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Benvenuti a Sealand: Storia segreta della più celebre micronazione al mondo
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Benvenuti a Sealand: Storia segreta della più celebre micronazione al mondo
E-book155 pagine1 ora

Benvenuti a Sealand: Storia segreta della più celebre micronazione al mondo

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Info su questo ebook

La storia del Principato di Sealand, dalla creazione di Roughs Tower (1942) ai nostri giorni: passando per l'epopea delle radio pirata degli anni '60 fino ai pirati digitali del filesharing e dei data haven offshore. Le avventure di Paddy Roy Bates e dei suoi familiari; con un'appendice dedicata alla "Sealand italiana": l'Isola delle Rose.
LinguaItaliano
EditoreKutbooks
Data di uscita14 apr 2016
ISBN9783958496057
Benvenuti a Sealand: Storia segreta della più celebre micronazione al mondo

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    Anteprima del libro

    Benvenuti a Sealand - Nicola Battista

    Copyright

    Introduzione

    L'isola sconosciuta, ripeté l'uomo.

    Sciocchezze, isole sconosciute non ce ne sono più.

    Chi ve l'ha detto, re, che isole sconosciute non ce ne sono più?

    Sono tutte sulle carte!

    Sulle carte geografiche ci sono soltanto le isole conosciute.

    E qual sarebbe quest'isola sconosciuta di cui volete andare in cerca?

    Se ve lo potessi dire, allora non sarebbe sconosciuta.

    –José Saramago, Il Racconto dell'Isola Sconosciuta, Einaudi

    Il 2 settembre 1967 un suddito di Sua Maestà Britannica rispondente al nome di Paddy Roy Bates, dopo aver occupato la piattaforma di Roughs Tower – forte militare abbandonato da circa un ventennio e situato in mare aperto, a sei miglia al largo delle coste della Gran Bretagna – ne proclamò la formale indipendenza.

    Quasi cinquant'anni dopo, la famiglia Bates è ancora al timone di quella bizzarria giuridica, politica, tecnologica e sociale che porta il nome di Principato di Sealand. Bates padre si è prima ritirato e poi, nel 2012, è scomparso, ma il figlio, il Principe Reggente Michael, ne ha raccolto il timone, ed è già attiva la terza generazione di questa insolita famiglia reale.

    In questi decenni il Principato (microstato? micronazione? microregno?) ha avuto alti e bassi e ci sono persino stati tentativi di vendita. Una cosa è certa: nonostante una struttura non proprio in ottime condizioni e uno status controverso quanto a giurisdizione, Sealand sembra far gola a parecchia gente e alimenta le fantasie (a volte anche malsane) di moltissimi. Meglio non correre troppo, però.

    Quella che segue è la storia di un mucchio di ferraglia e cemento in mezzo al mare che, dopo essere stato un'installazione militare, una possibile base per trasmissioni radiofoniche pirata e un paradiso fiscale per Bates e pochi altri, negli anni Duemila è balzato all'onore delle cronache per la vicenda della società HavenCo, offrendosi come scrigno digitale offshore dove custodire dati sensibili e intraprendere attività dalla dubbia legalità.

    Questi fatti hanno attirato su Sealand l'interesse del mondo hacker e informatico; i più accaniti fanatici del peer–to–peer hanno ripetutamente pensato di utilizzarlo come luogo sicuro, lontano dalle leggi sul diritto d'autore, tramite cui scambiare musica e film.

    Mentre la piattaforma di Sealand soffre ancora i postumi di un incendio che nel 2006 l'ha danneggiata non poco, i suoi reggenti – che una volta vivacchiavano anche grazie alla produzione di monete e francobolli, come molti altri piccoli stati, veri o presunti – hanno cercato di continuare a sfruttarne la notorietà lanciando l'idea di usarla come ambientazione per qualche reality show (immaginate L'isola dei famosi o Survivor in un posto del genere…), come base satellitare o per un casinò online.

