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L'uomo dei Pegni
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E-book243 pagine3 ore

L'uomo dei Pegni

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Info su questo ebook

Nelle strade strette e tortuose di questa città decadente del diciannovesimo secolo, due omicidi scuotono tutti. Con la povertà diffusa, la vita per molti è una battaglia per tenere via la fame e almeno sopravvivere giorno dopo giorno.

In mezzo a questo pericolo e morte, l’Uomo dei Pegni esercita il suo mestiere. Un uomo di tempra diabolica, desidera ardentemente l'unica cosa che gli porterà quello che desidera.

Oggi, due ragazzi adolescenti esplorano una casa abbandonata in stile Tudor. Mentre l’inquietante atmosfera li riempie con un senso di terrore, realizzano che qualcosa di sinistro è nell’aria.

Mentre il passato raggiunge il presente, i ragazzi devono svelare il mistero della casa…E affrontare l’antico demone conosciuto solo come l’Uomo dei Pegni.

LinguaItaliano
Data di uscita4 dic 2020
ISBN9781071577974
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    Anteprima del libro

    L'uomo dei Pegni - Stuart G. Yates

    L’inizio

    Alla fine del 1860, le strette, tortuose strade della città erano coperte di densa sporcizia, come una sanguisuga, succhiando tutto il buono e il sano fin dai mattoni e la malta degli edifici circostanti. Un labirinto di decadenza e sporca umanità dava alle tane una particolare puzza, un cancro della sporcizia, che si diffondeva spietatamente tra la popolazione brulicante. Qui, le persone condividevano le loro vite con pestilenze, ratti e corruzione. Non avendo alcuna possibilità per altri tipi di esistenza, hanno accettato la loro condizione senza lamentarsi e sopravvisono. La vita era economica, portata via così come creata, pericolo e morte intrecciati in ogni respiro. Quel più meraviglioso regalo della natura – il portare una nuova vita nel mondo – dimostrava l’evento più pericoloso, per la mamma come per il neonate. La conoscenza di malattie, patologie e infezioni restava rudimentale, i dottori erano ignoranti come lo erano mille anni prima. Un incidente poteva recidere un arto, rompere un osso o accecare un lavoratore, fermando così ogni speranza di mettere il cibo a tavola. La necessità forzava i bambini, a volte di 5 o 6 anni, a lavorare e mantenere tutto in bilancio. Le famiglie erano larghe, dividevano abitazioni fatiscenti con altri, alle volte dodici persone in una sola stanza, stipati in umide cantine senza aria. I genitori difficilmente osavano parlare per evitare che il più giovane si svegliasse e si mettesse a piagnucolare senza fine per il dolore costante della fame che rosicchiava l’interno delle loro pance avvizzite, mandando fuori di sé madri e padre con il rumore. Un incubo senza fine, uno sforzo costante per far quadrare I conti e andare avanti per giusto un altro giorno. In tutto questo squallore, l’uomo del banco dei pegni vagava nella sua effimera impresa. Svolazzando nelle case altrui e predando dei loro disperati bisogni, cercava chincaglieria di valore o eredità familiari, offrendo loro una miseria per oggetti che valevano cento volte di più. Almeno, come spesso gli diceva, offriva un po’ di sollievo alla loro esistenza pietosa.

    Sono perle, disse la vecchiaccia sdentata, in piedi in mezzo al caos dei lerci, litigiosi bambini, quella mattina di freddo autunno. L’uomo dei pegni si strinse le mani, sembrava riempisse la piccola stanza. Fasciato di nero, le spalle curve, paziente, aspettò come un grande uccello, l’offerta fatta. Nell’angolo, una donna più giovane, probabilmente la madre della covata selvaggia, si scuoteva avanti e indietro, mormorando parole senza senso. Sia lui che la vecchia la ignorarono. Aprendo la bocca leggermente in quello che poteva essere scambiato per un sorriso, la voce dell’uomo dei pegni suonò così fredda e gelida come una mattina di gennaio. Lei si sbaglia, vecchia signora. Sono delle semplici pietre, pulite per sembrare perle.  Si fissarono negli occhi. Dall’oscurità, apparì un uomo, ampio petto, enormi braccia penzolanti come quelle di una scimmia, gli occhi cerchiati di nero, l’alito che puzzava d’alcol. Si trascinò in avanti, prendendo i gioielli dalla presa della vecchia. Se dice che sono perle, blaterò, le parole scivolanti dal bordo delle labbra bagnate, allora sono perle.

