Fortiter in re suaviter in modo

    2. Alto Adige, Europa

    3. La distensione

    4. Medio Oriente e Mediterraneo

    Conclusioni

    VI. L’IDEALISMO REALISTA DI ALDO MORO

    1. Il problema della fondazione etica delle istituzioni

    2. La fondazione etica delle istituzioni e il concetto di persona

    3. Moro e l’«utopia realistica»

    VII. LA CRISI POLITICA DEGLI ANNI SETTANTA: UN APPROCCIO POLITOLOGICO

    1. La strategia della tensione e la strategia dell’attenzione

    2. Il compromesso storico

    3. La difesa di Giovanni Leone

    4. Il sistema dei partiti. 1963-1978: prologo di una fine già scritta?

    BIBLIOGRAFIA

    VIII. ALDO MORO TRA STORIA E MEMORIA

    1. Le ragioni di una testimonianza

    2. Moro professore nella facoltà di Scienze Politiche della Sapienza

    3. Il docente universitario: un educatore ed un amico

    4. Gli incontri domenicali con il Professore

    5. Alcuni profili internazionalistici dell’iniziativa umanitaria volta alla sua liberazione: il ruolo di Giuliano Vassalli e di Riccardo Monaco

    6. Segue: gli appelli del Segretario generale delle Nazioni Unite Kurt Waldheim

    7. L’iniziativa del presidente del Consiglio di Sicurezza Andrew D. Young e la dichiarazione dei presidenti degli organi delle Nazioni Unite

    8. L’ipotesi di un intervento del Comitato internazionale della Croce Rossa

    9. L’epilogo

    10. L’eredità e il ricordo

    IX. IL RICORDO DI UN ALLIEVO

    X. MORO PROFESSORE

    Gli autori

    Indice dei nomi

    CULTURA

    Studium

    138.

    Augusto D’Angelo - Mario Toscano ( edd. )

    ALDO MORO

    Gli anni della «Sapienza» (1963-1978)

    Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura ed Universale sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.

    Realizzato con il contributo del Dipartimento di Scienze

    Politiche della «Sapienza» Università di Roma

    Copyright © 2018 by Edizioni Studium - Roma

    ISBN 9788838247576

    www.edizionistudium.it

    Introduzione

    MARIO TOSCANO

    Questo volume raccoglie le relazioni, gli interventi e le testimonianze presentate al convegno Aldo Moro: gli anni della Sapienza (1963-1978) , promosso dal Dipartimento di Scienze Politiche e dal Dottorato di Studi Politici dello stesso Ateneo, il 7 dicembre 2016. Caldamente sostenuta dal Rettore Eugenio Gaudio e dal direttore del Dipartimento Luca Scuccimarra, l’iniziativa si proponeva di offrire, innanzi tutto a studenti e dottorandi, un contributo di riflessioni e di conoscenze sulla vicenda storica dell’uomo politico democristiano, in occasione del centenario della nascita, concentrando l’attenzione sugli anni, politicamente densi e significativi, trascorsi a Roma anche (e soprattutto) come docente presso la Facoltà di Scienze Politiche. Al conseguimento di questi risultati doveva rispondere l’impostazione dei lavori, che dovevano integrare la ricostruzione del contesto politico interno e internazionale, la puntualizzazione dei nodi centrali e dello stato del dibattito storiografico e culturale sulla figura di Moro, la memoria della sua presenza attiva nella Facoltà, attraverso le testimonianze di alcuni dei suoi studenti.

    Nel 2018, in occasione dei quaranta anni dalla scomparsa tragica di Aldo Moro, questo volume propone i risultati di quella riunione, riveduti e aggiornati alla luce dell’ampia bibliografia apparsa nel frattempo.

    Tra il 1963 e il 1978, la politica e l’università vissero anni intensi e, spesso, drammatici, segnati sul piano internazionale da gravi conflitti, fermenti nuovi e tensioni laceranti, e, sul piano interno, dai problemi di una modernizzazione travagliata, complessa e difficile, che richiedeva soluzioni politiche innovative e sollecitava un ruolo nuovo del mondo accademico di fronte alle conseguenze della scolarizzazione di massa. Aldo Moro, come illustrano i contributi raccolti nel volume, operò con posizioni di grande responsabilità in questo contesto, fu protagonista della vita politica dal centrosinistra alla terza fase, della politica estera, del dibattito interno alla Democrazia cristiana, senza che i suoi impegni politici riducessero quelli universitari.

