La cantina del riccio
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Anteprima del libro
La cantina del riccio - Nicola Vecchio
PROLOGO
Eravamo tutti riuniti a cenare alla Cantina del Riccio, assaggiando un fantastico riso ai funghi cotto nel forno a legna, quando ho sentito le ultime parole di Alba ... e poi con un dritto incrociato abbiamo vinto la partita!
, uno dei mille aneddoti di partite di tennis della serata.
La fine di un torneo, come da tradizione, doveva essere festeggiato alla Cantina e questo permetteva di riunire numerosi tennisti o presunti tali.
Mi alzai dal tavolo per fare una passeggiata, mentre Alba iniziava a narrare un’altra impresa tennistica, e mi ritrovai in una parte della Cantina che non avevo mai visitato. Mentre osservavo un telefono anni Sessanta appeso sulla parete, mi cadde dalla tasca una biglia di mia figlia Maria Gabriela, che evidentemente aveva nascosto senza farsene accorgere.
La biglia colorata andò a finire in un angolo di uno stretto corridoio dove c’erano delle aste di legno appoggiate al muro e dei vecchi mobili inutilizzati che ostruivano il passaggio.
Spostai le aste e i mobili e mi appoggiai alla parete, che in quel punto era di legno e, per fare forza, con grande mio stupore, si frantumò tra le mie mani. Diedi qualche colpo e si aprì un varco sufficiente per farmi passare.
Presi lo smartphone e feci luce: era una piccola stanza, evidentemente era stata murata tanto tempo fa. C’era un armadio aperto con appoggiati libri antichi. La polvere copriva tutto ciò che era presente. C’erano alcune candele, presi l’accendino dalla tasca, e ne accesi tre. In questo modo illuminai la piccola stanza.
Tra i vari testi, uno mi interessò particolarmente, si intitolava in latino CELLA VINARIA ERICII
.
Era scritto in minuscolo: era una Beneventana, cioè la scrittura in uso nell’Italia meridionale dalla fine del VIII secolo fino al XIII secolo, chiamata così perché formalizzata a Benevento.
Rimasi stupito, probabilmente neanche Roberta, la proprietaria della Cantina del Riccio era a conoscenza di questo luogo.
Intanto in lontananza si sentiva Francesco cantare La donna di picche
di Little Tony ...una vecchia m’ha fatto le carte, ogni carta piangeva per me. C’era sempre la donna di picche, quella donna somiglia a te.
Presi il testo e incominciai a leggerlo, la cena poteva aspettare.
Non avevo dubbi: era sicuramente qualcosa di importante, che nel tempo si erano perse le tracce. Era nascosto, probabilmente, da secoli, all’interno di quella stanza murata.
L’opera appariva in maniera straordinaria, aveva le glosse ai lati, ed aveva minuti disegni a margine che davano pregio alla scrittura amanuense.
Non mi sembrava vero di aver trovato questa meraviglia, probabilmente poteva aiutare a comprendere meglio gli usi e i costumi del Medioevo.
La mia curiosità cominciava a non avere freni.
Dovevo andare in fondo e comprendere il mistero che quel foglio nascondeva tra le parole.
...questo peccato mio è un inferno, so che mi porterà all’inferno, ma questa vita mia è già un inferno se manchi tu.
Continuava a cantare dall’altra parte Francesco mentre io mi immergevo nella lettura del libro.
CAPITOLO
1
CELLA VINARIA ERICII non è altro che La Cantina del Riccio, luogo di ritrovo e di ristoro: essa si trovava a Castiglione, nel Regno meridionale vicino alla decaduta romana Picentia.
Era il tempo in cui molti volevano maggiore giustizia e chiedevano al Re di diminuire la pressione fiscale sull’olio, sulla legna e sulle castagne.
Il Re aveva solo tredici anni, ed era sotto la tutela di papa Innocenzo III fino al compimento della maggiore età, che sarebbe avvenuta l’anno successivo.
Era nato a Jesi 26 dicembre 1194, giorno di Santo Stefano. La madre, Costanza D’Altavilla, era in viaggio dalla Germania a Palermo per partorire nella capitale siciliana il proprio figlio. Tuttavia le doglie arrivarono a Jesi e l’imperatrice decise di innalzare la tenda imperiale nella piazza del centro di quel piccolo paese.
Questa decisione fu presa perché Costanza era a conoscenza delle maldicenze che venivano raccontate sul suo conto: aveva quaranta anni, e dopo nove anni di matrimonio era rimasta gravida. Secondo le dicerie non era stato l’imperatore o, addirittura, non era incinta. Per questo era necessario che nobili e plebei fossero testimoni dell’autenticità di quella nascita, che già i nemici avevano messo in dubbio. La regina mostrò a tutti il neonato e poi, pubblicamente, si scoprì il seno gonfio di latte e allattò il bimbo, davanti al tripudio popolare.
Il giorno prima, il 25 dicembre 1194, l’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, padre del piccolo Federico, si era fatto incoronare re di Sicilia, nel Duomo di Palermo, dopo aver sconfitto Tancredi di Altavilla.
Ma nel giorno della nascita del figlio Federico, Enrico VI, sospettando