    Vi darò due scellini, disse l’uomo dei pegni, e questo è molto più di quanto valgono, anche se fossero vere. Questi confronti erano pane e burro per l’uomo dei pegni e sapeva, alla fine, che avrebbe trionfato. Fece un lungo respire e scavò nella tasca. Le monete tintinnavano nel palmo e la luce negli occhi del grande uomo si accese. Leccandosi le labbra, la voce spessa, il respiro veloce, disse, Fai mezza corona e sono tue. Un lungo, proteso momento seguì, mentre l’uomo dei pegni ruminava sull’offerta. Calcolava il valore delle perle in eccesso di cinque pound, si morse la bocca in uno spettacolo angoscioso. Molto bene, disse alla fine e mise le momente nel pugno sudicio dell’uomo mentre allo stesso tempo sollevava la vecchia del suo tesoro. Fuori nel puzzolente corridoio, si permise un sogghigno di auto congratulazioni e si fece scorrere le perle autentiche fra le dita. Dovrà aspettare i quindici giorni obbligatori, per dare a queste persone disperate l’opportunità di ritornare al suo negozio con il rimborso, ma sapeva che non era quello il caso; la mezza corona sparirà giù nella gola del grosso uomo in una pinta o due di gin. Era sempre così. Quindi, manterrà per un breve periodo, prima di venderle per un ottimo profitto. Aveva clienti a Belgravia che avrebbero piacevolmente pagato ben oltre le aspettative per una corda così. Sentendo il suono di un passo, si giro, e vide lo zoticone piombare su di lui, quelle grandi, orsine mani aperte, prepararsi ad afferrarlo e sbatterlo a terra, rubando ogni cosa portasse. Ma lo zoticone, ritardato dal bere, avrebbe dovuto fare di meglio. L’uomo dei pegni scivolò in quelle forti mani e affondò la lama in profondo a lato del bruto. Lo zotico urlò, incredulo, e l’uomo dei pegni portò la bocca vicino alle orecchie dell’assalitore colpito. La fame non ti darà più problemi, amico mio, disse e affondò più a fondo la spada, la lama affilata che tagliava attraverso gli organi interni. Il grande uomo gemette, un basso, lamentevole e fetido respiro e l’uomo dei pegni lo tenne vicino, come si farebbe con un bambino, e lo guidò a terra, permettendo al peso dell’uomo di liberare il corpo dal coltello. Guarandolo accartocciarsi in un mucchio tremante, il sangue disperdersi sui ciottoli, l’uomo dei pegni sorrise e pulì la lama sulla giacca dell’uomo morente prima di girarsi e sparire nel labirinto di corridoi e passaggi laterali. Scivolando per le strade, rifletteva su quanto accaduto. Di solito, nessuno lo seguiva. Attacchi del genere erano rari, molte persone erano grate per le poche monete che spargeva nei loro desiderosi palmi. Avrebbero speso i propri soldi, forse in qualche patata marcia, o più probabilmente, se il marito avesse scoperto della transazione, in alcol. Alcuni avevano provato a riavere indietro i loro tesori. Se l’hanno mai fatto, hanno fallito, finendo come il grosso uomo – morti. Niente di tutto ciò importava all’uomo dei pegni. Lui restava insensibile alle privazioni a cui assisteva, le sofferenze, la violenza. Negoziava in denaro, accumulando la sua ricchezza, l’avarizia il suo compagno più stretto. Tuttavia, sognava di scoprire un pezzo di grosso valore – un anello con diamante incastonato o una collana, qualunque cosa l’avrebbe trasportato sulle eccitanti altezze del comfort che desiderava tanto e dargli i mezzi per scappare da questa desolante, inesorabile