    Nonostante la rilevanza del ruolo da lui svolto, lo sviluppo degli studi sulla figura e sull’opera dello statista democristiano è stato lento e tardivo, come emerge dalla brevi ma accurate e problematiche ricognizioni del dibattito storiografico svoltosi nell’arco di un quarantennio. Come osserva Renato Moro, il cammino della ricerca è stato intralciato da una serie di luoghi comuni formatisi a partire dalle controversie sulla svolta di centro-sinistra (p. 17). Il «caso Moro», poi, (p. 23) ha attirato la maggiore attenzione, riducendo a lungo l’interesse per la complessità del personaggio, la sua formazione giovanile, la sua personalità intellettuale, la sua fisionomia di cattolico, di credente – oggetto solo della fase più recente degli studi -, indispensabili per comprendere non solo il suo rapporto con la politica, ma la figura nella sua ricca articolazione. Decisivo appare a questo riguardo il suo rapporto con l’Università, come emerge anche dalle testimonianze di alcuni dei suoi antichi allievi, che contribuiscono a definire il significato attribuito da Moro alla sua attività di docente [1] . Questa si iniziò all’Università di Bari, ma il suo rapporto con quella di Roma fu molto precoce, legato al trasferimento della famiglia nella capitale. Il 9 gennaio 1940, infatti, Arturo Rocco, docente nella Facoltà di Giurisprudenza, proponeva la nomina del giovanissimo studioso ad assistente volontario alla cattedra di Diritto Penale [2] . La chiamata di Moro all’Università di Roma avvenne però molti anni dopo. Ordinario di diritto penale alla Facoltà di Giurisprudenza di Bari venne chiamato, con decorrenza 1° novembre 1963, alla cattedra di Istituzioni di diritto e procedura penale a Scienze politiche [3] . Il legame con la nuova Facoltà fu forte e intenso, come ebbe a dichiarare nel 1969 a Giuliano Vassalli [4] . Documenti e testimonianze disegnano una personalità di docente presente e partecipe della vita dei suoi studenti, con un rapporto personale profondo e diretto, che andava oltre la lezione universitaria, e si arricchiva di esperienze condivise, di momenti di confronto culturale, destinati ad incidere nel processo di formazione dei giovani, i quali offrivano a Moro la possibilità di uno sguardo sincero e senza mediazioni sulla realtà in movimento e consentivano di arricchire, attraverso l’insegnamento, l’impegno politico, quello che risultava predominante, se non esclusivo, agli occhi dei media e della pubblica opinione [5] . Significativamente, Giorgio Balzoni, ricordando il documento elaborato il 21 aprile 1978 dagli studenti di Moro, che chiedevano di accertare le condizioni per la sua liberazione, ha scritto: «Quel documento fece scoprire ai giornali che Aldo Moro era anche un professore della Sapienza» [6] , un dato della biografia dello statista che le testimonianze illustrano con una commozione che non fa velo alla lucidità dei ricordi e delle valutazioni. In questa ottica il convegno, e il volume che ne è scaturito, hanno cercato di offrire un contributo alla conoscenza della sua complessa personalità e di proporre ai giovani una lezione valida oltre che sul piano storiografico e culturale, su quello della formazione della coscienza etica e civile, che fu uno degli impegni dell’azione politica di Aldo Moro e della sua attività di professore.


    [1] Cfr. ad es., F. Tritto, Introduzione, in A. Moro, Lezioni di Istituzioni di diritto e procedura penale, raccolte e curate da F. Tritto, presentazione di G. Vassalli, Cacucci, Bari, 2005, pp. 53-54, 79, 80 e, in questo volume, la testimonianza di G. Balzoni, Moro Professore, p. 132.

    [2] Sapienza Università di Roma, Archivio Storico, f. AS 4222 sf. 3, Moro Aldo Assistente volontario. Cattedra di Diritto Penale Università di Roma (1939-1958), 9 gennaio 1940, lettera di Arturo Rocco. Cfr. anche R. Moro, Aldo Moro, in «Nomos. Le attualità nel diritto», 3, 2017, pp. 2-3.

