Me e l'altro me
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Esigenza e casualità.
L'esigenza di far tacere 40 anni di silenzi e di sconfiggere una timidezza esasperata.
La casualità del vivere determinate vicende familiari,
che hanno riacceso in me la vecchia passione per la scrittura.
Una passione mai morta del tutto, ma neanche mai nata davvero.
Almeno fino ad oggi.
Fino a questo "Me e l'altro me".
Un frullato di un diario contemporaneo, di pensieri sfuggenti, racconti passati, briciole in poesia, visioni future.
Che ho deciso di condividere.
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Anteprima del libro
Me e l'altro me - Paolo Raimondi
Paolo Raimondi
Me e l'altro me
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un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Ringraziamenti
Ringrazio tutte le persone che mi hanno spronato a scrivere.
In particolare:
Mia moglie.
La mia famiglia di origine.
Il mio amico fraterno Michelangelo.
Caterina.
Calimero.
Questo libro è soprattutto merito vostro.
Tu sei
tutto, più o meno, è iniziato da qui...
Tu sei l'aria che mi nutre,
mi avvolgi e mi stai dentro.
Nella mia bolla di sapone
sei la fragilità che mi sostiene.
Tu sei quelle notti insonni,
quando i minuti sovrastano le ore
ed io mi ritrovo assediato
dal pensiero dei tuoi pensieri.
Tu sei il sollievo dopo uno spavento,
la doccia fresca dopo il sole
e sei quei silenzi impenetrabili
che dicono più delle parole.
Tu sei la mia rabbia,
che serra i pugni e grida inascoltata
e sei la mia speranza
di giornate colorate e sorridenti.
Tu sei l'istante che ha riempito
i giorni vuoti della mia storia,
sei il tempo perso e quello rubato
e nel mio conto alla rovescia,
tu sei l’ultimo secondo.
Tu sei la quiete della neve
che evapora in fretta il proprio esistere
e sei il fragore di un temporale
che spacca il cielo in tanti pezzi.
Tu sei l'isola di fronte,
alla quale non so approdare.
Ti scorgo da quella grottesca lontananza,
sfiorandoti con lo sguardo.
Respiro in quel tuo mare,
la sola acqua in cui non so annegare.
Tu sei la cura della mia malattia
e la malattia della mia cura.
Sei la finestra di una prigione
e il buio inaspettato della libertà.
Tu sei la mia passione,
quando le anime si uniscono
e i nostri corpi insieme a loro.
Al di fuori i contorni reclinano.
La materia si svuota.
I colori sbiadiscono in un bianco uniforme.
Tutto sembra inutile e meraviglioso.
Migranti
Mare nero, oscuro, profondo.
Solo un brandello di luna a sporcarlo di luce.
L'odore del sale cosparge la pelle
e riempie i polmoni.
Speranza e paura negli occhi dei viaggianti,
che scrutano un orizzonte troppo lontano.
Lo sognano meno uniforme,
fantasticando la luce oltre il buio.
Un chiarore si farà vicino,
come un miraggio che si materializza lentamente.
Non può esistere una notte interminabile.
Non deve iniziare un viaggio che non abbia un fine,
senza che abbia una fine.
Paura e speranza.
C'è chi piange, chi prega.
Chi si stringe ad un fratello per confortarlo.
Chi trova conforto solo in se stesso.
Il mare sembra dormire tranquillo.
Beato.
Che continui a farlo.
Non è la notte giusta per svegliarsi.
Almeno per qualche ora, almeno fino all'alba,
che nascerà comunque vada.
Ovunque si arrivi.
Speranza e paura.
Migranti.
Simmetria e asimmetria
La ricerca della simmetria è ricerca di pace.
Bisogno di certezze.
Voglia di tranquillità.
Desiderio di veder tornare tutto al proprio posto,
come in un'eterna prova del nove.
Necessità di controllo.
Ma è anche paura del diverso.
Timore dell'ignoto.
Mancanza di coraggio.
Impossibilità di cambiamento.
Senso di ineluttabilità.
Come se fosse tutto inevitabile,
scritto e segnato sul libro del destino
con un inchiostro indelebile.
Simmetria.
La cerco da sempre
ma avrei bisogno del suo contrario.
Sarà comunque bello
15/08/2014
Non ho mai visto nei tuoi occhi i miei.
Non ho mai voluto essere te.
A causa dei tuoi silenzi, mi hai costretto ad imparare.
Ad interpretare un gesto.
Ad ascoltare uno sguardo.
A guardare sempre dentro e anche oltre le cose.
Fino a credere che fosse quello il modo giusto di comunicare.
Come se fosse l'unico modo per farlo, anche se non lo era.