esistenza. Nell’affiatata comunità della sua fraternità, i suoi metodi stavano causando preoccupazione. Gli uomini dei pegni non erano mai visti di buon occhio dalla disperata popolazione, ma lui minacciava di rovinare anche il più pallido senso di professionalità che alcuni stavano cercando di creare. Ci furono brontolii, dicerie e ramificazioni, e lo chiamarono a rispondere delle accuse che stesse portando la loro professione nel discredit. All’insaputa dei suoi colleghi, l’uomo dei pegni aveva già avuto un incontro. Non uno come gli altri. Per troppo a lungo aveva abitato negli squallidi, anneriti di sudore, fatiscenti uffici. Aveva assunto i talenti di alcuni borseggiatori locali, pagandoli bene. L’hanno scavalcato, provato a truffarlo, vendendo i loro articoli da soli e lui reagì rapidamente. Un pagamento duro e mortale. Un’umida e lugubre mattina, i corpi di due giovani ragazzi, tra gli undici e i tredici anni, furono trovati sulla riva a Egremont. Ragazzi senza nome, perduti dai genitori molti anni prima: entrambi avevano le gole tagliate. Nessuno li conosceva e nessuno si preoccupò. Le autorità portarono avanti sporadiche indagini ma, con poco su cui basarsi, l’interesse presto svanì. Affissero molti manifesti in città – un gesto senza senso, dato che la maggior parte delle persone che vivevano nel quartiere non sapevano leggere, e quelli che potevano non erano interessati. Nessuno si fece vivo e presto i corpi, arrotolati grossolanamente in sacchi di iuta, furono seppelliti in una fossa comune, dimenticati. Poche settimane dopo, l’uomo dei pegni assunse un altro giovanotto, un giovane ragazzo di nome Randolph, e all’inizio le cose non andavano così bene in quanto si dimostrò uno scarso borseggiatore, facendosi quasi prendere più di una volta. Fortunatamente per lui, Randolph aveva visto qualcosa che poteva forse salvarlo dall’ira dell’uomo dei pegni. In mezzo alla confusion di rumori e schiamazzi di gente che era Liverpool Pier Head, Randolph notò un’interessante alterco fra due uomini. Uno di loro era scuro come una noce, ma senza dubbio un inglese. Corpulento e dallo sguardo duro, rimproverò un facchino che aveva accidentalmente fatto cadere uno dei bagagli dell’uomo per terra così forte che i lati si erano divisi. Quello che Randolph vide per poco non gli fece uscire gli occhi fuori dalle orbite. Gioielli, un’intera corda, sbucata fuori dallo squarcio. L’uomo fu veloce nel rimetterle dentro, mentre il facchino trovò in fretta degli attacchi da legare attorno alla valigia di pelle, ma Randolph aveva visto tutto. Dopo l’incidente, e con il facchino che sembrava opportunamente vergognato, Randolph seguì l’uomo, così sapientemente come poteva, fino al battello che lo porta dal fiume Mersey a Birkenhead. Da lì, l’uomo ordinò una carrozza cabinata e assunse più facchini per maneggiare il grande caso. Randolph, da ragazzo intelligente quale era, fu abbastanza vicino da sentire l’indirizzo. L’uomo dei pegni sogghignò quando sentì la storia. Questo potrebbe essere quello buono, ragazzo mio, sibiliò, versandosi un bicchiere di vino porto a mo di festeggiamento. Non ne offrì a Randolph, ma mise un fiorino nella mano del ragazzo. Tieni, sei stato bravo. Adesso, vado a pensare ad un piccolo piano e poi...Poi, potrei aver bisogno ancora di te. Fino ad allora, stai lontano e lasciami al mio vino.

