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La Prostituta del Papa
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E-book106 pagine1 ora

La Prostituta del Papa

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Romanzo storico. Biografia di Lucrezia Borgia. La storia della famiglia Borgia. La conquista d'Italia dalla Spagna. Il grande Capitano e gli Terzi. Papa Alessandro VI. Le guerre civili 

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita22 feb 2017
ISBN9781507174456
La Prostituta del Papa

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    La Prostituta del Papa - Borja Loma Barrie

    LA PROSTITUTA DEL PAPA

    La storia di Lucrezia Borgia e la sua famiglia

    Borja Loma Barrie

    La Prostituta del Papa. La storia di Lucrezia Borgia e della sua famiglia

    © BORJA LOMA BARRIE 2015

    Tutti i diritti sono riservati.

    Le donne sono le armi di Dio per umiliare gli uomini.

    Rodrigo de Borgia, papa Alejandro VI.

    CAPITOLO I

    ––––––––

    Quella sera di febbraio del 1498 era particolarmente fredda a Roma, la capitale degli Stati Pontifici, ripulita da due settimane per via del saccheggio dell’esercito spagnolo i quali erano sottomessi per i mesi dall’esercito francese e i mercenari svizzeri comandati da re Carlo VIII.

    In alcuni punti della riva destra del fiume Tevere, a causa dell’influenza della colline del Quirinale, che impediva il trapassare del vento gelido proveniente da est, dai picchi degli Appennini, gelati in questo periodo dell’anno, la sensazione di gelo e di umidità’ erano minori, su tutta la Suburra.

    E i cittadini, grazie a esso, alcuni commettevano crimini ed altri pescavano sulla riva, cucendo queste reti, riparando le scialuppe e smembrando pesci, per poi andare alle proprie case o alla taverna a trangugiare un po’ di vino, in alcune occasioni accompagnati con del coniglio arrostito al miele, se la giornata di pesca ha fruttato sufficientemente.

    Questo settore della città’ preoccupava molto il Prefetto di Roma, Gianni di Borgia e a suo padre, il Papa Alessandro VI, Rodrigo di Borgia, a causa dell’aspetto dei suoi abitanti.

    Hanno parlato molto su ciò, nel Vaticano, anche prima della invasione del Re Carlos di Francia.

    -Dobbiamo fermare tutto, chiuderli nella prigione Mamertina e fare un controllo medico a tutti, uno a uno, per non tralasciare un solo crimine impunito- disse Gianni, con vigore. -E’ giustamente la impunita’ in Suburra, santo padre, che permette alla delinquenza di estendersi in questa città’ sacra, epicentro della Cristianità’ e la residenza del rappresentante di Dio in Terra, corrompendo il popolo e spingendolo al peccato.

    La impunita’, santo padre, la impunita’ e’ quello che riempie un pozzo, come Idra dalle sette teste ed i martelli spietati di Teseo.

    -Noi non possiamo comportarci dispoticamente, Gianni. Non in questi momenti per lo meno. Già’ stringiamo i pugni dopo la mia incoronazione. E noi non possiamo stringere di più’. I criminali di Suburra sono semplici figli di Dio che sguazzano nell’impoverimento. E’ questa idra, la povertà’, e non l'impunità’, ciò’ che muove il peccato. Se i ricchi non fossero così’ concentrati sul crimine ma più’ alla

    Non e’ possibile per noi vedere i cittadini di Suburra come ad altre creature che le perdite per le circostanze. Nessuno di questi pargoli ha il cuore oscurato, figlio mio. Solo si oscura per la fama e la indegnità’. 

    -Che dobbiamo fare quindi, santo padre, a riguardo?

    -Pregare e aspettare rassegnandoci al nostro Signore che converti l’Italia in un fienile e in un frutteto immenso, poiché’ tutti gli italiani possano debitamente alimentarsi. E noi, con l’aiuto della Vergine, potremo effettuarlo, se unifichiamo questo paese caotico, egoista, sensuale e mondano. E se quelle perfide famiglie Medici, Collonna, Sforza, Orsini, Pazzi e le altre possano esser traforati dall'avidità’ infernale che li faccia agonizzare come cani.