E mentre cercavo disperatamente la diversità da te,
mi sono ritrovato ad esserti uguale o quasi.
Ce la stai facendo e ce la farai ancora.
Avremo ancora tempo di scambiarci reciproci silenzi
e di non dirci tutto quello avremmo potuto.
E se non sarà perfetto, sarà comunque bello.
Insalata saturno
La serata è gradevole e il locale altrettanto.
Seduti l'uno di fronte all'altro,
ma separati da sguardi altrove.
Altrove dove?
Io perso nei miei pensieri di dubbi.
Lei persa nella speranza di un'illusione.
Si avvicina un cameriere giovane come la nostra età
e rompe l'imbarazzo elargendo sorrisi e consigli.
Di fuori la sera scende sulla gente frettolosa,
che rientra al proprio riparo familiare.
Ansiosa di vivere l'indomani
come la copia carbone dell'oggi.
Felice di farlo. Inconsapevole.
Io guardo con fare disincantato la monotonia.
Lei guarda con aria sognante la normalità.
Nel tavolo dinanzi una coppia si osserva.
Si promette un futuro di gioia e figli.
Di una casa da costruire e da custodire.
Io mi specchio nel vetro del bicchiere,
cercando risposte alla mia inquietudine.
Lei si specchia in quella coppia
trovando il senso condiviso del vivere.
Pensa a quella lettera con tenera euforia.
Penso a quella lettera con languida malinconia.
Sul piatto arriva un'insalata strana.
Insalata Saturno.
Passato e futuro
Il passato è solo una storia che ci stiamo raccontando.
Una storia senza uno scopo preciso e con un finale aperto.
Mutevole, alterno, riflesso.
Un libro che ha prestato l'ultima pagina al presente,
che, stupito, la rilegge ogni giorno,
dimenticandosela di volta in volta.
Vittima di questa amnesia senza fine,
ne riscrive quotidianamente una,
consegnandola al futuro.
Un destinatario dall'indirizzo sconosciuto
e dall'aspetto privo di lineamenti.
Come la luce o il buio,
che vivono senza margini e non conoscono confini.
Il futuro è la storia che ancora non conosciamo.
E' nell'aria e resta inerme
finchè non ci permette di farsi vivere.
Si guarda allo specchio.
Ma, smarrito, non si vede.
È già passato.
Risveglio
1/10/2014
Il fresco dell'alba accarezza la pelle.
Il buio, svogliato, se ne va lentamente.
La luce, assonnata, prende il suo posto.
Di fuori si alza la fiamma della vita,
rimasta al minimo durante la notte.
Ora inizia a ribollire con più vigore
di voci e suoni talmente familiari,
da sembrare muti.
L'odore del caffè e il rumore dei motori.
Un sottofondo di uccelli si chiama.
Tutto è talmente come ieri e come sempre,
da sembrare ovvio.
Parrebbe banale,
eppure è un miracolo.
Ogni giorno.
Miscellanea di vizi e virtù
Andai sempre per un unico sentiero
fino a saperne ogni singolo passo.
Ascoltai suoni e rumori della gente
fino a farne pensieri preziosi.
Ingoiai la rabbia di un urlo inesploso
per poi vomitarla contro il primo passante.
Combattei la monotonia delle abitudini
fino ad andarne in astinenza.
Desiderai il passato più del futuro
per poter smarrire il presente.
Guardai con occhio benevolo la furbizia
per salvaguardare un ideale di amicizia.
Amai perché dovevo
fino a tradire perché non potevo.
Amai perché amavo
fino a non riuscire a fare altro.
Odiai chi non avrei voluto odiare
fino a trasformare quel chi
in me stesso.
Odiai perché odiavo
fino a capire che non capivo.
Allontanai la banalità come una malattia
fino a scivolare nell'idiozia.
Immaginai un mondo diverso
per poterlo vivere diversamente.
Colorai tutti i ricordi in bianco e nero
per donargli un eterno presente.
Piansi dinanzi all'ingiustizia
fino a considerarla l'unica cura.
Sorrisi dinanzi a un'alba senza nuvole
fino a goderne il senso di speranza.
Pensieri
Non riuscire ad amare è uno stato di morte apparente.
Basta solo avere il desiderio di uscirne.
9/8/2014
Le proprie verità hanno bisogno di un antidoto.
Se sarai così bravo da trovarlo,
il tuo viaggio sarà più lieve.
15/04/2015
Tendere all'utopia.
E' l'unico modo per strappare brandelli di sogni.
E cucire un vestito di mille colori.
15/10/2015
Il dubbio può insegnare ciò che la certezza può illudere.