    *

    Randolph conosceva la reputazione dell’uomo dei pegni troppo bene e non aveva alcun desiderio di imbrogliarlo. Se poteva guadagnare un fiorino ogni volta che il vecchio uomo lo mandava fuori per un lavoro, allora era abbastanza per lui. Il pensiero di questi guadagni provocò meraviglia in Randolph, mentre scivolava fuori dagli alloggi dell’uomo dei pegni e si faceva strada lungo le strade nell’area portuale di Birkenhead. Chinando la testa per distogliere gli occhi da qualsiasi sguardo curioso dei passanti, non si accurse della vicinanza con Rooster fino a quando non andò a scontrarsi con il largo petto dell’uomo.

    Randolph saltò, ma fu troppo lento per riuscire a scappare. Rooster lo prese per la gola in un baleno, attaccandolo al muro.

    Allora, piccola gazza, ansimava Rooster, la sua faccia grigia vicina a quella del ragazzo, dimmi cosa stavi facendo per il nostro amico finanziatore. Ti ho seguito e voglio sapere cosa tramate – e veloce, o ti spezzo il collo. Quelle grosse, spesse dita strinsero e Randolph gracchiò, raccontando tutto a Rooster. E Rooster ascoltò, e anche lui, tramò.

    *

    Quella stessa sera, l’uomo dei pegni curvo in ginocchio davanti a un grande, dorato incensiere di intricato disegno e, accarezzando il fumo con le sue mani, portò i fumi intossicanti vicino alla sua faccia. Lo strano incantesimo era quello che aveva sempre fatto, preso da un antico libro avuto molti anni prima da un uomo dell’Est Europa. Era un libro curioso, offerto da un uomo curioso.

    Essendo venuto nel paese alcuni anni prima, l’uomo, conosciuto solo come Mancezk, trovò impiego come servitore di un mago itinerante, e lo assisteva durante i suoi spettacoli. Come si muovevano lungo la costa, da Blackpool fino a Rhyl, le persone arrivavano e restavano meravigliate davanti ai sgargianti e ipnotizzanti trucchi del mago. Ma poi, in uno dei tanti bazar su New Brighton pier, il mago si ammalò e morì misteriosamente. Alcuni sospettavano avvelenamento, altri la punizione degli antichi, mistici dei. Qualunque fosse la verità, il suo servitore ereditò gli averi del mago. Vendendo o buttando quasi tutto, Mancezk tenne il libro. Non sapeva spiegarsi perché, a se stesso o a chiunque altro avrebbe domandato. C’era qualcosa di magnetico e spesso si svegliava nel mezzo della notte per prenderlo e accarezzare la sua copertina in pelle verde. Sospirando come se la sua morbidezza cremosa lo mandasse in uno stato di grazia, dormiva sonoramente fino alla mattina. Brutti tempi giunsero e cercò l’uomo dei pegni per scambiare il libro come assicurazione contro un piccolo mutuo. Quasi nello stesso momento in cui ebbe il libro fra le mani, l’uomo dei pegni seppe che era qualcosa di special. Sfogliando le sue pagine di puro velo, sentì una strana, sovrannaturale eccitazione diffondersi dalla cavità dello stomaco, per abbracciare ogni fibra del suo essere. Fu un miracolo potesse leggerlo, dato che il testo era in una lingua antica, da tempo persa, ma una silenziosa e potente forza lo guidava. Una forza che cercava contatto con un’entità umana diabolica. Per quanto riguarda Mancezk, un parroco, sulla sua strada per controllare la veradicità delle rivendicazioni di indigenza di una donna al Consiglio dei Guardiani, trovò il suo corpo ai piedi di un argine, la gola tagliata, quasi dividend la testa dal collo. Ora, avendo consumato quasi l’intera bottiglia di porto, l’uomo dei pegni preparò, a lume di candela, un pentagramma disegnato sul pavimento e recitò le parole. L’incantesimo crebbe in intensità fino a quando, alzando la voce in volume e intensità, diventò una continua invocazione di qualcosa di mortale. Inesorabilmente l’atmosfera cambiò, un freddo travolgente si diffondeva dal centro della stanza, e con esso un bagliore rosso sangue contenente una faccia – un momento piena, l’altro un’ombra tremolante. Non la faccia di un essere umano, ma la faccia di una creatura oltre il regno di questo mondo. Negli ultimi tremolanti momenti prima che le candele si spegnessero, la creatura apparve. Enormemente muscolosa, la testa una vorticosa massa di protuberanze, affiliate, frastagliato, dall’aspetto vizioso, arti tendenziosi, imbevuti di forza soprannaturale, grandi mani che si serravano e riaprivano. Più massiccia del solido granito di un antico mausoleo, la creatura era legata alla morte. Vi sguazzava e celebrava, puzzando di decadimento e corruzione. Con gli occhi pieni di meraviglia, l’uomo dei pegni era seduto di nuovo senza indietreggiare, assaporando la presenza della creatura. E la sua voce, rombante, bordata di intezioni malvage, disse all’uomo dei pegni cosa doveva fare. Mentre ascoltava, la sua anima crebbe. Anche prima, l’anima dell’uomo dei pegni era già perduta, ma adesso la creatura l’aveva chiesta per se. In cambio, ha imbevuto l’uomo dei pegni con qualcosa di più potente e molto più seduttivo – la pura malvagità. Farò come ritengo opportune, disse agli altri colleghi che l’avevano richiamato al loro enclave. Allora non sarai più parte della nostra fratellanza, sputò il president della riunione, un vecchio uomo brizzolato di nome Mathias, la cui fortuna era venuta grazie alla disperazione dei poveri. Osi pensare che una minaccia del genere possa allontanarmi dalle mie ambizioni? L’uomo dei pegni posò il suo sguardo su ognuno degli uomini riuniti attorno al largo tavolo, le tremolanti lampade ad olio poste in ogni angolo mostravano le loro face in una profonda ombra, distorcendone i dettagli, facendoli apparire più demoni che esseri umani. Ridacchiò, Vi compatisco.

