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Me e l'altro me
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Me e l'altro me
E-book290 pagine2 ore

Me e l'altro me

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Info su questo ebook

Questo libro nasce da due fattori.
Esigenza e casualità.
L'esigenza di far tacere 40 anni di silenzi e di sconfiggere una timidezza esasperata.
La casualità del vivere determinate vicende familiari,
che hanno riacceso in me la vecchia passione per la scrittura.
Una passione mai morta del tutto, ma neanche mai nata davvero.
Almeno fino ad oggi.
Fino a questo "Me e l'altro me".
Un frullato di un diario contemporaneo, di pensieri sfuggenti, racconti passati, briciole in poesia, visioni future.
Che ho deciso di condividere.
 
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2016
ISBN9788822830951
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    Anteprima del libro

    Me e l'altro me - Paolo Raimondi

    Paolo Raimondi

    Me e l'altro me

    UUID: 76a429a8-77fe-11e6-a8ad-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Ringraziamenti

    Ringrazio tutte le persone che mi hanno spronato a scrivere.

    In particolare:

    Mia moglie.

    La mia famiglia di origine.

    Il mio amico fraterno Michelangelo.

    Caterina.

    Calimero.

    Questo libro è soprattutto merito vostro.

    Tu sei

    tutto, più o meno, è iniziato da qui...

    Tu sei l'aria che mi nutre,

    mi avvolgi e mi stai dentro.

    Nella mia bolla di sapone

    sei la fragilità che mi sostiene.

    Tu sei quelle notti insonni,

    quando i minuti sovrastano le ore

    ed io mi ritrovo assediato

    dal pensiero dei tuoi pensieri.

    Tu sei il sollievo dopo uno spavento,

    la doccia fresca dopo il sole

    e sei quei silenzi impenetrabili

    che dicono più delle parole.

    Tu sei la mia rabbia,

    che serra i pugni e grida inascoltata

    e sei la mia speranza

    di giornate colorate e sorridenti.

    Tu sei l'istante che ha riempito

    i giorni vuoti della mia storia,

    sei il tempo perso e quello rubato

    e nel mio conto alla rovescia,

    tu sei l’ultimo secondo.

    Tu sei la quiete della neve

    che evapora in fretta il proprio esistere

    e sei il fragore di un temporale

    che spacca il cielo in tanti pezzi.

    Tu sei l'isola di fronte,

    alla quale non so approdare.

    Ti scorgo da quella grottesca lontananza,

    sfiorandoti con lo sguardo.

    Respiro in quel tuo mare,

    la sola acqua in cui non so annegare.

    Tu sei la cura della mia malattia

    e la malattia della mia cura.

    Sei la finestra di una prigione

    e il buio inaspettato della libertà.

    Tu sei la mia passione,

    quando le anime si uniscono

    e i nostri corpi insieme a loro.

    Al di fuori i contorni reclinano.

    La materia si svuota.

    I colori sbiadiscono in un bianco uniforme.

    Tutto sembra inutile e meraviglioso.

    Migranti

    Mare nero, oscuro, profondo.

    Solo un brandello di luna a sporcarlo di luce.

    L'odore del sale cosparge la pelle

    e riempie i polmoni.

    Speranza e paura negli occhi dei viaggianti,

    che scrutano un orizzonte troppo lontano.

    Lo sognano meno uniforme,

    fantasticando la luce oltre il buio.

    Un chiarore si farà vicino,

    come un miraggio che si materializza lentamente.

    Non può esistere una notte interminabile.

    Non deve iniziare un viaggio che non abbia un fine,

    senza che abbia una fine.

    Paura e speranza.

    C'è chi piange, chi prega.

    Chi si stringe ad un fratello per confortarlo.

    Chi trova conforto solo in se stesso.

    Il mare sembra dormire tranquillo.

    Beato.

    Che continui a farlo.

    Non è la notte giusta per svegliarsi.

    Almeno per qualche ora, almeno fino all'alba,

    che nascerà comunque vada.

    Ovunque si arrivi.

    Speranza e paura.

    Migranti.

    Simmetria e asimmetria

    La ricerca della simmetria è ricerca di pace.

    Bisogno di certezze.

    Voglia di tranquillità.

    Desiderio di veder tornare tutto al proprio posto,

    come in un'eterna prova del nove.

    Necessità di controllo.

    Ma è anche paura del diverso.

    Timore dell'ignoto.

    Mancanza di coraggio.

    Impossibilità di cambiamento.

    Senso di ineluttabilità.

    Come se fosse tutto inevitabile,

    scritto e segnato sul libro del destino

    con un inchiostro indelebile.

    Simmetria.

    La cerco da sempre

    ma avrei bisogno del suo contrario.

    Sarà comunque bello

    15/08/2014

    Non ho mai visto nei tuoi occhi i miei.

    Non ho mai voluto essere te.

    A causa dei tuoi silenzi, mi hai costretto ad imparare.

    Ad interpretare un gesto.

    Ad ascoltare uno sguardo.

