Telomeri sh
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Gli autori inventano due nuovi personaggi tra la scienza e la fantascienza che nascono da riflessioni sulle recenti scoperte riguardanti il Dna, la riproduzione cellulare e l'allungamento della vita.
I due interessanti personaggi stupiscono man mano che si scoprono le loro caratteristiche uniche e conflittuali.
In una Genova che cambia, si incontrano, si temono, per affrontarsi poi in un conflitto tra egoismo e altruismo, bene e male da cui può dipendere il futuro dell'umanità.
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Anteprima del libro
Telomeri sh - I Nipoti Da Favola
"Un misterioso, vecchio orologiaio, troppo vecchio per essere normale contro un biogenetico esperto e geniale, troppo geniale per non smascherare il vecchio.
Gli autori inventano due nuovi personaggi tra la scienza e la fantascienza che nascono da riflessioni sulle recenti scoperte riguardanti il Dna, la riproduzione cellulare e l'allungamento della vita.
I due interessanti personaggi stupiscono man mano che si scoprono le loro caratteristiche uniche e conflittuali.
In una Genova che cambia, si incontrano, si temono, per affrontarsi poi in un conflitto tra egoismo e altruismo, bene e male da cui può dipendere il futuro dell'umanità."
TELOMERI
Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore.
In copertina: Fotografia di Giulia Molinari.
Alla nonna
CAPITOLO 1
Che barba! Non ne poteva più. Veramente. Tutta quella roba da mettere in ordine, tutte quelle cose negli scatoloni, tutti quegli scatoloni in tutte le stanze.
Andavano messe a posto una ad una e ogni volta che prendeva qualcosa in mano si chiedeva se non era il caso di buttarla via; se la girava tra le dita nodose, scrutandola pensando e ripensando, ma quello strano legame glielo impediva, sentiva che era unico e biunivoco anche se non capiva perché, ma era più forte di lui: teneva tutte le cose vecchie e inutili per gettarne solo alcune più nuove e, magari, più utili. Le sentiva come la sua identità nel tempo. Ogni volta che doveva reimballare tutto si rendeva conto di quanto la roba fosse aumentata rispetto alla volta prima.
E man mano che lo spazio attorno a lui si svuotava e sentiva più energico il rimbombo dei suoi passi, aumentava il numero dei cartoni pieni.
Si era chiesto molte volte quando era comparso per la prima volta il cartone nell'uso comune e domestico ma non sapeva rispondersi. Si ricordava benissimo che prima non c'era, tutto lo scatolame era di legno, poi di latta e poi, magicamente tutto cartone. E nessuno se n'era accorto; aveva invaso il mondo, così subdolo e strisciante e nessuno se n'era accorto, nessuno aveva potuto opporsi. Lo infastidiva non ricordarsi niente di 'sto maledetto cartone; si ricordava tutto delle altre novità simili come la lattina di alluminio, il tetrapack o la bottiglia di polietilene ma non del cartone; lo infastidiva perché era un po' come perdere la cognizione del tempo e per lui era inaccettabile, la sua fine.
Ad ogni inizio lavori si poneva il quesito; una volta aveva anche provato a documentarsi ed aveva scoperto che l'origine era naturalmente cinese, intorno al quindicesimo secolo, ma non gli tornava; a lui sembrava fosse comparso ai primi del ventesimo secolo, ma poi, iniziava a pensare ad altro, se lo dimenticava e fino al trasloco successivo il problema era accantonato anche se non risolto.
Comunque questa volta stampato sui cartoni c'era un logo a lui sconosciuto; la scorsa volta erano marche di sigarette, proprio a lui che in tanti anni non aveva mai fumato: gli sembrò di traslocare senza bagaglio ma con un seguito di centinaia di stecche! Era perfino ironico, anzi data la sua età era sarcastico.
Non aveva mai fatto il conto di tutti i traslochi che aveva dovuto affrontare ma aveva superato sicuramente i cinquanta e quasi tutti erano stati improvvisi e repentini.
Sarebbe meglio dire che erano state vere e proprie fughe e, a volte, solo la consolazione di ritornare in una città che conosceva bene lo confortava e lo aiutava nell'organizzare la sua nuova vita che, a pensarci bene, era tutto tranne che nuova.
Adesso, comunque, tornava a Genova, tra le sue preferite, ed era la nona volta che si insediava nella città dei carrugi,il centro storico più esteso d'Europa, gli avevano detto ieri.
Aveva nella memoria gli odori di quella città più di ogni altra: il cupo salmastro delle acque della darsena, i profumi speziati e caldi dei vicoli fusi a caso, cucinati amorevolmente da etnie diverse che si scrutavano poco amorevolmente, con diffidenza.
Adesso nella zona del porto ce n'erano molti nuovi, ma davano la continuità a quelli che ricordava; si sentiva coerenza tra le vecchie friggitorie e le nuove kebaberie, o tra l'odore pesante del carbone e quello pastoso del gasolio.
L'olfatto era il suo senso più sviluppato ed era quello che gli permetteva e gli aveva permesso tante volte di avvertire in tempo situazioni di pericolo e fuggirne.
Non era l'unico