    [3] F. Lanchester, A. Moro e la Facoltà romana di Scienze Politiche, in «Nomos. Le attualità nel diritto», 1, 2002, p. 18, che cita il verbale del Consiglio di Facoltà del 16 aprile 1963. Una polemica ricostruzione della vicenda in E. Di Nolfo, La repubblica delle speranze e degli inganni, Ponte alle Grazie, Firenze 1996, pp. 421-424.

    [4] G. Vassalli, La scelta, in «Nomos. Le attualità nel diritto», 1, 2002, pp. 20-21.

    [5] Oltre alle testimonianze di Balzoni, Curti Gialdino e Genah raccolte nel volume, cfr. G. Balzoni, Aldo Moro il professore, Lastaria, Roma, 2016 , pp.16-19; F. Tritto, op. cit., passim; R. Genah, Il Presidente del Consiglio comincia oggi il suo corso, in «Avanti!», 11 maggio 1978.

    [6] G. Balzoni, op. cit., p. 114. Cfr. anche la testimonianza di C. Curti Gialdino in questo volume, pp. 89-90; L. Laurenzi, I suoi allievi lo aspettavano proseguendo lezioni ed esami, in «Il Giorno», 11 maggio 1978; M. Tosatti, Tra i docenti e i giovani dell’Ateneo che lo ebbero collega e professore, in «La Stampa», 11 maggio 1978.

    I. MORO, I GIOVANI E IL DESIDERIO DI VITA SAPIENTE

    EUGENIO GAUDIO

    Ringrazio tutti i presenti ed in particolare il Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche Luca Scuccimarra che ha organizzato questa giornata di studio in ricordo di Aldo Moro, docente insigne di Diritto nella nostra Università, illustre Statista, protagonista della seconda e terza fase della politica del secondo dopoguerra in Italia, infine martire della Repubblica.

    Sono particolarmente onorato di portare in questa sede, in qualità di Rettore della Sapienza, una testimonianza e l’apprezzamento più sentito per Aldo Moro, in questa Università ove, nell’anno accademico 1962-63, egli, già uomo politico di statura nazionale, ottenne l’incarico dell’insegnamento di Diritto e Politica Criminale, primo passo in vista del suo trasferimento definitivo dall’Università di Bari, avvenuto poi dal 1° novembre 1963 quando egli, allora Segretario della Democrazia Cristiana, fu chiamato sulla cattedra di Istituzioni di Diritto e Procedura Penale della Facoltà di Scienze Politiche.

    Nel nostro Ateneo egli profuse un impegno costante ed apprezzato dagli studenti, che trova compendio nel testo Lezioni di istituzioni di diritto e procedura penale, pubblicato postumo nel 2005, in cui sono raccolte cinquantanove lezioni nell’anno accademico 1975-1976. Non è un caso che il giorno del suo tragico rapimento, in una delle borse che portava con se, Aldo Moro aveva le tesi di laurea dei suoi studenti, che avrebbe discusso dopo la riunione della Camera dei Deputati in cui si sarebbe votata la fiducia al governo Andreotti.

    Il legame di Moro con l’Università è un rapporto antico e profondo, che ha permeato tutta la sua vita; voglio qui ricordare quanto egli scriveva già nel 1942:

    C’è il problema della vita che urge coloro che hanno vent’anni, c’è un bisogno immenso di sapere, prima di tutto, quello che fa bella e buona la vita, che la fa degna di essere vissuta, perché lo studio, la professione, la tecnica hanno valore e significato solo se la vita, a sua volta, ha valore e significato.

    Il desiderio di vita del giovane è dunque desiderio di vita sapiente, dove sapienza ha il significato suo più bello, di una conoscenza varia, vitale, operosa, che parta dalla vita e alla vita ritorna.

    Questo vorrebbe essere un richiamo alla funzione educatrice e formativa, che è caratteristica, come di tutta la scuola anche dell’Università. Un richiamo, vorrei dire, alla funzione umana dell’Università e della scuola.

    Non è da stupire perciò che il giovane guardi all’Università e che la trovi, purtroppo, infinitamente più piccola della sua vita [1] .

    L’altra stella polare del pensiero di Moro era la sua visione politica, che discendeva dalla sua convinta concezione cristiana della vita. Egli riteneva tale concezione cristiana e il costante riferimento ai valori religiosi, spirituali e morali in essa affermati, alla base del significato stesso dell’esistenza della Democrazia Cristiana. In questa sua visione, l’obiettivo dell’azione politica doveva essere la salvaguardia intransigente della dignità e dei diritti della persona, ove la persona è centrale, principio e fine di ogni processo storico.