    A guardare sempre dentro e anche oltre le cose.

    Fino a credere che fosse quello il modo giusto di comunicare.

    Come se fosse l'unico modo per farlo, anche se non lo era.

    E mentre cercavo disperatamente la diversità da te,

    mi sono ritrovato ad esserti uguale o quasi.

    Ce la stai facendo e ce la farai ancora.

    Avremo ancora tempo di scambiarci reciproci silenzi

    e di non dirci tutto quello avremmo potuto.

    E se non sarà perfetto, sarà comunque bello.

    Insalata saturno

    La serata è gradevole e il locale altrettanto.

    Seduti l'uno di fronte all'altro,

    ma separati da sguardi altrove.

    Altrove dove?

    Io perso nei miei pensieri di dubbi.

    Lei persa nella speranza di un'illusione.

    Si avvicina un cameriere giovane come la nostra età

    e rompe l'imbarazzo elargendo sorrisi e consigli.

    Di fuori la sera scende sulla gente frettolosa,

    che rientra al proprio riparo familiare.

    Ansiosa di vivere l'indomani

    come la copia carbone dell'oggi.

    Felice di farlo. Inconsapevole.

    Io guardo con fare disincantato la monotonia.

    Lei guarda con aria sognante la normalità.

    Nel tavolo dinanzi una coppia si osserva.

    Si promette un futuro di gioia e figli.

    Di una casa da costruire e da custodire.

    Io mi specchio nel vetro del bicchiere,

    cercando risposte alla mia inquietudine.

    Lei si specchia in quella coppia

    trovando il senso condiviso del vivere.

    Pensa a quella lettera con tenera euforia.

    Penso a quella lettera con languida malinconia.

    Sul piatto arriva un'insalata strana.

    Insalata Saturno.

    Passato e futuro

    Il passato è solo una storia che ci stiamo raccontando.

    Una storia senza uno scopo preciso e con un finale aperto.

    Mutevole, alterno, riflesso.

    Un libro che ha prestato l'ultima pagina al presente,

    che, stupito, la rilegge ogni giorno,

    dimenticandosela di volta in volta.

    Vittima di questa amnesia senza fine,

    ne riscrive quotidianamente una,

    consegnandola al futuro.

    Un destinatario dall'indirizzo sconosciuto

    e dall'aspetto privo di lineamenti.

    Come la luce o il buio,

    che vivono senza margini e non conoscono confini.

    Il futuro è la storia che ancora non conosciamo.

    E' nell'aria e resta inerme

    finchè non ci permette di farsi vivere.

    Si guarda allo specchio.

    Ma, smarrito, non si vede.

    È già passato.

    Risveglio

    1/10/2014

    Il fresco dell'alba accarezza la pelle.

    Il buio, svogliato, se ne va lentamente.

    La luce, assonnata, prende il suo posto.

    Di fuori si alza la fiamma della vita,

    rimasta al minimo durante la notte.

    Ora inizia a ribollire con più vigore

    di voci e suoni talmente familiari,

    da sembrare muti.

    L'odore del caffè e il rumore dei motori.

    Un sottofondo di uccelli si chiama.

    Tutto è talmente come ieri e come sempre,

    da sembrare ovvio.

    Parrebbe banale,

    eppure è un miracolo.

    Ogni giorno.

    Miscellanea di vizi e virtù

    Andai sempre per un unico sentiero

    fino a saperne ogni singolo passo.

    Ascoltai suoni e rumori della gente

    fino a farne pensieri preziosi.

    Ingoiai la rabbia di un urlo inesploso

    per poi vomitarla contro il primo passante.

    Combattei la monotonia delle abitudini

    fino ad andarne in astinenza.

    Desiderai il passato più del futuro

    per poter smarrire il presente.

    Guardai con occhio benevolo la furbizia

    per salvaguardare un ideale di amicizia.

    Amai perché dovevo

    fino a tradire perché non potevo.

    Amai perché amavo

    fino a non riuscire a fare altro.

    Odiai chi non avrei voluto odiare

    fino a trasformare quel chi in me stesso.

    Odiai perché odiavo

    fino a capire che non capivo.

    Allontanai la banalità come una malattia

    fino a scivolare nell'idiozia.

    Immaginai un mondo diverso

    per poterlo vivere diversamente.

    Colorai tutti i ricordi in bianco e nero

    per donargli un eterno presente.

    Piansi dinanzi all'ingiustizia

    fino a considerarla l'unica cura.

    Sorrisi dinanzi a un'alba senza nuvole

    fino a goderne il senso di speranza.

    Pensieri

    Non riuscire ad amare è uno stato di morte apparente.

    Basta solo avere il desiderio di uscirne.

                                                                       9/8/2014

    Le proprie verità hanno bisogno di un antidoto.

    Se sarai così bravo da trovarlo,

    il tuo viaggio sarà più lieve.

    15/04/2015

    Tendere all'utopia.

    E' l'unico modo per strappare brandelli di sogni.

    E cucire un vestito di mille colori.