    -Siamo valenciani e spagnoli, padre. Gli italiani non hanno mai permesso a uno straniero di dirigere la nazione neanche verso il paradiso. La sua ottusità’ transalpina farà’ meglio a ridursi al livello degli scarafaggi piuttosto che permettere a un catalano o un rosellone o un bavarese o un li guidi alla qualità’ degli uomini temperati e prosperosi.

    -Noi siamo papa e straniero, puntualizzo’ Gianni. Noi governiamo Roma e il cattolicesimo. Il nostro zio era sia straniero che papa, e amministro’ ugualmente Roma e i vizi dei romani. Noi conseguiremo la unificazione dell’Italia il più’ presto possibile.

    -Uhm, spero di sì, padre. Poiché’ aspiro alla corona di Napoleone, prima della unificazione.

    -Poca cosa Napoleone, Gianni. Noi ti abbiamo in serbo un altro obiettivo che, con pazienza e astuzia, potremo raggiungere.

    -Qual’e’?

    -Il trono della Spagna e, più’ avanti, se Dio vuole, quello del Sacro Impero nello stesso tempo. Così  potrai circondare la Francia e possibilmente invaderla.

    -E che sarà’ dell’Inghilterra?

    -I Tudor hanno timore della Spagna, Gianni. Faranno tutto il possibile per accontentarla.

    La Suburra era una vera città’- peccato che si riempi’ di quasi cinquantamila persone provenienti dai posti più’ lontani dagli Stati Pontifici e dal resto d’Italia, dividendola di conseguenza in dieci feudi.

    Essi sono il Ducato dei Savoia, Il Ducato di Milano, la Repubblica di Genova, la Repubblica di Venezia, la Repubblica di Firenze, la Repubblica di Siena, il Ducato di Urbino, gli Stati Pontifici, il Regno di Napoli e il Regno di Sardegna.

    In parte repubbliche oligarchiche, in eredità’ dell’Antica Roma, e in parte signorie e monarchie governate per i potenti clan familiari che desideravano in alcuni casi l’unione e la creazione di un gran Stato-nazione mediato da un governo con un re centrale, assoluto e autarchico come la Francia e la Spagna, le due potenze europee egemoniche.

    A causa della mancanza di lavoro, la mancanza di preparazione a queste persone e alla mancanza di un corpo armato che faccia da polizia a Roma, la Suburra era piena di ladri, assassini, truffatori, prostitute, stupratori e sequestratori.

    L’invasione della penisola per parte del re di Francia provocò’ un aumento della povertà’, la disperazione e la divisione politica e sociale in tutta Italia. Come risultato, il suddetto settore della popolazione, che sempre provocava disturbi in città’ fra la mancanza di un papa, qualunque fosse, era caduta nella follia e nella demenza.

    I più fortunati della Suburra che potevano dedicarsi alla pesca nel fiume Tevere, avevano da difendere la propria barca, i propri apparecchi e le proprie catture con un coltello in mano, una costante presenza minacciosa degli altri che non avevano un solo accesso o che volevano derubarli o assassinarli per dedicarsi loro stessi alla pesca.

    ––––––––

    Quasi il novanta per cento delle donne che vivevano lì erano prostitute, sia occasionali o abituali, per poter guadagnare dei soldi con cui pagarsi il cibo quotidiano od ogni due o tre giorni.

    Ovviamente, le donne più giovani, quelle di età compresa tra i dodici e sedici anni, erano le uniche che godevano di un incasso regolare, poiché oltre erano considerate "vecchie’’ per i clienti, ragion per cui queste nascondevano le ragazze e le adolescenti, per sgozzarle e derubarle con un pugnale. 

    Le condizioni di vita della Suburra erano dantesche. Le famiglie non esistevano quasi più a causa dell’esilio e la indecenza e quasi tutte si erano disfatte a causa dell’odio e del rancore. Ognuno si faceva una vita autonoma come poteva, senza preoccuparsi l’un l’altro, anche se erano dello stesso sangue, e considerando gli altri come delle fonti di cibo o di ricchezza. Le case erano recinti infestati dove gli inquilini si stringevano l’uno con l’altro, dormendo la maggior parte tra i vicoli, ove il suolo era di fango o sabbia, quasi sempre puzzando di urina e di escrementi umani, di cavalli, di cani, di gatti e di roditori,

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