Senza Riposo
Di Alexis Jamel
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Senza Riposo - Alexis Jamel
Alexis Jamel
Senza Riposo
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p
Al mio unico e grande amore,
Grazie
A PG, per una vita di eterno divertimento.
p
Capitolo I
Rodolphe Blanchet, Rudi per gli amici, aveva sempre avuto una vita professionale movimentata. Pur essendo una persona piuttosto tranquilla, la sua caratteristica principale, un'incontenibile schiettezza, era stata una costante fonte di guai, costringendolo a cambiare continuamente lavoro. Alla soglia dei trent’anni, aveva collezionato un numero incredibile di esperienze professionali. Quante erano? Non riusciva più a ricordare il numero esatto. 15? O Forse 17? Quello che ricordava con chiarezza era il motivo che ogni volta lo aveva costretto a cambi repentini di occupazione, la sua maledetta sincerità. Dopo i primi tempi, iniziava a diventare insofferente verso le piccole (e grandi) cattiverie e ipocrisie quotidiane e poco alla volta, il suo carattere schietto veniva allo scoperto, alienandogli le simpatie e scatenando astio e ripicche. Le altre sue buone qualità, correttezza, efficienza, disponibilità, non erano sufficienti a salvarlo e nonostante i suoi buoni propositi, succedeva sempre qualcosa che lo costringeva a cambiare aria.
Come due anni prima, quando aveva iniziato una nuova esperienza con ottime prospettive e si era riproposto di non esprimere mai la propria opinione, neanche se avesse ascoltato le peggiori castronerie. Ma quando il suo ex responsabile, tra una bestemmia e l'altra, aveva detto che i terroni erano tutti mafiosi, gli immigrati criminali e le donne sgualdrine, non ce l'aveva più fatta ed era sbroccato, dicendogli che probabilmente doveva essere arrabbiato perché sua moglie era una sgualdrina e i suoi genitori due terroni criminali. Il suo capo aveva riferito al superiore che lo aveva insultato e i suoi colleghi avevano testimoniato contro di lui, felici di liberarsi della sua irrefrenabile schiettezza e di poter continuare indisturbati il solito circo di pettegolezzi, cattiverie e caffè, alternati a pause di lavoro occasionali. Il giorno dopo, nonostante le sue ottime performances lavorative, era stato licenziato in tronco e congedato con disonore per il suo pessimo comportamento.
Era stato allora che aveva deciso di accettare soltanto occupazioni da svolgere in solitudine e aveva messo da parte la sua laurea con lode per svolgere lavori da imbianchino, portiere e pony express. Nonostante ciò, soffriva ancora per i contatti occasionali con gli altri esemplari della sua specie e per questo, al termine della sua ultima esperienza, aveva deciso di accettare il lavoro attuale. Quando la sua famiglia, composta da sua madre e dal suo fratello maggiore, lo aveva saputo, non aveva detto nulla. All'inizio suo fratello, che lavorava come avvocato per una grande compagnia, aveva cercato di convincerlo a modificare il suo comportamento, spiegandogli che non era poi così importante esprimere sempre con sincerità la propria opinione, pur di avere una posizione garantita, ma poi, visti i suoi continui insuccessi, si era rassegnato e aveva rinunciato a convincerlo.
Pensava che questo incarico fosse perfetto per lui. Niente colleghi, tanto tempo libero per pensare, circondato dal verde in un'oasi di pace e di silenzio. Così il primo giorno aveva varcato con entusiasmo il grande cancello e si era sistemato felice nella sua nuova postazione da guardiano. Il cimitero rappresentava tutto quello che aveva sempre desiderato. Un regno tutto suo. Lì nessuno sarebbe venuto a disturbarlo o lo avrebbe importunato con commenti inappropriati. Non avrebbe dovuto schivare manovre volte a danneggiarlo o sopravvivere a lotte intestine per il potere. Rodolphe, a differenza della maggior parte dei suoi simili, non cercava fama e ricchezza e non voleva sminuire gli altri per emergere a ogni costo, ma tutto ciò a cui aspirava era semplicemente una vita tranquilla e onesta.
Era certo che i suoi amici non avrebbero capito, perciò gli aveva lasciato credere di lavorare ancora come custode in uno stabile, dato che in un certo senso lo era ancora, anche se la destinazione era decisamente diversa. Fu così che alla fine della sua prima giornata di lavoro, uscì dal gabbiotto, chiuse tutte le serrature del cancello d'ingresso e si avviò fischiettando verso la sua nuova abitazione.
L'unico aspetto del suo nuovo lavoro che inizialmente lo aveva lasciato perplesso, era l'obbligo di risiedere sempre nel cimitero, dove gli era stata assegnata la dimora del custode. L'abitazione era spaziosa, pulita e ben curata, ristrutturata di recente, ma si trovava all'interno del camposanto. Dopo le prime perplessità però, aveva deciso di accettare. In fondo non era superstizioso e aveva sempre pensato che fossero i vivi a costituire la fonte di continui problemi e non i morti. Nessun vicino lo avrebbe disturbato con la musica a tutto volume o furenti litigi. La prima notte nella sua nuova casa trascorse quindi tranquilla e senza problemi, proprio come aveva