                                                                15/10/2015

    Il dubbio può insegnare ciò che la certezza può illudere.

                                                                19/07/2016

    La bagnarola

    Basta poco a riavvolgere indietro il nastro.

    Un odore e un colore sollecitano la mia voglia di ricordo.

    L'odore di legna bruciata

    e il colore chiaro di un'estate che scalpita.

    Di quei giorni interminabili che andavano ben oltre il tramonto.

    Finché un'idea di luce permetteva di vedere qualcosa

    o almeno di non andarci a sbattere contro.

    Questi sono gli odori e i colori delle mie infanzie estive.

    Nei tre mesi di vacanza tra un'annata scolastica e l'altra

    si andava al paese natale di mamma.

    Non esistevano settimane marine o viaggi esotici.

    In verità neanche di meno esotici e più concreti.

    Non esisteva null'altro che quello ed era dannatamente stupendo.

    Con tutti i disagi dell'epoca e del caso.

    In una casa di tre stanze, col bagno fuori e senza acqua calda.

    Ricordo che io e la mia adorata sorella maggiore, oramai grandicelli,

    venivamo lavati la sera in una super bagnarola.

    Per i meno pratici, dicesi bagnarola una sorta di cesta di panni

    di plastica dura dalle dimensioni maxi.

    Ancora oggi, quando le vedo accatastate nei negozi di casalinghi,

    ho la tentazione di raggomitolarmici dentro

    per riassaporare il gusto di quella doccia dal sapore antico.

    Con le ginocchia piegate all'altezza del volto

    e cascate di acqua appena bollita sul fuoco,

    che la mammina ci riversava addosso in modo solerte

    e (forse) anche un po sadico. 

    Mestoli e mestoli di acqua assimilabile alla lava, 

    di cui non oso immaginare la temperatura.

    Il primo mestolo era terribile,

    poi con gli altri la situazione migliorava.

    In parte perché la pelle si abituava,

    in parte perché, tra una mestolata e l'altra,

    l'acqua aveva il tempo di freddarsi leggermente.

    Altro che doccia calda...quella era una doccia cuocente.

    Venivo fisicamente lessato senza pietà,

    morbido come un bollito di carne di ottima levatura.

    Quando uscivo fuori da quella primitiva idea di beauty farm ero cotto a puntino,

    ma anche stupendamente pulito e profumato.

    A pensarci bene, non mi sono mai più sentito pulito come allora.

    Sicuramente profumato con fragranze migliori, ma più pulito no di certo.

    Del resto quale tipo di batterio o acaro o microorganismo vivente

    avrebbe avuto il coraggio di sopravvivere a quelle temperature?

    I sopravvissuti eravamo noi! 

    Ne dovevamo andare fieri.

    Ce ne voleva di acqua per scozzarci dopo una giornata passata in strada.

    Mamma aveva il suo daffare la sera.

    Lo sporco dell'acqua della bagnarola era direttamente proporzionale al divertimento vissuto.

    Un'acqua tendente al nero fetido era il sintomo di una gioia incontenibile.

    Di una spensieratezza ingenua senza pudore.

    Di giochi che a parlarne ora, viene da sorridere.

    Acchiapparella (guardie e ladri)...una metafora del buono e cattivo.

    In realtà non ho mai capito chi fossero le guardie e chi i ladri.

    Direi che continuo a non capirlo ancora oggi nel quotidiano, 

    ma questo è un altro discorso. Sorvoliamo.

    Nascondino, Un Due Tre stella,

    Lo schiaffo del soldato, La Campana, I quattro cantoni.

    Si giocava con i sassi e le corde.

    Con le biglie e i soldatini.

    Si correva in bicicletta, noncuranti del pericolo.

    Una volta, senza neanche accorgermene, procedevo contromano

    e una 500 mi evitò per puro miracolo.

    Un mio amico vomitò per lo spavento, mentre io non mi resi conto di nulla.

    Ci scambiavamo figurine di album, che non avremmo mai finito.

    Bastava un gessetto bianco per dipingere l'asfalto di fantasia

    o un amichetto da rincorrere a perdifiato per provare l'ebrezza di una gioia acerba.

    Finché i cuori non arrivavano a battere così forte da voler uscire dalla gola

    e andarsene in giro a galleggiare in mezzo all'aria, sorretti dal vento.

    Questo eravamo.

    Giovani cuori ambulanti.

    Aquiloni senza fine.

    Vivi e mai stanchi.

    Mare

    Mare

    Portami con te.

    Dove non si arriva

    e da dove non si torna.

    Fai in modo che sia sabbia

    per poterti abitare

    senza il bisogno di un respiro.

    O che sia vento

    per poterti accarezzare

    senza l'ausilio delle mani.

    Portami dove vuoi.

    Portami ovunque.

    Dovunque non esista la paura.

    Dovunque non si giudichi.

    Dovunque non ci sia la mediocrità.

    Dovunque non si trovi la perfezione.

    Dammi un pò della tua forza.

    La forza di amare.

    La

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