    Spesso Moro fu accusato di una politica incline al compromesso ed alla mediazione, quasi con una accezione negativa di questi termini. Ma, come ben sottolineato in numerose occasioni da Gaetano Silvestri, Presidente emerito della Corte Costituzionale,

    Hans Kelsen aveva individuato nel compromesso l’essenza della democrazia parlamentare, il metodo che avrebbe consentito alle istituzioni politiche rappresentative di evitare crisi devastanti e conflitti irrisolvibili. Non dobbiamo dimenticare che, nella stessa epoca in cui si sviluppava il pensiero di Kelsen, un altro grande teorico del diritto, Carl Schmitt, enunciava l’idea base della concezione autoritaria della politica e dello Stato: la contrapposizione amico-nemico [2] .

    Altro punto importante della concezione morotea era quella di assicurare ad ogni uomo, in concreto, il suo giusto posto nella società, all’interno di una rete di solidarietà che diviene un dovere, inscindibile dal diritto alla libertà, puntando alla eguaglianza degli uomini ed escludendo ogni miope egoismo.

    Un altro elemento forte della ispirazione politica morotea, soprattutto negli ultimi anni, è stata la considerazione della forza dirompente della gioventù, la valorizzazione dei lavoratori nell’organizzazione sociale, ove il loro ruolo non può essere meramente strumentale, al di fuori di ogni supremazia di classe. Sempre nell’ultima fase della sua vita politica Moro, più di tanti altri suoi colleghi di partito, comprese la centralità del tema dei diritti, cui restituire la loro caratteristica di valori ideali e di universalità, ma in un equilibrato rapporto con i doveri e all’interno di un giusto rapporto di solidarietà sociale. Ed è ancora attuale il monito che fece risuonare nel suo intervento al XIII Congresso della Democrazia Cristiana il 20 marzo 1976:

    Questo Paese non si salverà, la grande stagione dei diritti risulterà effimera, se non nascerà in Italia un nuovo senso del dovere [3] .

    Molti oggi ricordano Moro più per i 55 giorni drammatici del rapimento, della prigionia e del suo tragico epilogo, che per l’insostituibile contributo dato alla nascita dell’Italia democratica repubblicana, a partire dall’Assemblea costituente, sino alla transizione da un Paese agricolo, povero e sconfitto, ad un Paese industrializzato, ricco e protagonista.

    Un dubbio che la storia prima o poi chiarirà: aldilà della querelle fra fermezza e trattativa (con la convinzione di Moro sempre testimoniata della prevalenza del valore della persona su una astratta ragione di Stato), Moro è stato sacrificato sull’altare degli equilibri di Yalta? La morte di Moro e di Papa Montini nel 1978, e quella di La Malfa nel 1979, chiudono il ciclo della classe dirigente che ricostruì il Paese, aprendo la strada all’agonia della cosiddetta Prima Repubblica, da cui ancora oggi non siamo completamente usciti.

    Oggi siamo qui per rendere testimonianza, nel centenario della nascita, a un grande Italiano.

    Grazie per l’attenzione.

    1973 – Moro con gli studenti in visita al manicomio criminale di Aversa


    [1] G. Grassi, La verità è sempre illuminante e ci aiuta ad essere coraggiosi (Aldo Moro), in Aldo Moro e l’Università di Bari fra storia e memoria, a cura di A. Massafra, L. Monzali, F. Imperato, Cacucci Editore, Bari 2016, p. 111.

    [2] Gaetano Silvestri – Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente della Scuola superiore della magistratura, in Nel ricordo di Aldo Moro. Inaugurazione anno accademico dell’Università di Bari 2015/2016, 4 maggio 2016 .

    [3] XIII congresso della DC il 20 marzo 1976, in Aldo Moro. L’intelligenza e gli avvenimenti. Testi 1959-1978, Garzanti, Milano 1979, pp. 336-337.

    II. UN BILANCIO TRA STORIOGRAFIA E POLITICA

    RENATO MORO

    Nel 1981, a soli tre anni dalla scomparsa di Aldo Moro, uno studioso molto fine del cattolicesimo

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