19/07/2016
La bagnarola
Basta poco a riavvolgere indietro il nastro.
Un odore e un colore sollecitano la mia voglia di ricordo.
L'odore di legna bruciata
e il colore chiaro di un'estate che scalpita.
Di quei giorni interminabili che andavano ben oltre il tramonto.
Finché un'idea di luce permetteva di vedere qualcosa
o almeno di non andarci a sbattere contro.
Questi sono gli odori e i colori delle mie infanzie estive.
Nei tre mesi di vacanza tra un'annata scolastica e l'altra
si andava al paese natale di mamma.
Non esistevano settimane marine o viaggi esotici.
In verità neanche di meno esotici e più concreti.
Non esisteva null'altro che quello ed era dannatamente stupendo.
Con tutti i disagi dell'epoca e del caso.
In una casa di tre stanze, col bagno fuori e senza acqua calda.
Ricordo che io e la mia adorata sorella maggiore, oramai grandicelli,
venivamo lavati la sera in una super bagnarola
.
Per i meno pratici
, dicesi bagnarola una sorta di cesta di panni
di plastica dura dalle dimensioni maxi.
Ancora oggi, quando le vedo accatastate nei negozi di casalinghi,
ho la tentazione di raggomitolarmici dentro
per riassaporare il gusto di quella doccia dal sapore antico.
Con le ginocchia piegate all'altezza del volto
e cascate di acqua appena bollita sul fuoco,
che la mammina ci riversava addosso in modo solerte
e (forse) anche un po sadico.
Mestoli e mestoli di acqua assimilabile alla lava,
di cui non oso immaginare la temperatura.
Il primo mestolo era terribile,
poi con gli altri la situazione migliorava.
In parte perché la pelle si abituava,
in parte perché, tra una mestolata e l'altra,
l'acqua aveva il tempo di freddarsi leggermente.
Altro che doccia calda...quella era una doccia cuocente.
Venivo fisicamente lessato senza pietà,
morbido come un bollito di carne di ottima levatura.
Quando uscivo fuori da quella primitiva idea di beauty farm
ero cotto a puntino,
ma anche stupendamente pulito e profumato.
A pensarci bene, non mi sono mai più sentito pulito come allora.
Sicuramente profumato con fragranze migliori, ma più pulito no di certo.
Del resto quale tipo di batterio o acaro o microorganismo vivente
avrebbe avuto il coraggio di sopravvivere a quelle temperature?
I sopravvissuti eravamo noi!
Ne dovevamo andare fieri.
Ce ne voleva di acqua per scozzarci dopo una giornata passata in strada.
Mamma aveva il suo daffare la sera.
Lo sporco dell'acqua della bagnarola era direttamente proporzionale al divertimento vissuto.
Un'acqua tendente al nero fetido era il sintomo di una gioia incontenibile.
Di una spensieratezza ingenua senza pudore.
Di giochi che a parlarne ora, viene da sorridere.
Acchiapparella (guardie e ladri)...una metafora del buono e cattivo.
In realtà non ho mai capito chi fossero le guardie e chi i ladri.
Direi che continuo a non capirlo ancora oggi nel quotidiano,
ma questo è un altro discorso. Sorvoliamo.
Nascondino, Un Due Tre stella,
Lo schiaffo del soldato, La Campana, I quattro cantoni.
Si giocava con i sassi e le corde.
Con le biglie e i soldatini.
Si correva in bicicletta, noncuranti del pericolo.
Una volta, senza neanche accorgermene, procedevo contromano
e una 500 mi evitò per puro miracolo.
Un mio amico vomitò per lo spavento, mentre io non mi resi conto di nulla.
Ci scambiavamo figurine di album, che non avremmo mai finito.
Bastava un gessetto bianco per dipingere l'asfalto di fantasia
o un amichetto da rincorrere a perdifiato per provare l'ebrezza di una gioia acerba.
Finché i cuori non arrivavano a battere così forte da voler uscire dalla gola
e andarsene in giro a galleggiare in mezzo all'aria, sorretti dal vento.
Questo eravamo.
Giovani cuori ambulanti.
Aquiloni senza fine.
Vivi e mai stanchi.
Mare
Mare
Portami con te.
Dove non si arriva
e da dove non si torna.
Fai in modo che sia sabbia
per poterti abitare
senza il bisogno di un respiro.
O che sia vento
per poterti accarezzare
senza l'ausilio delle mani.
Portami dove vuoi.
Portami ovunque.
Dovunque non esista la paura.
Dovunque non si giudichi.
Dovunque non ci sia la mediocrità.
Dovunque non si trovi la perfezione.
Dammi un pò della tua forza.
La forza di amare.
La