    Sealand è un posto strano, ma strano davvero. Fino al 2007 non era neppure possibile visitarlo e solo in anni recenti si sono cominciate ad accettare prenotazioni e concedere visti turistici. Ma voi andreste in un luogo che ufficialmente non esiste?

    Benvenuti allora in un posto che non si riesce a localizzare sulle carte geografiche, né via Google Earth e tantomeno sugli elenchi telefonici.

    Benvenuti in un'utopia lunga ormai cinque decenni, dove l'immaginazione, la fantapolitica, gli intrighi internazionali e l'anarchia regnano sovrani, tutti insieme.

    Benvenuti alla storia di un uomo e della sua famiglia, e di un complicato intreccio dove la lotta per la libertà personale e di espressione finisce per andare a braccetto con l'evasione fiscale, e ciò basta (a quanto pare) per ispirare progetti di film a Hollywood.

    Benvenuti in un asilo sicuro – fisico, ma anche virtuale – dove provare a nascondere la propria esistenza o certi dati sensibili.

    Benvenuti in un posto che non esiste e non dovrebbe esistere, ma che – da circa mezzo secolo – c'è, eccome.

    Benvenuti a Sealand!

    Capitolo 1

    Bizzarre strutture marine: storia delle piattaforme britanniche

    Alle otto del mattino del 10 febbraio 1942, da un'imbarcazione al largo delle coste dell'Essex, una lancia a motore partì per Southend con a bordo l'ingegnere Guy Anson Maunsell e due suoi colleghi, Digance e Walker. Il giorno prima erano cominciate, non senza difficoltà, le operazioni per il posizionamento sul fondo marino di una delle sue incredibili creature: Roughs Tower.

    Nel pomeriggio del giorno seguente Maunsell avrebbe dovuto aprire alcune valvole e affondare una nave; senonché, con tale operazione di affondamento, avrebbe in realtà piazzato in mezzo al mare un forte a difesa della Gran Bretagna. In tal modo Maunsell si sarebbe ritagliato un piccolo spazio nella Storia, anche ben al di là della sua immaginazione. All'epoca non poteva prevedere quello che sarebbe successo alle sue installazioni dopo la Seconda Guerra Mondiale e l'abbandono da parte dei militari.

    Guy Anson Maunsell era nato in India il 1° settembre 1884. All'epoca, la Regina d'Inghilterra si chiamava Vittoria e da circa otto anni manteneva anche il titolo di Imperatrice dell'India.

    Negli anni ‘30 Maunsell aveva lavorato come ingegnere civile capo alla costruzione del ponte Storstrøm, in Danimarca. Progettato dal danese Anker Engelund ma con Maunsell a dirigere i lavori, il ponte venne inaugurato nel 1937 e, con i suoi oltre tre chilometri di percorrenza sul canale Storstrømmen, all'epoca era il ponte più lungo d'Europa. Per un curioso scherzo del destino, una delle due isole collegate dal ponte si chiama Sjælland – in inglese Zealand, talvolta erroneamente trascritto come… Sealand. Maunsell, ovviamente, non aveva la più pallida idea dello strano presagio nascosto in quel nome.

    Nell'interesse della nostra storia, saltiamo a un episodio apparentemente secondario verificatosi negli anni della Seconda Guerra Mondiale: la comparsa di un nuovo tipo di mina e il suo utilizzo da parte della Luftwaffe, l'aviazione militare tedesca, per causare gravi danni ai nemici inglesi. Le mine tradizionali galleggiavano sul pelo dell'acqua, con un cavo che le ancorava al fondo marino, e venivano attivate dal contatto con una nave di passaggio. Sul finire del 1939 fa però la sua apparizione un nuovo modello a influenza magnetica. La mina resta nascosta, ancorata al fondo, finché la nave non si trova a passarle sopra: a quel punto, sfruttando il magnetismo, il congegno si attiva e scoppia sotto lo scafo, a tradimento.

    Come spiega lo storico militare Frank R.Turner, queste nuove mine venivano lanciate dagli aerei tedeschi legate a un apposito paracadute fissato con del sego solubile (un tipo di grasso di origine animale). Non appena la mina entrava in acqua, quel grasso che la teneva unita al paracadute si scioglieva e, prosegue Turner, il paracadute veniva trascinato via dalla corrente, lasciando la mina in posizione, senza alcuna indicazione della sua presenza.