    Compatisci noi? disse Mathias, alzandosi dalla sedia, premendo forte le nocche sul tavolo. Dannata arroganza! Sei andato troppo oltre nei tuoi affari con i poveri. Li riempi di paura e li truffi su quali miserabili proprietà ti vendono.

    Tu fai esattamente lo stesso, quindi non fare la predica a me, Nathanial Mathias.

    Tengo i miei affari trasparenti, replicò Mathias, ignorando le accuse del collega, così come tutti in quest’aula. Ma non tu. Nessuno sa come finiscono i tuoi affari, o a che costo.

    E ci sono state accuse, disse un’altra voce, fluttuante nell’oscurità. Accuse di violenze, o minacce.

    Provatelo.

    Non dobbiamo provarlo, disse Mathias, è tutto quello che sappiamo. Allora desisti, o ti sarà vietata la tua professione, la tua licensa revocata e le autorità ne verranno a conoscenza.

    L’uomo dei pegni si sedette e considerò le parole dell’uomo.

    Non commentò.

    Scivolò semplicemente fuori dalla stanza, lasciando tutti loro a domandarsi cosa sarebbe accaduto.

    Capitolo Uno

    La Vecchia Casa

    Presente...

    I due ragazzi pedalarono fino alla sommità della collina e si fermarono. Stavano pedalando da tanto tempo e entrambi erano senza fiato. Forse, se avessero girato le loro bici a quell punto, le loro vite sarebbero state diverse. Forse. Ma un’oscura e malefica forza era già al lavoro, insidiosa e diabolica, assolutamente irrefrenabile e irresistibile, rendendo ogni decisione improbabile, se non impossibile. Ignorando tutto ciò, almeno per il momento, Jaime, il più grande dei due, guardò il suo amico. Penso che ci siamo persi, disse, la voce incrinata dalla preoccupazione. Non troveremo mai la via di casa. Tim, il suo amico, diede uno sguardo a Jamie, gli occhi socchiusi, la bocca stretta in un sorriso beffardo.

    Qual è il problema? Hai paura?

    No, disse Jaime sulla difensiva, incapace di ricambiare l’incrollabile sguardo di Tim. Non ho paura.

    Sicuro?

    Abbiamo girato per anni e penso che ci siamo persi. Fece del suo meglio per nascondere a Tim le preoccupazioni che gli svolazzavano dentro; preoccupazioni che erano cresciute nell’ultima ora o giù di lì riconoscendo vari dettagli che era sicuro avessero passato più di una volta. I boschi...Seguendo il sentiero...non sembrava giusto. Non lo senti?

    Tutto era cominciato bene. Avevano seguito la strada principale che correva la lunghezza del vecchio bosco, poi Tim scores una porta che era quasi nascosta fra la spessa vegetazione fiancheggiandolo sull’altro lato. Esploriamo! aveva pianto e, senza aspettare, si precipitò a capofitto attraverso l’entrata e lung oil sentiero. Jamie sospirò. Era così tipico di Tim, pensò: sempre impulsivo, mai fermarsi a pensare o considerare i pro e i contro di una situazione. Jamie era molto più cauto. Beh, così era come la vedeva. Un bel po’ dei suoi compagni di scuola avrebbe sostituito cauto con noioso. Non voleva apparire così a nessuno, specialmente a Tim, quindi con riluttanza lo seguì, guardando la vecchia porta, mezza appesa dalle cerniere arrugginite. Perché Tim lo aveva portato in quel posto? E perché si era tuffato, senza pensare ai pericoli in agguato? Jamie accettava di non essere avventuroso come Tim, anche se era molto più vecchio e grande. In qualche modo, non era mai sembrato capace di scalare così bene come Tim, o nuotare, o, più importante, lottare. Tim poteva fare qualsiasi cosa. O perlomeno è come sembrava a Jaime mentre si spingeva avanti, abbandonando le sue paure. Jamie sapeva di essere fortunato ad avere un amico come Tim. Quando molti degli altri ragazzi a scuola lo chiamavano o semplicemente lo ignoravano, Tim rimaneva il suo compagno fedele. Così Jaime gli è rimasto vicino, facendo tutto quello che Tim voleva. Anche andare in questo giro in bici, Dio solo sa dove. Dopo non più di cinquanta passi, il

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