    Queste mine nascoste si rivelarono presto micidiali e la Gran Bretagna dovette affrontare di conseguenza un problema molto grave: in questo modo l'esercito tedesco intralciava la navigazione del Tamigi, impedendo alle navi di raggiungere il fiume e quindi di rifornire appropriatamente i moli londinesi. Particolare importanza ricoprivano i carichi di carbone: perdere le navi che lo trasportavano significava rinunciare alle scorte di carburante per la produzione energetica.

    Per un fortunato caso del destino, il 22 novembre 1939 una di queste mine cadde in mano agli inglesi, che la neutralizzarono e la studiarono. I segreti della nuova arma tedesca vennero così scoperti dal nemico, che si preparò a lanciare l'appropriata controffensiva. La reazione degli inglesi consistette nel ricorso a tecniche di degaussing, processo con cui si smagnetizzava lo scafo delle navi per impedire l'attivazione delle mine. I costi per i cavi di rame e i generatori necessari al procedimento si rivelarono però enormi, e sarebbe occorso molto tempo per dotare la flotta di simili sistemi.

    Il Comandante Shankland, responsabile dell'Autorità Portuale di Londra e quindi della sicurezza nell'area dell'estuario del Tamigi, propose perciò la costruzione di installazioni fortificate dalle quali tenere d'occhio le navi e gli aerei nemici, e se possibile impedire loro di raggiungere l'estuario. Nel peggiore dei casi, le vedette posizionate su questi fortini avrebbero potuto segnalare l'esatta posizione delle mine cadute, evitando così la perdita di ulteriori imbarcazioni. Tuttavia la costruzione delle installazioni in mare era tutt'altro che semplice: bisognava innalzare apposite dighe, rimuovere tutta l'acqua, completare la costruzione e infine riaprire le dighe. Non c'era tempo per tutto ciò, né era possibile lasciare quelle aree in una situazione di rischio ancor maggiore.

    L'Ammiragliato, pressato dalle richieste di Shankland, decise infine di rinviare quest'ultimo al Capitano Hughes–Hallett, il quale a sua volta contattò l'ingegnere civile Guy Maunsell per trovare una soluzione valida e fattibile al problema.

    Maunsell propose di costruire sulla terraferma i fortini in cemento armato, piazzandoli su delle piattaforme in grado di navigare, trainandole in mare e quindi affondandole sul fondo marino per collocarle nei punti desiderati. L'idea però non entusiasmò l'Ammiragliato, particolarmente perplesso dal ricorso al cemento armato – materiale invece che Maunsell ben conosceva. Altro tempo fu perso per finalizzare il progetto e decidere il numero di fortini necessari: inizialmente tre, poi cinque e infine quattro. Il via libera arrivò solo il 21 marzo 1941 e il giugno successivo partì la costruzione vera e propria della prima installazione.

    In realtà la commessa fu più ampia e non limitata alla Marina militare. Si parla in generale di Maunsell Sea Forts o Maunsell Forts per indicare tutte le installazioni militari progettate dall'ingegnere inglese a difesa della Gran Bretagna negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Nel complesso vennero costruite sei fortezze per l'Esercito (Maunsell Army Sea Forts) e le suddette quattro per la Marina (Maunsell Naval Sea Forts). Le strutture dell'Esercito vennero dislocate in due zone: tre nel fiume Mersey, a difesa di Liverpool, e altre tre nell'estuario del Tamigi. In quest'area si trovavano anche i quattro fortini della Marina, per un totale di sette installazioni militari.

    La distinzione tra le due tipologie di fortezze, a prescindere dalla loro collocazione, è evidente e rivela una progettazione completamente diversa. I Naval Sea Forts erano più massicci, costituiti da un pontone galleggiante sovrastato da due imponenti piloni cilindrici in cemento armato sui quali poggiava una piattaforma rettangolare.

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